QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 92 - novembre 2021

Hogrefe editore
Archivio riviste

Rassegna stampa

Rassegna stampa #92

Rassegna stampa #92

L’impatto della pandemia COVID-19 su studenti di musica e sportive

Le restrizioni attuate per arginare la diffusione della pandemia da COVID-19 hanno portato, tra le altre cose, alla sospensione di tutte le forme di istruzione diretta e alla limitazione del contatto personale in tutte le altre attività.  L’e-learning è stata la modalità pedagogica prevalente durante la pandemia e diversi studi hanno documentato il conseguente impatto negativo sul benessere psicologico degli studenti. Questa nuova modalità didattica è risultata ancor più impegnativa per quegli indirizzi di studio basati sulla pratica come la musica e lo sport: in questi casi, oltre ai più comuni disagi sollevati dagli studenti (qualità inferiore dei corsi, ridotta fruibilità dei contenuti, problemi tecnologici e mancanza di interazione con i pari) si sono associate anche problematiche più specifiche come la difficoltà di eseguire la pratica strumentale e vocale per la musica o una difficoltà generale di apprendimento per lo sport. In questa ricerca gli studiosi si sono concentrati sulle dimensioni sociali e educative delle sfide nello sviluppo dell’insegnamento e-learning per la musica e lo sport durante la pandemia COVID-19. Lo scopo dello studio era quello di esplorare gli aspetti emotivi e cognitivi del benessere soggettivo degli studenti, la loro esperienza ottimale (flow), la loro soddisfazione per lo studio, gli effetti positivi e negativi e l’impatto del COVID-19. Ai partecipanti (314 studenti di musica e sport) sono stati proposti una serie di strumenti volti a valutare le dimensioni sopra citate. I risultati hanno fatto emergere delle differenze in particolare nell’esperienza ottimale o flusso, ovvero uno stato mentale che unisce aspetti cognitivi, fisiologici e affettivi e che corrisponde ad uno stato psicofisico ottimale che porta ad un’immersione totale e assorbimento nell’attività che si sta praticando. Gli sportivi hanno riportato maggior esperienza ottimale, percependo maggior controllo e immersione totale nell’attività rispetto ai musicisti. Sono state riscontrate differenze anche nell’affetto: gli sportivi hanno sperimentato un affetto più positivo e meno negativo rispetto ai musicisti. Inoltre, sono state riscontrate differenze di genere nell’esperienza ottimale in favore degli studenti rispetto alle studentesse e nella soddisfazione per lo studio in favore delle studentesse rispetto agli studenti. In conclusione, i risultati emersi da questo studio mettono in luce le difficoltà riscontrate con e-learning durante la pandemia, soprattutto per coloro che studiano sport e musica, dove l’apprendimento in presenza è fondamentale. Lo studio suggerisce quindi interessanti spunti di riflessione per la gestione della didattica in futuro.

Habe, K., Biasutti, M., & Kajtna, T. (2021). Wellbeing and flow in sports and music students during the COVID-19 pandemic. Thinking Skills and Creativity, 39, 100798.

 

L’associazione tra preoccupazione ambientale e tratti di personalità

Il comportamento sostenibile è uno degli strumenti primari per la promozione del benessere ambientale, ma richiede cambiamenti in abitudini e norme, spesso scomodi, poco convenienti e costosi. La chiave per incrementare la promozione di comportamenti sostenibili è una miglior comprensione dei fattori che motivano l’azione individuale. Infatti, numerosi comportamenti sostenibili riflettono desideri e sacrifici personali, ma poiché le persone differiscono nella loro disponibilità a prendere tali decisioni, questo aspetto è importante nella comprensione dei fattori personali che promuovono o ostacolano la messa in atto di comportamenti in favore dell’ambiente. Dalla letteratura emerge che un fattore critico è la preoccupazione personale nei confronti nell’ambiente: le persone sono più motivate a cambiare il loro comportamento quando si preoccupano che quest’ultimo possa avere delle conseguenze negative. Ma cosa fa aumentare la preoccupazione per l’ambiente? Sembrerebbe che individui con alcune strutture di personalità abbiano una propensione maggiore per la preoccupazione ambientale. Per questo motivo, gli studiosi si sono posti l’obiettivo di esaminare l’associazione tra i tratti di personalità e le preoccupazioni ambientali e il loro modificarsi nel tempo, andando ad analizzare se, in un intervallo di tempo compreso tra il 2009 e il 2017, gli individui avessero aumentato il grado di preoccupazione per le questioni ambientali e se coloro con un aumento della preoccupazione avessero mostrato anche cambiamenti corrispondenti nei tratti di personalità. I risultati hanno evidenziato un aumento della preoccupazione ambientale nell’intervallo di tempo considerato, con picchi maggiori per gli individui nati tra il 1940 e il 1990. Per quanto riguarda i tratti di personalità, sono stati riscontrati aumenti significativi di estroversione e apertura e diminuzione di coscienziosità e nevroticismo. In conclusione, questi risultati evidenziano l’importanza di comprendere i fattori individuali associati ai cambiamenti delle preoccupazioni ambientali nel tempo, al fine di promuovere comportamenti più sostenibili.

Hopwood, C. J., Schwaba, T., & Bleidorn, W. (2021). Personality changes associated with increasing environmental concerns. Journal of Environmental Psychology, 77, 101684.

 

La percezione della minaccia nel cancro pediatrico

Nonostante la diminuzione della mortalità associata al cancro pediatrico, la diagnosi e il trattamento continuano ad essere esperienze molto stressanti a cui sono sottoposti i bambini. Da alcuni studi presenti in letteratura si vede come coloro che hanno una maggiore difficoltà ad adattarsi a queste situazioni possano sperimentare maggiore ansia, sintomi depressivi o qualità della vita inferiore. Inoltre, la maggior parte degli studi condotti in questo campo si è concentrato sul rapporto tra minaccia percepita dal bambino e il suo disturbo da stress post-traumatico, non considerando la sua eventuale associazione con altre tipologie di esiti a livello di salute mentale. Nel presente studio, gli autori si sono posti l’obiettivo di indagare cosa i bambini considerassero minaccioso durante il percorso di trattamento, di analizzare la minaccia così definita e di verificarne eventuali associazioni con sintomi internalizzanti (ansia e sintomi depressivi) e qualità della vita. Lo studio ha coinvolto 51 bambini con diagnosi di cancro e i loro caregiver primari, i quali sono stati valutati in quattro momenti diversi: in corrispondenza o in prossimità della diagnosi, due settimane dopo la diagnosi, 3 mesi dopo la diagnosi e 6 mesi dopo la diagnosi. Per fare ciò sono stati utilizzati degli strumenti self-report per valutare l’ansia, la depressione infantile, la qualità della vita del bambino e la minaccia percepita, alla quale è stata associata anche una tecnica narrativa che ha il potenziale per fornire una maggiore comprensione del significato che i bambini attribuiscono dal loro vissuto della malattia.
I risultati hanno fatto emergere che i ragazzi sperimentano diversi tipi di eventi minacciosi (es. la diagnosi, il trattamento inefficace, il dolore o la paura) che sono ripartiti in più domini (es. minaccia per se stessi, minaccia fisica, minaccia di perdita). Gli adolescenti tendevano a segnalare maggiormente una minaccia per la propria vita (es. gravità della diagnosi). I risultati hanno anche evidenziato un’associazione tra minaccia per se stessi alta e sintomi ansiosi e qualità della vita più bassi. In conclusione, i risultati hanno evidenziato la natura evolutiva in cui i giovani interpretano gli eventi stressanti e la necessità di valutarla in modo sensibile a seconda della fase di sviluppo. Comprendere la minaccia percepita potrebbe permettere di attuare interventi volti a favorire un adattamento positivo a lungo termine per i giovani malati di cancro.

Winter, M. A., Greenlee, J., al Ghriwati, N., Garr, K. N., Sahler, O. J. Z., & O’Connor, T. G. (2021). Children’s appraisals of threat in pediatric cancer. SSM - Mental Health, 1, 100037.

 

Indagine sulla preoccupazione correlata al COVID-19    

La pandemia di COVID-19 ha avuto un grande impatto sul benessere pubblico e ci sono stati importanti impatti negati anche sulla salute mentale degli individui. Da sondaggi svolti emerge infatti un aumento della prevalenza di sintomi depressivi e ansiosi durante la pandemia, in modo trasversale in numerosi paesi del mondo. Nonostante durante la pandemia sia stata ben documentata la forte relazione tra ansia generalizzata e depressione, è importante descrivere anche la distribuzione delle preoccupazioni legate al COVID-19 nella popolazione e il rapporto che ha con la depressione. Per questo motivo, in questo studio gli autori hanno voluto andare ad indagare quale fosse la distribuzione demografica della preoccupazione per il COVID-19 in un campione basato sulla popolazione statunitense. Inoltre, sono andati a rilevare in che modo questa preoccupazione è correlata ad altri sintomi e tratti psicologici; nonché l’associazione tra preoccupazione e sintomi depressivi.  Sono stati selezionati 2117 per rappresentare l’età, il genere e la distribuzione etnica della popolazione statunitense. I partecipanti hanno compilato un sondaggio online nel quale sono stati proposti degli strumenti self-report per andare a valutare: la preoccupazione legata al COVID-19; i comportamenti e rischi legati al COVID-19; i tratti di personalità; la presenza di eventuali diagnosi psichiatriche; la presenza di sintomi depressivi o ansiosi, le ossessioni e le fobie da contaminazione, i sintomi ossessivo compulsivi sperimentati nell’ultimo mese. I risultati evidenziano un punteggio di preoccupazione per il COVID-19 nettamente più alto nei partecipanti giovani (18-49) rispetto a quelli più anziani e moderatamente superiore negli uomini, in coloro che erano sposati o conviventi, in coloro con un’istruzione post-universitaria e/o in coloro che vivono nelle grandi aree urbane. Inoltre, un livello notevolmente più alto di preoccupazione per il COVID-19 è stato riscontrato anche in coloro che hanno riferito di avere una diagnosi di disturbo psichiatrico. Infine, il punteggio di preoccupazione è risultato correlato al nevroticismo. In conclusione, dai risultati ottenuti nel campione considerato, il punteggio di preoccupazione per il COVID-19 era inversamente correlato all’età, fortemente correlato a sintomi psicologici e indipendente associato ai sintomi della depressione. Questi risultati permettono di avere una panoramica più chiara della risposta psicologica, in termini di salute mentale, alla pandemia di COVID-19 negli Stati Uniti.

Samuels, J., Holingue, C., Nestadt, P. S., Bienvenu, O. J., Phan, P., & Nestadt, G. (2021). An investigation of COVID-19 related worry in a United States population sample. Journal of Psychiatric Research, 144, 360–368.