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numero 45 - marzo 2017

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PDMS-2 – Peabody Developmental Motor Scales – Second Edition

PDMS-2 – Peabody Developmental Motor Scales – Second Edition

Le PDMS-2 (Folio e Fewell, 2000) sono state ampiamente impiegate sia in ambito clinico che di ricerca sin dalla loro pubblicazione, allo scopo di valutare il funzionamento motorio in età prescolare. La valutazione dello sviluppo e dell’apprendimento di abilità fino e grosso-motorie è di particolare rilevanza durante l’infanzia. Il ruolo dello sviluppo motorio è ampiamente riconosciuto nell’ambito della crescita complessiva del bambino, in particolare se è presente una compromissione (Piek, Hands e Licari, 2012).

Un impaccio motorio accompagna o precede spesso altri disturbi neuroevolutivi, quali i disturbi dello spettro autistico (ad es., Dewey, Cantell e Crawford, 2007; Dick, Piek, Hay, Smith e Hallmayer, 2006), il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD; per una revisione della letteratura a riguardo, si veda Kaiser, Schoemaker, Albaret e Geuze, 2015), il disturbo specifico del linguaggio (ad es., Flapper e Schoemaker, 2013) e i disturbi specifici dell’apprendimento (Cantell, Smyth e Ahonen, 2003; Tseng, Howe, Chuang e Hsieh, 2007).

I problemi motori in età evolutiva possono anche rappresentare un disturbo a sé stante, a partire dalle gravi difficoltà di movimento osservabili nei bambini con esiti di paralisi cerebrale infantile fino alle difficoltà funzionali rilevabili nei bambini che presentano un disturbo di sviluppo della coordinazione (DCD, Developmental Coordination Disorder secondo la definizione del manuale statistico e diagnostico DSM-5, corrispondente nell’ICD-10 all’etichetta SDDMF, Specific Developmental Disorder of Motor Functioning, Disturbo evolutivo specifico della funzione motoria). Le difficoltà motorie, anche quando non conseguenti a condizione medica, possono mostrare un diverso gradiente di severità e possono essere accompagnate da alcuni lievi o moderati segni neurologici (Steinman, Mostofsky e Denckla, 2010).

L’importanza di una rilevazione precoce di difficoltà di movimento trova fondamento nel riconoscimento che la padronanza di abilità fino e grosso-motorie rappresenta un prerequisito importante per le attività della vita quotidiana, quali ad esempio vestirsi, giocare, scrivere, ritagliare (Liberman, Ratzon e Bart, 2013; Summers, Larkin, Dewey e 2008), così come per la partecipazione in molte attività fisiche durante l’età scolare e per tutto l’arco della vita (Barnett, Beurden, Morgan, Brooks e Beard, 2009; Cairney, Kwan, Hay, Faught e 2012; Magalhães, Cardoso e Missiuna, 2011; Okely, Booth e Patterson, 2001). Inoltre, di recente in diversi studi si sono evidenziati alcuni importanti rischi evolutivi nei bambini e negli adolescenti che presentano disturbi della coordinazione motoria, quali comportamenti di introversione (Pratt e Hill, 2011; Rigoli, Piek e Kane, 2012), calo dell’autostima, scarse competenze sociali (Lingam, Golding, Jongmans, Hunt, Ellis e Emond, 2010; Magalhães et al., 2011), una ridotta attività fisica (Green, Lingam, Mattocks, Riddoch, Ness e Emond,  2011), condotte alimentari improprie, obesità (Hands, Larkin, Parker, Straker e Perry, 2009) e problemi cardiorespiratori (Cairney, Hay, Veldhuizen e Faught, 2011).

Sebbene l’impatto sulla salute di una ridotta competenza motoria non possa essere rilevato precocemente durante l’infanzia, ci sono evidenze che permettono di predire che i bambini che presentano scarse competenze di movimento nei primi anni di vita tendono a mantenere questa caratteristica in fasi successive dello sviluppo (Gabbard, 2008).

Inoltre, già all’età di 4 anni, bambini con scarse abilità di coordinazione motoria tendono a presentare atteggiamenti di ansia e depressione in misura maggiore rispetto ai coetanei a sviluppo tipico (Piek, Bradbury, Elsley e Tate, 2008). King-Dowling e colleghi (King-Dowling, Missiuna, Rodriguez, Greenway e Cairney, 2015), coinvolgendo un campione di 218 bambini di età compresa tra 3 e 6 anni, hanno evidenziato come i bambini a rischio di difficoltà motorie tendano a mostrare minori abilità linguistiche e una maggiore frequenza di comportamenti aggressivi e di ritiro sociale.

Le PDMS-2 sono state utilizzate sia nella valutazione di bambini a sviluppo tipico (ad es., Darrah, Magill-Evans, Volden, Hodge e Kembhavi, 2007; Eldred e Darrah, 2010) che di bambini con difficoltà di movimento. In letteratura è possibile trovare evidenza del loro utilizzo per valutare il profilo di abilità motorie di bambini con esito di paralisi cerebrali infantili (Wang, Liao e Hsieh, 2006; Chen, Kang, Chen, Lin, Chen e Wu, 2015; Morgan, Novak, Dale e Badawi, 2015), disturbi dello spettro autistico (Provost, Heimerl e Lopez 2007), disabilità intellettiva (Dusing, Thorpe, Rosenberg, Mercer e Escolar, 2006; Maring e Courcelle-Carter, 2004), così come per determinare gli effetti biologici e ambientali sullo sviluppo motorio legati a nascita prematura (ad es., Lee, Chow, Ma, Ho e Shek, 2004; Snider, Majnemer, Mazer, Campbell e Bos, 2009; Wang, Howe, Hinojosa e Weinberg, 2011; Nazi e Aliabadi, 2015), condizioni congenite (De Kegel, Maes, Dhooge, van Hoecke, De Leenheer e Van Waelvelde, 2015), obesità (Nervik, Martin, Runquist e Cleland, 2011), ambiente familiare (Osorio, Torres-Sánchez, Hernández, López-Carrillo e Schnaas, 2010; Santos et al., 2009) ed efficacia di programmi di intervento (ad es., Chen et al., 2007; Cope, Forst, Bibis e Liu, 2008; Lin et al., 2011; Wang, 2004). Le PDMS-2 sono inoltre state utilizzate per valutare la presenza di difficoltà fino-motorie in assenza di cause mediche in bambini di età prescolare (Case-Smith, 2000) e sono state annoverate all'interno delle Linee Guida Europee sul DCD (deficit di coordinazione motoria) (Blank et al., 2012), nella sezione dedicata agli strumenti di valutazione delle abilità motorie.

Come sono organizzate le scale

Le PDMS-2 consentono una valutazione multidimensionale delle competenze di movimento in bambini dalla nascita ai 5 anni e 11 mesi, permettendo di delineare un profilo approfondito sia delle competenze fino-motorie che grosso-motorie, particolarmente utile in un’epoca, quale quella prescolare, in cui la normale variabilità richiede un’attenta osservazione di punti di forza e debolezza.

Le PDMS-2 si compongono di 6 subtest, i cui risultati possono essere utilizzati per creare tre indici globali di prestazione motoria (indici compositi):

Quoziente grosso-motorio:

-       Riflessi (esclusivamente dalla nascita agli 11 mesi)

-       Posizione stazionaria (tutte le età)

-       Locomozione (tutte le età)

-       Manipolazione di oggetti (dai 12 mesi in poi).

Quoziente fino-motorio:

-       Afferramento (tutte le età)

-       Integrazione visuo-motoria (tutte le età)

Quoziente motorio totale: è formato da una combinazione dei risultati dei subtest grosso e fino-motori e rappresenta pertanto la miglior stima delle abilità motorie globali.

Il progetto di standardizzazione italiana delle PDMS-2 ha coinvolto 628 bambini di età compresa tra il primo mese di vita e i 5 anni e 11 mesi (i dati sono stati raccolti nel corso degli anni 2014 e 2015). Per ogni subtest sono forniti punteggi standard, percentili ed età equivalenti. Sono inoltre forniti i quozienti per i punteggi compositi.

Le PDMS-2 includono inoltre un Programma delle attività motorie, cioè una guida per l’intervento che può essere condivisa da professionisti, sanitari, genitori, insegnanti ed educatori, in linea con una prospettiva di intervento ecologico nelle difficoltà di movimento (per dettagli si veda Henderson e Sudgen, 2007; trad. it. Biancotto et al., 2013) e con le indicazioni fornite dall’OMS nella classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF-CY, 2007). Il programma di abilitazione e trattamento ha lo scopo di facilitare la progettazione dell’intervento, una volta somministrato il test, e consiste di 104 attività organizzate dal punto di vista evolutivo in sei unità che corrispondono ai sei subtest delle PDMS-2. Per ogni attività sono individuati obiettivi specifici che possono entrare a far parte del programma d’intervento rivolto a un bambino con bisogni educativi speciali sul piano motorio. Tali obiettivi sono stati scritti in modo che la prestazione del bambino possa essere facilmente misurata e dunque si possa verificare nel tempo l’eventuale efficacia dell’intervento.

 

Bibliografia

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