Rassegna stampa
Rassegna stampa #102
Rassegna stampa #102
Narcisismo patologico: quali sono i suoi effetti nelle relazioni?
Soggetti con narcisismo patologico sono riconosciuti per la presenza di una disfunzione interpersonale che si manifesta con la mancanza di reciprocità ed empatia, in particolare con comportamenti intrusivi, vendicativi e controllanti i nei confronti del partner, il quale viene costantemente idealizzato ed al tempo stesso svalutato. Solitamente questi individui presentano dimensioni difensive di grandiosità e vulnerabilità, per cui tendono a “dominare”, in maniera più o meno consapevole, l’altro. In ambito scientifico è stata posta l’attenzione su quelle caratteristiche comportamentali e relazionali che principalmente individui con narcisismo patologico tendono a manifestare nelle relazioni interpersonali. In questo studio è stato considerato un campione “virtuale” di 795 soggetti attivi su forum specifici supportivi e informativi (Narcissistic Family Support Group) del disturbo. In primo luogo, sono state verificate le dimensioni di grandiosità e di vulnerabilità. Successivamente, l’attenzione si è spostata sui temi interpersonali, per cui è stato chiesto ai soggetti non clinici di descrivere i partner o familiari con narcisismo patologico e la loro relazione. Sono poi stati rilevati i sintomi psicologici dei partecipanti non clinici. Dall’analisi qualitativa sono emersi temi di abuso (20.6% emotivo; 17.1% fisico; 5.7% sessuale; 16.6% verbale), problemi finanziari, coercizione sessuale (dipendenza, richieste inappropriate, infedeltà), idealizzazione e svalutazione del partner; in particolare sono emerse correlazioni tra narcisismo patologico e problematiche finanziarie e tra narcisismo e infedeltà e coercizione sessuale nelle relazioni. Tra i sintomi psicologici principali dei partecipanti non clinici, sono stati rilevati livelli elevati di ansia, depressione, ostilità, dipendenza relazionale e distress psicologico. Indagando il legame tra il narcisismo e la perpetrazione dell’abuso, sono state confermate le dimensioni difensive di grandiosità e di vulnerabilità come antecedenti di violenza fisica, psicologica ed emotiva. I dati emersi dallo studio fanno intuire che la predisposizione di adeguate forme di supporto a familiari e partner di soggetti clinici possa essere una forma di prevenzione ideale, così come la necessità di valutare la perpetrazione dell’abuso e la percezione di sicurezza in questi soggetti.
Gli antecedenti della dipendenza da Internet durante il COVID-19
Oggigiorno le tecnologie digitali costituiscono il principale mezzo di comunicazione, relazione e informazione di adolescenti e non solo, soprattutto perché particolarmente rapide ed efficaci. Tuttavia, anch’esse comportano dei rischi, in particolare, di fronte a un eccessivo dispendio di energie e tempo in rete da parte degli utenti, si può parlare di dipendenza da internet (IAD). Il rischio è insito nella compromissione delle relazioni interpersonali e sociali degli utenti, soprattutto adolescenti, i quali, in assenza di internet, provano forte disagio. Le ricerche principali si sono focalizzate sull’associazione tra la dipendenza da internet e la depressione, nonché l’impatto della dipendenza sui sintomi depressivi e viceversa. Tuttavia, non sono del tutto noti gli antecedenti individuali dell’utilizzo patologico di internet negli adolescenti. In questo studio vengono proposte come antecedenti la ruminazione depressiva, l’impulsività e la modalità di gestione delle emozioni disadattive. Attraverso piattaforme scolastiche, è stato raccolto un campione di 411 studenti italiani (201 maschi e 210 femmine, età 16-18), durante il lockdown (2020) COVID-19. Ai partecipanti è stata somministrata una scala finalizzata a valutare il rischio psicopatologico dell’abuso di internet; successivamente, sono state misurate l’impulsività e la ruminazione. Per quanto riguarda l’impulsività, sono state considerate anche le sotto-scale: instabilità, difficoltà cognitiva, auto-controllo, attenzione, motricità, impulsività attenzionale, impulsività motoria. Dai risultati è emerso che il 28% del campione è risultato fortemente dipendente da internet, mentre il 34.7% al limite dell’abuso. Tra questi, vi è maggior dipendenza tra i maschi piuttosto che tra le femmine, i quali hanno risentito maggiormente della compromissione dell’isolamento sociale sul benessere e sulla salute mentale degli adolescenti, a prescindere da sintomi clinici preesistenti. Ne risulta maggiore ritiro sociale, dissociazione, insicurezze relazionali, senso di inadeguatezza e bisogno di supporto. Infine, dalle analisi correlazionali l’impulsività motoria e attenzionale presentano un’associazione maggiore con ruminazione depressiva, rispetto all’impulsività generale. Questo consente di ipotizzare che questi fattori possano rappresentare gli antecedenti principali del comportamento di dipendenza da internet. In ottica di trattamento, potrebbe essere efficace adottare interventi psicologici di tipo cognitivo comportamentale, al fine di ridurre le ore di attività e l’esposizione a contenuti, nonché di migliorare e recuperare il funzionamento in aree di vita specifiche. Ulteriori interventi di sensibilizzazione potrebbero essere rivolti a genitori, educandoli a una comunicazione efficace e supporto.
Il comportamento ecosostenibile nel settore alberghiero
La sostenibilità ambientale è una variabile importante della cultura organizzativa ed è associata ad un tasso di profitto, di vendita e ad una soddisfazione del cliente maggiore. È direttamente correlata alla presenza di coinvolgimento sociale all’interno delle aziende. Ad oggi si ipotizza che una tra le tipologie di leadership più efficaci sia la green inclusive leadership (GIL), il cui leader instaura un clima di fiducia, comunicazione aperta, vicinanza e reciprocità con i dipendenti, incoraggiandoli nei processi decisionali e nel raggiungimento di obiettivi green. Secondo la letteratura, il coinvolgimento e il supporto organizzativo percepito facilitano i dipendenti nell’introduzione, nella generazione e implementazione di nuove idee, soluzioni e procedure organizzative ecosostenibili. In questo studio viene presentato un esempio di leadership inclusiva ed ecosostenibile nel settore alberghiero. Lo studio ha coinvolto 436 partecipanti (dipendenti e supervisori) di hotel 3 stelle del nord Italia. È stato ipotizzato che il supporto organizzativo percepito medi la relazione tra green inclusive leadership (GIL) e comportamento innovativo dei dipendenti, comportamento di assistenza nella sostenibilità e conoscenza condivisa ecosostenibile. Sono state utilizzate scale di misura unidimensionali per la rilevazione di leadership inclusiva ed ecosostenibile, supporto percepito, comportamento innovativo dei dipendenti, assistenza al comportamento ecosostenibile. Dai risultati è emerso che GIL ha un impatto positivo sul comportamento organizzativo innovativo ed ecosostenibile, incentivando un clima di apertura in cui il dipendente si sente stimolato ad agire comportamenti innovativi e sostenibili. Viene confermata la relazione tra GIL ed il comportamento di assistenza nella sostenibilità: un dipendente sarà incentivato a rispettare tematiche ambientali quando saprà l’importanza che il leader attribuisce alle stesse. Si conferma la relazione tra GIL e conoscenza condivisa, per cui si intende la condivisione di informazioni ed esperienze ecosostenibili con i colleghi: è importante per il successo delle organizzazioni alberghiere, in quanto il leader è un modello di ruolo nell’implementazione di un comportamento innovativo, dunque la conoscenza condivisa aiuterebbe a incentivarlo. Il supporto organizzativo percepito viene confermato come mediatore della relazione: influenza il comportamento innovativo dei dipendenti, l’assistenza alla sostenibilità e la conoscenza condivisa. In particolare, influenza positivamente la performance, la soddisfazione lavorativa e l’impegno organizzativo dei dipendenti. Si può concludere che, nel settore alberghiero lo stile di green inclusive leadership possa incentivare un comportamento positivo tra i dipendenti, un clima di apertura e condivisione di informazioni green, infine un miglioramento nella capacità di gestione dei clienti
“Ghosting”: normalità o disagio?
Il ghosting è un fenomeno sociale virtuale ormai ampiamente riconosciuto che consiste nell’interruzione unilaterale della comunicazione con una persona. Il termine richiama il contesto “fantasma” che si crea: chi lo mette in atto rifiuta ogni tentativo di contatto da parte di chi lo riceve, accrescendone incertezza e imbarazzo. È importante comprendere le norme sociali sottostanti, specialmente quelle soggettive (percezione dei comportamenti attesi), ingiuntive (percezione di ciò che è moralmente appropriato) e descrittive (percezione di comportamenti tipici). Questo perché solitamente le persone guidano le proprie azioni con l’obiettivo di rendere una percezione positiva di sé e “normale” agli altri. In questo studio si vuole indagare il ruolo delle norme ingiuntive e descrittive che si attivano durante il ghosting. Attraverso forum online è stato ottenuto un campione finale di 863 partecipanti maggiorenni (M = 33.35 anni; 50.9% uomini, 47.5% donne), single o in una relazione a lungo termine. Sono state rilevate le differenze individuali tra persone (agenti e riceventi di ghosting; riceventi di ghosting; nessuna esperienza) e dunque considerate due ipotesi di partenza, per cui nel primo caso i “ghosters” pensano che fare ghosting sia la normalità, anche per chi lo riceve; al contrario, nella seconda ipotesi essi ritengono che possa comportare conseguenze negative. È stato rilevato il livello di conoscenza dei partecipanti rispetto al fenomeno, le norme descrittive e ingiuntive e la percezione soggettiva. È emerso che, vista la sua risonanza sociale, il ghosting è conosciuto dalla maggioranza del campione, anche se pochi hanno avuto esperienza diretta. Tra coloro che lo hanno vissuto, sia attivamente sia passivamente, da un punto di vista descrittivo, il fenomeno viene percepito come socialmente accettabile. Per quanto riguarda le norme ingiuntive, vengono riprese le ipotesi di partenza. A livello sociale e individuale, sono stati rilevati il senso di colpa, l’accettazione del fenomeno, l’imbarazzo, l’indifferenza. Dai risultati viene confermata l’ipotesi per cui i “ghosters” pensano che per gli altri sia un fenomeno normale. Tuttavia, se entra in gioco la variabile esperienziale e la frequenza, è stato notato che dopo essere state “eclissate”, le vittime si sentono imbarazzate o sbagliate. Come è possibile gestire il problema nel web? Sulla base della percezione di normalità delle persone, un’ipotesi potrebbe essere quella di educare la popolazione virtuale a modalità adattive per interrompere una conversazione o relazione, sensibilizzando gli utenti in merito alle conseguenze negative.