Rassegna stampa
Rassegna stampa #10
Rassegna stampa #10
La delinquenza giovanile passa (anche) per Facebook
Negli ultimi anni sono aumentati episodi di bullismo e di delinquenza giovanile la cui portata è stata amplificata dalla presenza nella rete dei video che ritraggono tali episodi. Nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale sono state condotte numerose ricerche in merito alle interazioni via internet tra ragazzi e adolescenti che hanno attestato come la maggior parte delle interazioni siano tra ragazzi della stessa età che si conoscono al di fuori della rete: infatti, solo una piccola percentuale di adolescenti ha dichiarato di usare i social network per conoscere persone nuove. Dal momento che è stato attestato come i comportamenti devianti da parte dei giovani aumentano quando questi si interfacciano principalmente con i pari e in virtù del fatto che non si hanno molte ricerche atte a determinare i comportamenti sui social network da parte di adolescenti con problemi di delinquenza, un gruppo di ricercatori di Singapore ha analizzato la quantità ed il tipo di interazioni che un campione di adolescenti maschi con pregressi problemi con la giustizia ha tenuto su Facebook. Innanzitutto è emerso come quasi la totalità dei ragazzi possieda un proprio computer con connessione ad internet e che abbia un profilo Facebook che tiene costantemente aggiornato con un utilizzo quotidiano del popolare social network. Il problema principale che è stato riscontrato dagli autori riguarda i rinforzi positivi che provengono dal social network rispetto a comportamenti antisociali: ad esempio, condividere contenuti che riprendono atti di violenza e bullismo porta a ricevere dei feedback positivi che rinforzano questo tipo di comportamenti devianti. L’importanza attribuita a ricevere questo tipo di rinforzi è aumentata dal fatto che ragazzi con forti problemi con la giustizia, e che quindi hanno il proprio profilo Facebook tenuto sotto controllo dalle forze dell’ordine, sono soliti utilizzare più profili “anonimi” per condividere questa tipologia di contenuti. In sintesi, questo studio mette in luce come Facebook possa agire da stimolo per gli adolescenti a compiere azioni delinquenziali e come il normale controllo effettuato venga evaso abbastanza facilmente dagli adolescenti stessi.
Come cambiare il logo per ringiovanire il brand
Numerose evidenze empiriche attestano che le persone hanno la naturale tendenza ad assegnare caratteristiche proprie degli esseri umani anche a ciò che di umano non ha nulla, come ad esempio i brand. L’importanza del brand è stata ampiamente dimostrata in studi sia di marketing che di psicologia. Nonostante ciò, molte aziende non si rendono conto del fatto che un brand possa diventare vecchio: un brand viene considerato vecchio quando i consumatori iniziano a dimenticarlo. Non è importante l’età anagrafica del brand che, infatti, non ha evidenziato relazioni con la percezione di vecchiaia dello stesso. Nonostante ciò, non sempre vengono messi in atto dei comportamenti finalizzati al ringiovanimento del brand. Quando ciò accade, la strategia maggiormente utilizzata è quella di modificare il logo grazie alla flessibilità e velocità con la quale quest’azione può essere condotta. In letteratura, però, non si hanno risultati univoci su quale sia la strategia migliore per la modificazione di un brand. Questo studio, condotto su un ampio campione di studenti universitari, ha comparato gli effetti di diverse strategie per la modifica di un logo. Il risultato generale evidenzia come la modifica del logo abbia un impatto significativo sulla percezione di modernità del brand; indipendentemente dal fatto che questo risultato è applicabile ad ogni tipo di azienda e di categoria merceologica, gli autori hanno evidenziato come la strategia di cambiamento del logo dipenda sia dal tipo di prodotto commercializzato che dal contesto culturale all’interno del quale ciò avviene. Infatti, il risultato principale attesta come non sia sempre controindicato effettuare cambiamenti drastici al logo piuttosto che lievi modificazioni dal momento che l’assenza di familiarità e di somiglianza tra il vecchio logo e quello nuovo non comporta una percezione negativa del brand. Questa ricerca, quindi, evidenzia da un lato l’importanza che ha per un’azienda la costante analisi della percezione che la gente ha del suo brand e dall’altro lato la necessità di analizzare più fattori sociali e commerciali nella definizione delle strategie di modifica del proprio logo.
Adolescenti sovrappeso e obese: l’incidenza del colore della pelle
Il peso di una persona è un aspetto centrale dell’apparenza e della valutazione estetica della stessa ed il modo in cui le persone giudicano tale aspetto dipende da un complesso insieme di preferenze ed influenze personali e sociali. Numerosi studi hanno documentato come le donne sovrappeso o obese subiscano delle discriminazioni sotto varie forme (esclusione sociale, maltrattamenti ecc.) e ciò comporta, ad esempio, un più elevato rischio di depressione. Questo è ancora più forte per quel che riguarda le adolescenti che sono maggiormente preoccupate del loro aspetto fisico e sono maggiormente vulnerabili rispetto a comportamenti discriminatori. Alcuni studi hanno evidenziato come tutto ciò sia diverso nelle ragazze di colore: infatti, le ragazze obese di colore sono meno emarginate rispetto alle ragazze obese non di colore; al tempo stesso, essere sovrappeso o obeso è meno associato con l’essere fisicamente attraenti nelle persone di colore. Partendo da ciò, un team di ricercatori statunitensi ha condotto uno studio al fine di indagare in modo più puntuale e preciso tali differenze su un ampio campione di adolescenti. Come era lecito aspettarsi, le ragazze sovrappeso e obese vengono mediamente giudicate come meno attraenti indipendentemente dalla loro personalità; nonostante ciò, sono emerse delle differenze significative in relazione al colore della pelle: le ragazze di colore sovrappeso o obese sono giudicate più attraenti di ragazze della stessa corporatura ma con un differente colore delle pelle. Ancora più importante, il fatto che tale sottogruppo di ragazze subisce meno discriminazioni a causa del loro peso: infatti, sono state osservate meno ripercussioni per quel che riguarda il lavoro, il matrimonio e le relazioni con altri adolescenti. Per concludere, i risultati di questo studio, oltre a gettare luce su una questione molto delicata, permettono di poter tarare specifici programmi di prevenzione e recupero centrati sulle specifiche esigenze e difficoltà della persona.
La fortuna può essere controllata
La legge dei grandi numeri spiega come negli eventi aleatori, ad esempio il lancio di una monetina, al crescere del numero di osservazioni aumenta la probabilità di avere delle percentuali empiriche simili alle percentuali teoriche. In altre parole, se lanciamo una monetina 10 volte è possibile ottenere 7 volte testa, pari al 70% di osservazioni; se la stessa monetina la lanciamo 100 volte si ha una probabilità molto minore di ottenere 70 volte testa, pari sempre al 70% delle osservazioni e tale probabilità cala drasticamente se la monetina la tiriamo 1000 volte. Partendo da questa legge matematica due studiosi hanno condotto una ricerca per esaminare le credenze delle persone in merito agli effetti che la legge dei grandi numeri ha. I risultati sono stati incoraggianti: innanzitutto, la maggior parte dei rispondenti messi di fronte a dover scegliere se affrontare un esame universitario composto da poche domande o da molte domande ha dichiarato di preferire l’esame con molte domande, minimizzando l’influenza della fortuna nella scelta degli argomenti trattati dalle domande. Questo risultato, in accordo con la legge dei grandi numeri, è stato osservato anche al variare del contesto, seppure in misura minore rispetto a quanto evidenziato in precedenza: ovvero, quando la scelta riguardava il numero di palline da pescare casualmente da un’urna. Il risultato più eclatante, però, riguarda le credenze che le persone hanno in merito alle situazioni dove l’influenza della fortuna è maggiore, ovvero dove non è possibile aumentare il numero delle osservazioni: in questi casi, le persone dichiarano che si avrà un maggiore impatto della sfortuna; in altri termini, viene sovrastimata la probabilità di avere sfortuna rispetto alla probabilità di avere fortuna, che teoricamente è la stessa. In sintesi, le persone sembra che riescano a riconoscere l’impatto del caso negli eventi aleatori e, laddove non eliminabile, tendono a difendersi rispetto alla probabilità di avere sfortuna piuttosto che rischiare affidandosi alla stessa probabilità di avere fortuna. Ciò nonostante, il fatturato dei giochi d’azzardo è in costante crescita, ma su questo punto gli autori non forniscono una spiegazione!