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PAI - Personality Assessment Inventory: un caso clinico
PAI - Personality Assessment Inventory: un caso clinico
La persona è un uomo di 39 anni, sposato con due figlie di 15 e 17 anni. Da anni vive un rapporto conflittuale con le figlie e con la moglie, la quale da un anno circa ha iniziato a esprimere il desiderio di separarsi. Inoltre, riferisce di lavorare in un’azienda privata, in qualità di impiegato e sul lavoro dichiara di sentirsi stressato per via del cattivo trattamento ricevuto dai colleghi (dice di sentirsi spesso escluso, poco agevolato sul lavoro e dice che i colleghi gli rispondono spesso male).
Decide di iniziare un percorso di psicoterapia con l’obiettivo di comprendere meglio le dinamiche che si instaurano tra se e gli altri.
All'interno del contesto terapeutico, viene somministrato il PAI - Personality Assessment Inventory.
Osservazioni sulla validità
La persona ha risposto al test ponendo talvolta disattenzione. Il punteggio ottenuto dalla persona, infatti, è frequente quando le domande vengono lette senza porre la giusta attenzione. Altre motivazioni che possono giustificare il punteggio medio alto sono date la difficoltà di lettura, problemi del linguaggio o pensiero confuso. Nessuna di queste tre ipotesi sembra però trovare supporto sia perché l’esame obiettivo effettuato precedentemente alla somministrazione del test non mette in evidenza nessuno di questi aspetti, sia perché la scala Infrequenza risulta nella norma. Non sembrano presenti distorsioni di altro tipo nel senso che la persona risponde al questionario senza cercare di dare un’immagine di sé eccessivamente negativa o positiva. Tuttavia, un’analisi più approfondita, fa ragionevolmente ipotizzare che la persona non cerchi di dare un’immagine più positiva di sé in modo grossolano ma è possibile che lo faccia in una maniera più “raffinata” e probabilmente più automatica e meno consapevole. Infatti, un’informazione importante si ottiene osservando il Defensiveness index, che risulta pari a 67 nel confronto con campione normale e 77 nel confronto con campione clinico. Questo valore può ragionevolmente far pensare che la persona abbia cercato di difendersi mostrando un’immagine positiva di sé. Probabilmente, per questa persona è importante mantenere intatta la propria autostima attraverso il giudizio positivo degli altri.
Infine, osservando la frequenza di risposte, emerge che la persona ha scelto tutte le quattro alternative di risposta possibili; pertanto sembra avvalorata l’ipotesi secondo la quale, la persona ha cercato di esaminare il contenuto degli item prima di rispondere, sebbene possa aver posto talvolta poca attenzione alle singole domande.
Scale cliniche
Osservando quanto emerge sulle scale cliniche, si osserva un innalzamento della scala riferita alla Mania sulla quale la persona ottiene un punteggio di 75T (2,5 ds sopra la media). Tale punteggio è quello ottenuto effettuando un confronto con la popolazione generale; confrontando, invece, il punteggio grezzo della persona in riferimento alla popolazione clinica, il punteggio standardizzato ottenuto è pari a 64 (quasi 1,5 DS sopra la media). Pertanto occorre prestare attenzione a questa scala. Si tratta, infatti, dell’unica scala clinica che supera il valore di 60 nel confronto con il campione clinico.
Altre scale che presentano un innalzamento (> 60), sono la Schizofrenia, le Caratteristiche Antisociali e i Problemi legati alla droga. Queste scale, tuttavia, assumono valori più bassi (50 T nel caso di tutte e tre le scale).
La Mancanza di supporto, presenta un punteggio di 61 (in entrambi i campioni), pertanto, sebbene l’elevazione non sia così marcata, occorre comunque prestare attenzione a questo indice.
La persona non sembra, invece, presentare aspetti psicopatologici riconducibili ad Ansia, Depressione Paranoia, Caratteristiche bordeline e problemi legati all’alcol. Allo stesso tempo si descrive come una persona non aggressiva.

Esaminando con maggiore dettaglio le scale cliniche si osserva che, per quanto riguarda i Disturbi Ansia-Correlati, sebbene il punteggio standardizzato sia pari a 50, c’è una leggerissima elevazione sulla sottodimensione Stress Traumatico (54T); pertanto in casi come questo può essere opportuno esaminare le risposte date ai singoli item per esaminare il pattern di scala. All’esame dettagliato degli item si osserva che la persona a due item (154 e 194) risponde “Quasi vera”. I contenuti degli item sono i seguenti: non mi sembra di riuscire a superare alcune cose del mio passato; Ho avuto delle esperienze orribili che mi fanno sentire in colpa. Pertanto, sebbene, da una prima analisi dei punteggi globali non emergano punteggi di particolare rilevanza clinica, in un contesto di psicoterapia, può essere utile approfondire gli aspetti del passato con cui la persona sperimenta disagio nel confrontarsi.
Per quanto concerne la Mania, la persona presenta un punteggio elevato sulla sottidimensione Livello di attività (75T). Si può quindi ipotizzare che la persona sperimenti varie attività, che talvolta possono essere disorganizzate, oppure pensieri in certi momenti accelerati. Si può pensare che sia questa la motivazione che sta alla base dell’innalzamento della scala di Inconsistenza, la lettura rapida di alcune domande che possono averne determinato una comprensione imperfetta (ad esempio relativamente alle negazioni); i tempi di latenza, sono infatti talvolta molto veloci. Anche la sottodimensione Grandioisità presenta un’elevazione (69T) mettendo in evidenza una tendenza ad avere un’autostima elevata e la credenza di avere doti particolari che contraddistinguono la persona dal resto della popolazione. Tale credenza, è probabilmente radicata nella persona ed è possibile ipotizzare che non sia il frutto di una distorsione volontaria dato che la scala di validità Impressione Positiva è nella media.
Elevati livelli di attività e grandiosità sembrano essere due aspetti per cui si caratterizza la persona; entrambe le sottodimensioni risultano, infatti, elevate anche se confrontate con il campione clinico.
Più basso, invece, il livello dell’Irritabilità in cui il punteggio è pari a 52 nel confronto con campione normale e 49 con campione clinico.
Esaminando la scala Schizofrenia, emerge una lieve elevazione solo sulla sottodimensione Esperienze psicotiche su campione normale mentre il confronto con campione clinico determina un punteggio pari a 54. Per scrupolo è comunque opportuno esaminare le riposte date ai singoli item al fine di comprendere meglio la derivazione del punteggio. Ciò che si osserva a questa analisi è che la persona risponde Quasi vero (ottenendo un punteggio di 3) a due item; uno relativo al fatto di avere idee ritenute strane e un sesto senso su ciò che accadrà. Anche in questo caso, sebbene i punteggi non indichino elevazioni cliniche degne di nota, può essere importante, in sede di colloquio, approfondire questi aspetti. Colpisce questo pensiero veloce e questa grandiosità associata alle risposte date a questi due item. Un approfondimento sulle credenze relative a se stesso e sul processo di pensiero potrebbe essere importante farla assieme alla persona.
Si presti, inoltre, attenzione alla scala Mancanza di supporto in cui la persona ottiene 61 con campione normale e 52 su campione clinico. L’analisi degli item mostra che la persona, sebbene dichiari di avere degli amici e si dichiari estroversa e aperta agli altri, dall’altro lato dichiara anche di non sentirsi adeguatamente supportata dalla famiglia e dalle persone ritenute care. Questo aspetto è molto importante da approfondire nei contesti clinici e di psicoterapia. La persona, si sente poco supportata dagli altri e probabilmente sola nella sua sofferenza. La risposta cognitiva e comportamentale che emerge è la dichiarazione di una notevole autostima, apertura agli altri e una visione di sé riconducibile alla grandiosità; a questo si associano anche modalità comportamentali veloci talvolta disorganizzate. Potrebbe essere opportuno tenere presente (come ipotesi clinica di lavoro) quanto la persona sia in contatto con il suo mondo emotivo; se ci siano o meno emozioni e sentimenti riconducibili alla tristezza e alla solitudine che in qualche modo vengono distorte o negate. Inoltre, può essere importante (sempre come ipotesi clinica di lavoro) riflettere sulla persona sulle consapevolezza che ha relativamente alle conseguenze sociali dei suoi comportamenti.
Esaminando la dimensione delle Caratteristiche antisociali, emergono delle leggere elevazioni sulle sottodimensioni Comportamenti antisociali (58 T), Egocentrismo (57 T)e Ricerca di stimoli (58 T). Questi punteggi decrescono nel campione clinico (rispettivamente 49 T, 52 T e 51 T); tuttavia meritano un approfondimento dal quale emerge che la persona talvolta ha detto bugie per tirarsi fuori dai guai e ha avuto problemi con la legge. Dichiara inoltre di sentirsi in grado di risolvere tutto grazie alla sua parlantina e di avere una leggera tendenza alla ricerca di stimoli (es. fare cose pericolose per eccitarsi).
Si osservino poi alcuni aspetti riconducibili all’uso di droghe. La persona dichiara di fare talvolta uso di sostanze illegali pur non dichiarando problematiche che pervadono la vita sociale e affettiva riconducibile all’uso di sostanza. Tuttavia, in sede clinica, è importante comprendere meglio di quali sostanze fa uso e con quale frequenza.
Infine, occorre prestare molta attenzione alla scala Rifiuto del trattamento. Sebbene, infatti, il punteggio sia pari a 47 nel confronto con popolazione normale, diventa di 61 nel confronto con popolazione clinica.


Esaminando i singoli item, emerge che la persona all’item in cui le viene chiesto se abbia bisogno di aiuto per risolvere i suoi problemi risponde “per niente vero” e all’item Mi sento a mio agio con me stesso risponda “Assolutamente vero” così come do la stessa risposta quando gli viene chiesto se pensa di poter risolvere da solo i propri problemi. Quindi, sebbene il punteggio derivante dal confronto con popolazione generale, sia nella media, ci sono aspetti che nel contesto di una psicoterapia dovrebbero essere tenuti in considerazione.
Concludendo, si può lavorare sull’ipotesi che la persona sperimenti disagio con gli altri, perché la percezione di sé stessa in termini di grandiosità può esprimersi con comportamenti che possono allontanare gli altri; inoltre, l’elevato livello di attività (associato al fatto che la persona dichiara esplicitamente di avere idee a cui le persone non riescono a star dietro) può rendere ancora più difficile il rapporto con questa persona (sul lavoro, ad esempio). Inoltre, esaminando la scala di Dominanza, emerge anche una tendenza a volersi far carico delle cose e delle responsabilità tenendo fuori gli altri dichiarando anche che non c’è propensione a fare ciò che gli altri gli chiedono di fare. Pertanto, è possibile che gli altri percepiscano questa persona come oppositiva e poco efficace nel portare avanti le attività in modo coordinato e condiviso; probabilmente fa le cose di testa sua confrontandosi poco con gli altri. Inoltre, è possibile che abbia bisogno di dimostrare continuamente a se stesso di essere in qualche modo migliore degli altri e probabilmente teme il confronto. Inoltre, sente che gli altri non sono di supporto e che è in grado di risolvere i suoi problemi da solo.
Se ci fossero effettivamente dinamiche di questo tipo e se la persona non ne fosse però consapevole (così come del suo mondo emotivo vero) è possibile che ciò non consenta alla persona di vedere quali sono le conseguenza dei suoi comportamenti sugli altri. Pertanto difficilmente potrà correggere il tiro e apparire più partecipe ed empatico.