Esperienze
L’utilizzo dei percentili nell’analisi dei risultati alla scala SDAI
L’utilizzo dei percentili nell’analisi dei risultati alla scala SDAI
Il deficit di Attenzione-Iperattività/impulsività (ADHD) è un disturbo i cui sintomi si manifestano in due o più contesti di vita del bambino e interferiscono o riducono la qualità di vita, di sviluppo e il funzionamento scolastico e sociale (APA, 2013).
La diagnosi di ADHD è essenzialmente clinica, può includere alcuni test neuropsicologici che indagano le abilità del bambino, ma l’elemento fondamentale è l’osservazione del comportamento e la sua valutazione tramite scale osservative provenienti da fonti multiple (insegnanti, genitori ecc.).
Per la valutazione dei comportamenti di disattenzione, iperattività e impulsività a scuola, vengono utilizzate in tutto il mondo scale osservative basate sulla valutazione – su scala Likert – della frequenza o intensità con cui compaiono sintomi significativi del disturbo. Per esempio, in Italia, hanno largo uso le Conners’ Teacher Rating Scale (CTRS-R; Conners, 2007) e la Scala per l’individuazione del Deficit d’Attenzione e Iperattività versione Insegnanti (SDAI; Marzocchi e Cornoldi, 2000; Marzocchi, Re e Cornoldi, 2010), che presentano anche delle versioni parallele per la valutazione dei sintomi di ADHD a casa da parte dei genitori (CPRS-R; SDAG) e da parte del bambino stesso o dell’adolescente (SDAB; CASS). Le scale osservative CTRS-R e SDAI (Conners, 2007; Marzocchi et al., 2010) sono uno strumento di rapido e semplice utilizzo per la valutazione dei sintomi di disattenzione e iperattività da parte delle insegnanti e indagano la presenza, nel contesto classe, dei tipici sintomi dell’ADHD.
In Italia, una delle scale più utilizzate per gli insegnanti è proprio la SDAI (BIA, Marzocchi et al., 2010). Il questionario SDAI è costruito sulla base dei manuali diagnostici riportando 9 item di disattenzione (item dispari) e 9 item di iperattività/impulsività (item pari). Il questionario è composto da 18 item tramite i quali l’insegnante deve valutare i comportamenti descritti nei diversi item su una scala da 0 a 3, a seconda che il comportamento sia mai/per nulla presente o sempre/molto presente (0 = mai, 1 = qualche volta, 2 = abbastanza spesso, 3 = molto spesso). I manuali diagnostici riportano che, per poter fare diagnosi di ADHD, è necessario che nei diversi ambiti di vita del bambino siano presenti almeno sei dei nove sintomi indicati rispettivamente per la sotto-scala di disattenzione e per quella di iperattività/impulsività.
Nell’utilizzo delle scale osservative è rilevante il tipo di criterio che si sceglie di utilizzare per la decisione da prendere in fase diagnostica. Si può considerare la presenza di sei o più sintomi in ogni sottoscala che hanno ricevuto un punteggio «molto vero/spesso», l’utilizzo dei percentili, delle deviazioni standard dalla media, di un cut-off o dei punti T.
È importante capire quale criterio risulti più sensibile e adeguato nell’aiutare il clinico in fase diagnostica a determinare se si possa parlare di disturbo o no.
La distribuzione dei punteggi della scala SDAI effettuato sulla base delle scale compilate da un ampio gruppo di insegnanti su più di 1.200 bambini, si è dimostrata non gaussiana. Per la scala di disattenzione si trova: asimmetria= 1.70, curtosi= 2.16 e per la scala di iperattività: asimmetria= 2.39, curtosi= 5.44. Applicando il test di Kolmogorov Smirnov, che valuta quanto la distribuzione si discosti dalla normale, si sono riscontrati valori altamente significativi, rispettivamente .24 e .31 con p<.001.
Data questa distribuzione, risulta evidente che l’utilizzo delle deviazioni standard dalla media o del cut-off di 14 (che si basa sull’idea di considerare una media item di 1.5) non permettono di fornire indicazioni utili a fini diagnostici. È dunque importante analizzare secondo approcci differenti quanto emerge dai questionari osservativi per la rilevazione dei casi con ADHD.
Da un precedente lavoro (Capodieci, 2017) emerge come l’utilizzo dei percentili o di considerare il numero di sintomi con punteggio pari a 2 e 3, risultano metodi utili e validi per avere rispettivamente informazioni precise riguardo a come si posiziona il bambino rispetto ai suoi coetanei e degli indici qualitativi riguardo agli aspetti maggiormente compressi.
La combinazione dei due criteri precedentemente citati sembra risultare la scelta più utile e che tiene in considerazione la prevalenza del disturbo nella popolazione generale. Si riportano per questa ragione i decili per classe per la scala di disattenzione e per la scala di iperattività del questionario SDAI (vedi rispettivamente tabella 1 e 2).
Va ricordato comunque che per giungere alla scelta diagnostica i sintomi, che sono stati qui analizzati dal punto di vista delle insegnanti, devono essere presenti in tutti i contesti di vita del bambino e la diagnosi è clinica e richiede la raccolta di ulteriori elementi attraverso l’anamnesi, l’intervista alla famiglia, l’assessment e – eventualmente – l’osservazione.
Purtroppo in questo studio non abbiamo un criterio di validazione esterna che ci confermi quanti di questi bambini avranno effettivamente una diagnosi e dunque la scelta dell’unione dei due criteri, come la più adeguata a fini diagnostici, è data da un confronto con la letteratura piuttosto che da un riscontro reale. Nonostante alcuni limiti di questo studio, esso riveste l’importanza di valutare in modo attento i diversi criteri per indagare la possibile presenza di sintomi di disattenzione e/o iperattività/impulsività e considera l’impatto che diversi approcci possono avere sulle interpretazioni diagnostiche delle scale osservative.
Bibliografia
- American Psychiatric Association – APA (2013). DSM-5™. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5a ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.
- Capodieci, A. (2017). L'uso delle scale di valutazione per l'identificazione dei casi con ADHD: il confronto tra la rilevazione in base a punteggi di gravità, cut-off e sintomi. Psicologia clinica dello sviluppo, 21(2), 277-290.
- Conners C.K. (2007). Conners’ Rating Scaleo-Revised. Trad. it. a cura di M. Nobile, B. Alberti, A. Zuddas. Firenze: Giunti O.S.
- Marzocchi, G.M., Cornoldi, C. (2000). Una scala di facile uso per la rilevazione dei comportamenti problematici dei bambini con deficit di attenzione e iperattività. Psicologia clinica dello sviluppo, 4(1), 43-64.
- Marzocchi, G.M., Re, A.M., Cornoldi, C. (2010). BIA: Batteria Italiana per l’ADHD (Italian Battery for ADHD). Trento: Centro Studi Erickson.