Rassegna stampa
Rassegna stampa #100
Rassegna stampa #100
La triade oscura di personalità aumenta le disuguaglianze di genere
La triade oscura di personalità comprende i costrutti di psicopatia, narcisismo e machiavellismo ed è molto studiata all’interno della letteratura scientifica di riferimento dell’ultima decade. Il narcisismo è caratterizzato da un senso di superiorità e di grandiosità, il machiavellismo da comportamenti manipolatori e la psicopatia da impulsività e mancanza di empatia. Nel suo complesso, la triade oscura offre dei vantaggi alle persone che spesso ricoprono posizioni lavorative apicali e risultano particolarmente affascinanti; nonostante ciò, numerosi studi mettono in evidenza come queste stesse caratteristiche determinino delle condotte controproducenti. Tra i tanti filoni di ricerca, uno si occupa del fatto che questi tratti sembrerebbero rinforzare la disparità di genere avvantaggiando gli uomini che possiedono tali tratti, intesi come segno di mascolinità. Nonostante ciò, non ci sono studi in letteratura in merito alla relazione tra la triade e il femminismo: per questo motivo è stata condotta una ricerca su un ampio campione di adulti di entrambi i sessi. I risultati hanno mostrato, in linea con studi precedenti, come gli uomini ottengano punteggi medi più alti delle donne in tutti e tre i costrutti della triade oscura di personalità; inoltre, non sono emerse differenze statisticamente significative nel punteggio di femminismo in base al genere. Ancora più interessanti i risultati delle analisi di regressione multipla che mostrano come il machiavellismo, il narcisismo e la psicopatia siano dei predittori statisticamente significativi del femminismo: in dettaglio, persone con elevati punteggi in questi costrutti tendono ad essere maggiormente conservatrici e con un atteggiamento più negativo verso il femminismo. Ciò è vero per entrambi i generi, ma è ancora più estremizzato nel sottogruppo di uomini; da ciò, quindi, appare evidente come la diseguaglianza di genere ed il sessismo sia in stretta relazione con la triade oscura di personalità. In sintesi, quindi, oltre ad altri comportamenti socialmente inaccettabili, questo studio mostra come donne e, soprattutto, uomini che si caratterizzano per elevati punteggi nella triade oscura di personalità, composta da machiavellismo, psicopatia e narcisismo, tendano a giustificare le diseguaglianze di genere e a mettere in atto comportamenti volti a mantenere questo stato di cose, sino a condotte propriamente sessiste.
Le disfunzioni mestruali nelle atlete
Un ciclo mestruale normale è un periodo di tempo di 28 giorni che si ripete almeno 10 volte in un anno; solitamente, per disfunzione mestruale si intende un ciclo mestruale irregolare o l’assenza di mestruazioni. Tali disturbi hanno numerose conseguenze fisiche e psicologiche: tra queste, minore energia e performance fisiche peggiori, fattori molto importanti nelle atlete. In letteratura si hanno molti studi che hanno indagato la relazione tra performance sportiva nelle atlete e ciclo mestruale: ad esempio, circa un’atleta su due ha dichiarato che il proprio ciclo mestruale determinava un peggioramento della propria performance sportiva. Questo è dovuto ad una serie di fattori che il ciclo mestruale influenza: da aspetti respiratori, ad aspetti cardiovascolari e termoregolatori fino ad aspetti psicologici. Nonostante questo interesse, solo pochi lavori si sono concentrati sull’identificazione delle problematiche dovute alle disfunzioni nel ciclo mestruale. Per questo motivo un team di ricercatori ha condotto uno studio su un campione di atlete che praticavano differenti sport, sia individuali sia di squadra, a vario livello. I risultati hanno mostrato come non ci siano differenze nelle disfunzioni mestruali in base alla tipologia di sport praticato; il 90% delle atlete ha dichiarato che i sintomi psicologici e fisici dovuti alle disfunzioni mestruali peggiorano le loro performance: in particolare, l’80% delle atlete ha dichiarato di soffrire di crampi addominali durante l’attività fisica in presenza di un ritardo del ciclo mestruale. In aggiunta ai sintomi fisici, le atlete hanno riportato anche conseguenze psicologiche derivanti dalle disfunzioni mestruali in grado di peggiorare la propria performance sportiva: la prima di queste è la diminuzione della motivazione, oltre all’ansia derivante dal non poter controllare il proprio ciclo mestruale in previsione di gare particolarmente importanti. Questo studio, quindi, mette in luce le difficoltà delle atlete nel raggiungere elevati livelli di performance dovute, non tanto alla presenza del ciclo mestruale quanto alla sua assenza dettata da disfunzioni nel ciclo stesso.
Gli effetti indiretti della pandemia sulla diagnosi di bambini con disturbo dello spettro autistico
L’India è il secondo Paese nel mondo incidenza del COVID-19: ciò ha determinato un impatto enorme sulle strutture sanitarie. Il sovraccarico, unito all’isolamento sociale e alle restrizioni negli spostamenti ha determinato un forte problema nella presa in carico di bambini autistici durante la pandemia. Per cercare di ovviare a tali criticità, sono state condotte valutazioni, sia di screening sia diagnostiche, a distanza anche utilizzando delle videoregistrazioni. Nonostante ciò, non ci sono molti dati a disposizione circa l’efficacia di questa tipologia di interventi di telemedicina: per questo motivo è stato condotto uno studio al fine di comprendere i punti di forza e le aree di criticità di questa tipologia di approccio. Lo studio è stato condotto su un campione di 39 bambini indiani di età compresa tra 18 mesi e 5 anni. Le videoregistrazioni dei genitori sono state valutate da due esperti in modo indipendente: è stata osservata una percentuale di accordo diagnostico pari al 95%; in particolare, è stata emessa una diagnosi di disturbo dello spettro autistico in 39 bambini, pari a 82% del campione, basandosi sulle sole videoregistrazioni effettuate dai genitori. Dividendo il campione in base all’età dei bambini, è emerso come le interpretazioni diagnostiche dei due valutatori siano state tutte uguali in bambini di non più di 30 mesi di vita, mentre maggiori discrepanze sono state osservate in bambini più grandi. In sintesi, questo importante contributo mette innanzitutto in luce le grandi difficoltà che si sono riscontrate nel lavoro quotidiano con i bambini con disturbo dello spettro autistico durante la pandemia da COVID-19. Inoltre, evidenzia come sia comunque possibile effettuare delle valutazioni a distanza attraverso videoregistrazioni guidate fatte dai genitori: questa metodologia è risultata particolarmente efficace con bambini piccoli, di età compresa tra 18 e 30 mesi, evidenziando la possibilità di utilizzo di questo approccio anche in futuro.
Quali sono le sfaccettature dell’impulsività che predicono la dipendenza da videogiochi?
In letteratura molti studi si sono concentrati sui benefici e sui rischi dettati dall’utilizzo di videogiochi, concordando sul fatto che questo hobby possa avere dei benefici sulla salute mentale dei ragazzi se non sfocia in una dipendenza, che può determinare problemi anche molto gravi. Ciò ha determinato una speciale legge in Cina che vieta ai ragazzi di giocare per più di tre ore a settimana ai videogiochi: questa imposizione, però, ha riscosso numerose critiche sia per la difficoltà di controllo sia per la mancanza di sostegno scientifico a tale decisione arbitraria. Un potenziale tratto di personalità identificato come capace di trasformare l’hobby in dipendenza è l’impulsività: numerosi studi hanno evidenziato i legami tra l’impulsività e dipendenze da sostanze, così come tra l’impulsività e la dipendenza da videogiochi. Nonostante l’importanza, solo pochi studi si sono concentrati sull’analisi delle sfaccettature dell’impulsività nella predizione di queste condotte, come la ricerca di sensazioni forti. Per meglio comprendere la relazione di questi aspetti con il gambling patologico, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio su un campione di circa 400 persone con un’età media di 26 anni. I risultati hanno mostrato come al crescere delle ore passate a giocare aumentino i sintomi osservati nei ragazzi. Per quanto concerne i fattori dell’impulsività, è emerso come la perseveranza sia la sfaccettatura che mostra la relazione più elevata con i sintomi del gambling patologico; un altro fattore potenzialmente capace di predire il passaggio da hobby a dipendenza è l’impulsività motoria; diversamente da ciò, fattori come l’attenzione, la complessità cognitiva e l’autocontrollo non mostravano relazioni statisticamente significative con i sintomi. Per concludere, questo studio pone l’accento sulla nota relazione tra impulsività e dipendenza evidenziando come il tratto dell’impulsività abbia molte sfaccettature tra loro differenti che giocano un ruolo diverso nello sviluppo della dipendenza. La conoscenza di queste differenze è basilare sia in ottica preventiva che in ottica di trattamento della dipendenza da videogiochi, le cui caratteristiche psicologiche non sono lontane da quelle di altre forme di dipendenza.