Rassegna stampa
Rassegna stampa #17
Rassegna stampa #17
La qualità degli insegnanti giudicata dai bambini
In letteratura sono stati condotti molti studi che hanno indagato la relazione tra la qualità degli insegnanti giudicata dagli studenti e la performance scolastica degli stessi. Questi studi hanno evidenziato come la relazione tra studente e insegnante sia in grado di motivare maggiormente lo studente ad apprendere portando contestualmente a migliori risultati. Inoltre, questi lavori hanno mostrato come sia opportuno distinguere tra la qualità percepita dagli studenti, intesa come capacità dell’insegnante di svolgere al meglio la propria professione, e popolarità dell’insegnante, intesa come simpatia e piacevolezza dell’insegnante stesso. Nonostante la valenza di queste indagini attestata in numerosi studi, non si hanno delle ricerche in merito a queste stesse variabili nei bambini della scuola primaria. Un pool di ricercatori tedeschi ha quindi condotto un ampio studio sulla percezione di qualità e popolarità degli insegnanti della scuola primaria su un ampio campione di bambini. I risultati hanno evidenziato come il giudizio di qualità dell’insegnante sia in relazione con il giudizio di popolarità dello stesso: questo risultato, però, non è sorprendente dal momento che è stato riscontrato anche nei giudizi espressi da studenti di età maggiore. Nonostante ciò, attraverso delle analisi statistiche che permettono di controllare l’impatto della popolarità dell’insegnante, è emerso come il giudizio di qualità sia in relazione con la motivazione dei bambini a studiare la specifica materia insegnata che a sua volta influisce positivamente sul rendimento del bambino stesso. In sintesi, questo studio conferma l’importanza dei giudizi espressi dagli studenti sulla qualità dei propri insegnanti; inoltre, evidenzia come questi stessi giudizi siano molto utili anche a livello di scuola primaria aprendo nuove prospettive educative e suggerendo di rilevare queste variabili non soltanto negli studenti universitari o delle scuole secondarie ma anche nei bambini più piccoli in quanto capaci di dare giudizi validi e attendibili circa la qualità dei propri insegnanti.
Guardare con attenzione un messaggio legato al cibo ne influenza il consumo
Nei paesi occidentali il comportamento alimentare delle persone negli ultimi decenni è diventato sempre più importante dal momento che i problemi di salute derivanti dall’obesità e da un’alimentazione scorretta sono in costante aumento. Tra l’enorme mole di lavori condotti su questa tematica, alcuni studi hanno evidenziato una relazione tra l’attenzione per il cibo, ad esempio nei messaggi pubblicitari e non, e i comportamenti di consumo dello stesso cibo. Nonostante ciò, non è stato tuttora attestato un nesso casuale tra l’attenzione delle persone a tali messaggi e il consumo dei cibi presentati. Partendo da questo presupposto, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio sperimentale al fine di valutare la presenza di questo nesso causale; per fare ciò, gli studiosi hanno creato un campione sperimentale ed un campione di controllo entrambi formati da studentesse universitarie, al fine di evitare eventuali differenze nei risultati legate al genere, mostrando a tutte le partecipanti lo stesso messaggio connesso al cioccolato modificando, però, l’attenzione delle ragazze circa l’alimento stesso. Infatti, al gruppo sperimentale veniva chiesto di focalizzarsi sulle caratteristiche del cioccolato mentre al campione di controllo veniva chiesto di concentrarsi sulle scarpe indossate dalle attrici presenti nello stesso filmato. Per evitare che i risultati fossero dovuti a differenze tra le ragazze componenti i due gruppi, gli studiosi hanno osservato l’assenza di differenze significative nel consumo di cioccolato nei due gruppi. Il risultato principale è l’assenza di differenza nel consumo dell’alimento dopo la visione del filmato da parte dei due differenti gruppi: in altre parole, le ragazze che dovevano concentrarsi sul cioccolato non ne hanno poi consumato più delle altre. Invece, è stata osservata una differenza significativa per quel che riguarda l’accuratezza dell’osservazione: le ragazze che si sono maggiormente concentrare sulle caratteristiche del cioccolato ne hanno poi effettivamente consumato di più. In sintesi, quindi, questo lavoro evidenzia come l’esposizione ad un messaggio non comporta un maggior consumo del cibo presentato: questo dipende dalla motivazione della persona che ne guida l’attenzione verso il messaggio stesso; infatti, si ha un maggior consumo di cibo soltanto quando il messaggio viene guardato con attenzione focalizzandosi sulle caratteristiche dell’alimento presentato e queste stesse vengono valutate in modo accurato.
Effetti positivi dell’utilizzo personale di internet in ufficio
Numerosi studi hanno evidenziato come moltissime persone utilizzino la connessione ad internet del proprio ufficio per fini personali, come leggere mail personali, leggere quotidiani e fare acquisti online. Nella letteratura scientifica, così come nell’immaginario comune, questi comportamenti sono descritti in termini negativi in quanto le persone non dovrebbero passare il tempo in ufficio per rispondere ad esigenze personali non connesse all’attività lavorativa. Per questo motivo, sono in costante aumento le aziende che limitano l’accesso ad alcuni siti e che trattengono delle informazioni circa la cronologia delle pagine web vistate dai propri dipendenti. Nonostante ciò, alcuni lavori hanno evidenziato come questi comportamenti possano avere degli effetti benefici sia sulla performance lavorativa, come ad esempio una maggior disponibilità a rispondere a mail di lavoro da casa, sia sul benessere del lavoratore, legato ad esempio ad un miglior bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa. Al fine di indagare quest’ultimo aspetto e per meglio comprendere la natura del fenomeno due ricercatori hanno condotto uno studio su circa 200 dipendenti di enti pubblici e privati. I risultati hanno mostrato come l’identificazione da parte della persona con la propria azienda sia un predittore dell’utilizzo personale di internet a lavoro: ovvero, chi si identifica maggiormente con la propria azienda usa meno internet per scopi personali. In maniera sorprendente, invece, il controllo esercitato dai superiori non influisce sul comportamento dei dipendenti: ciò, quindi, sembra scoraggiare un forte controllo da parte dell’azienda in quanto incapace di produrre reali modifiche comportamentali. Inoltre, l’utilizzo personale di internet non sembra in grado di equilibrare il rapporto tra vita lavorativa e vita privata: infatti, le persone che utilizzano internet per fini personali mostrano un miglior bilanciamento tra vita lavorativa e privata degli altri ma questo miglioramento è molto piccolo e la differenza osservata non permette di attestare come questo uso personale possa realmente produrre benefici a livello personale; in altre parole, sembra che l’equilibrio tra vita privata e lavorativa non dipenda tanto da quello che le persone fanno in ufficio ma dalla quantità di tempo passata a lavoro.
Le procedure di selezione degli item di un test
Per chi si occupa di mettere a punto test psicologici, siano essi test costruiti da zero siano adattamenti di test costruiti in contesti culturali diversi, la selezione degli item è un aspetto cruciale e spesso sottovalutato nell’intero processo di costruzione e di analisi delle proprietà psicometriche. Partendo da questo presupposto, il direttore editoriale di un’importantissima rivista scientifica internazionale sulla misurazione in campo psicologico fornisce alcuni consigli su come prendere delle decisioni in queste situazioni. Spesso gli autori selezionano gli item da includere nella versione finale di un test basandosi esclusivamente su indici psicometrici, come ad esempio l’indice di difficoltà dell’item e la sua saturazione fattoriale, tralasciando aspetti teorici di misurazione del costrutto di indagine. L’autore, quindi, evidenzia come queste decisioni non debbano essere prese basandosi soltanto su questi indici: infatti, un buon test psicologico deve essere in grado di misurare il costrutto oggetto di indagine in tutte le sue sfaccettature; questa caratteristica, però, può determinare un peggioramento degli indici di difficoltà, di discriminazione dell’item stesso. L’eliminazione di tali item, però, non produrrebbe solo un miglioramento nelle proprietà psicometriche del test, come ad esempio nella coerenza interna, ma inficerebbe la qualità della misurazione escludendo aspetti importanti del costrutto oggetto di indagine. Per questo motivo, consiglia di condurre un’accurata item analysis che permette di individuare potenziali errori nella formulazione dell’item, come ad esempio un’eccessiva ambiguità dello stesso, per modificare l’item problematico senza eliminarlo automaticamente così da poter misurare tutti gli aspetti del costrutto che si intende misurare. In sintesi, questo breve editoriale fornisce alcuni consigli molto utili a tutti coloro che si occupano di ricerca in campo psicologico e che, a vario titolo, costruiscono test psicologici. Inoltre, una più consapevole conoscenza di tali aspetti permette una scelta cosciente degli strumenti da utilizzare anche per le persone che non si occupano in prima persona di tali aspetti psicometrici: infatti, un buon test deve riportare queste misure nel manuale permettendo ai professionisti di leggere, comprendere e scegliere il test più adatto in base alle loro esigenze.