Recensioni
Psicoterapia cognitiva. Comprendere e curare i disturbi mentali
Psicoterapia cognitiva. Comprendere e curare i disturbi mentali
Claudia Perdighe, Andrea Gragnani (a cura di)
Psicoterapia cognitiva. Comprendere e curare i disturbi mentali
Raffaello Cortina, 2021, pp. XXII+975
Euro 59.00
Questo lavoro a cura di Claudia Perdighe e Andrea Gragnani costituisce un ottimo testo di riferimento senza dubbio per tutti coloro che si occupano di psicoterapia cognitiva e di aree limitrofe ad essa, ma costituisce un testo di interesse anche per i colleghi di diverso orientamento teorico. Direi, anzi, che facilitare l’accesso alle conoscenze non del proprio campo dovrebbe costituire, in linea generale, un impegno importante su cui le maggiori scuole e i più importanti indirizzi di psicoterapia potrebbero spendere una (piccola?) parte delle loro energie. D’altro canto, con il lavoro di Renato Foschi e Marco Innamorati, Storia critica della psicoterapia (Raffaello Cortina, 2020), in cui è scritto che “il crescente interesse per la psicoterapia cognitiva è innanzi tutto dovuto alla suscettibilità di quest’ultima a essere breve, economica e ‘verificabile’” (p. 364), non si è più legittimati a rimanere al chiuso del proprio modello teorico e metodologico: almeno un’occhiata e una conoscenza generale dei modelli alternativi (o passibili di integrazione) sembra essere d’obbligo!
Dunque il testo curato da Perdighe e Gragnani – con il supporto di ventisei autori – presenta numerosi aspetti affascinanti a iniziare proprio dalla completezza del lavoro, dalla ricchezza delle informazioni e considerazioni, dal linguaggio utilizzato (comprensibile!), per finire sottolineando che si tratta di un libro che mantiene fede al sottotitolo (Comprendere e curare i disturbi mentali) perché davvero presenta una visione ampia e articolata inerente sia lo sforzo di capire, sia quello di curare (e sappiamo che su questo secondo verbo, applicato alla terapia della psiche, le opinioni dei clinici sono assai diverse).
Le domande di base che pone il testo sono delle vere domande esistenziali che ruotano intorno al perché della sofferenza psicologica e alle modalità di portare aiuto (o almeno conforto) a chi soffre: in tal senso il volume è organizzato in una prima parte sulla comprensione del disagio mentale, una seconda parte dal perentorio titolo Produrre cambiamento, e infine una terza parte in cui si passano in rassegna i principali disturbi mentali facendo ampio riferimento al DSM-5 – un punto su cui Francesco Mancini, nella Prefazione, ha avvertito l’esigenza di una spiegazione che conclude con la frase “non sembra che al momento ce ne siano altri [di sistemi diagnostici] a disposizione” (p. XXII).
Scorrendo i capitoli, si apprezza in specie l’attenzione alla formulazione del caso clinico collegata al processo terapeutico, mentre sul primo colloquio i riferimenti alle opere molto interessanti di Morrison e dei Sommers-Flanagan non appaiono adeguatamente sviluppati. Un’attenzione speciale va giustamente data alla diagnosi differenziale in ottica psichico-somatico (cap. 5) e (anche) qui l’impiego del testing psicologico può risultare significativo (cap. 6); peccato che alcuni argomenti come il termine della psicoterapia, siano confinati in poche righe, mentre appare singolare l’uso del termine misurazione per indicare la valutazione degli esiti della terapia (pesi e misure forse è preferibile lasciarli ad altre discipline). Diversi capitoli centrali sono dedicati alle tecniche specifiche e qui l’impostazione teorica del testo si dispiega in tutta la sua potenza sempre sulla base dell’illustrazione del binomio scopi & credenze. Procedure cognitive e comportamentali, esempi applicativi, conducono ad un passaggio sulla relazione terapeutica (cap. 13) che apre alla costruzione del benessere del paziente (cap. 14).
La terza parte del testo si presenta forte di ben 500 pagine ed è qui che sono passati in rassegna i principali disturbi mentali, dal panico, trattato “a partire dagli aspetti fenomenologici e clinici, per proseguire con la descrizione del profilo interno del disturbo, fino a delineare il modello a circolo vizioso di Clark” (p. 375), fino al capitolo ventisettesimo Psicosi e disturbi dello spettro schizofrenico. L’ultimo capitolo – Il ruolo degli scopi nei disturbi di personalità – chiude in modo stimolante il testo, ponendosi come obiettivo di “mettere in luce il ruolo di scopi e credenze nella genesi e nel mantenimento dei disturbi di personalità (DP), illustrando, al contempo, alcuni degli approcci ai DP tra quelli presenti in letteratura” (p. 834).
Tornando alla considerazione inziale sull’opportunità di ampliare il proprio campo di conoscenza-competenza curiosando in altri territori, se ciò vale, ad esempio, per gli psicoterapeuti dinamici e analitici verso l’area cognitivo-comportamentale, vale naturalmente anche in direzione contraria. Da questo punto di vista si deve dire che nel testo vi è molto poco (o, almeno, poco di esplicitamente riconosciuto come tale, cioè di derivazione psicodinamica), fino al punto di scivolare in talune vere e proprie cadute di stile. Ad esempio, parlando della coazione a ripetere (p. 21), non si trova di meglio che citare, come definizione della stessa, il lemma della Enciclopedia Treccani (anno 1979) come se oltre un secolo di letteratura internazionale psicoanalitica non fosse sufficiente per reperire una definizione più appropriata. Coazione a ripetere che è inoltre trattata in riferimento al solo Freud e alla teoria delle pulsioni di vita e di morte, dimenticando che il concetto è ampiamente impiegato dai clinici senza necessariamente fare riferimento a Eros e Thanatos. Al di là di queste considerazioni e di taluni refusi e brani ripetuti nel testo, il libro curato da Perdighe e Gragnani emerge come un’opera di sicuro valore per chiunque si occupi di psicoterapia. Ma, ricordando la recente scomparsa di Aaron Beck, non si può chiudere questo commento a Psicoterapia Cognitiva senza citare e consigliare la consultazione di Terapia cognitiva dei disturbi di personalità, tradotto da Raffaello Cortina nel 2021, a cura di Aaron T. Beck, Denise D. Davis e Arthur Freeman.