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numero 96 - aprile 2022

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Esperienze

Uno studio sull’emotional processing nei Navigator abruzzesi

Uno studio sull’emotional processing nei Navigator abruzzesi

L’emotional processing è il modo in cui un individuo elabora emotivamente gli eventi della vita: relazioni, lavoro, famiglia e in generale gestione di qualsiasi tipo di stress; secondo gli studi di Rachman (1980; 2001) Foa e colleghi (1986; 2006) e Baker e colleghi (2020), un processamento emotivo non adeguato induce segni disturbanti di un’attività emotiva, psicopatologia e, in generale, è correlabile a problemi di natura psicologica anche nel paziente sano. La sindrome del burnout si trova tra i rischi lavorativi che possono svilupparsi a seguito, appunto, di emotional processing inadeguato ed è caratterizzata da: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale (Maslach, 1992); risulta essere una sindrome tipica delle professioni d’aiuto, tra le quali è possibile identificare l’attività di Navigator.
Il Navigator è una figura professionale piuttosto recente in Italia (decreto-legge n°4 del 28 gennaio 2019 e relativa legge di conversione L.26/2019), che accompagna un’utenza particolarmente svantaggiata durante la percezione del sostegno economico del Reddito di Cittadinanza; si trova a dover rispondere alle loro necessità urgenti attraverso la creazione di una relazione ed è quindi classificabile come una delle professioni d’aiuto, intese come attività lavorative con “necessarietà di costruzione di una relazione professionale tra lavoratore e utente, quindi coinvolgimento emotivo nella storia privata della persona che risulta essere in un rapporto asimmetrico e bisognosa d’aiuto” (Baiocco et al., 2004); in quanto tale è ipotizzabile che sia soggetta agli stessi rischi psicosociali delle helping professions

Lo studio

L’obiettivo dello studio è stato quello di condurre una prima valutazione esplorativa del processamento emotivo dei Navigator abruzzesi, partendo dallo stile di reazione emotiva allo stress per dare una stima del rischio di sviluppare burnout.
Hanno partecipato 44 Navigator operanti nella Regione Abruzzo ad inizio dicembre 2021, prevalentemente donne (65.9%), di età compresa tra 27 e 57 anni (M = 36.58 anni, DS = 7.82 anni), titolo di studio e anzianità di servizio piuttosto omogenei.
È stato somministrato on line, attraverso l’apposita piattaforma Hogrefe TestSystem (HTS), il test Emotional Processing Scale (EPS) (Baker et al., 2020) creato per identificare, quantificare e differenziare diversi stili di elaborazione emotiva. Permette quindi di ottenere una descrizione dello stile di emotional processing di individui sani che lavorano in condizioni ad alto impatto emotivo (Zaccaria, 2020). L’EPS è una scala di autovalutazione composta da 25 item ed esamina meccanismi, processi coinvolti ed eventuali segni di materiale non elaborato, attraverso 5 fattori (oltre il Totale): Soppressione, Emozioni non elaborate, Controllo, Evitamento, Esperienza emotiva.
Lo studio è stato così svolto: dopo una prima richiesta di adesione avvenuta tramite canali informali, sono state recapitate tramite posta elettronica delle e-mail personalizzate contenenti i link per la somministrazione del test EPS, contestualmente sono state fornite tutte le informazioni necessarie alla compilazione. Ad ogni partecipante è stato garantito il totale anonimato.
Sono state calcolate le differenze nei punteggi medi rispetto al campione normativo sano (vedi tabella 1). I risultati hanno mostrato differenze statisticamente significative in merito a Controllo, Esperienza emotiva e Totale, in cui il campione dei Navigator abruzzesi riporta una media significativamente più bassa della popolazione normale e una grandezza dell’effetto (d di Cohen) di forza moderata.

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Questi dati mostrano che non si configura ad oggi un rischio burnout maggiore della popolazione normale.
Considerando che questa professione possa essere assimilabile alle altre “d’aiuto”, è possibile ipotizzare che i valori sotto la media possano essere frutto della depersonalizzazione citata da Maslach (1992), che è caratterizzata da distacco e indifferenza nei confronti sia del lavoro che dell’utente a cui viene rivolto il proprio servizio, oppure che il lavoro da Navigator, a discapito della definizione professionale, richiede/ottiene un coinvolgimento emotivo minore, tanto da non rischiare di produrre “danni” emotivi e lasciare quindi intatta la capacità di processamento emotivo. Un’ulteriore ipotesi interpretativa riguarda il vissuto personale dei Navigator nell’espletamento del proprio ruolo lavorativo, ovvero: è ipotizzabile che data la ridotta possibilità di ricollocazione delle persone a dispetto dell’alta numerosità e fragilità dell’utenza e dell’alta necessità di operare un controllo sul rispetto degli obblighi, i Navigator non si percepiscano esclusivamente come professionisti d’aiuto, quanto anche come controllori/esecutori della legislazione vigente, determinando per questo un ridotto coinvolgimento emotivo. 

Ulteriori sviluppi

Alla luce delle plurime ipotesi interpretative, sarebbe interessante condurre ulteriori studi in grado di fornire eventuali conferme; in particolare, sarebbe interessante studiare il livello di stress presente tra questi professionisti, valutazione che potrebbe aiutare a confutare o confermare la prima ipotesi. Al tempo stesso, per sostanziare la seconda ipotesi interpretativa, potrebbe essere interessante indagare l’engagement del professionista Navigator, intendendolo, secondo la definizione di Schaufeli e colleghi (2012), come uno stato mentale positivo e di soddisfazione nei confronti del proprio lavoro caratterizzato da vigore, dedizione e assorbimento; ciò sarebbe importante in quanto la disaffezione lavorativa implica una riduzione dei livelli motivazionali e di visuale rispetto agli scopi, obiettivi e mete professionali, che favorisce una condotta passiva e/o oppositiva e un atteggiamento di sfiducia verso l’organizzazione. A tal proposito, per indagare la terza ipotesi interpretativa, si potrebbe pensare anche di inserire variabili relative alla percezione della propria attività lavorativa, così da poter valutare anche se i Navigator si percepiscono effettivamente come operatori all’interno di una professione d’aiuto. Oltre a ciò, con l’obiettivo di meglio dettagliare i risultati emersi, sarebbe interessante riproporre lo studio su un campione più ampio ed eterogeno di Navigator, con una maggiore anzianità di servizio, anche per indagare se questo fattore possa incidere sul rischio burnout dei Navigator, infatti è possibile ipotizzare che il basso rischio burnout riscontrato sia, almeno in parte, attribuibile alla ridotta anzianità di servizio dei partecipanti, dato che tale figura professionale è stata istituita solo pochi anni fa.
Dunque questo lavoro, seppur esplorativo e condotto su un campione ridotto sia per numerosità che per rappresentatività geografica, permette di fare luce su un’attività professionale largamente dibattuta, quali i Navigator, attestando in via preliminare che nonostante la sua caratteristica di essere un’attività incentrata sulla relazione d’aiuto non si determina allo stato attuale un concreto rischio di sviluppo burnout.

Bibliografia

  • Baiocco, R., Crea, G., Laghi, F., & Provenzano, L. (2004). Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto. La sindrome del burnout nei religiosi, operatori sociali, medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi e psicoterapeuti. trento: Erickson.
  • Baker, R., Thomas, P., Thomas, S., Santonastaso, M., & Corrigan, E. (2020). EPS – Emotional Processing Scale – Manuale. Firenze: Hogrefe.
  • Foa, E.B., & Kozak, J. (1986). Emotional processing of fear: Exposure to corrective information. Psychological Bulletin, 99, 20-tre5.
  • Foa, E.B., Huppert, J.D., & Cahill, S.P. (2006). Emotional processing theory: An update. In B.O. Rothbaum (Ed.), Pathological anxiety: Emotional processing in etiology and treatment. New York: The Guildford Press, tre-24
  • Maslach, C. (1992). La sindrome del burnout. Assisi: Cittadella Editrice.
  • Rachman, S. (1980). Emotional processing. Behaviour Research and Therapy, 18, 51-60.
  • Rachman, S. (2001). Emotional processing with special reference to post-traumatic stress disorder. International Review of Psychiatry, 1tre, 164-171.
  • Schaufeli, W.B., Buunk B.P. (200tre). Burnout: una panoramica di 25 anni di ricerca e teorizzazione. Il manuale del lavoro e la psicologia della salute. West Sussex: Wiley. tre8tre-425.
  • Zaccaria, S. (2020). Emotional Processing Scale (EPS). Qi – Questioni e idee in psicologia, 82. Retrieved November 2020, from https://qi.hogrefe.it/rivista/emotional-processing-scale-eps/. Consultato dicembre 2021.