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numero 90 - settembre 2021

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Leader emotivamente intelligenti? Sì grazie

Leader emotivamente intelligenti? Sì grazie

Stiamo attraversando un periodo senza precedenti in termini di complessità e di incertezza rispetto al futuro. Mai come in questo momento abbiamo la necessità di ripensare al nostro modo di lavorare e alla figura del leader, in termini di capacità critiche e differenziati in un contesto così sfidante.
Già nel 2013 nel suo articolo The focused leader Goleman sosteneva l’importanza dell’intelligenza emotiva. Lo stesso ha commentato, in un recente evento organizzato da WOBI (World of Business Ideas), il ruolo dell’intelligenza emotiva nel contesto attuale, trasformato dalla pandemia.

“L’intelligenza emotiva è importante oggi più che mai. Stiamo affrontando una nuova realtà, in cui le relazioni giocano un ruolo da protagonista, trasformando il modo in cui interagiamo. Gli studi rivelano che maggiore è la nostra intelligenza emotiva, migliore sarà la nostra risposta di fronte a situazioni di stress. Inoltre, l’ intelligenza emotiva migliora il nostro umore e ci permette di ottenere una maggiore soddisfazione sia a livello personale che professionale”.

L’intelligenza emotiva si definisce come “la capacità di riconoscere le proprie emozioni, quelle degli altri, gestire le proprie, e interagire in modo costruttivo con gli altri”. Questa definizione si traduce in un modello che comprende quattro domini, e 12 competenze. Più precisamente, i quattro domini, con relative competenze, sono:

  • Self Awareness. Consapevolezza di se stessi: la base dell’intelligenza emotiva.
  • Self Management. Autocontrollo: parliamo di ottimismo, adattabilità, autoregolazione, capacità di definire e raggiungere obiettivi.
  • Social Awareness. Coscienza sociale: include l’empatia e la consapevolezza organizzativa.
  • Relationship Management. Gestione delle relazioni: si riferisce alla capacità di ispirare e influenzare gli altri, di aiutarli agendo come un coach o un mentore, gestire i conflitti e lavorare in team.

Semplificando al massimo, secondo Goleman l’intelligenza emotiva determina il successo della leadership attraverso due componenti. La prima riguarda “l’interno”: i leader sono capaci prima di tutto di gestire bene se stessi. Parliamo quindi di “self mastery”, self awareness, capacità di gestire emozioni contrastanti e spiacevoli, di mantenersi focalizzati sugli obiettivi anche durante le crisi, e fortissima adattabilità. La seconda riguarda l’esterno, e comprende la capacità di sintonizzarsi sulle altre persone del team, creare empatia con loro, capire come stanno, cosa pensano del progetto che si sta affrontando, le loro aspettative, risolvere i contrasti, fargli percepire il proprio interesse per loro. Questo permette al leader di capire come comunicare, influenzare, guidare, coinvolgere al meglio, ottenendo così il massimo dal suo team. Gli studi dimostrano che, in ambito lavorativo, più si sale nei livelli dell’organizzazione, più l’intelligenza emotiva è importante. L’85% delle competenze considerate determinanti per definire un vero leader dipende dall’intelligenza emotiva.

Ma cosa accade nel nostro cervello? La corteccia prefrontale è responsabile delle nostre decisioni, mentre l’amigdala è il luogo in cui solleviamo e risolviamo i problemi: si trova nel centro emotivo del cervello, è il rivelatore di paura che abbiamo nel corpo. Entrambe vivono in una costante tensione. L’intelligenza emotiva è il risultato della coordinazione armonica tra i centri emotivi e il centro esecutivo del nostro cervello, è quella che ci aiuta anche in contesto aziendale a prendere decisioni ottimali.

Lo stesso Goleman afferma “Una maggiore intelligenza emotiva nei dipendenti e nei leader implica una maggior soddisfazione nel lavoro, un maggior engagement, un turnover ridotto, più sentimenti positivi, elevate performance, migliore salute fisica e mentale e un miglior clima all’interno dell’organizzazione”.

Per costruire un’organizzazione emotivamente intelligente, è essenziale concentrarsi su questa competenza quando si assume nuovo personale, analizzare l’engagement e dare la giusta importanza all’intelligenza emotiva nella formazione e nello sviluppo dei team.

Goleman conclude: “Le skill tecniche possono essere imparate a scuola, le possono avere tutti. Ma più sali in alto nella gerarchia organizzativa, più sarà importante l’intelligenza emotiva. Tra i C-Level, l’85% delle competenze che distinguono i top performer sono relative all’intelligenza emotiva. Sono dati che non ho rilevato io, ma le stesse aziende. Un C-Level non usa più le skill tecniche. Quello che fa per gran parte del tempo è gestire le persone, oltre che se stesso”.

Attraverso l’intelligenza emotiva diventa allora possibile esercitare l’arte della leadership, che sta nel centrare gli obiettivi assicurando performance eccellenti attraverso la gestione delle persone e delle loro emozioni oltre che delle proprie.