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numero 113 - novembre 2024

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British Psychology in Crisis / Mortal Secrets: Freud, Vienna and the Discovery of the Modern Mind

British Psychology in Crisis / Mortal Secrets: Freud, Vienna and the Discovery of the Modern Mind

81fUQvYo+AL.jpg David Pilgram (Edited by)
British Psychology in Crisis
Phoenix, 2023, pp. XI+181
£ 19.99 (paperback)

È davvero singolare poter leggere un caso di studio organizzativo che riguardi una società di psicologia. Peraltro, una delle società psicologiche nazionali più prestigiose, con una lunga storia alle spalle, e di rilievo sovranazionale, com’è la BPS, la società britannica di psicologia. Purtroppo, non si tratta di uno dei molti casi di successo che sono descritti nella letteratura di psicologia delle organizzazioni, della leadership e del management, bensì di un caso altamente problematico che ha condotto la BPS, cioè The British Psychological Society in una condizione pressoché catastrofica. E, infatti, il sottotitolo di questo istruttivo volume curato da David Pilgram è: A Case Study in Organisational Dysfunction.
In questo caso di studio si incontrano innumerevoli elementi che, in tutte le realtà organizzative ed istituzionali, rendono critica la stessa sopravvivenza dell’impresa. Proviamo a enumerarne inizialmente alcuni: (1) i problemi, che nascono da lontano, non sono stati affrontati tempestivamente e finiscono con il germogliare ed intrecciarsi con (2) una governance opaca, una gestione ambigua e non trasparente che impediscono al personale di avere contezza su ciò che sta accadendo; (3) l’abuso di potere e di posizione, oltre a sabotare la circolazione delle informazioni, rende l’organizzazione non-apprendente, cioè, blocca la dimensione dell’organizational learning; (4) i pochi che hanno cercato di evidenziare le disfunzioni manageriali e organizzative sono stati messi all’angolo, mentre altri, pur collocati in posizioni di rilievo, non hanno avuto la forza sufficiente e l’autorevolezza per contrastare il mismanagement; (5) tutto ciò ha aperto le porte alla corruzione morale e finanziaria, distruggendo inoltre l’immagine di una organizzazione che, in quanto associazione di psicologi, era attesa ergersi come modello di razionalità, onestà, correttezza e capacità riflessiva. Come scrive David Pilgram “in questo libro noi abbiamo una società psicologica che ha dato prova di essere psicologicamente incompetente. Un aspetto specifico di tale incompetenza è l’evidente fallimento di coloro che, gestendo l’organizzazione, non hanno appreso dall’esperienza” (p. 109).
Il primo capitolo (D. Pilgram) ricostruisce la gloriosa storia della BPS e anche gli scontri che hanno caratterizzato la vita della società quando, ad esempio, si contrapposero gli psicologi psicodinamici e i comportamentisti, fino a puntare il dito contro il managerialismo imperante degli ultimi tempi che ha distrutto l’anima dell’associazione, gestita da temporary manager con esperienza industriale e privi di competenze relative alle organizzazioni no-profit. Il secondo capitolo (a firma di Graham Buchanan) parla della leadership tossica che caratterizza l’organizzazione “che ha un ‘leader tossico’ e numerosi ‘toxic followers’ che portano avanti volutamente i desideri del leader tossico senza obiezioni… I leader tossici hanno successo solo perché altri non si oppongono e non fanno nulla, ma attivamente supportano il leader tossico nella sua avventura. Inoltre, considero l’importanza della complice ‘followship’ che deve supportare i leader tossici fino a far crescere una cultura organizzativa tossica” (p. 21). A queste riflessioni si accompagnano le descrizioni della Dark Triad e di altri comportamenti disfunzionali.
Il terzo e il quarto capitolo (firmati da Pat Harvey) trattano la questione dei mass media e della comunicazione, approfondendo le vicissitudini della rivista della BPS, The Psychologist (una rivista molto ben fatta, almeno fino a qualche anno fa) e delle linee guida sulla Gender Sexuality and Relationship Diversity (il capitolo ha il titolo Policy Capture at the BPS (1): The Gender Guidelines). Questo capitolo si unisce al seguente, di Ashley Conway, Policy Capture at the BPS (2): The Memory and Law Controversy, sulla controversa questione delle false memorie degli adulti circa gli abusi sessuali dell’infanzia. In questi capitoli emergono sia la pressione di gruppo che l’influenza di correnti politiche e della censura, tanto è vero che in più parti del volume è auspicata una reale, veritiera e autentica narrazione di questi anni della BPS – narrazione che fino ad ora è stata distorta e parziale. In effetti, più che di una narrazione, concetto che sa di propaganda e di pubblicità, ciò che è auspicato è una vera e propria ricostruzione critica della recente storia della BPS; e anche di questo trattano i tre capitoli finali, tutti firmati da David Pilgrim, uno dei quali porta il significativo titolo di BPS Bullshit. Da questo titolo e da molte altre considerazioni espresse in queste pagine si può intuire la gravità delle vicende che hanno segnato gli anni recenti della BPS e anche la contrapposizione che è emersa tra le diverse parti in causa.
Dunque, bene ha fatto David Pilgrim a organizzare e pubblicare questo lavoro. Su di lui si può aggiungere che è professore di Health and Social Policy presso la University of Liverpool e visiting professor di Clinical Psychology alla University of Southampton. Si occupa di clinica, insegnamento e politiche della salute mentale, ed ha scritto diversi libri, tra cui Critical Realism for Psychologists (Routledge, 2020).
Circa l’interesse e anche la complessità delle numerose dinamiche disfunzionali del mondo delle organizzazioni di lavoro suggerisco la consultazione di una rivista molto interessante: Organisational and Social Dynamics che ha iniziato le pubblicazioni nel 2000 e ancora oggi si erge autorevolmente nel non ampio panorama delle riviste che si occupano del mondo del lavoro in prospettiva psicodinamica.

 

91JKHLwPaLL.jpg Frank Tallis
Mortal Secrets: Freud, Vienna and the Discovery of the Modern Mind
Abacus Books, 2024, Pp. 496
30,81€ (Hardback)

Di fronte a questo libro alcuni potranno pensare “Ecco l’ennesimo libro su Freud” ma si sbaglierebbero, perché il lavoro di Frank Tallis – psicologo clinico londinese, romanziere e attento osservatore della società di oggi (un suo lavoro The Liebermann Papers, la storia di un detective, Max Liebermann, ambientata a Vienna sul finire del secolo, è stato utilizzato per una serie televisiva della BBC– si presenta come uno scritto originale, posto a cavallo tra biografia, biografia romanzata, riflessione critica sull’opera di Freud e analisi generale di una società che non esiste più (leggendo queste pagine torna spesso in mente l’opera del 1942 di Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo (tr. it.: Milano: Arnoldo Mondadori, 1946) – vedi anche: Freud S./Zweig A. (1968), The Letters of Sigmund Freud & Arnold Zweig (New York: Harcourt Brace Jovanovich, 1968).
Il contenuto del testo ruota intorno ai tre concetti che sono richiamati nel sottotitolo Freud, Vienna and the Discovery of the Modern Mind. Seguendo le parole iniziali del testo, è da ricordare che Freud, a differenza di altri grandi pensatori ed innovatori come, ad esempio, Karl Marx, è stato oggetto di asprissime critiche, talmente forti e insistenti che si possono richiamare i fenomeni del character assassination e del Freud bashing. Accusato da alcuni di essere un plagiatore, un bugiardo, un manipolatore e un inventore di storie inverificabili, da altri è stato – esattamente all’opposto – idolatrato, considerato come un totem intoccabile, una scrittura sacra e inviolabile. E, del resto, questo è stato l’atteggiamento anche di alcune società psicoanalitiche aderenti all’IPA, la International Psychoanalytical Association nel corso del tempo (un modo di posizionarsi ormai trascorso, fortunatamente). Del resto, l’opera di Freud è talmente ampia e complessa, essendo inoltre caratterizzata da diverse versioni teoriche su temi importanti come, ad esempio, quello dell’angoscia, che è difficile proporne un apprezzamento ben bilanciato e globale. In questa ottica Frank Tallis mantiene un atteggiamento equilibrato, sottolineando gli aspetti meno convincenti delle diverse idee freudiane; cioè, gli aspetti che sono stati esplicitamente e fortemente criticati su basi scientifiche, ma anche quelli, al contrario, che hanno ottenuto delle importanti conferme recenti, ad esempio per merito delle neuroscienze.
Richiamando il Freud che alla fine dell’Ottocento, per primo, parla in modo strutturato con i pazienti, dà loro credito, si impegna a comprendere il senso dei segni e dei sintomi, e combatte direttamente o indirettamente contro i trattamenti degradanti e inumani dell’epoca (compreso il modo in cui furono trattati i militari traumatizzati della prima guerra mondiale), è sottolineata proprio questa dimensione della rivoluzione freudiana: l’impegno del terapeuta a cooperare con il paziente al fine di giungere alla risoluzione del malessere. E, non a caso, fin dall’inizio emerse un aspetto certamente non medico della psicoanalisi – del resto, lo stesso Freud ebbe a pronunciarsi contro la medicalizzazione dell’analisi che, invece, prese il sopravvento in specie nel Nordamerica. Nell’ambito della psicoanalisi sottratta al predominio medico-psichiatrico si colloca la psicoanalisi applicata, com’era uso dire, cioè la lente analitica applicata ai miti, alla letteratura, all’arte, e alle biografie di personaggi illustri. Persino teorie ed approcci terapeutici lontani dalla psicoanalisi sono nati, in realtà, nel suo contesto: un esempio per tutti è rappresentato dall’emergere delle idee di Aaron T. Beck il quale, insoddisfatto dell’approccio psicoanalitico, ma partendo da esso, ha edificato la psicoterapia cognitiva.
Nel testo si nota una sorta di relazione di reciprocità tra la città di Vienna e la figura simbolica di Freud, una sorta di rispecchiamento, come se l’una non avrebbe potuto essere ciò che è stata senza l’altra. Con maestria l’autore conduce il lettore a sedersi nei classici cafè viennesi, a passeggiare nei viali, magari fermandosi nel Tabak Trafik per acquistare una scatola di sigari (in una delle mie visite a Vienna, anni fa, sono andato nella tabaccheria ove Freud si riforniva di sigari e ho parlato con un signore di una certa età che, ai tempi, era un ragazzo, che lavorava lì nel negozio, e ricordava l’ingresso di Freud e il genere di sigari che acquistava). Dunque, la Vienna golden age risalta in queste pagine come culla di ciò che sarebbe diventata la modernità in numerosi campi delle scienze e delle arti, senza mai che l’autore scivoli in un racconto nostalgico o retorico. Torna in mente una frase attribuita a Gustav Mahler, che consultò Sigmund Freud per discutere di un suo problema personale: “la tradizione non consiste nel venerare la cenere ma nel mantenere in vita il fuoco”. Da questo punto di vista la lettura di Mortal Secrets emerge come una lettura piacevole, un buon libro da leggere con leggerezza nel corso del tempo libero, senza avere la pretesa di scoprire chissà cosa ma con il gusto di tornare vicini a una realtà, a un’epoca e a una storia affascinanti e ancora oggi attualissime. Ma si è accennato al fatto che Frank Tallis non fa sconti, per così dire, all’opera freudiana. E, infatti, scorrendo queste pagine si rivive, in sintesi, il percorso della psicoanalisi (nello specifico, della psicoanalisi nordamericana), dall’entusiasmo alle onde sempre più critiche sviluppatesi a partire dagli Anni Cinquanta, fino al sopravvento degli indirizzi cognitivo-comportamentali e dell’orientamento neuroscientifico. Ma, paradossalmente, proprio da alcune di queste correnti sono iniziate a provenire delle vere e proprie conferme alle intuizioni freudiane: e così nata la neuropsicoanalisi (Mark Solms), sono emerse figure come il premio Nobel Eric Kandel, ed è proprio di questi mesi, aggiungerei, la nuova edizione critica delle opere complete di Sigmund Freud: (Mark Solms (editor), The Revised Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud. Translated from the German under the general editorship of James Strachey, in collaboration with Anna Freud assisted by Alix Strachey and Alan Tyson. Editor of the Revised Edition Mark Solms in collaboration with Ilse Grubrich-Simitis assisted by Riccardo Steiner (Lanham, MD, & London: Rowman & Littlefield & The Institute of Psychoanalysis, 2024. 24 volumes, pp. 7.884).
In sostanza, mi sembra che questo libro, oltre a costituire una piacevolissima lettura, adatta anche ai non specialisti, abbia raggiunto gli obiettivi che l’autore si era proposto, compreso lo scopo di dimostrare fino a che punto il pensiero psicoanalitico ha segnato il modo di pensare e il modo di vedere la realtà e il mondo che ci circonda.