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numero 110 - maggio 2024

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #110

Rassegna stampa #110

Un porto nella tempesta: la stabilità emotiva come stabilizzatore della relazione tra prestazione lavorativa e turnover volontario  

Sebbene molte ricerche abbiano esaminato i moderatori di livello sovraindividuale della relazione tra prestazioni lavorative e turnover, la ricerca sui moderatori di livello individuale, come i tratti di personalità dei dipendenti, è tutt’oggi carente. Dati i risultati misti presenti in letteratura, comprendere la natura di questa relazione performance-turnover ha importanti implicazioni non solo teoriche, ma anche pratiche, in particolare sui risultati delle organizzazioni. Nel presente studio è stato analizzato come la stabilità emotiva modera la relazione tra prestazioni lavorative e turnover volontario a diversi livelli di prestazione, analizzando dati raccolti in un periodo di cinque anni. Sono stati coinvolti nello studio 1621 nuovi dipendenti di tre società bancarie/finanziarie appartenenti alla stessa holding (56% donne, età media = 26.60 anni, DS = 3.40, range: 20 - 42). I risultati indicano che la relazione tra la valutazione della prestazione lavorativa e il turnover volontario al livello più basso della prestazione lavorativa è meno negativa (più piatta) tra i dipendenti emotivamente stabili rispetto a quelli nevrotici. La relazione tra prestazioni lavorative e turnover all'estremità superiore delle prestazioni lavorative è quasi piatta (vicina allo zero) tra i dipendenti emotivamente stabili, ma leggermente positiva per i dipendenti nevrotici. Questo studio offre implicazioni pratiche per diverse pratiche di gestione delle risorse umane, suggerendo che i dipendenti emotivamente stabili, rispetto a quelli nevrotici, indipendentemente dal loro livello di performance lavorativa, hanno maggiori probabilità di rimanere, evidenziando così il ruolo importante della stabilità emotiva nell'ottenere la stabilità della forza lavoro. Questi risultati sottolineano l'importanza di attrarre, selezionare e mantenere i dipendenti con un alto livello di stabilità emotiva per la stabilità della forza lavoro, come metodo preventivo per ridurre al minimo il turnover. Infatti, non solo la stabilità emotiva influenza direttamente le prestazioni lavorative (in modo positivo) e il turnover (in modo negativo), ma annulla quasi del tutto gli effetti a valle delle valutazioni delle prestazioni lavorative, basse o alte, sulle decisioni di turnover. La ricerca futura potrebbe replicare ed estendere i risultati di questo studio con l’analisi anche di altri mediatori e prendendo in esame maggiori informazioni relative turnover.

Oh, I., Le, H., Hu, D., & Robbins, S. (2024). Any port in a storm: Emotional stability as a stabilizer for the job performance-voluntary turnover relationship. Journal of Vocational Behavior, 150, 103973. https://doi.org/10.1016/j.jvb.2024.103973  

 

Immagini femminili sessualizzate sui social media commenti sull'aspetto e oggettivazione 

Diversi studi sull'oggettivazione si sono concentrati su come assistere all'oggettivazione sessuale degli altri nelle interazioni interpersonali e nei media possa avere delle conseguenze negative sulla salute psicologica e mentale, in particolare per le donne e le adolescenti. Le più popolari piattaforme di social media incentrate sulle foto, come Instagram, possono amplificare queste esperienze di oggettivazione. Il presente studio estende l’attuale comprensione dei processi di oggettivazione e auto-oggettivazione esaminando l'interattività con immagini sessualizzate e gli effetti del fornire – anziché ricevere – un feedback sociale. L’obiettivo era infatti quello di esaminare come le immagini sessualizzate e non sessualizzate condivise da presunti coetanei, nonché l'atto di fornire un feedback su queste immagini, influenzino le valutazioni degli spettatori su se stessi e sugli altri. Un totale di 256 giovani donne adulte statunitensi (età media = 20.06 anni, DS = 1.57) ha partecipato a un esperimento nel quale veniva chiesto loro di visualizzare sui social media immagini di coetanee sessualizzate, coetanee non sessualizzate o paesaggi (controllo). Le partecipanti hanno poi fornito un feedback sulle immagini tramite hashtag (#) o meno (tagging vs. no tagging). I risultati hanno rivelato che le partecipanti che hanno visto coetanee sessualizzate hanno dimostrato i più alti livelli di auto-oggettivazione e sono state più propense a disumanizzare le donne nelle foto. Gli hashtag generati dalle stesse partecipanti hanno indicato che coloro che avevano visto coetanee sessualizzate si sono impegnate in una maggiore oggettivazione legata all'aspetto della persona, in particolare alle parti del corpo, e all'oggettivazione sessuale rispetto a coloro che hanno visto coetanee non sessualizzate. Inoltre, la generazione di hashtag specificamente incentrati sulle parti del corpo ha aumentato l'auto-oggettivazione delle spettatrici. Questi risultati illustrano le complessità della creazione e della  fruizione di contenuti presenti sui social media, in particolare per le giovani donne, e le sfide che queste devono affrontare sui social media in una cultura di oggettivazione sessuale. Studi futuri dovrebbero continuare ad indagare non solo i contenuti che le donne visualizzano sui social media, ma anche il modo in cui interagiscono con i social media stessi.

Vendemia, M. A., & Fox, J. (2024). How social media images of sexualized young women elicit appearance commentary from their peers and reinforce objectification. Body Image, 49, 101683. https://doi.org/10.1016/j.bodyim.2024.101683  

 

Tele-terapia cognitivo-comportamentale guidata dai genitori per l'ansia in giovani autistici

I giovani autistici hanno una probabilità significativamente maggiore (40%) di sperimentare livelli di ansia di rilevanza clinica rispetto ai loro coetanei con sviluppo tipico. Insieme alle sfide derivanti dall'autismo, i disturbi d'ansia spesso portano a compromissioni nei domini funzionali, sociali e psicologici dei giovani autistici. Pertanto, lo sviluppo di trattamenti efficaci per l'ansia in questa popolazione è fondamentale per affrontare queste sfide e migliorare la qualità della vita dei giovani e delle loro famiglie. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), il trattamento standard per i disturbi d'ansia, è altamente efficace per i soggetti dello spettro autistico. Nello specifico, la CBT guidata dai genitori è una forma di terapia efficace e promettente che potrebbe essere adatta ai giovani con disturbo dello spettro autistico con disturbi d'ansia, anche se finora è stata testata solo in pochi casi. In questo studio, 87 giovani con disturbo dello spettro autistico (78% maschi; età media = 10.2 anni, DS = 1.8 range: 7 - 13) con disturbi d'ansia e i loro genitori sono stati suddivisi casualmente in due gruppi che hanno applicato due diverse forme di CBT guidata dai genitori. Il disegno di ricerca prevedeva che i genitori guidassero per 12 settimane i loro figli attraverso un libro di lavoro CBT: in uno dei gruppi era previsto un basso livello di contatto con il terapeuta (quattro telefonate di 30 minuti) e nell’altro era previsto un contatto standard con il terapeuta (dieci telefonate di 60 minuti). Dai risultati ottenuti è emerso che l'ansia, la compromissione funzionale e le caratteristiche dell'autismo sono diminuite significativamente nel corso della terapia, senza differenze tra i gruppi. Inoltre, entrambi i gruppi hanno riportato un alto grado di soddisfazione, anche se la CBT con contatto standard ha riportato valutazioni significativamente più elevate. I tassi di risposta sono stati del 69% dei partecipanti al post-trattamento (70% nel contatto standard, 68% nel basso livello di contatto) e dell'86% al follow-up effettuato dopo 3 mesi (86% nel contatto standard, 87% nel basso livello di contatto). Si stima che la CBT a basso livello di contatto abbia avuto un costo medio di 755,70 dollari per famiglia rispetto ai 1.978,34 dollari della CBT a contatto standard. La CBT guidata dai genitori con un contatto minimo o standard con il terapeuta sembra quindi essere efficace per i giovani autistici con disturbi d'ansia, con un significativo risparmio sui costi per la CBT a basso livello di contatto.

Guzick, A. G., Schneider, S. C., Kook, M., Iacono, J. M., Weinzimmer, S. A., Quast, T., Olsen, S. M., Hughes, K. R., Jellinek‐Russo, E. R., Garcia, A., Candelari, A. E., Berry, L. N., Goin‐Kochel, R. P., Goodman, W. K., & Storch, E. A. (2024). Parent-Led Cognitive Behavioral Teletherapy for Anxiety in autistic Youth: a randomized trial comparing two levels of therapist support. Behavior Therapy, 55(3), 499–512. https://doi.org/10.1016/j.beth.2023.08.008  

 

Terapia cognitivo-comportamentale su Internet rispetto a quella in presenza per il disturbo d'ansia sociale: uno studio di controllo randomizzato 

Durante l'epidemia di COVID-19, i servizi di salute mentale in presenza hanno incontrato numerosi ostacoli. Una delle soluzioni adottate è stata quella di svolgere gli interventi tramite l’uso di internet, soluzione che aveva inoltre il potenziale per superare queste nuove barriere terapeutiche. Tuttavia, non esistono solide prove scientifiche rispetto all'efficacia di questi metodi nello specifico per il trattamento del disturbo d'ansia sociale (DAS) in diverse culture e paesi in via di sviluppo. Pertanto, il presente studio si propone di indagare l'efficacia e l'applicazione della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) effettuata tramite internet per il trattamento del disturbo d'ansia sociale, in particolare in Iran. Al presente studio hanno preso parte 54 adolescenti (età media = 17 anni, DS = 1.16, range: 15 - 19) con disturbo d'ansia sociale, selezionati tramite un campionamento a grappolo, e sono stati assegnati in modo casuale a tre gruppi: terapia erogata in presenza, terapia erogata tramite internet e controllo. All'inizio (pre-test) e alla fine (post-test) dello studio e al follow-up effettuato dopo tre mesi, i tre gruppi sono stati intervistati e hanno risposto a questionari relativi ai sintomi primari e secondari del disturbo d'ansia sociale. I due gruppi sperimentali sono stati trattati con lo stesso intervento terapeutico, per un totale di 10 sessioni settimanali. Dai risultati ottenuti è emerso che entrambe le forme di intervento hanno ridotto efficacemente la fobia sociale, la paura della valutazione negativa e l'ansia da interazione sociale, oltre ad aver aumentato la regolazione delle emozioni. Inoltre, in entrambi i gruppi è stata osservata una diminuzione significativa degli esiti secondari, tra cui sintomi fisici, insonnia, disfunzioni sociali e sintomi depressivi. Gli effetti del trattamento sono rimasti stabili anche al momento del follow-up. Pertanto, in situazioni in cui l'accesso alla CBT in presenza è limitato o impossibile, l'intervento terapeutico online può essere utilizzato come metodo alternativo per il trattamento degli adolescenti con DAS. La terapia svolta tramite internet in alcune culture, come quella patriarcale e religiosa dell'Iran, può però incontrare alcune resistenze. Tuttavia, una volta identificati e risolti questi problemi, sembra che la terapia online possa essere valida come quella in presenza. 

Rad, H. S., Goodarzi, H., Bahrami, L., & Abolghasemi, A. (2024). Internet-Based versus Face-to-Face Cognitive-Behavioral therapy for Social Anxiety Disorder: a randomized control trial. Behavior Therapy, 55(3), 528–542. https://doi.org/10.1016/j.beth.2023.08.005