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numero 52 - novembre 2017

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #52

Rassegna stampa #52

Funzioni cognitive e sociali sono connesse all'attività fisica nei bambini con disturbi dello spettro autistico

I bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD) hanno significativi deficit in aree critiche dello sviluppo, compreso quello motorio. Questo, in aggiunta alle caratteristiche fondamentali dell’ASD, comprende deficit nelle interazioni sociali, comportamenti stereotipati e ripetitivi e interessi limitati. La partecipazione scarsa all’attività fisica e ai programmi ricreativi portano all’inattività e di conseguenza ad un alto tasso di obesità (un bambino su tre con ASD è obeso). Inoltre, i bambini con ASD non possono usufruire dei benefici legati all’attività fisica, che riguardano principalmente la sfera psicologica e quella sociale. Infatti, l’attività fisica migliora le capacità motorie, riduce le emozioni negative e svolge un ruolo importante nel mantenimento di una vita sana. Non solo, gli individui attivi fisicamente sperimentano meno ansia, depressione, stress e rabbia e hanno più interazioni sociali e un maggior senso di coerenza. È pertanto importante capire se le caratteristiche dell’autismo siano associate a determinati schemi di comportamento legati all’attività fisica. Questo studio esamina l’associazione tra la funzione cognitiva e sociale con l’attività fisica in un campione di bambini con disturbi dello spettro autistico. 68 bambini con ASD, di età compresa tra i 6 e i 16 anni sono stati sottoposti ad una valutazione oggettiva della loro attività fisica e della loro flessibilità cognitiva. Ai genitori è stato chiesto inoltre di stilare un profilo sociale per il proprio bambino. I risultati hanno mostrato che età, genere e flessibilità cognitiva sono associati ad un’attività fisica da moderata a vigorosa (MVPA). Le analisi hanno inoltre dimostrato che l’educazione genitoriale e la funzione sociale sono associate con un’attività fisica continua. Queste preliminari scoperte indicano che i bambini con ASD che hanno deficit nelle capacità cognitive e sociali potrebbero essere meno attivi fisicamente e più sedentari. Inoltre, i risultati evidenziano come l’età e il genere possano costituire dei possibili fattori di rischio per l’inattività fisica in bambini con ASD.

Memari, A. H., Mirfazeli, F. S., Kordi, R., Shayestehfar, M., Moshayedi, P., & Mansournia, M. A. (2017). Cognitive and social functioning are connected to physical activity behavior in children with autism spectrum disorder. Research in Autism Spectrum Disorders, 33, 21-28.

 

Job demands-control-support: una meta-analisi sugli effetti moderatori di genere, nazionalità e occupazione

Gran parte della letteratura organizzativa è dedicata, data l’importanza che riveste nelle risorse umane, alla comprensione e alla prevenzione del fenomeno dello stress lavoro-correlato. Nel 1979 Robert Karasek introduce il job demand-control model (JDC) che mira a descrivere l’impatto delle caratteristiche del lavoro sullo stress, salute e benessere lavorativo. Tale modello è stato successivamente esteso includendo il sostegno sociale sul lavoro come un terzo predittore del benessere. Il job demands-control-support model JDC(S) rimane uno dei modelli più influenti collegati al mondo delle risorse umane, in particolare a questioni di stress sul lavoro, comportamento organizzativo e progettazione del lavoro. Tuttavia, nonostante gli oltre 37 anni di ricerca, la prima meta-analisi del modello è stata condotta solo di recente. In questo articolo sono state esaminate le interrelazioni tra le tre caratteristiche del posto di lavoro: domanda, controllo e supporto per capire meglio come i dipendenti vedono le relazioni tra queste importanti dimensioni lavorative. Un risultato piuttosto sorprendente riguarda la relazione quasi inesistente tra domanda e controllo, che sembra essere moderata dal sesso. La meta-analisi condotta mira a comprendere anche le interrelazioni tra domanda, controllo e supporto e gli effetti di nazionalità e occupazione come variabili moderatrici aggiuntive. Inoltre, la revisione iniziale è stata estesa anche alla soddisfazione lavorativa e all’esaurimento emotivo che rappresentano gli outcome più esaminati dagli studi psicologici. In questa meta-analisi sono stati considerati 141 studi condotti sul modello di Karasek, per un totale di 145.424 individui. I risultati hanno mostrano ulteriori pattern di moderazione di genere, compresa la moderazione del rapporto tra domande e soddisfazione lavorativa. Inoltre, sia la nazionalità che l’occupazione moderano ogni interrelazione domanda-controllo-supporto e la relazione con la soddisfazione lavorativa e l’esaurimento emotivo. I risultati offrono una nuova comprensione dei confini di queste relazioni e del modello JDC(S) e invitano ad un’ulteriore costruzione della teoria e ad altre indagini meta-analitiche.

Fila, M. J., Purl, J., & Griffeth, R. W. (2017). Job demands, control and support: Meta-analyzing moderator effects of gender, nationality, and occupation. Human Resource Management Review, 27(1), 39-60.

  

Un nuovo strumento per la valutazione delle funzioni esecutive nei bambini

Negli ultimi decenni, grazie all’aumentato interesse verso la neuropsicologia dello sviluppo, si è ampliata la possibilità di valutare, oltre alla memoria, al linguaggio e alla percezione, anche le funzioni esecutive. Queste sono funzioni mentali fondamentali al buon adattamento e consentono all’individuo di ragionare e risolvere problemi, effettuare delle scelte, esercitare l’autocontrollo, essere creativi e flessibili, attivarsi in nuove situazioni che richiedono soluzioni diverse da quelle già sperimentate e routinarie, adattarsi al mutare delle condizioni ambientali o al sopraggiungere di nuove informazioni. Le funzioni esecutive sono quindi necessarie quando bisogna concentrarsi, pensare, intuire e modificare le abitudini non più funzionali alle richieste ambientali.
Per questo motivo, nel contesto italiano è stato costruito un nuovo strumento per la valutazione delle funzioni esecutive in età prescolore. La batteria BAFE è composta da quattro differenti prove per la valutazione della flessibilità, dell’inibizione, della flessibilità attentiva e della memoria di lavoro visuo-spaziale. In questo studio, sono presentati i risultati relativi al processo di costruzione di tale strumento, chiamato Batteria per l’Assessment delle Funzioni Esecutive in età prescolare (BAFE). La batteria è stata somministrata ad un ampio campione di bambini di età compresa tra 3 e 6 anni; i risultati hanno attestato l’attendibilità della batteria e la validità delle misure fornite.
Questo lavoro, quindi, evidenzia come il BAFE sia uno strumento valido e attendibile per la misurazione delle funzioni esecutive in bambini dai 3 ai 6 anni; per questo motivo, quindi, si rende disponibile anche nel contesto italiano una batteria per tutti i professionisti dell’età evolutiva, in virtù della centralità che nel panorama scientifico nazionale e internazionale riveste al valutazione delle funzioni esecutive già in bambini della fascia di età prescolare.

Stievano, P., Ciancaleoni, M., & Valeri, G. (2017). Italian executive functions battery for preschoolers (BAFE): working memory, inhibition, set-shifting. Neuropsychological Trends, 22, 25-46.

 

Resilienza e prevenzione del rischio suicidario

Il suicidio è la seconda causa di morte nel mondo per persone di età compresa tra 15 e 29 anni, tanto che l’ideazione suicidaria e i comportamenti legati al suicidio sono comuni soprattutto in giovani adulti. Tra i diversi predittori del suicidio, l’ideazione suicidaria è riconosciuta come l’antecedente principale. Recenti studi hanno identificato diversi fattori legati alla resilienza come capaci di diminuire il rischio legato alla messa in atto di questo comportamento, grazie anche alla relazione che lega tali variabili alla depressione. Infatti, la depressione è riconosciuta nel panorama scientifico internazionale come una centrale causa connessa al comportamento di suicidio.
Per questo motivo, un gruppo di ricercatori tedeschi hanno condotto uno studio su un ampio campione di studenti al fine di indagare in maniera longitudinale l’associazione tra i fattori individuali legati alla resilienza e l’ideazione suicidaria e la depressione. Per fare ciò, hanno somministrato una batteria di strumenti per la misurazione di questi differenti aspetti così da poter condurre delle analisi che spiegassero il cambiamento nel tempo relativo all’ideazione suicidaria. I risultati hanno evidenziato come il genere e l’età dei partecipanti non fossero in alcun modo associate con tale comportamento: per questo motivo, quindi, il rischio di ideazione suicidaria era lo stesso nei maschi e nelle femmine a prescindere dalla loro età. Inoltre, è emerso come la depressione fosse un predittore significativo dell’ideazione suicidaria: al crescere del livello di depressione degli studenti aumentava il rischio legato a questa variabile. Molto interessante è il fatto che anche i fattori di resilienza erano risultati dei predittori significativi dell’ideazione suicidaria: in altre parole, questi aspetti individuali fungono da protettori circa il rischio di tale outcome.
In sintesi, questo studio evidenziava degli aspetti centrali nella prevenzione di comportamenti di suicidio: innanzitutto, si deve sempre monitorare la depressione delle persone, dal momento che è un predittore significativo di tale comportamento. Inoltre, è possibile lavorare su aspetti legati alla resilienza dal momento che sono risultati dei protettori significativi di questo comportamento. Infine, le modalità con cui prevenire tali comportamenti possono non differire per sesso ed età delle persone, dal momento che sembra come tali variabili non influenzino questo tipo di comportamento.

Teimann, T., Forkmann, T., Brailovskaia, J., Siegmann, P., Glasemer, H., & Margraf, J. (2017). Positive mental health moderates the association between depression and suicide ideation: A longitudinal study. International Journal of Clinical and Health Psychology, in press.