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Teate Depression Inventory (TDI)
Teate Depression Inventory (TDI)
Il Teate Depression Inventory (TDI) è un nuovo test sulla depressione nato e standardizzato per la popolazione italiana, costruito per garantire facilità e velocità di applicazione dal punto di vista clinico ed, al tempo stesso, solidità e precisione misurativa dal punto di vista psicometrico. Esso si presta, dunque, ad arricchire lo strumentario dello psicologo clinico, dello psichiatra e del ricercatore, che abbiano l’esigenza di misurare uno dei più complessi e diffusi fenomeni psicopatologici ed, al tempo stesso, di tenere in considerazione la crescente sofisticazione dei criteri scientifici impiegati nella ricerca.
La costruzione di uno strumento clinico psicometricamente “solido” rappresenta una sfida al superamento della consolidata dicotomia tra l’esigenza pratica di misurare dimensioni cliniche con strumenti maneggevoli e l’esigenza teorica di basare la misurazione di dimensioni cliniche su teorie psicometriche avanzate al fine di raggiungere una sempre maggiore precisione ed affidabilità misurativa. L’obiettivo finale è stato, dunque, quello di tentare di integrare la significatività clinica con il rigore quantitativo.
L’aspetto più innovativo del TDI risiede nel ricorso ad un nuovo modello matematico di misurazione, appartenente alla famiglia dell’Item Response Theory (IRT; Lord, 1952), che garantisce maggiore oggettività di misura ed è oggi considerato la migliore risposta al problema della misurazione mediante questionari. Questo modello consente di superare alcune delle problematiche insite nel metodo dei punteggi sommati che di fatto producono distorsioni niente affatto trascurabili nella costruzione di strumenti di misurazione. Per esempio, nelle scale cliniche costruite secondo la teoria classica dei test (che, come il TDI, utilizzino una scala di risposta di tipo Likert da "mai" a "sempre", in cui il punteggio elevato indichi la presenza di patologia) è di fatto impossibile affermare che un paziente che in due rilevazioni successive risponda “spesso” piuttosto che “sempre” ad un item, abbia compiuto un progresso inferiore del 50% rispetto ad un soggetto che risponda “mai” invece che “qualche volta”. E questo nonostante il punteggio sia diminuito di 1 punto nel primo caso e di 2 punti nel secondo. Ciò che sarà consentito dire è solo che passare dalla categoria “sempre” alla categoria “spesso” può rappresentare un certo progresso e passare dalla categoria “qualche volta” alla categoria “mai” rappresenta un progresso verosimilmente maggiore, ma non necessariamente doppio. Al contrario, le scale costruite in base all’IRT consentono di operare misurazioni oggettive. Una misura oggettiva deve rispondere a determinati criteri. Prescindendo da aspetti troppo tecnici è possibile affermare che, nel quadro del modello di Rasch, il processo di misurazione non deve risultare influenzato da caratteristiche del soggetto diverse da quella di interesse, da altri soggetti e da particolarità dello strumento utilizzato a tale scopo, analogamente a quanto si verifica nelle scienze naturali. Quando si misura il peso di un individuo, infatti, il risultato non è influenzato dalla sua altezza (anche se questa è correlata con il peso), dal colore dei suoi occhi, né dal peso di altri soggetti e, a meno di errori casuali, esso non varia al variare del tipo di bilancia utilizzato. Analogamente, grazie alla proprietà definita come “separazione dei parametri delle persone e degli item”, le scale possono essere costruite in modo tale da produrre risultati indipendenti dall’età, dal sesso, dal gruppo etnico, dalla cultura, dalla lingua o dalla nazione, esattamente come un taglio di tessuto da un metro rappresenta una sola e la stessa lunghezza di stoffa ai quattro angoli del pianeta. Dunque, misure generate con tale modello risultano teoricamente essere sample-free (anche se il test di depressione in questione venisse somministrato ad un altro campione di soggetti, i risultati attesi dovrebbero essere gli stessi) e test-free (gli stessi risultati sono attesi anche qualora un altro test di depressione venisse somministrato agli stessi soggetti).
Gli item di cui si compone il TDI sono stati formulati a partire dallo spettro sintomatologico previsto dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali nella sua quarta edizione riveduta (DSM-IV-TR; American Psychiatric Association, 2000)) e sono stati sottoposti al controllo della desiderabilità sociale e dell’acquiescenza, response set capace di introdurre significative distorsioni nei self-report che misurano costrutti clinici ed, in particolare, gli inventari self-report di depressione.
I punti di forza principali del TDI, rispetto ad altri strumenti di misura della depressione sono, oltre all'utilizzo del metodo di Rasch, i seguenti:
- l'ampiezza del suo campione di standardizzazione che è costituito da un campione clinico, composto di 1181 pazienti ambulatoriali con varie diagnosi psichiatriche, ed uno non clinico, costituito di 1807 soggetti;
- l' elevata coerenza interna del TDI (.94 nel campione clinico, .92 nel campione non clinico);
- il modello di correlazioni con altri test di depressione, tra cui il Beck Depression Inventory-II (BDI; Beck e Steer, 1987), le scale D e Dep del Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2 (MMPI-2; Hathaway e McKinley, 1989), lo State-Trait Anxiety Inventory Forma Y (STAI; Spielberger, Gorsuch, & Lushene, 1970) e il Beck Anxiety Inventory (BAI; Beck e Steer, 1990) che indicano una buona validità convergente e divergente;
- la capacità di discriminazione diagnostica, calcolata nei diversi gruppi diagnostici (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi dell’adattamento, altri disturbi) del campione clinico, appare molto buona;
- viene fornito, infine, un set di punteggi soglia (cut-off) di facile applicazione per la valutazione della severità della depressione, calcolati in base all’analisi delle curve ROC (Receiver Characteristic Curves) metodo particolarmente efficiente nell'individuare tali soglie in campioni clinici.
Riferimenti bibliografici
- American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and statistical manual of mental disorders, fourth edition, text revision. Washington, D.C.: American Psychiatric Association (tr. it.: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. 2001, Milano: Masson).
- Beck, A.T., & Steer, R.A. (1987). Beck Depression Inventory. Manual. San Antonio, TX: The Psychological Corporation.
- Beck, A.T., & Steer, R.A. (1990). Beck Anxiety Inventory. Manual. San Antonio, TX: The Psychological Corporation.
- Lord, F. M. (1952). A theory of test scores. Psychometric Monograph, 7.
- Hathaway, S.R., & McKinley, J.C. (1989). Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2. Manuale (tr. it.: Minnesota MultiphasicPersonality Inventory-2. Manuale. 1995, Firenze: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali).
- Spielberger, C.D. (1983). State-Trait Anxiety Inventory (Form Y). Manual. Palo Alto, CA: Consulting Psychologists Press, Inc. (tr. it.: Inventario per l' Ansia di “Stato” e di “Tratto”, Forma Y. Manuale. 1989, Firenze: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali).