Osservatorio Orientamento
Parole, parole… ma non soltanto parole
Parole, parole… ma non soltanto parole
A pochi giorni di distanza dalla Conferenza internazionale su Life design e career counseling che si è tenuta a Padova la settimana scorsa, che avevamo annunciato con un intervento nel numero precedente di QI, torniamo volentieri sull’argomento, non tanto per fare un resoconto delle numerose e interessantissime sessioni, lasceremo ad altri questo compito, ma per alcune riflessioni “a caldo”.
La partecipazione è stata vivace, attiva, nelle sessioni plenarie abbiamo avuto il “tutto esaurito”, l’attenzione è stata forte, nonostante le giornate afose… ma piuttosto che cercare di fare una sintesi, crediamo sia importante dare prima un po’ di spazio ad alcune “definizioni”, ripassare un po’ il “dizionario” del Life design, le parole chiave che abbiamo sentito più e più volte nelle relazioni, per condividerne il significato e da qui poi partire con i successivi articoli di approfondimento.
Quali sono state allora le parole ricorrenti e più significative?
Sicuramente una di queste è adaptability, ovvero, la propensione ad occuparsi del futuro, senso di efficacia, curiosità nei confronti della realtà, sia economica che sociale.
Si è parlato anche di prontezza professionale, ovvero dell’attenzione che l’individuo deve porre alle minacce alla sua vita lavorativa e dell’utilizzo di strategie proattive per superare barriere e individuare gli aiuti possibili, ma anche la capacità di saper cogliere le opportunità.
Abbiamo ascoltato più e più volte la parola resilienza, un costrutto già conosciuto ed utilizzato in altri ambiti, qui visto in ottica professionale, inteso quindi come la capacità di resistere e recuperare rapidamente le risorse per affrontare le incertezze del mondo del lavoro in un’epoca di crisi così generalizzata.
Sono stati poi utilizzati altri termini ricorrenti quali ottimismo, fiducia, speranza, tutti elementi positivi che devono avere un ruolo forte in chi vuole reagire tempestivamente alle situazioni difficili ed impreviste.
In un’epoca, la nostra, in cui ognuno di noi è chiamato a superare tanti momenti difficili, è usuale sentire parlare di transizioni, passaggi da uno stato ad un altro, che si possono presentare nella propria vita di studio e di lavoro.
Ed anche i professionisti di career counseling e di orientamento devono essere in grado di rispondere a richieste di aiuto sempre più diversificate e personalizzate. Il modello di intervento deve sempre più essere un career construction counseling, ovvero un processo che preveda una relazione face to face, ovvero attività personalizzate di consulenza e “alleanze” tra consulente e cliente, in grado di rendere disponibili le risorse necessarie alla progettazione e alla pianificazione professionale.
Insomma, credenze di efficacia, speranza e ottimismo, visione e rappresentazione del futuro, autodeterminazione e adaptability, queste le dimensioni in campo quando si parla di Life design.
Vorremmo qui concludere riportando in estrema sintesi il tema di fondo della relazione di Mark Savickas, che ha tenuto la lettura finale della conferenza. Un’attività di counseling in ottica di life design deve coinvolgere i più importanti ambiti della vita di una persona, non solo la carriera, il lavoro. Un’attività di orientamento e di career construction deve considerare quindi i vari ambiti della vita di un individuo, anzi le decisioni che riguardano la vita dell’individuo devono necessariamente precedere le scelte professionali.