Recensioni
Le nevrosi
Le nevrosi
Pierre Janet
Le nevrosi
Raffaello Cortina, 2022, Pp. XXXIII+311
€ 26,00
Leggere i lavori di Pierre Janet che via via si stanno traducendo in italiano seguendo la direttrice della cosiddetta Janet Renaissance è sempre affascinante – circa sette anni fa, nel 2015, ho scritto la recensione a due testi di Pierre Janet, L’automatismo psicologico (Raffaello Cortina, 2013) e La psicoanalisi (Bollati Boringhieri, 2014), recensione pubblicata nel numero 4, Volume XLIX, 2015, della rivista Psicoterapia e Scienze Umane (pp. 665-667).
Studiare il pensiero di Janet (nato a Parigi il 30 maggio 1859 e scomparso il 24 febbraio 1947) può voler dire fare un tuffo nel passato, nella psichiatria di oltre un secolo fa, rimanendo sorpresi dall’attualità di ciò che si legge e, soprattutto, dalle acutissime osservazioni di Janet in merito alle sintomatologie e alle psicodinamiche delle varie forme di nevrosi.
Questo volume appena uscito ha visto la luce nel lontano 1909 con il titolo Les Névroses. Scorrendo queste pagine si possono apprezzare innumerevoli aspetti dell’opera di Janet, ma per avere un’idea dell’enorme produzione scientifica di Pierre Janet si può consultare la pagina web dell’editore francese Harmattan.
Non a caso, di Janet sono sempre ricordati l’acume clinico e la capacità di descrizione accurata delle diverse sintomatologie (nel testo Les Névroses soprattutto rappresentate dall’isteria e dalla cosiddetta psicoastenia). Ma insieme alle osservazioni – la capacità di osservare attentamente il paziente è stata messa in rilievo praticamente da tutti coloro che hanno studiato l’opera di Janet – ecco emergere le indicazioni volte al trattamento, al recupero di queste persone che sono viste (e ciò non era affatto scontato, oltre un secolo fa) come persone sofferenti psicologicamente e, quindi, da curare con mezzi psicologici.
Certamente, un libro che porta il perentorio titolo Le nevrosi può facilmente suscitare nel lettore enormi aspettative e si rimarrebbe delusi se si cercasse una sorta di dizionario delle nevrosi; in realtà, le riflessioni di Janet sono ampie e assai più sottili, ad esempio nel momento in cui mette molto bene in chiaro la sua opinione sulla genesi delle nevrosi, considerate come un blocco nello sviluppo di talune funzioni mentali.
Il testo è ricco di brevi presentazioni di casi clinici a iniziare con quello della paziente Gib, “intelligente, vivace, impressionabile” (p. 6) che prelude all’analisi delle ossessioni negli psicoastenici accuratamente sostenuta con una serie di precise osservazioni. Ecco emergere le ossessioni relative al corpo – “i malati in cui si riscontra questa scontentezza del proprio corpo sono molto numerosi” (p. 19) e altrettanto spesso questi soggetti evidenziano il rifiuto del cibo, un argomento che sarà ripreso più avanti nel testo, nel settimo capitolo, sotto il paragrafo I disturbi dell’alimentazione. E può stupire l’ampio spazio che l’autore dedica, sempre nel settimo capitolo che tratta i disturbi degli istinti e delle funzioni viscerali, ai disturbi della respirazione Un’altra osservazione ci conduce a considerare il tic come atto non solo intempestivo ma anche inopportuno, richiamando il Charcot che lo aveva etichettato come la caricatura di un atto. Poche pagine più oltre ecco le osservazioni (anche queste attualissime) sull'agorafobia che è vista come un prototipo: “accanto a queste fobie degli oggetti, si collocano fobie un po’ più complicate che ho chiamato fobie delle situazioni” (p. 107).
Ma in estrema sintesi, come si può delineare la nevrosi? Ecco una delle risposte di Janet: “ciò che è perduto, ciò che il soggetto psicoastenico non può fare, è l’azione completa, accompagnata da attenzione, sforzo, libertà e piacere” (p. 132). E, parlando delle crisi nervose, l’autore precisa che “malgrado l’apparenza, dobbiamo renderci conto che si tratta di fenomeni mentali e non fisici, che dipendono ancora da idee ed emozioni del soggetto. Le diverse parti del nostro corpo partecipano a tutti gli eventi della nostra vita e a tutti i nostri sentimenti” (p. 188).
Il libro si avvia alla conclusione con tre capitoli di grande fascino sugli stati mentali isterici, psicoastenici e con l’ultimo capitolo dal titolo Che cos’è una nevrosi? Qui emergono i concetti di dissociazione nell’isteria (con un riferimento al lavoro di Breuer e Freud), si recupera il concetto ottocentesco di delirio emotivo circa le ossessioni, e si riflette sull’importante funzione dell’esame di realtà, insieme alla capacità di apprezzare la realtà – che potremmo tradurre in apprezzare la vita che si vive…
Ed è proprio nelle ultime pagine del testo che l’autore tira le fila del suo discorso dimostrando come sia lecito parlare del gruppo delle nevrosi dato che esse hanno delle caratteristiche in comune.
Recuperando numerose riflessioni sul tema sviluppate storicamente nel contesto della medicina – compreso il riferimento al medico scozzese Cullen, che fu il primo a impiegare il termine nevrosi – Janet afferma la legittimità di definire le nevrosi malattie psicologiche, funzionali, caratterizzate dal blocco evolutivo: “il vero carattere delle nevrosi è costituito dal fatto che la mente, o se si vuole la parte superiore delle diverse funzioni, non evolve o si sviluppa male” (p. 306).