Rassegna stampa
Rassegna stampa #79
Rassegna stampa #79
La memoria è un ponte per i ricordi?
La memoria è una funziona psichica che ha come caratteristica principale il processo di assimilazione il quale porta alla formazione dei ricordi. Negli anni sono stati condotti moltissimi studi riguardanti la memoria che hanno portato a diverse definizioni e classificazioni delle sue funzioni. Sono stati oggetto di studio anche gli effetti dei livelli di elaborazione (LoP) sulle prestazioni della memoria in ambito cognitivo e psicologico. Nel 2020 Nieznańsk ha indagato gli effetti dei livelli di elaborazione su due componenti distinte della memoria del ricordo: il ricordo del contesto e il ricordo bersaglio. In numerosi esperimenti sono stati utilizzati stimoli che consistevano in materiali verbali e pittorici. Al campione è stato chiesto di ricordare il contesto di studio in cui avveniva il compito. Questo contesto veniva definito attraverso il tipo di compito che era richiesto loro di eseguire. I risultati di questa ricerca hanno dimostrato che i doppi processi di ricordo erano influenzati in modo diverso dalla manipolazione dei livelli di elaborazione a seconda del materiale trattato. Gli effetti dei livelli di elaborazione sono stati confermati per il contesto e il ricordo target quando le parole erano usato come stimoli quindi, sia il contesto sia il ricordo del bersaglio è risultato migliorato dalla codifica semantica in confronto alla codifica fonologica. Tuttavia, sono stati riscontrati effetti dei livelli di elaborazione invertiti per il ricordo del contesto se venivano usate le immagini come materiale da ricordare. La ricerca dunque ha ottenuto dei risultati utilizzando come stimoli due distinti materiali: le parole e le immagini. Per quanto riguarda le parole, erano più accurati i giudizi di attribuzione della memoria nella condizione semantica che nella condizione percettiva, mentre si è verificato esattamente l'effetto opposto per le immagini. Sarebbe interessante continuare la ricerca degli effetti di elaborazione sulla prestazione di memoria coinvolgendo un campione bilingue per poter verificare se il bilinguismo potrebbe produrre pattern diversi rispetto a quanto già osservato.
Stereotipi di genere e ERP
Nell’ambito delle relazioni sociali, è stato ampiamente dimostrato come le risposte delle persone alle interazioni possono essere influenzate dagli stereotipi: rappresentazioni della realtà piuttosto rigide e semplificative con le quali ogni individuo quotidianamente interagisce per far fronte all’organizzazione sociale della propria vita. Grant, Grey, e van Hell hanno recentemente condotto uno studio che ha preso in esame il modo in cui gli stereotipi di genere influenzano l'elaborazione semantica delle dichiarazioni di un oratore, di sesso maschile e femminile. Inoltre, lo studio ha indagato come l'influenza degli stereotipi possa cambiare man mano che gli ascoltatori acquisiscono esperienza e dimestichezza con i singoli oratori. Tutti i partecipanti erano madrelingua inglese provenienti dal dipartimento di psicologia della Pennsylvania State University. La durata della prova era di un'unica sessione di 2,5 ore. Il campione dopo aver completato, in una prima fase dello studio, questionari sulla storia della lingua, ha effettuato un compito di comprensione delle frasi tramite auricolare. Sono stati utilizzati i ERP (i potenziali eventi-correlati) per esaminare gli effetti della congruenza stereotipata sulla formazione online delle identità degli oratori da parte degli ascoltatori durante elaborazione semantica. Gli autori hanno notato che l'N400 (un particolare potenziale evento-correlato che misura elettrofisiologicamente l'elaborazione semantica del nostro cervello) è maggiore nelle condizioni di incongruenza dello stereotipo. Inoltre, in condizioni stereotipiche congruenti, solo gli stimoli presentati nella voce maschile mostrano un effetto N400, confermando quanto inizialmente ipotizzato. Tuttavia, è stato osservato non solo un effetto più debole della congruenza stereotipata nella voce femminile, ma un'inversione dell'effetto N400 in condizioni di "stereotipo congruente" e questa inversione potrebbe essere dovuta al cambiamento delle aspettative nei confronti delle donne. Questo studio è il primo a studiare gli effetti neurofisiologici degli stereotipi di genere in un paradigma uditivo ecologicamente valido. Sarebbe interessante approfondire questo paradigma pendendo in considerazione nuove variabili come le competenze sportive femminili, oppure il linguaggio o la bellezza e vedere come i dati tendono a cambiare e in quale direzione.
Qual è il modo più efficace per insegnare la scienza?
L’educazione scientifica viene considerata una competenza fondamentale per l’innovazione tecnologica e la crescita economica: giovani scientificamente istruiti sono meglio attrezzati a prendere decisioni che incidono sulla loro vita. Secondo alcuni studi, la scienza dovrebbe essere insegnata usando metodi di indagine. Il miglioramento dell’educazione scientifica nelle scuole usando approcci basati sull’indagine sono fondati sulla convinzione costruttivista secondo cui chiedere agli studenti di risolvere problemi autentici e consentire loro di costruire le proprie soluzioni, rende l’esperienza di apprendimento più significativa. Il valore dell’insegnamento basato sull’indagine è tuttavia fortemente contestato. I critici dell’istruzione basata sull’indagine sostengono che trascura importanti caratteristiche dell’architettura cognitiva. In Inghilterra, Nick Gibb, ha denunciato pubblicamente l’uso di metodi di indagine che citano prove trasversali PISA per affermare che sono inefficaci. PISA è uno studio internazionale sui risultati accademici dei quindicenni che tenta di catturare quanto i giovani possano applicare le abilità di letteratura, scienza e matematica nelle situazioni del mondo reale. Un totale di 5194 alunni di 206 scuole in Inghilterra ha partecipato al progetto PISA nel 2015. I risultati ottenuti indicano che l'insegnamento basato sull'indagine ha una relazione molto debole con il profitto scolastico in ambito scientifico e che eventuali effetti positivi sono limitati a livelli moderati di indagine combinati con alti livelli di orientamento. Questa ricerca ha implicazioni per la pratica dell'insegnamento delle scienze, suggerendo, in particolare, che gli insegnanti di scienze non dovrebbero abusare dei metodi di indagine. I vantaggi che derivano dal consentire agli alunni di acquisire le proprie conoscenze attraverso le indagini sono piccoli e possono essere facilmente annullati dal carico cognitivo aggiuntivo richiesto nello svolgimento di tali indagini.
Intelligenza e ambiente scolastico
L’intelligenza è un costrutto psicologico sul quale la comunità scientifica non ha dato ancora una definizione ufficiale. L’intelligenza è nello stesso tempo anche quel costrutto che occupa nella vita dell’individuo una parte significativa in quanto tutti noi abbiamo un’idea singolare di che cosa sia l’intelligenza ma soprattutto di quello che riteniamo essere una persona intelligente. In ambito scolastico per la prima volta si parlò di intelligenza con Binet, il quale fu incaricato dal governo francese di costruire un test che misurasse le abilità scolastiche dell’individuo con l’obiettivo di individuare quali studenti avessero bisogno di un supporto specifico per affrontare il curriculum scolastico che proponeva la Francia. A questo proposito, è stato condotto uno studio da Hegelund, Grønkjær, Osler, Dammeyer, Flensborg-Madsen, e Mortensen che ha rilevato come ‘’l'educazione’’ sembra essere un metodo promettente per aumentare l'intelligenza, specialmente tra le persone meno avvantaggiate. Il campione coinvolto era costituito da uomini danesi che nel 1953 parteciparono al progetto per la valutazione dell'intelligence all'età di 12 anni, che comprendeva un sondaggio gestito dalla scuola e la somministrazione di un test di intelligenza. Nel periodo 1971-1982, il campione è stato di nuovo valutato nell’ambito della visita per il servizio militare danese che include un test di intelligenza e una visita medica. Nel periodo 2009-2011 i membri del campione ancora in vita sono stati invitati a completare di nuovo un test di intelligenza. I risultati hanno mostrato un'associazione positiva tra i risultati scolastici e i punteggi nei test di intelligenza. L'aumento del punteggio nei test di intelligenza ha iniziato a essere più marcato una volta raggiunti i diciassette anni. Un altro risultato importante è che le persone che inizialmente avevano ottenuto un risultato modesto al test di intelligenza all'età di 12 anni hanno potuto in seguito trarre il massimo beneficio dall'istruzione migliorando le proprie capacità. È indubbio che l’istruzione influenzi la capacità dell’individuo di sviluppare intelligenza, in quanto un ambiente scolastico fortemente stimolante può migliorare le capacità cognitive della persona così come la sua apertura mentale, la sua curiosità e le sue capacità di attenzione.