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Valutare l’impatto emotivo della pandemia
Valutare l’impatto emotivo della pandemia
La pandemia da COVID-19 ha portato con sé un carico di stress e traumi il cui effettivo impatto si potrà apprezzare soltanto con il passare dei mesi e degli anni. La British Psychological Society (BPS) ha suggerito che la sola quarantena possa aver “causato un ampio numero di effetti psicologici negativi, inclusi sintomi di stress post-traumatico, rabbia e confusione. Ulteriori fattori di stress prima e dopo la quarantena includono stigma, ridotta disponibilità economica e carenza di forniture e informazioni” (The Psychologist, April 2020).
L’impatto dell’incertezza per il personale sanitario di servizio, l’esperienza di aver contratto il virus, dover vedere parenti soffrire per gli effetti del virus, o i propri cari morire, o non essere in grado di poter far loro visita in ospedale sono solo alcuni dei temi che emergono in questo momento, e che continueranno a pesare andando avanti nel tempo.
Nel valutare l’impatto di tali traumi e fattori di stress tra loro interconnessi, molti clinici e ricercatori nutrono dubbi nell’utilizzare strumenti di assessment di impostazione diagnostica che patologizzano e pongono enfasi sull’individuo piuttosto che sulle circostanze eccezionali che fanno da sfondo alle problematiche presentate.
L’Emotional Processing Scale (EPS) è uno degli strumenti di nuova generazione che si basano su un paradigma psicologico, piuttosto che medico. Il modello di emotional processing è incentrato sul valutare lo stile di elaborazione delle emozioni che l’individuo generalmente usa per metabolizzare l’impatto degli eventi di vita. Fornisce al clinico e al ricercatore quel tipo di informazioni necessarie a concettualizzare e valutare le reazioni emotive all’interno di un quadro di riferimento alternativo e non diagnostico. È stato inoltre osservato che l’impiego della scala tende a normalizzare e validare l’esperienza della persona.
Per alcune persone le emozioni sono un aspetto semplice e integrato della propria vita, alle quali raramente prestano attenzione perché funzionano così bene. Per altri, le emozioni sono un territorio inesplorato, straniero, non compreso, indistinto e problematico. Più gli eventi stressanti diventano negativi e prolungati più aumenta il carico emotivo che deve essere processato e più importante diviene lo stile di emotional processing ai fini della salute e del benessere della persona.
In un articolo su Psychology Today, la psicologa Elyssa Barbash ha discusso l’ampiezza dell’impatto traumatico del coronavirus, mettendo in luce come affrontarlo, delineando la natura protettiva dell’emotional processing: “Parlare delle proprie aspettative. Parlare dei propri pensieri e emozioni. Elaborare che cosa si sta provando, pensando e sentendo sembra essere un fattore protettivo rispetto allo sviluppo di un PTSD”. La Barbash sottolinea inoltre che l’evitamento emotivo possa essere uno dei meccanismi che ostacolano un’efficacie elaborazione motiva.
L’EPS offre il vantaggio di consentire una valutazione sistematica dei meccanismi psicologici coinvolti nell’emotional processing, offrendo una base scientifica essenziale per il lavoro di ricercatori e terapisti. Le cinque dimensioni dell’emotional processing valutate dall’EPS sono: Soppressione, il grado in cui le persone consentono a se stesse di sentire e esprimere le emozioni; Controllo, quanto controllo sentono di avere sulle emozioni; Evitamento, se affrontano o rifuggono gli eventi emotivi; Esperienza emotiva, quanto bene comprendono e sono connesse con la propria vita emotiva; Emozioni non elaborate, segni emotivi e comportamentali che indicano il grado in cui hanno elaborato con successo importanti eventi emotivi della loro vita.
Rispetto all’attuale situazione di emergenza da COVID-19, tutte e cinque le sottoscale si dimostrano utili nella valutazione di coloro che mostrano un’ampia gamma di problematiche di salute, incluso lo stress post-traumatico.
La scala è stata utilizzata in tutto il mondo e tradotta in 20 lingue diverse. I dati di ricerca indicano che le cinque sottoscale sono significativamente coinvolte in quasi tutti i disturbi psicologici, suggerendo la presenza di un sottostrato emotivo comune a tutta la psicopatologia.
La revisione dei test della BPS del 2016 ha concluso che una scala che misura l’emotional processing rende possibile esplorare più a fondo il ruolo chiave dei fattori emotivi nella psicopatologia e nella terapia psicologica.
Le reazioni emotive alla pandemia da COVID-19 saranno probabilmente molto diverse, estese e prolungate. La cornice di riferimento sull’assessment fornita dall’EPS diventa un riferimento importante nell’aiutare a gestire la ricaduta emotiva della pandemia.