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numero 95 - marzo 2022

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In ricordo di Franco Ferracuti

In ricordo di Franco Ferracuti

In ricordo di Franco Ferracuti

Trent'anni fa, per la precisione il 12 marzo 1992 moriva Franco Ferracuti. Per chi giovane psicologo appena laureato negli anni ‘70 del secolo scorso e ha avuto modo di conoscerlo è stata una figura di riferimento. Noto per la sua grande passione i test, in anni in cui erano pochi i professionisti che li utilizzavano, questo gli fece assumere questo ruolo.  Da sempre patrimonio della psicologia, di fatto, i test in quegli anni erano usati, soprattutto, se non esclusivamente dagli psichiatri e dai medici legali, gli unici che ne coglievano l’utilità clinica. Erano anni particolari in cui si respirava un’aria di grandi cambiamenti e negli psicologi di allora c’era una sorta di diffidenza ideologica nei confronti di strumenti che si pensava discriminassero, selezionavano, etichettavano, ed escludevano. Tanti anni sono passati, molte cose sono cambiate, e la psicologia è una realtà professionale ben radicata e i test, come la legge sottolinea, sono di unica competenza degli psicologi.

Franco Ferracuti, benché fosse Laureato in Medicina e Chirurgia, con una specializzazione in Medicina Legale amava, tuttavia, presentarsi come Psicologo. In quegli anni gli psicologi come categoria professionale definita non esistevano, e come amava dire “erano professionisti prestati da altre discipline”. Negli anni ’50 grazie all’amicizia e alla collaborazione con Edoardo Abbele fondatore insieme alla moglie Francesca Morino delle OS-Organizzazioni Speciali, condivise l’esperienza che aveva acquisito negli USA.  Fu attivo collaboratore del Bollettino di Psicologia e Sociologia Applicate, edito dalle OS, in cui venivano presentati i lavori sull’uso dei test, e dove nel 1955 apparve un suo primo articolo redatto insieme a G.B. Rizzo sulla Scala Wechsler-Bellevue. Altrettanto attivo, nei Quaderni di Criminologia Clinica presentò, sempre in quegli anni, numerosi single case di detenuti di cui veniva presentata tutta la procedura di valutazione in un’ottica multimetodo così come oggi siamo abituati a vedere.  Era da poco sorto l’Istituto d’Osservazione di Rebibbia, nuovo Carcere di Roma, dove in collaborazione con G. Di Gennaro (Magistrato) e M. Fontanesi (Medico legale) condusse negli anni a venire numerose ricerche. Tra le tante quella sul deterioramento cognitivo in carcere.  

Va ricordato altresì   per gli sforzi fatti affinché  la psicologia entrasse in relazione con la medicina legale su una posizione di forza proprio per la peculiarità delle sue competenze. Di particolare valore il suo intervento alla fine degli anni ’50, alle Giornate Romane di Medicina Legale organizzate dalla rivista Zacchia, in cui spiegò l’importanza dell’uso dei test in ambito medico legale: “L’esame psicologico mediante reattivi mentali e l’esame della personalità per tratti, pur non sostituendo l’esame psichiatrico, può utilmente integrarlo validandone oggettivamente alcune delle ipotesi diagnostiche ottenute per via intuitiva e comprensiva […] La collaborazione tra psicologi e psichiatri sul terreno clinico e medico legale non può che migliorare le conoscenze reciproche delle due discipline conducendo ad un effettivo progresso” (F. Ferracuti, 1960).

Il tempo gli ha dato ragione, e oggi è difficile trovare una CTU/Perizia in cui non ci sia una valutazione psicodiagnostica fatta da uno psicologo.

A lui dobbiamo l’edizione italiana di molti test tra cui il Make a Picture Story (MAPS) di Shneidman un tematico su modello del TAT,  lo psicogramma del Rorschach secondo Klopfer, introdusse le Macchie di Howard come serie parallela del Rorschach,  il Picture Frustration Study (PFS) di Saul Rosenzweig.  Si occupò di valutazioni dell’intelligenza in ambito carcerario e fece l’adattamento dell’Ohio Penal Classification Test, un cognitivo rapido con più compiti che correlava particolarmente con  le scale Wechsler. Scrisse sulle Matrici Progressive di Raven, e sul Domino Test - D48.

Diversi i lavori con il Rorschach pubblicati nella rivista Rassegna di Studi Penitenziari. Tra i tanti ricordiamo, L’impiego del test di Rorschach nella Criminologia Clinica, pubblicato nel 1959 in collaborazione con G.B. Rizzo.

Conobbe J. Exner nel 1954 a Chicago quando andò a trovare Samule BecK. Fu amico di Harrison Goughn noto oltre che per l’Adjective Check List,  anche del California Psychological Inventory (presente nell’edizione italiana fino ai primi ann’80); di Edwin Lemert che si occupava di teorie della devianza.

Allievo di Beniamino Di Tullio, è stato una presenza importante nella Criminologia,  non solo italiana.  Con M.E. Wolfgang nel 1967 scrisse “The Subculture of Violence: Towards an Integrated Theory in Criminology”.  Una teoria in cui la sottocultura è definita dalla propensione alla violenza, che può contare su un'ampia base di sostegno all'interno della comunità. La violenza è un comportamento appreso e viene rafforzato attraverso l'interazione con altri che l’apprezzano. Per queste persone la violenza non è vista come illecita o illegale, e non si sentono colpevoli, ne pensano di compiere atti violenti. “Di conseguenza, dotati di valori che giustificano le loro azioni violente, gli autori di reati appartenenti alle sottoculture esercitano la violenza frequentemente senza colpa, e senza provocazioni.”

Si occupò di terrorismo in anni in cui le Brigate Rosse travolgevano il clima politico italiano, e sul quale condusse interessanti lavori per alcuni istituti di ricerca americani.  

Nonostante una morte prematura a soli 65 anni riuscì a portare a compimento un Trattato di Criminologia, Medicina Criminologica e Psichiatria forense di 16 volumi, edito da Giuffré, in cui riuscì a coinvolgere più di 200 esperti.

Sempre nell’ambito forense, numerose e interessanti le perizie fatte della sua attività di consulente per il tribunale, tra le tante quella a  László Tóth, un cittadino ungherese che mei primi anni ’70 “aggredì” con un martello la famosa statua della Pietà di Michelangelo; a Pino Pelosi accusato e condannato per essere stato l’assassino di P.P. Pasolini; ad Antonov l’impiegato dell’ambasciata della Bulgaria in Italia accusato di essere stato uno degli ispiratori di Mehmet Ali Ağca nell’attentato a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro; a Pietro De Negri conosciuto come il Canaro della Magliana; al giovane che uccise Domenico Semeraro conosciuto come l’imbalsamatore. Da questi ultimi due casi furono tratti dei film che forse alcuni di noi hanno visto.   

Per chi lo ha conosciuto, e ha lavorato con lui resta, ancora oggi, forte il ricordo. Forse le parole migliori per chiudere ce le ha offerte trent’anni fa Jacopo Tarantino che a presentazione del manuale revisionato del Picture-Frustation Study  uscito poco dopo la sua morte, così scrisse:

“Il Prof. Franco Ferracuti ci ha lasciato qualche mese fa, senza poter vedere la stesura definitiva e la stampa di questo suo ultimo lavoro […] Se il mondo accademico ha perso uno studioso e un professionista di alto valore, a noi viene a mancare un collaboratore prezioso e un amico di vecchia data. Vogliamo ricordarlo nel modo che riteniamo migliore offrendo al pubblico dei ricercatori e degli operatori specializzati questo volume che, assieme al Dott. Abbate, abbiamo revisionato negli ultimi dettagli, cercando di interpretare al meglio quelle che erano state le sue indicazioni”.