QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 40 - settembre 2016

Hogrefe editore
Archivio riviste

Osservatorio Talent

Strumenti oggettivi e relazionali: una sinergia virtuosa nei training

Strumenti oggettivi e relazionali: una sinergia virtuosa nei training

Open HS ha scoperto con discreto – e forse colpevole – ritardo l’importanza dell’uso dei test come elemento (ma sarebbe più appropriato forse dire anche “memento”) di consapevolezza. Facendo della consapevolezza di sé uno degli elementi fondamentali della sua formazione e avendo maturato una grande esperienza sulle modalità di creare consapevolezza, oggi è possibile affermare che pochi strumenti come i test abbiano fornito nella storia di questa società una rapida, chiara e sistematica risposta alle domande su se stessi. Anni di lavoro, migliaia di domande maieutiche con lo scopo di sollevare una risposta autentica e poi una importante scoperta: l’introduzione di strumenti validati che abbiano consentito di tracciare un punto iniziale delle attività formative e un punto finale delle stesse attività.
OpenHS è una società che si occupa di miglioramento dell’Intelligenza Emotiva all’interno dei contesti organizzativi di medio-grandi dimensioni. Un primo tratto dell’Intelligenza Emotiva è la capacità di cogliere se stessi, di essere competenti circa le proprie emozioni, saperle decrittare, interpretare, cogliere e nominare. Un tratto complesso su cui non si finisce mai di imparare e la cui ricerca porta a delle continue e significative scoperte su di sé per ri-conoscere e riconoscer-si in modo diverso.
L’uso della testistica ha permesso a questa giovane società di completare in modo strutturato e preciso l’uso complesso – e talvolta intenzionalmente complicato, senza tensioni riduzionistiche – che si è fatto della ricerca della consapevolezza.
L’uso dei test non ha solo consentito a OpenHS di darsi una metodologia che ampliasse la prospettiva destrutturata della sua ricerca (uso sistematico delle domande, richiesta di esempi di esperienze concrete legate a una determinata competenza, lavoro sul riconoscimento delle proprie e altrui emozioni…); l’uso dei test ha consentito di creare un punto fisso di partenza per ritornare – spesso dopo qualche mese – a capire quale scarto, quale differenza e con quali nuovi occhi si è in grado di osservare la realtà. 
OpenHS lo ha imparato da chi fa survey e analisi di clima a livello mondiale e ha utilizzato i test per avere un punto iniziale e un punto finale con cui misurare la formazione, spostando il focus dal partecipante al metodo, mantenendo la tensione al miglioramento e a quella volontà di trovare, seppur in tematiche riguardanti le soft-skills, una istanza di oggettività.
Non solo, OpenHS ha stabilito il titolo dei corsi prendendo spunto dai test (uno su tutti il Positivity Training) e ha intenzionalmente fatto diventare il momento valutativo un momento formativo, primo vero step della formazione; prendendosi così una simbolica rivincita nei confronti di tutti quei momenti in cui il committente chiedeva che la fase formativa fosse al tempo stesso anche valutativa. 
Più di tutti OpenHS ha utilizzato il test LJI-2 - Leadership Judgement Indicator – 2nd edition Global che ha fornito ai consulenti una semplice chiave per capire gli stili con cui i manager prendono le decisioni all’interno degli scenari organizzativi. In questi casi è stato possibile imparare che il primo elemento a cui si assistite, durante le restituzioni, è l’aumento della consapevolezza del rispondente non tanto nel cogliere il proprio stile (se direttivo, consensuale, delegativo o consultivo), quanto nel cogliere la complessità del significato di managerialità. Cogliere in sé i vari stili ha portato i rispondenti a una riflessione molto più estesa non solo sullo stile o sulla preferenza, ma relativa alla capacità di cogliere sfumature mai percepite prima dai manager a cui è stato somministrato e restituito il G-LJI. Fiducia verso il team, grado di self-confidence, approfondimento del significato della dimensione del team nel quale il manager è immerso, comunicazione all’interno del team stesso. Gli aspetti collegati emergenti in ogni restituzione possono essere stati molteplici e il buon consulente è stato colui che, partendo dalle dimensioni fondamentali del test (quale opzione per quale scenario e quale stile prevalente), ha esteso la restituzione ad altri elementi collaterali ma costitutivi della managerialità.
Da ogni test è stato possibile partire per cogliere molteplici dimensioni e intelligenze manageriali e capire così il punto di partenza per una formazione che viene facilitata da questi strumenti per tracciare una linea di sviluppo personale. Lo si è ricordato spesso in fase di restituzione: questi test non vogliono tracciare una linea netta e definitiva su quali siano le caratteristiche personalità degli individui in formazione, ma hanno l’obiettivo di tracciare (e hanno tracciato) un punto di partenza variegato, strutturato e complesso sulla percezione del proprio modo di essere leader consegnando poi alla formazione il compito di valorizzare tale fase iniziale in questa storia (ogni formazione è una storia e ogni storia ha una formazione) di ricerca costante e, perché no, non sempre coerente e semplice, di consapevolezza di sé.