Rassegna stampa
Rassegna stampa #70
Rassegna stampa #70
Esperienze motorie, sportive e disabilità
Nella revisione condotta dagli autori emerge come l’educazione al movimento e alla corporeità nella disabilità possa essere un canale comunicativo nuovo, attraverso il quale i ragazzi possono descrivere stati emotivi e sentimenti e apprendere informazioni; la pratica sportiva infatti accresce la consapevolezza del proprio corpo come veicolo linguistico, creando per l’individuo una via nuova per riconoscere e gestire i propri stati interni. L’esercizio fisico inoltre attraverso il miglioramento di una serie di abilità porta ad una percezione più positiva del proprio corpo, elemento protettivo nell’ambito di persone con disabilità dato il maggior rischio di avere disturbi riguardanti la corporeità a volte limitante. Oltre al versante motorio, l’aspetto didattico di integrazione tra le modalità di esperienza è fondamentale: l’individuo è in grado di collegare aspetti sensoriali, emotivi e cognitivi in un’unica attività. In questo modo è quindi possibile valorizzare la persona e rinforzare le sue capacità, nonostante le difficoltà sensoriali e psicofisiche presenti. La pratica motoria e sportiva risulta perciò essere uno strumento per la crescita personale, una risorsa formativa ma anche uno strumento di inclusione all’interno di un mondo che riguarda soprattutto i normodotati, ma che con il passare del tempo deve sempre più mirare ad adattare il proprio contesto alla disabilità motoria.
Ansia e reti neurali del controllo dell’attenzione
Negli Stati Uniti l’ansia è il disturbo con maggior prevalenza nella popolazione e spesso si sovrappone ad altri disturbi dell’umore. Apprendere dei metodi per controllare l’ansia può migliorare anche la capacità di gestire altri disturbi compresenti. La paura e l’ansia provocano una forte dissociazione tra i meccanismi consci e quelli di regolazione del comportamento ragionato. In questa revisione il focus principale è sul sistema dell’attenzione esecutiva che attiva il controllo su emozioni, pensieri e azioni relativamente all’ansia. Nei disturbi d’ansia a livello cognitivo avviene un bias nell’elaborazione delle informazioni, più precisamente si mantiene una disregolazione cognitiva attraverso il continuo spostamento dell’attenzione su memorie di esperienze di paura. Esistono tre sistemi attentivi: quello di allerta, quello di orientamento e quello esecutivo. Il primo invia un segnale che avvisa dell’arrivo di uno stimolo riguardante un compito, il secondo si occupa di spostare l’attenzione da un elemento ad un altro, l’ultimo della risposta volontaria durante il tentativo di raggiungere un determinato obiettivo. Il sistema esecutivo si attiva anche quando si tratta di regolare la propria reazione emotiva di fronte a uno stimolo, e nelle persone che soffrono di disturbi d’ansia questo processo è particolarmente difficoltoso e allo stesso tempo l’emozione impedisce un corretto orientamento dell’attenzione, che rimane fissata sulla minaccia. Nella terapia risulta quindi fondamentale concentrarsi sia sulla iperattività del sistema emotivo sia sulla difficoltà a sganciarsi da pensieri negativi dovuta ai sistemi dell’attenzione.
L’impatto delle aggressioni sul benessere psicologico del personale sanitario
In uno studio osservazionale della durata di due anni presso alcuni reparti dell’Ausl di Cesena sono state studiate le aggressioni subite sul posto di lavoro da alcune professioni sanitarie. Dall’iniziale numero di 335 il campione è stato ristretto a 35 soggetti che hanno nella gran parte dei casi riportato un episodio di aggressione verbale. Purtroppo all’interno dei servizi di salute mentale è presente la convinzione che questo genere di episodi sia parte del lavoro e quindi il fenomeno tende a essere spesso non riferito ai superiori, sia per paura di una eventuale stigmatizzazione del paziente, sia per timore di essere giudicati come non sufficientemente solidali con il paziente. I sintomi psicologici riportati sono di tipo cognitivo, emotivo e comportamentale e, a meno che non compaiano con insorgenza ritardata, tendono a diminuire nel corso di sei settimane. Esistono anche dei costi dal punto di vista sociale e economico dell’azienda, dato che spesso l’operatore si prende un periodo di malattia oppure perde motivazione nel lavoro, argomenti però non oggetto dello studio. Sarebbe opportuno creare dei programmi di formazione per fornire agli operatori metodi e strumenti per accrescere la sicurezza percepita nel fronteggiare situazioni ostili e fornire a chi subisce aggressioni un corretto sostegno psicologico per evitare il fenomeno dell’isolamento ma anche della negazione della violenza.
Dipendenza da sostanze e sistema di attaccamento
Un’ampia letteratura tratta della relazione tra l’abuso e la dipendenza da sostanze e una storia pregressa di caregiving carente, nella maggior parte dei casi con un pattern disorganizzato, che spesso viene sommata ad esperienze traumatiche nell’infanzia o in età adulta all’interno della famiglia o del contesto di vita più ampio. La ricerca presentata nello studio è stata condotta in Italia in strutture residenziali per il trattamento delle dipendenze. il campione contava 60 pazienti di sesso maschile con dipendenza da alcol e/o eroina e cocaina, cui è stato somministrato il Separation Anxiety Test (SAT) per valutare il tipo di attaccamento dei soggetti. I risultati confermano la letteratura riportando una prevalenza di attaccamento disorganizzato del 55%, ansioso-ambivalente nel 25%, evitante 13% e sicuro 7%; le prime due rappresentate maggiormente dai tossicodipendenti e il tipo evitante dagli alcolisti. Il ricorso all’uso di sostanze è spesso fatto con lo scopo di self-therapy, poichè permette di spostare le motivazioni dal sistema dell’attaccamento ad altri sistemi motivazionali. Conoscere lo stile di attaccamento del paziente è utile sia al terapeuta per comprendere che tipo di relazione si stabilirà nella terapia, sia all’operatore sanitario e l’educatore presenti in struttura, che avranno ulteriori strumenti per relazionarsi nel modo più adatto con il paziente, che in questi contesti è diffidente e restio a costruire un’alleanza.