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numero 82 - novembre 2020

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Smartphone: frequenza di utilizzo e possibili ripercussioni negative

Smartphone: frequenza di utilizzo e possibili ripercussioni negative

L’ elevata frequenza di utilizzo descrive lo smartphone come strumento dannoso

Lo smartphone, nato come evoluzione del telefono portatile, ha assunto una notevole importanza nella vita di molte persone grazie alla sua dinamicità, eleganza, velocità ed efficienza per soddisfare la crescente sete di immediatezza e accessibilità al mondo sociale e dell’informazione, condizionandone gli interessi e le attività, con effetti negativi sulla libertà di scelta, sulla motivazione e sull’impegno in moltissimi ambiti della vita quotidiana: studio, relazioni interpersonali, cultura personale e così via.
I rischi connessi con la diffusione degli smartphone non dipendono dal dispositivo in sé, ma dalla modalità e dalla frequenza di utilizzo che ne viene fatta sia dai giovani che dagli adulti.
Come testimoniano gli ultimi dati delle indagini condotte da We Are Social (2020) in collaborazione con Hootsuite, piattaforma di social media management che si occupa di raccogliere i dati relativi all’utilizzo dei canali social, dei dispositivi mobili e di tutto ciò che riguarda il mondo digitale a livello globale e dei singoli mercati, in media ciascun utente trascorre online circa 6 ore al giorno (quasi il doppio del tempo che passa davanti alla TV). Gli utenti che utilizzano lo smartphone appaiono online più di 80 volte al giorno, il che significa che utilizzano il proprio dispositivo circa ogni 12 minuti.
Sebbene sia diffuso principalmente tra i più giovani, è ampiamente utilizzato anche dagli adulti e dagli anziani. Esso è qualcosa “They could not live without”(Smith, 2012). La frequenza media con cui una persona controlla il proprio dispositivo è di circa 34 volte al giorno, senza motivi specifici, semplicemente per abitudine (Lee et al., 2014). Esso è considerato come un’estensione importante di sé(Belk, 1988), per cui molti giovani oggi hanno difficoltà a immaginare la propria vita senza la sua presenza. L’accesso ai social media ha reso la cosa ancora più grave, perché riduce la consapevolezzadella quantità di tempo passata navigando su internet o chattando, con gravi ripercussioni in molti ambiti, dal livello di rendimento scolastico all’interazione sociale(Meena et al., 2012).

Differenze di genere

La modalità e la frequenza di utilizzo dello smartphone differiscono in base al genere. Le donne impiegano più tempo nell’uso del device rispetto agli uominiperché più interessate a seguire ciò che accade su Facebook, Instagram e altre piattaforme sociali, e a inviare messaggi o e-mail per ampliare o avviare nuove relazioni (Takao et al., 2009; Kuss e Griffiths, 2011). Gli uomini lo utilizzano come strumento di intrattenimento(Roberts et al., 2014) ma soprattutto per acquisire informazioni (Geser, 2006). L’uso dello smartphone, secondo Mick e Fournier (1998), è un buon esempio di "paradosso della tecnologia”. Infatti, a fronte degli indubbi vantaggi che esso ha portato nella gestione di moltissime attività si possono elencare altrettanti aspetti negativi che si stanno evidenziando in ambiti chiave dell’educazione, della cultura e della socialità.

Utilità: quando la frequenza di utilizzo è saltuaria e circoscritta

Coordina la comunicazione

Il dispositivo è talmente versatile che svolge numerose funzioni: da un punto di vista pratico è ottimale nelle situazioni di emergenza, per l’organizzazione dei trasporti e nella localizzazione di luoghi pubblici e privati. Nel campo della salute pubblica ha migliorato la qualità della comunicazione professionale in ambito sanitario e permesso di monitorare meglio le infrastrutture. È servito a incrementare la socializzazione di adulti, bambini disabili e autistici (O' Neill, 2015; De Leo e Leroy, 2008). La presenza e l'uso diffuso dello smartphone ha, indiscutibilmente, rivoluzionato anche i rapporti tra gruppi di coetanei, colleghi e familiari. Avere il dispositivo sempre con sé ha permesso ai genitori di monitorare gli spostamenti dei propri figli e di essere sempre in contatto con loroguidandoli anche a distanza nelle scelte o supportandoli nello svolgimento di specifiche attività. Nelle aziende ha esteso lo sviluppo commerciale e velocizzato la comunicazione tra dirigenti e dipendenti o tra dirigenti e fornitori(Wagner, 2015).

Stimola l’apprendimento

Ha permesso di migliorare il coordinamento delle attività didattiche e lo scambio di informazioni tra settori educativi come la scuola e la famiglia. La presenza sul dispositivo di chat online rende interattivi i membri di gruppi differenti e scambiarsi gli appunti o supportarsi tra coetanei nello svolgimento dei compiti, pur trovandosi a molti chilometri di distanza, favorisce il successo accademico (Abachi e Muhammad, 2013). Oltre a ciò, consente di partecipare a distanza a corsi di formazione, in qualità di docenti o di utenti e di essere costantemente aggiornati sulle offerte formative(Ahlquist, 2014).

Favorisce la socializzazione e la crescita personale

I diversi prezzi sul mercato permettono a chiunque di possedere uno smartphone e di poterlo usare in ogni luogo e momento per espandere le proprie relazioni sociali e mantenere o migliorare i contatti con amici e familiari promuovendo così un più profondo legame tra i membri della famiglia, riducendo la sensazione di solitudine (Park e Lee, 2014).
Dai giovani è ormai considerato uno strumento fondamentale per la propria realizzazione sociale e d’altronde, mettersi in contatto e a confronto con gli altri favorisce il senso dell’autonomia, dell’identità personale e dell’autostima (Rosenberg, 1965). Coloro che soffrono di scarsa autostima utilizzano il proprio device per conversare e sentirsi in contatto con i membri del loro gruppo sociale, probabilmente perché tramite i social media non si espongono direttamente e riescono a creare un numero maggiore di relazioni e aumentare il loro senso di sicurezza (Kim et al., 2016). Ci si può impegnare socialmente sia in modo formale, ad esempio aderendo ad un'associazione o ad un club, oppure in modo informale, come succede in un gruppo di amici, in ogni caso è una cosa importante per i giovani poiché il senso di appartenenza ad una comunità è un fattore di crescita e influisce sul loro benessere sociale, sull’autoefficacia e sulla socializzazione (Campbell e Kwak, 2011). In questo senso, l’uso dei social media offre maggiori opportunità di partecipare ad attività sociali diverse, fornisce funzionalità e spazi di comunicazione in cui si viene a contatto con molte persone, provenienti da vari ambienti, con un ampliamento di conoscenze e di modi di pensare, un arricchimento rispetto al proprio piccolo mondo (Mihailidis, 2014).

Perdita: quando la frequenza di utilizzo eccede e il tempo dedicato sfugge

Come ogni strumento però anche lo smartphone si è presentato nel tempo come un’arma a doppio taglio: basti pensare a come i genitori nel monitorare gli spostamenti dei propri figli, finiscono indirettamente con l’esercitare una forma di controllo. La modalità e l’elevata frequenza di utilizzo del dispositivo hanno cambiato nelle singole persone e nell’intera collettività, le abitudini, i valori, le relazioni familiari e le interazioni sociali (Samaha e Hawi, 2016). Tutto ciò ha paradossalmente diminuito il contatto diretto con familiari e amici, e portato gli esseri umani a provare sensazioni di solitudine e depressione o a sentirsi isolati, con l’obbligo costante di essere sempre disponibili e di dover per forza comunicare il proprio status, ovunque ci si trovi (Choliz, 2010).

Si è rintracciabili ovunque

Essere sempre connessi e facilmente raggiungibili senza fare caso all’ora o al contesto ha contribuito a rendere tutto urgente, in ogni momento e in ogni luogo, e questo comporta un’eccessiva pressione sociale alla quale si deve rispondere con un impegno e una reattività senza limiti. La presenza nello smartphone di software per gli sms, le e-mail, o i messaggi vocali richiede implicitamente una lettura e una risposta rapida e immediata. A differenza dei computer che a un certo punto vengono spenti, gli smartphone per il loro carattere “mobile” sono portati ovunque, inclusi i luoghi ritenuti generalmente “privati” come la stanza da lettooppure durante i momenti di pausa e quelli conviviali come la cena, il pranzo o l’aperitivo. Sono la prima cosa che guardiamo al mattino appena svegli e l’ultima prima di dormire.

Tutto è pubblico

L’uso di social network come Facebook spinge a stabilire molte più relazioni online e a rendere pubblica la propria immagine e la propria vita personale, con la conseguenza di alimentare e diffondere una certa tendenza al narcisismo (Pearson e Hussain, 2015). Le foto pubblicate immortalano momenti di puro divertimento, ma al contempo anche momenti intimi che con un click vengono condivisi con l’intera comunità in rete. Anche le conversazioni orali o scritte, che siano banali oppure importanti, sono diventate molto più pubbliche, spostando completamente i confini dell'intimità rispetto ai decenni precedenti. La risposta e l’appoggio che si ottengono immediatamente attraverso la comunicazione elettronica fungono da rinforzi che aumentano la frequenza con cui le persone scrivono qualcosa o condividono notizie online (Walton e Rice, 2013).

Le emozioni e i significati si confondono

Nella ricerca condotta da Lundquist, Lefebvre e Garramone (2014), uno dei maggiori problemi denunciati dai partecipanti riguarda l'incapacità di interpretare correttamente le emozioni durante la ricezione degli sms, della posta elettronica e dei post sui social network. Poiché tali messaggi veicolano solo contenuti, ma non le tonalità emotive trasmesse dai messaggi vocali, non si è sempre certi di ciò che i messaggi intendono comunicare. "Credo che gli smartphone possano ostacolare la comunicazione diretta, influenzare negativamente le abilità grammaticali e ridurre il tempo trascorso faccia a faccia con gli altri”,ha riferito un intervistato. Usare la tecnologia per esprimere idee o stati d’animo può far nascere dei fraintendimenti, spesso legati al fatto di non poter ascoltare il tono di voce dell’altra persona e capire così se ciò che sta dicendo sia ironico o serio. Ciò porta a situazioni spiacevoli o conflittuali e, perché no, anche stress superfluo. 

Si è più fragili

Oggigiorno il numero degli amici su Facebook è ritenuto particolarmente significativo nella vita della persona, di conseguenza viene messa implicitamente in secondo piano l’effettiva rete di relazioni. Ciò va sommandosi a un altro elemento di fragilità ontologica, la mancanza di “ridondanza”: utilizzare quasi esclusivamente il mezzo digitale toglie di fatto all’individuo l’occasione di sperimentare le varie sfaccettature della realtà nella sua concretezza, di affrontare le sollecitazioni improvvise ed esterne, non controllabili, così necessarie alla crescita e al miglioramento personale in termini di adattamento e di flessibilità. Interagire con la dimensione sociale prevalentemente attraverso il mezzo tecnologico non solo può rendere il singolo oltremodo fragile, ma può addirittura diventare indispensabile per quelle persone che non sono pronte ad affrontare un evento improvviso, un cigno nero (Taleb, 2007), che inaspettatamente può far saltare la propria rete di sicurezza.
Le persone si immergono nella comunicazione virtuale per evitare i sentimenti e gli stati d’animo negativi, la solitudine, l’ansia e la noia (Caplan, 2010) o per sfuggire a conversazioni poco interessanti(Bindley, 2011), ma proprio il contatto via online ha portato molti ad un maggiore isolamento nella vita reale e ad una compromissione delle relazioni (Elphinston e Noller, 2011). Questo modo di portare avanti i rapporti e di reagire agli stimoli provenienti dall’ambiente comporta una diminuita capacità di comprensione e di percezione dell’altro, venendo a mancare l’interazione reale che vede coinvolti tutti i sensi, pilastri portanti dell’empatia (Wagner, 2015).

Da supporto a sostituto delle scelte

La scelta di essere sempre online ha dato ai nativi digitali la sensazione di essere più capaci di esercitare un potere sulle cose e sugli eventi. Per fare alcuni esempi, se si perde lo smartphone, grazie al segnale GPS è possibile localizzarlo, oppure in un posto dove ci sono pochi mezzi di trasporto una connessione internet permette di individuare l’auto più vicina del servizio di car sharing. Rimanendo connessi, è possibile ottenere indicazioni, prendere appuntamenti, controllare le proprie finanze, prenotare viaggi, fare shopping, ordinare cibo e così via. Nella realtà, nonostante l’apparente sensazione di controllo, questi comportamenti stanno portando in una direzione contraria ai principi di sicurezza personale(Taleb e Antongiovanni, 2013) e ciò non stupisce: la tecnologia e i dati ci danno delle conferme su chi siamo e ci orientano sui percorsi a noi più familiari, ancorandoci alla nostra zona di comfort, piuttosto che spingerci, quando si deve fare una scelta, alla scoperta autonoma dei pro e dei contro. Così i device digitali, vie di accesso alla realtà della rete, invece di essere soltanto dei supporti diventano dei sostituti delle nostre scelte.

Si ha l’ansia del controllo

L’ansia di controllo è un potenziale fattore di rischio, che può generare disturbi del comportamento, e nasce quando si mette in atto un comportamento compulsivo come quello che fa usare il device e controllare le app per evitare esperienze negative. Alcune app create per la comunicazione (ad es. WhatsApp, che permette di controllare gli accessi di ciascun utente) contribuiscono a far nascere relazioni di tipo perverso e facilitano la tendenza all’ipercontrollo, quella che fa sorgere nella mente del partner domande del tipo: “Cosa fa? Con chi chatta, se non sta scrivendo a me? Come mai è ancora sveglia/o? Perché non mi scrive?”. Il mezzo tecnologico favorisce strategie di controllo, che rappresentano un’opportunità nel brevissimo termine (ad esempio, “so sempre che cosa sta facendo il mio partner, dove sono i miei amici, ecc.”), ma sono invece un grave problema nel medio-lungo termine (“se non posso monitorare costantemente le attività altrui mi sento perso, disorientato, instabile, sopraffatto, e di conseguenza agisco in modo non controllato e pericoloso per me e per gli altri”). Questo eccesso di controllo che nasce per evitare esperienze interne negative viene chiamato “evitamento esperienziale” e si traduce in tutte quelle strategie che si mettono in atto per allontanare da sé emozioni e sensazioni difficili da affrontare, impedendo tuttavia di perseguire altri obiettivi più significativi e vitali.
Nelle ricerche recenti su pensiero e linguaggio, come l’ACT – Acceptance and Commitment Therapy (Hayes et al.,1999) e la Relational Frame Theory (Hayes et al., 2001), viene messo in evidenza che le strategie di controllo che dovrebbero servire ad eliminare i disagi personali, hanno in certi casi invece un ruolo centrale nell’esasperare la fisiologica sofferenza connessa con la condizione umana. La psicopatologia sorgerebbe, pertanto, nel momento in cui le mete e i traguardi più significativi a lungo termine, ad esempio i legami con le persone o l’affermazione di valori importanti, sono sostituiti da obiettivi a breve termine, come il sentirsi bene, apparire bene e difendere, nell’immediato, il proprio sé concettualizzato. Guidati da questi scopi a breve termine, effimeri per loro natura, i pattern comportamentali si restringono e allontanano l’individuo dai valori reali. 

Sembrerebbe una dipendenza

L’uso smisurato dello smartphone è stato definito come “una delle più grandi dipendenze da non sostanze del ventiduesimo secolo” (Nikhita et al., 2015), indotta sia dal basso costo del dispositivo sia dalle molteplici funzionalità di cui dispone, con importanti ripercussioni sulle principali aree esistenziali, come quella personale, relazionale, scolastica, familiare, affettiva, e con la conseguente modificazione dell’umore fino all’evasione dalla realtà (Kuss e Griffith, 2011b). La dipendenza si sviluppa in modo graduale, con un uso funzionale e facilitante numerose attività quotidiane, come fare acquisti o ricerche online, trovare un indirizzo, inviare un messaggio urgente, e così via; in seguito, il suo uso può diventare eccessivo e trasformarsi in una dipendenza, quando ad esempio sostituisce i contatti sociali con le visite su Facebook, sempre più frequenti e distraenti.
Il processo di dipendenza rimanda alla distinzione tra predilezione e volere. In altre parole, l'utente dello smartphone passa dal gradire il proprio dispositivo al volerlo. Questo passaggio dal piacere al volere è indicato come il "punto di flesso-declino"(Grover et al., 2011). Questo punto di svolta indica uno spostamento da un normale comportamento quotidiano, ad un comportamento di dipendenza in cui il volere ha sostituito il piacere come fattore motivante del comportamento. Gli autori sostengono che questa forma comportamentale di dipendenza attiva lo stesso circuito neurale della dipendenza da sostanze. Lundquist, Lefebvre e Garramone (2014) in base ai sei criteri fissati da Brown (1991;1993), condussero un’indagine volta a valutare quanto l’ottenere un “mi piace” su Facebook, oppure essere aggiunto come amico, o ricevere un messaggio, promuovesse nel soggetto un senso positivo di benessere o creasse delle difficoltà relazionali nella vita personale, sociale e lavorativa. Gli intervistati si definirono dipendenti e attaccati al proprio smartphone, come se lo strumento fosse incollato alle loro mani; inoltre riconobbero come comportamenti automatici caricare immagini o condividere informazioni con altre persone sulle attività svolte nell’arco della giornata. Un partecipante dichiarò che era impensabile seguire una lezione di 50 minuti senza mandare messaggi o controllare Facebook e che, nel momento in cui era impossibilitato a controllare lo smartphone, subentrava una sensazione di ansia come se avesse perso qualcosa. Altri riferirono di andare in panico se non lo avevano con sé in ogni momento e che non gli prestavano attenzione solo quando suonava, ma lo controllavano costantemente per il piacere di vedere se c’erano nuovi messaggi e che, anche se erano pienamente consapevoli che le notizie su Facebook non erano state aggiornate negli ultimi 5 minuti, tuttavia si sentivano in dovere di controllare comunque. La dipendenza da smartphone è dovuta al fatto che il dispositivo è attivo 24h su 24, disponibile nell’immediato rispetto al telefono fisso e consente facili contatti anche con sconosciuti.

Apprendimento e dipendenza

Per capire quali attività effettuate con lo smartphone hanno più probabilità di condurre alla dipendenza, è utile rifarsi al processo di apprendimento. Quando un comportamento è seguito da un "rinforzo", è più probabile che il comportamento venga riemesso. Si tratta della "legge dell'effetto". Sulla base dei principi del condizionamento operante, quando un utente prova sentimenti di soddisfazione e/o divertimento in seguito ad una particolare attività (ad esempio osservare un video divertente, inviato da un amico), è più propenso a intraprendere nuovamente quella particolare attività, che assume la valenza di rinforzo positivo (Moderato, 2010). L'uso di una particolare funzione dello smartphone può anche operare secondo il principio del rinforzo negativo (riduzione o rimozione di uno stimolo avversivo). Fingere di rispondere a una chiamata, inviare un messaggio o controllare il proprio dispositivo per evitare una situazione sociale imbarazzante, ad esempio, sono comportamenti connessi con un rinforzo negativo. La dicitura positivo o negativo fa riferimento solo all’azione di aggiungere o togliere qualcosa, ma in entrambi i casi, comporta un aumento di frequenza e intensità di un comportamento. Qualsiasi attività che venga rinforzata, quindi può creare dipendenza.
Sempre in riferimento ai principi dell’apprendimento è importante considerare anche gli antecedenti per spiegare cosa stimola la frequenza di utilizzo degli smartphone. Le caratteristiche proprie dello strumento includono suonerie personalizzate, che segnalano i messaggi e gli annunci in entrata, la grafica avvincente o alcune caratteristiche tattili (ad es. pulsanti, ruote, ecc.); ebbene, tali caratteristiche fungono sia da antecedenti sia da rinforzi per l’uso del dispositivo.
L’attaccamento smodato allo smartphone sta gradualmente portando al ritiro sociale, la mancanza di tolleranza, la difficoltà nel mantenere un adeguato livello di attenzione nello svolgimento delle diverse attività quotidiane e al disordine nel controllo degli impulsi (Kwon et al. 2013). Dal punto di vista fisico, coloro che utilizzano compulsivamente Internet mostrano differenti modelli di attività in regioni del cervello che sono implicate nei processi emotivi e di ricompensa. Dimostrano una diminuzione del volume della materia grigia in molte regioni (Leeman e Potenza, 2013) e attraverso la risonanza magnetica è stata messa in evidenza una minore connettività funzionale del cervello. Anatomicamente, uno studio ha scoperto riduzioni dello spessore della corteccia nella regione orbito frontale tra i ragazzi che presentano dipendenza da Internet rispetto ai ragazzi che ne fanno un uso ridotto (Hong et al., 2013).
Sulla base delle considerazioni esposte sarebbe pertanto utile sensibilizzare la popolazione ad una educazione all’uso del dispositivo aiutandola ad essere maggiormente consapevole del tempo che viene dedicato alle attività mediate da smartphone e spingerla a discriminare la reale urgenza delle informazioni che provengono da esso, la funzionalità e la disfunzionalità dello stesso. La letteratura (Rella et. Al., 2012; Cozzolino e Zita, 2017) mostra l'efficacia degli interventi psicoeducativi nelle dipendenze da non sostanze.

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