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numero 8 - maggio 2013

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Psychological Aspects of Crisis Negotiation

Psychological Aspects of Crisis Negotiation

Recensione 8ok.jpg Thomas Strentz
Psychological Aspects of Crisis Negotiation
CRC Press. Taylor & Francis Group, 2012, Pp. XXXII +335
£ 44.99 (rilegato)

Questo libro è il condensato delle esperienze e della lunga carriera di istruttore di Thomas Strentz, una persona che ha organizzato, sviluppato e diretto il programma FBI sulle negoziazioni delle crisi all’interno dell’FBI Academy, basata a Quantico, in Virginia, per quasi due decenni, fin verso la fine degli Anni Ottanta. Si tratta di una pubblicazione speciale per molti motivi: la figura professionale dell’autore, la revisione effettuata dai colleghi dell’Academy, l’organizzazione del testo che è composto in gran parte da articoli rivisti ed aggiornati pubblicati nel corso della vita professionale da Strentz stesso.

Nel 1968 l’autore fu chiamato ad operare nell’’ambito delle attività dell’FBI, e nel 1972 fu aggregato alla BSU – Behavioral Science Unit:  in tale contesto conobbe numerosi esperti – diventati poi suoi maestri - ed egli stesso iniziò dapprima a studiare e poi ad insegnare le metodologie psicologiche finalizzate alla risoluzioni delle cosiddette situazioni di crisi. Al fine di chiarire il contesto del ragionamento, si tratta di “situazioni di crisi” che spaziano dagli atti terroristici al rapimento, dai dirottamenti alla gestione di soggetti mentalmente instabili e socialmente pericolosi. In tutte queste situazioni, il punto centrale è la gestione degli ostaggi. Com’è ripetuto più volte nel corso delle pagine di questo lavoro, l’interesse primario del negoziatore in situazioni di crisi è di preservare l’incolumità delle persone coinvolte o, comunque, di limitare i danni agli ostaggi e a ciascun soggetto che si possa trovare in una situazione di rischio reale o potenziale a causa dell’evento.

Dopo aver tratteggiato la propria esperienza professionale nel capitolo introduttivo, l’autore dedica il primo capitolo al DSM-IV, centrando l’attenzione sulle tre tipologie di base di soggetti mentalmente disturbati che si incontrano nella negoziazione, definiti mad, bad e sad, vale a dire gli psicotici, i criminali con disordini della personalità e i depressi-suicidari.

Molti argomenti interessanti sono delineati nel corso delle oltre trecento pagine del testo. Ad esempio, è sottolineata l’importanza dell’ascolto attivo del negoziatore, la sua capacità di gestire il tempo (Time is on our side! Il tempo è dalla nostra parte!), e la rilevanza di poter contare su un’unità di crisi in cui siano presenti professionisti non solo diversi nelle loro competenze – elemento prevedibile e necessario – ma che siano anche diversi nelle modalità di pensare e di agire: ciò per poter disporre di una varietà di possibili approcci al problema, evitando il fenomeno del “consenso di gruppo” e dell’uniformarsi all’opinione maggioritaria. L’intero capitolo 6 è dedicato alla composizione ed alla gestione del team dei negoziatori e in tale ambito è molto istruttivo leggere delle esperienze realmente vissute dall’autore e dai suoi colleghi e del modo con il quale sono stati superati – o inizialmente affrontati – i maggiori problemi in cui si sono imbattuti.

Lo stress emotivo (capitolo 7) emerge come forse il peggior nemico del negoziatore, il suo “nemico interno”, difficile da controllare e facilmente assorbibile dai colleghi. Ecco sorgere l’importanza delle fasi di riunione post-azione, il debriefing, ma non solo (sono qui descritti anche altre metodologie di elaborazione del trauma).

Molto spazio è dedicato alle “personalità antisociali” (sia nell’adulto, sia nell’adolescente), ma anche alla gestione della negoziazione con l’interlocutore “normale”, mentre sui disturbi della personalità sono messe a confronto le diverse visioni psichiatriche esposte nei DSM, quelle difese negli ambienti giudiziari, e le categorizzazioni proposte dagli ambienti militari. Altrettanto spazio è dedicato alla gestione dei soggetti che minacciano di togliersi la vita, soggetti talvolta pericolosi non solo per loro stessi ma anche per gli operatori che tentano di impedire il gesto autodistruttivo.

Il capitolo 16 è centrato sulla gestione negoziale rispetto alle rivolte che avvengono nei penitenziari, e in tale contesto sono riportate numerose situazioni reali e sono commentate le decisioni di risoluzione.

Il volume si chiude con alcuni capitoli dedicati alle dinamiche dei gruppi in situazioni estreme, discutendo anche talune condizioni speciali come la cosiddetta “sindrome di Stoccolma” e, più in generale, le manifestazioni psicologiche che possono scattare nella mente delle persone prese in ostaggio.

In tutto il testo sono sintetizzate numerose situazioni reali, alcune delle quali di diretta conoscenza dell’autore, e sono articolati diversi fatti di cronaca giudiziaria commentati come veri e propri casi di studio.