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numero 74 - febbraio 2020

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Psychodynamic therapy techniques: a guide to expressive and supportive interventions

Psychodynamic therapy techniques: a guide to expressive and supportive interventions

Recensione.jpg Brian A. Sharpless
Psychodynamic therapy techniques: a guide to expressive and supportive interventions
Oxford University Press, 2019, Pp. XI+267
£ 36.00

A distanza di circa tre anni dalla pubblicazione del lavoro curato da Andrés J. Consoli, Larry E. Beutler e Bruce Bongar Comprehensive Textbook of Psychotherapy (Oxford University Press, 2017), recensito nel numero 49, luglio 2017, di Qi – Questioni e Idee in Psicologia, ecco un nuovo e intrigante testo sulle psicoterapia. La differenza tra il Comprehensive Textbook e questo volume che ora segnaliamo, a firma di Brian A. Sharpless, sta evidentemente nel fatto che il primo tratta di ogni tipologia e di ogni approccio psicoterapeutico, mentre il secondo centra l’attenzione sulle terapie psicodinamiche.
Credo che sia importante notare che nel corso degli ultimi anni le psicoterapie psicodinamiche hanno di nuovo preso il posto che meritano nel coacervo delle tecniche terapeutiche; ciò è avvenuto dopo un lungo tempo in cui sembrava che soltanto le terapie cognitive e comportamentali potessero assurgere a qualche grado di validità ed affidabilità nell’ambito delle ricerche e degli studi che si venivano man mano pubblicando. Tale distorsione macroscopica ha senza dubbio avuto numerose cause – tra cui il “semplice” fatto che è molto più facile stabilire l’efficacia di una terapia a tempo e a sedute limitate che di una psicoterapia ad ampio spettro e a tempo inizialmente indefinibile – ma già con l’articolo apparso sulla rivista American Psychologist (Vol. 65, n. 2, 2010, pp. 98-109) a firma di Jonathan Shedler The Efficacy of Psychodynamic Psychotherapy sono stati rivelati i fattori di efficacia degli indirizzi psicodinamici. E più di recente sono emerse notevoli evidenze circa l’efficacia della psicoterapia (in linea generale) per forme di sofferenza che, un tempo, erano considerate inavvicinabili con tale approccio, in particolare le forme depressive, non soltanto di lieve livello.
Questo libro è scritto in modo molto chiaro e talvolta discorsivo, e fin dalle prime pagine lascia trapelare l’interesse e, direi, l’amore dell’autore verso l’oggetto di studio: un oggetto “strano” – la psicoterapia – che pretende di curare le persone per mezzo delle parole e della relazione…
Suddiviso in tre sezioni e una Appendice, arricchito da una importante Bibliografia in cui sono censiti praticamente tutti i volumi che hanno trattato, fino ad oggi, della psicoterapia dinamica (a breve e lungo termine, supportiva ed espressiva), il libro ha anche il merito di non fermarsi al dialogo terapeutico, estendendo l’analisi al testing psicologico. Nella prima sezione sono bene illustrati i fondamenti della psicoterapia dinamica, con uno sguardo sempre volto al monitoraggio del processo ma anche alle qualità del terapeuta necessarie affinché il percorso giunga a buon fine. La questione delle tecniche concretamente applicabili è affrontata nella seconda sezione ma si deve notare che l’intero volume è percorso dall’attenzione alle modalità tecniche di gestione del paziente e della relazione. Le tecniche classiche sono così integrate dall’interessante e originale analisi del continuum supportivo-espressivo, dato che “un certo numero di pazienti visti oggi dai terapeuti psicodinamici sono semplicemente non indirizzabili verso l’approccio orientato all’insight” (p. 180). Non è d’altro canto da dimenticare che fin dai tempi delle proposte di Otto Rank e Sándor Ferenczi (la famosa tecnica attiva), che risalgono esattamente ad un secolo fa, alcuni psicoanalisti si sono mossi verso approcci terapeutici che pur conservando il lineamento dell’analisi in profondità fossero più concretamente di sostegno al paziente (vedi tecniche come la psicoeducazione, il problem solving, l’informazione, il supporto nella costruzione di skill sociali, e le azioni di prova).
L’ultimo, grande tema trattato è quello dell’alleanza terapeutica e delle sue incrinature: e anche in tal caso sono numerose le vignette cliniche e i suggerimenti operativi sul come recuperare la relazione con il paziente, considerato che “quando si usano tecniche come la confrontazione, l’interpretazione, o altri metodi potenti che scuotono il paziente, le possibilità di rottura aumentano” (p. 208). A differenza dei molti testi che trattano l’alleanza terapeutica solo dal punto di vista della sua costruzione e del suo mantenimento, in queste pagine si dà spazio a riflessioni e suggerimenti in merito a quelle che possiamo definire situazioni difficili nella gestione del paziente.
L’autore, Brian A. Sharpless, è psicologo clinico ed ha ricoperto numerosi incarichi accademici in diverse strutture statunitensi, oltre ad aver pubblicato due libri e numerosi articoli, questi ultimi in collaborazione con altri colleghi.

Da segnalare, infine, un’altra pubblicazione recentissima di Oxford University Press, vale a dire la quinta edizione del testo Psychiatry a firma di Rebecca McKnight, Jonathan Price, and John Geddes, anche questa pubblicata nel 2019: un testo che rende intelligentemente comprensibile l’odierna psichiatria anche al lettore non-medico, in specie alla comunità degli psicologi clinici.