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numero 31 - ottobre 2015

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #31

Rassegna stampa #31

Monitorare i propri errori durante il calcolo a mente

La Sensazione di aver commesso un Errore (SE) è l’esperienza soggettiva relativa al fatto che qualcosa sia andato storto durante un compito di calcolo o di ragionamento. Gli autori di questa ricerca hanno voluto valutare l’accuratezza di tale sensazione nell’ambito del calcolo matematico a mente, su un campione di ragazze di età media pari a 24 anni. A questo scopo è stato utilizzato un compito di bisezione numerica per indurre questa percezione metacognitiva e misurarla chiedendo esplicitamente ai partecipanti di riportare se avevano avuto la sensazione di aver commesso un errore nel corso della risoluzione dell’attività proposta. Il compito numerico scelto prevede che il soggetto debba determinare se il numero presentato nella posizione centrale di una tripletta corrisponde o meno alla media aritmetica degli due altri numeri (es. 7_16_25), rispondendo Sì o No. I risultati ottenuti in questa ricerca  dimostrano che i resoconti della SE sono fortemente correlati agli errori aritmetici e alle proprietà numeriche del compito di bisezione, dimostrando dunque come la sensazione di aver commesso un errore sia rappresentativa degli  errori commessi. Tali dati indicano che anche percezioni metacognitive molto immediate sono attendibili nel caso in cui si stia effettuando una valutazione della propria performance mentale. I risultati suggeriscono inoltre che la frequenza di comparsa della sensazione di aver commesso un errore è determinata dalla fluidità con la quale il soggetto risolve ogni tripletta e affronta il processo di valutazione dopo aver dato una risposta a ciascun compito. Lo studio prevedeva inoltre che ai partecipanti fosse richiesto di riportare il proprio livello di sicurezza nei casi in cui avevano risposto di non avvertire alcuna sensazione di errore. Questi hanno riportato minor livello di fiducia per le risposte (oggettivamente) sbagliate piuttosto che per le risposte (oggettivamente) corrette, lasciando supporre che nelle situazioni in cui non avvertivano una consapevole SE erano ancora in grado di individuare implicitamente i propri errori. Il livello di fiducia era inoltre determinato dalla fluenza con cui il compito proposto veniva svolto.

Fernandez Cruza, A.L., Arango-Muñozc, S. & Volza, K.G. (2016). Oops, scratch that! Monitoring one’s own errors during mental calculation. Cognition, 146, 110-120.

 

Relazioni tra l’esposizione all’abuso infantile e il contatto con organizzazioni a protezione dell’infanzia: risultati del  Canadian Community Health Survey

La maggior parte di quello che in Canada si conosce in merito all’abuso infantile deriva da casi di abuso riportati e da popolazioni a rischio, che probabilmente rappresentano le situazioni più gravi sul territorio del Paese. Un team di ricercatori ha voluto a questo proposito indagare la prevalenza di un’ampia gamma di esperienze di abuso in età evolutiva (fisico, sessuale e esposizione ad episodi di violenza) nel tentativo di verificare come la combinazione di tale esperienze e di variabili socio-demografiche possono essere legate al fatto di ricercare un contatto con organizzazioni che si occupano della tutela dell’infanzia sul territorio canadese, utilizzando un campione rappresentativo della popolazione generale. I dati utilizzati sono stati reperiti attraverso il Canadian Community Health Survey condotto nel 2012 che ha coinvolto 10 province, utilizzando un campionamento stratificato a più stadi (n = 23.395; livello di risposta per famiglia = 79.8%; età maggiore o uguale a 18 anni). Il solo abuso fisico è risultata la più frequente esperienza di abuso riportata, mentre l’esposizione a specifiche combinazione di due o più tipologie di abusi risulta solo tra lo 0.4% e il 3.7% della popolazione. Solo il 7.6% della popolazione che ha riportato una storia di abuso infantile riferisce di aver avuto contatti con organizzazioni che si occupano di protezione dell’infanzia. L’aver sperimentato tutte e tre le tipologie di abuso indagate è risultato associato a contatti occasionali con i servizi di tutela dei minori, mentre la condizioni di solo abuso fisico è quella in cui meno si ravvisa questo ricorso a servizi di protezione. Prevenire l’abuso sui minori e universalmente riconosciuto come importante, ma pone delle sfide ai servizi sanitari territoriali. Strategie che possano incrementare il numero di situazioni di abuso riferite potrebbe sicuramente aiutare a fornire maggiore protezione ai bambini e a mettere le famiglie in contatto con i servizi necessari. Da questo studio, sembra che la priorità debba essere garantita alle condizioni di abuso fisico.

Afifia, T.O., MacMillan, H.L., Taillieue, T., Cheungf, K., Turnera, S., Tonmyrg, L. & Hovdestadg, W. (2015). Relationship between child abuse exposure and reported contact with child protection organizations: Results from the Canadian Community Health Survey. Child Abuse & Neglect, 46, 198-206.

 

L’effetto della percezione del rischio sull’uso combinato di alcol e marijuana: i risultati di survey giornaliere

Sono attualmente piuttosto scarsi gli studi presenti in letteratura che indagano la percezione del rischio connesso all’uso combinato di alcol e marijuana. Questa ricerca si pone tre obiettivi: analizzare l’associazione tra alcol e marijuana nell’uso giornaliero; documentare come questa associazione varia rispetto alla percezione del rischio connesso all’uso contemporaneo delle sue sostanze; testare se e in che modo questa associazione varia rispetto alla frequenza del college. 89 giovani adulti (età media = 18 anni), tra ottobre 2012 e maggio 2013 hanno completato una survey di 30 minuti seguita da 14 brevi survey giornaliere. I risultati mostrano che il consumo di alcol in un determinato giorno è associato all’aumento nell’uso di marijuana lo stesso giorno, specialmente nel caso dei ragazzi con la più bassa percezione di rischio. Nel caso degli studenti che frequentano il college, l’associazione nel consumo delle due sostanze è invece molto più debole. Si può concludere dunque affermando che il consumo di alcol e marijuana è associato a livello giornaliero, e che la percezione relativa al rischio nel consumo combinato può contribuire come deterrente. Questo dovrebbe senza dubbio essere valutato nell’ambito delle campagne di informazione e prevenzione all’abuso di sostanze.

Yeomans-Maldonadoa, G. & Patrick, M.E. (2015). The effect of perceived risk on the combined used of alcohol and marijuana: Results from daily surveys. Addictive Behaviors Reports, 2, 33-36.

 

Accesso all’acquisto di tabacco da parte dei giovani in Canada. variazioni regionali, percezioni e predittori

La possibilità di acquistare tabacco è un fattore importante nel determinare la prevalenza del fumo nei giovani. Un  gruppo di ricercatori canadesi ha voluto prendere in esame la percezione di facilità nell’acquisto di sigarette e come l’accesso all’acquisto di tabacco riportato dai giovani fumatori vari attraverso le diverse province del Paese. In questo contesto venivano richieste anche esperienze di acquisto particolarmente rilevanti, come il fatto che il commesso del negozio richieda il documento di identità. I dati raccolti da un campione di studenti di età compresa tra 14 e 18 anni che hanno preso parte allo Youth Smoking Survey, nell’anno scolastico 2010/2011, generalizzabile rispetto all’intera popolazione scolastica canadese (n = 31.396), sono stati utilizzati per esaminare l’accesso all’acquisto di tabacco e le esperienze ad esso relative. Modelli di regressione sono stati utilizzati per analizzare le differenze nella possibilità di acquisto e nelle esperienze associate rispetto a variabili socio-demografiche e caratteristiche regionali. I risultati ottenuti mostrano che il 79% degli studenti che non ha mai fumato pensa che sarebbe facile acquistare sigarette. Un quarto dei fumatori riporta di comprare abitualmente sigarette nei negozi, con una prevalenza del 16% in British Columbia e del 36% in Quebec. Rispetto ai ragazzi più giovani, quelli più grandi riportano che meno frequentemente viene richiesto loro di mostrare un documento al momento dell’acquisto. Questo ci permette di osservare che sembra piuttosto facile per i giovani canadesi aver accesso al tabacco, ma che ci sono variazioni tra le singole regioni, cosa che dovrebbe portare ad una riflessione sulle politiche adottate.

Minakera, L.M., Soni, S., Nguyen, N. & Manske, S. (2015). Youth retail tobacco access in Canada: Regional variation, perceptions, and predictors from YSS 2010/2011. Addictive Behaviors, 51, 1-6.