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numero 113 - novembre 2024

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Un nuovo corso ADOS-2, raccontato per chi non c’era

Un nuovo corso ADOS-2, raccontato per chi non c’era

Dal 8 al 10 novembre si è svolto a Roma il nostro 42esimo corso ad iscrizioni individuali La valutazione diagnostica dell’autismo: ADOS-2, il primo da 3 anni a questa parte nella Capitale.
42 corsi sembrano tanti, eppure quelli che abbiamo effettivamente erogato sono molti di più: dovremmo infatti contare tutti quelli in cui non eravamo l’organizzatore principale, per non parlare della moltitudine di corsi “interni” che abbiamo tenuto presso i Servizi NPI di tutta Italia.
Va detto che la maggior parte di questi corsi si sono tenuti in epoca pre-COVID, quando era normale che la formazione fosse comunemente intesa in modalità residenziale mentre la FaD ispirava una scarsa qualità.

Il trasferimento della formazione professionale nel virtuale ha permesso anche uno sviluppo di corsi ADOS alternativi al nostro, il che è un bene poiché è sempre importante che i clienti abbiano delle alternative: in fondo, noi siam nati per questo! Ed è un ulteriore bene poiché tutti questi corsi sono ora erogati in remoto, sia modalità sincrona che asincrona, lasciandoci la possibilità di essere l’unica realtà a proporre corsi in presenza.
Si tratta di una scelta che dal punto di vista economico ha svantaggi per tutti: i nostri margini sono ridottissimi mentre dal punto di vista dei partecipanti si tratta di dover aggiungere alla quota di iscrizione le spese di viaggio e soggiorno. Crediamo fortemente però nella necessità di mantenere aperta questa modalità, perché è importante che chi deve imparare non solo ad utilizzare ADOS-2 ma soprattutto a prendere dimestichezza con la diagnosi di autismo abbia modo di confrontarsi con la complessità di un disturbo tanto sfaccettato.

Il nostro corso ADOS-2 da sempre è un momento di confronto di esperienze e di discussione, e non soltanto un corso in cui vengono passate in rassegna regole e modalità di somministrazione di uno strumento tanto complesso e delicato (talvolta abbiamo ricevuto anche delle critiche per questo); anche in questa occasione, i momenti sono stati tanti, talvolta anche accesi, come quando si arriva a parlare della appropriatezza di determinati metodi applicati a determinate tipologie di autismo.
La visione dei video dei casi, in particolare quelli della terza giornata in cui si segue tutto lo sviluppo dall’infanzia all’università di un paziente ad alto funzionamento, permette di discutere il punto cruciale della presa di consapevolezza, da parte del paziente, e della accettazione della diagnosi e, conseguentemente, della propria divergenza. Si tratta di momenti anche emozionanti, in cui si ascolta dalla viva voce dei protagonisti cosa significa essere autistici, a scuola, al lavoro, nella vita di relazione, in cui l’incastro su una domanda fondamentale e ormai svuotata di qualsiasi tipo di reale significato nel mondo neurotipico come “Come stai?” possa diventare un momento di introspezione ed empatia nel mondo neurodivergente. Altrettanto emozionanti sono le testimonianze di chi, già adulto, ha trovato la forza di chiedere un parere, parere che poi con loro grande sollievo è diventato una diagnosi. Diagnosi che non si trasformerà in una 104, diagnosi che verrà comunque mantenuta riservata ma che serve ad avere risposte ad un disagio, una fatica di vivere incomprensibile per chi non ha problemi a parlare o ascoltare toni di voce troppo alti, a lavorare in ambienti troppo luminosi o a partecipare a chiacchiere casuali sui più diversi accadimenti di vita la cui condivisione è chiamata socialità. È sulla base di queste testimonianze che in aula parte la discussione, il ragionamento clinico, la presa di consapevolezza dell'importanza di fare cultura presso il numero di colleghi più ampio possibile poiché se quello stesso parere fosse stato chiesto ad uno psicologo non formato sull’autismo e sulle sue mille sfaccettature, avrebbe potuto essere accolto e trattato come, ad esempio, un disturbo dell’umore.

Il corso si è tenuto presso la sede Erickson di Roma, sede bellissima, espressione di una azienda con cui il rapporto di reciproca stima è qualcosa di gratificante e motivante: stima che si traduce in collaborazione fattiva, una novità che presenteremo alla platea dei nostri clienti il prossimo anno.