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Psicologia dello Sport in Italia e nel Mondo
Psicologia dello Sport in Italia e nel Mondo
La Psicologia dello Sport è una disciplina ben più antica di quanto non si ritenga. Non molti sanno, ad esempio, che già nel 1913 Pierre De Coubertin organizzò a Losanna un convegno internazionale dedicato agli aspetti psicologici e psicofisiologici della pratica sportiva. Ciononostante, a circa 100 anni di distanza, lo status dello psicologo dello sport nonché la sua formazione, il riconoscimento da parte delle Istituzioni è un tema dibattuto in Europa come nel resto del mondo. Tali tematiche trovano ampio spazio di discussione all’interno del Convegno della International Society of Sport Psychology che, dal 21-26 luglio a Pechino, ha visto oltre 1300 partecipanti. Le competenze disciplinari in Psicologia dello Sport sono in deciso aumento, così come i programmi di intervento che dispongono di testimoniata efficacia. Nel contempo, lo sport si è articolato in differenti sottodimensioni. Da una parte si è affermata una sua concezione “sociale”, secondo la quale le caratteristiche dello sport come modello d’integrazione sociale, come strumento educativo, come veicolo di salute e benessere psico-fisico lo rendono un “diritto di cittadinanza” in tutte le fasi del ciclo di vita. Il contributo che la psicologia può offrire a questo settore si definisce prevalentemente, ma non esclusivamente, nella costruzione di programmi e progetti per la facilitazione all’accesso e al mantenimento dell’attività sportiva nei differenti settori della cittadinanza, con particolare riferimento alle sue fasce più deboli, e alla promozione del benessere in tutti i praticanti. Dall’altra parte si è mantenuta ed ulteriormente rafforzata una concezione “agonistica” dello sport e la necessità di costruire programmi sempre più specifici per la preparazione psicologica degli atleti o delle squadre di alto livello.
In questo contesto di cambiamento sono molte le iniziative che sono state messe in atto allo scopo di stabilire il ruolo, l’identità e la posizione degli psicologi dello sport all’interno delle scienze dello sport e della stessa psicologia. Anche nella situazione italiana si stanno verificando alcuni cambiamenti che però risentono tuttora di alcune criticità che meritano di essere approfondite. Di seguito verranno descritti i principali cambiamenti a cui si assiste sul piano universitario, su quello della professione e su quello della formazione in ambito internazionale, per poi delineare alcune considerazione legate al contesto italiano.
La Situazione internazionale
Cosa succede in ambito accademico?
Dal punto di vista accademico sono oltre 4000 gli insegnamenti accademici di Psicologia dello Sport nel mondo. Il numero delle riviste scientifiche internazionali peer reviewed specificamente dedicate a questo settore è in costante crescita (International Journal of Sports Psychology; International Review of Sport & Exercise Psychology; Journal of Applied Sport Psychology; Journal of Clinical Sport Psychology; Journal of Sport & Exercise Psychology; Psychology of Sport and Exercise; Journal of Sport Sciences - che ha una sezione Psychology; Journal of the American Board of Sport Psychology; The Sport Psychologist). Inoltre articoli dedicati alla psicologia dello sport vengono regolarmente pubblicati su riviste scientifiche a diffusione ancora maggiore, riferite all’ambito della psicologia sociale, della psicologia dello sviluppo, della psicologia cognitiva, delle neuroscienze e della psicologia della salute. Non sorprendentemente i temi di ricerca riguardano le componenti sociali, cognitive, affettive e psico-fisiologiche che si associano alla prestazione sportiva e all’esercizio fisico nelle diverse fasce di età, dai bambini agli anziani, nelle diverse condizioni fisiche e psico-sociali, senza escludere le condizioni di disagio, nei diversi contesti agonistici o amatoriali. Ampio spazio viene dedicato alla pubblicazione dei dati di efficacia di programmi sempre più articolati di preparazione mentale per l’alto livello o di promozione dell’attività motoria e sportiva. I ricercatori che svolgono la propria attività nell’ambito della Psicologia dello Sport sono in costante e continua interlocuzione con ricercatori che provengono da altri ambiti disciplinari, scambiandosi modelli teorici e prassi operative. Le Società Scientifiche Internazionali, a livello europeo l’European Federation of Sport Psychology (FEPSAC), a livello mondiale l’International Society of Sport Psychology (ISSP) offrono momenti costanti e regolari di confronto dove vengono diffuse conoscenze scientifiche dalle quali derivare paradigmi di intervento e verificarne o falsificarne l’efficacia.
Cosa si sta muovendo nella professione?
Dal punto di vista professionale l’elemento più evidente è quello dell’allargamento del campo di intervento degli psicologi dello sport. Se si considera il tema dell’incremento della prestazione nello sport di alto livello, oltre al tradizionale modello di intervento che basava il lavoro di preparazione mentale su interventi mirati al rilassamento o all’uso di tecniche di imagery, si è sempre più affermata una visione della psicologia dello sport come disciplina capace di integrare conoscenze e competenze che derivano da differenti ambiti della psicologia nel tentativo di organizzare interventi organici e integrati. Si pensi, ad esempio, ai temi legati alle basi psicofisiologiche del gesto motorio, a quelli connessi alla relazione tra meccanismi percettivi, presa di decisione e azione nei contesti sportivi, ai temi legati agli aspetti motivazionali, a quelli della leadership e della coesione di gruppo e alla necessaria attenzione agli aspetti organizzativi e sistemici del contesto in cui l’atleta opera alla ricerca di una prestazione sempre più elevata. Se invece si considera il tema della promozione del benessere esso viene declinato come obiettivo in tutti i livelli sportivi, da quello agonistico a quello di tipo ricreativo che, a partire dagli anni 80, ha assunto la più chiara definizione di “Sport per Tutti”. Come è facile intuire se il tema della promozione del benessere è secondario (benché collegato) a quello dell’incremento della prestazione in ambito agonistico, esso è l’obiettivo prevalente nell’ambito dello sport per tutti. In questo ambito la committenza è di natura imprenditoriale (ad esempio i circoli sportivi che hanno drasticamente cambiato la loro natura da piccole e disorganizzate imprese individuali o familiari a grandi gruppi con un ampio numero di dipendenti e collaboratori), di natura associativa (enti di promozione sportiva) o di natura istituzionale, con fondi di finanziamento banditi dall’Unione Europea, dai Ministeri, dagli enti locali.
Dove si orienta la Formazione?
A livello internazionale gli organismi scientifici e professionali (per esempio, la ISSP o la FEPSAC) hanno fatto un ampio sforzo per definire gli standard necessari di competenza e il livello di qualificazione necessario per svolgere in modo professionale interventi nell’ambito della Psicologia dello Sport, con l’obiettivo di garantire all’utenza elevati standard consulenziali da parte dei professionisti con cui interagiscono. I consensus statement prodotti da tali organismi, hanno sottolineato, in primo luogo, l’ampia variabilità che si registra nei diversi contesti nazionali, ma al contempo, la possibilità di definire alcune competenze di base necessarie ad ogni psicologo dello sport. In ogni caso, definiti gli standard di competenza è stato consequenziale definire gli specifici programmi formativi per assicurare agli studenti interessati a ricoprire questi ruoli una preparazione adeguata al termine del percorso universitario. L’obiettivo non è certo quello di porre un vincolo di tipo burocratico all’esercizio della professione, ma solo quello di testimoniare l’acquisizione di competenze certificate entro il percorso formativo di un determinato professionista.
La situazione Italiana
Sebbene la prima Società Scientifica Internazionale in Psicologia dello Sport, la ISSP, sia nata in Italia nel 1965, all’interno di un congresso internazionale di Psicologia dello Sport organizzato a Roma da Ferruccio Antonelli che ne divenne il presidente, nel nostro paese gli psicologi dello sport hanno operato per molti anni in una posizione decentrata sia in ambito accademico, organizzandosi invece all’interno di due diverse Società Professionali: l’Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e la Società Italiana di Psicologia dello Sport. Per quanto riguarda i professionisti che si occupano di Psicologia dello Sport, non è possibile definire il loro numero, visto che non esiste un vero e proprio registro ne a livello nazionale e nemmeno a livello europeo, sebbene presso la European Federation of Psychologist’s Association, vi sia uno specifico tavolo tecnico che sta facendo uno sforzo per definire le competenze e l’iter formativo opportuno per poter operare come psicologi nei contesti sportivi. Nelle Università, fino a pochi anni fa, lo scarso numero d’insegnamenti di psicologia dello sport ha probabilmente determinato una scarsa attenzione agli aspetti di ricerca necessari alla acquisizione e/o alla crescita delle conoscenze di base o applicate. Questo è particolarmente strano considerando che, se si considera l'organizzazione sportiva, l'Italia presenta atleti di alto o altissimo livello in 45 diverse federazioni sportive affiliate al CONI, a cui si associato altre 19 federazioni associate, che riguardano le cosiddette "nuove discipline" delle quali il CONI si propone di valutare la consistenza, le caratteristiche e l'evoluzione delle organizzazioni. Vi sono inoltre 16 enti di promozione sportiva di livello regionale o nazionale, alcune delle quali sono tra le più grandi in Europa, che hanno per fine istituzionale la promozione e la organizzazione di attività motorie-sportive con finalità ricreative e formative, nel rispetto dei principi, delle regole e delle competenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
Complessivamente, gli atleti, assumendo un’accezione ampia di questo termine, tesserati sono circa 4.500.000, su circa 8.500.000 cittadini italiani che praticano sport con continuità e regolarità, pur non prendendo parte a competizioni. Ovviamente, solo un numero molto limitato di questi atleti svolge attività professionistica, presso gruppi sportivi militari, presso corpi dello stato, presso società sportive professionistiche. Questo poderoso sviluppo della macchina organizzativa dello sport italiano non ha, come si diceva, per molti anni, corrisposto a un parallelo sviluppo della ricerca in Psicologia dello Sport, vista anche l’assenza di laboratori e insegnamenti universitari. Questa situazione è recentemente mutata, a seguito, in primo luogo, della nascita dei corsi di Laurea in Scienze Motorie, che hanno permesso l’attivazione di numerosi insegnamenti specifici. Sulla spinta di questo rinnovato interesse, lo spazio del dialogo tra i ricercatori interessati a tali tematiche è aumentata. Dal punto di vista della ricerca questo ha determinato un nuovo impulso che ha portato alla nascita, nel 2006, di un Centro Interuniversitario dedicato alla Psicologia dello Sport, denominato Centro Inter-Universitario Mind in Sport Team (MiST), che vede l’attuale partecipazione degli Atenei di Cagliari, Catania, Chieti, Firenze, Milano “Vita e Salute”, Roma “Foro Italico”, Roma “Sapienza”, Trieste e Verona), alla realizzazione di progetti di ricerca nazionali e internazionali in ambito della Psicologia dello Sport, ad una rinnovata presenza di studiosi italiani nei congressi internazionali sulla Psicologia dello Sport e nei boarding delle Società Internazionali, all’incremento delle pubblicazioni scientifiche internazionali firmate da ricercatori italiani, all’inclusione di studenti e docenti Italiani nei Master Europei dedicati alla Psicologia dello Sport. Così le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della nascita della ISSP, nel 2015 vedranno riuniti nuovamente a Roma ricercatori e professionisti di tutto il mondo per discutere dell'attuale stato della disciplina.