Esperienze
Studio pilota sulle abilità narrative in bambini con disturbo specifico di sviluppo del linguaggio
Studio pilota sulle abilità narrative in bambini con disturbo specifico di sviluppo del linguaggio
Il 27° Congresso Nazionale della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA), tenutosi ad Alghero dal 7 al 9 ottobre scorso. Nell'occasione, a sostegno dei giovani ricercatori che lavorano nel settore dei disturbi del neurosviluppo, Hogrefe - in collaborazione con SINPIA - ha assegnato un premio per il miglio poster in neuropsicologia. La ricerca che presentiamo è uno studio pilota su bambini con disturbi del linguaggio.
I bambini con diagnosi di DSL (Disturbo specifico di linguaggio) severo manifestano importanti compromissioni non solo nelle abilità narrative e conversazionali, ma spesso anche in quelle pragmatiche rispetto a quanto atteso per età e livello di sviluppo (Bishop, 1989; Bishop-Adams, 2002; Bishop-Norbury, 2005; Surian, 1996). Tali difficoltà nell’uso sociale e contestuale del linguaggio (Grice, 1975; Poletti, 2010; Marotta, 2014 ) espongono questi soggetti a un aumentato rischio di comorbidità psicopatologica (Purvis , 1997; Mackie 2009).
Peculiarità nello sviluppo delle competenze pragmatiche si rilevano, nei colloqui psicodiagnostici in età evolutiva, in un’ampia gamma di disturbi psicopatologici, secondo il DSM-5, specie all’interno dei disordini del neuro-sviluppo (Geurts 2010, Mc Redmond 2004, Swineford, 2014). Perché tale larga distribuzione delle difficoltà pragmatiche all’interno di differenti pattern di funzionamenti neuro-psichici? È possibile che l’indagine e lo studio di questa distribuzione informi rispetto ai processi neuropsicologici e di organizzazione cerebrale che avvengono durante le fasi di sviluppo delle competenze pragmatiche, fasi che sembra si interfaccino tra sistemi di processazione delle informazioni verbali e sistemi di integrazione sensori-motoria?
Per rispondere a tale domanda si è ritenuto utile partire da un gruppo di soggetti con DSL severo, una popolazione clinica finemente descritta in letteratura (Bishop, 1987 e 2005). Conseguentemente, è emersa la necessità di sviluppare un protocollo che permetta di identificare precocemente una sottopopolazione clinica maggiormente a rischio di esiziare con la suddetta compromissione. Tale assessment permetterebbe quindi l’individuazione di fattori di rischio e protezione con finalità prognostica e preventiva rispetto al decorso dei processi di sviluppo.
Descrizione del progetto di studio
Il protocollo prevede la valutazione diagnostica multidisciplinare integrata (neuropsichiatrica, neuropsicologica e logopedica) di un gruppo di soggetti con diagnosi di DSL afferenti presso il nostro Centro, volta alla descrizione del profilo funzionale. Per valutare la validità dell’assessment proposto, specificatamente per le competenze pragmatiche e narrative, è stato condotto uno studio pilota che tenesse in considerazione la sensibilità e la specificità delle fasce di età esaminate (pre-scolare e scolare ). Dato che gli strumenti già validati e in uso clinico si configuravano di difficile fruizione in tale ambito, specialmente per la fascia di età inferiore, si è potuto: implementare la valutazione clinica integrata con prove create ad hoc – predisposte sulla base di procedure sperimentali utilizzate nella ricerca sul tema – e considerarne la possibile validità sulla popolazione oggetto di studio. I risultati sono stati analizzati mediante statistiche descrittive adeguate all’ampiezza del campione sperimentale.
Materiali e metodi
Hanno partecipato allo studio pilota 10 bambini monolingue italiani di età compresa tra 3 e 7,9 anni divisi in due gruppi in base all’età cronologica (Gruppo 1 con età media 3,7 anni e Gruppo 2 con età media 6,3 anni). Tutti i bambini presentavano diagnosi di Disturbo Specifico di Linguaggio secondo i criteri definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso la decima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie e Problemi Correlati (ICD-10; F80.1 e F80.2; corrispondenti ai codici 315.32 e 315.39 secondo il manuale DSM-5). Altri criteri di inclusione considerati riguardavano: prestazioni inferiori ad almeno 2 deviazioni standard rispetto alla popolazione a sviluppo tipico in test che indagano lo sviluppo linguistico (BVL 4-12); livello intellettivo nella norma ai test psicometrici (WPPSI-III; Leiter-R).In particolare in questo studio sono stati raccolti alcuni dati preliminari sull’affidabilità degli strumenti sperimentali utilizzati, in due diverse fasce d’età, di seguito riportati.
Nel primo esperimento (exp 1: pragmatic judgement) è stato proposto un compito di giudizio pragmatico (Surian, 1996, 4) i cui item sono stati costruiti a partire dalle Massime di Conversazione di Grice (1975). Le istruzioni e gli stimoli sono stati adattati alla lingua italiana cercando di mantenere il contenuto degli item il più vicino possibile all’originale. Il compito del bambino è stato quello di indicare il pupazzo che “ha risposto bene alla domanda della nonna”. Nel secondo esperimento (exp 2: conversation task) abbiamo proposto degli stimoli fotografici (replicando una procedura sperimentale precedentemente proposta da Bishop, 2002) a partire dai quali si è cercato di stimolare una conversazione, attraverso interventi semi-strutturati dello sperimentatore (cfr. figura sotto).
Analisi dei dati
I dati sono stati ottenuti, in entrambi gli esperimenti, attraverso analisi statistiche non parametriche dato il ridotto numero di soggetti. Si osserva che: nel primo esperimento (exp 1: pragmatic judgement), secondo quanto ci si aspetterebbe per età cronologica, i bambini appartenenti al gruppo G1 commettono più errori nella scelta della risposta pragmaticamente corretta rispetto ai bambini più grandi (G2; Wilcoxon-Mann-Whitney test p=0,008). Inoltre, attraverso un’analisi qualitativa sul tipo di errori commessi, è possibile rilevare che i bambini del gruppo G1 sbagliano in particolar modo nel fornire le risposte agli item relativi alla massima di Quantità (58% degli errori totali) e di Pertinenza (40% degli errori totali). Tali difficoltà sono probabilmente imputabili anche allo sviluppo di componenti cognitive non legate alla pragmatica (senso del numero, sviluppo cognitivo, ecc.). I dati ottenuti sembrano quindi confermare una forte coerenza interna tra i due differenti gruppi di età in questa prova.
Conclusioni
Dai rilievi raccolti è possibile affermare che il protocollo testato sembra essere adeguato alla valutazione delle competenze pragmatiche, non solo precocemente ma anche in età scolare. Le prestazioni ottenute al compito di giudizio pragmatico sembrano risentire di variabili intervenienti legate allo sviluppo cognitivo e di funzioni neuropsicologiche non direttamente implicate in ambito linguistico, soprattutto in età precoce. La prova di conversazione e narrazione pare sottendere abilità parzialmente indipendenti dall’età anagrafica e dalle competenze linguistiche formali acquisite. Si ritiene quindi opportuno approfondire ulteriormente l’efficacia del dispositivo psico-linguistico sviluppato, nell’individuare precocemente peculiarità nello sviluppo delle competenze pragmatiche, aumentando la numerosità del gruppo sperimentale e introducendo gruppi di controllo costituiti da bambini di pari età anagrafica e di sviluppo linguistico. Secondariamente sarà possibile analizzare se, ed eventualmente con che ruolo, i deficit delle competenze pragmatiche possano rappresentare un fattore contribuente alla comorbidità psicopatologica in differenti disturbi del neuro-sviluppo. Infatti da questi rilievi preliminari non si può escludere che l’indagine e lo studio delle difficoltà pragmatiche all’interno di differenti funzionamenti psichici, possano informare rispetto ai processi neuropsicologici e di organizzazione cerebrale che avvengono durante le fasi di sviluppo di tali competenze.
Bibliografia
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