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numero 33 - dicembre 2015

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An introduction to counselling

An introduction to counselling

recensione.jpg John McLeod
An introduction to counselling
Open University Press, 2013, Pp. XXIV+750
£ 34.99 (Ebook £ 41.99). Fifth Edition.

In un momento storico in cui il Counselling è posto al centro di numerosi dibattiti, riflessioni e analisi, essendo stato recentissimamente oggetto persino di una sentenza del tribunale amministrativo regionale del Lazio ‒  sentenza n. 13020/2015 del 17 novembre 2015 ‒ appare particolarmente utile segnalare questo bel libro di John McLeod, una persona che ha un’ampia esperienza di counselling, formazione e supervisione e che svolge attività didattica e di ricerca presso la University of Abertay (UK) e in Norvegia presso la University of Oslo. Si tratta della quinta edizione ampiamente riveduta ed arricchita di un testo che ha visto la luce nel 1993 e che si integra con altri lavori dello stesso autore come Counselling Skills e The Counsellor’s Workbook, entrambi alla loro seconda edizione, ed entrambi pubblicati da Open University Press – McGraw-Hill Education.
Quest’opera, che vuole essere una “introduzione” al counselling ma che invece rappresenta una sorta di vasta e ben documentata trattazione sul tema, è introdotta dal paragrafo How to use this book proprio al fine di offrire subito al lettore l’idea di un testo che vuole, e deve, essere consultato seconda una logica orientata alla conoscenza ma anche al pragmatismo. I ventisei capitoli che compongono il lavoro sono ben scanditi in varie sezioni, supportati da un indice tematico molto utile, e integrati da bibliografia ampia.
La prima parte del testo ha lo scopo di rispondere alla domanda centrale che in molti si pongono: cosa è il counselling? I tre capitoli che compongono questa parte introduttiva offrono una visione teorica, storica e interdisciplinare del counselling, integrando esemplificativamente dei casi di studio e sviluppando una serie di tematiche che appaiono molto utili per una riflessione generale sul senso e sul significato del counselling. Per avere idea dell’analisi condotta dall’autore è sufficiente consultare gli undici punti esplicativi che sono posti a illustrazione della definizione di counselling che è proposta, e i seguenti quindici punti finalizzati a spiegare come e perché il counsellor può essere di aiuto alle persone.
La seconda parte è, per alcuni versi, ancora più interessante della prima. Infatti, sono qui ampiamente dispiegate le differenze di approccio e di intervento basate su altrettante, diverse scuole e modellistiche di counselling. Dopo aver spiegato cosa si intende con “approcci” al counselling e quali sono i referenti teorici di base, ecco emergere le tante teorie che sono alla base di questo genere di intervento professionale. La prima ad essere illustrata, in modo corretto perché storicamente basato, è la teoria psicodinamica; quindi si passa al modello cognitivo-comportamentale e a quello centrato sulla persona. Sono poi esaminati gli approcci che derivano dall’analisi transazionale, dalla terapia esistenziale e della Gestalt. Altro spazio è dedicato agli approcci narrativi, collaborativi e costruttivisti, al counselling multiculturale e al counselling svolto con il sistema-famiglia, fino a considerare aree ancora più specifiche. Seguendo tale corso di pensiero si giunge alla terza parte del volume che è dedicata all’integrazione degli approcci (in linea con alcune direttive di ricerca in campo psicoterapeutico che volgono lo sguardo verso l’integrazione dei modelli clinici). La vera e propria sfida che pone la prospettiva dell’integrazione – da troppi vista superficialmente come una sorta di giustapposizione di modelli, secondo il mio parere – apre il campo al pluralismo delle visioni ma anche alla necessità di organizzare e concordare in relazione a un framework comune. In stretto rapporto a tutti questi argomenti emerge la psicologia della relazione di counselling, la pratica e l’utilizzo di competenze distintive da parte del counsellor, e la dinamica del processo di counselling, suddiviso nelle sue fasi principali.
Con la quarta ed ultima sezione del libro, dedicata alle questioni tipicamente professionali, si chiude questo lavoro che conta oltre settecento pagine. In relazione a tale ultima sezione sono soprattutto da considerare i capitoli dedicati ai valori, alle competenze e all’etica della pratica del counselling, ma anche ai diversi format per mezzo dei quali il counselling prende avvio e si realizza nella prassi. È quindi considerata la tematica della ricerca (pura ed applicata) nel counselling, mentre un intero capitolo è dedicato al divenire counsellor. Il ventiseiesimo capitolo conclude il lavoro trattando le future direttrici di sviluppo del counselling secondo una prospettiva internazionale.
Sfogliando queste pagine non si può fare a meno di osservare l’imponente componente delle teorie e delle metodologie squisitamente psicologiche che costituiscono gli assi portanti di qualunque genere di intervento di counselling, nonché il suo strettissimo legame con le psicoterapie. Vorrei aggiungere che la differenza che spesso è proposta tra counselling, coaching e psicoterapie, basata sull’idea che le prime due forme di intervento sono rivolte a persone normali, mentre la terza è indirizzata alle persone sofferenti e disagiate, non ha senso nella moderna concezione dell’essere umano e delle sue dinamiche psicologiche. Non ha senso da quando Freud e la psicoanalisi hanno rivoluzionato i concetti di normalità e patologia, mostrando la continuità tra queste due dimensioni. Ritenere, dunque, che il counselling (e il coaching) siano per i soggetti normali e le psicoterapie per i cosiddetti malati significherebbe tornare indietro di oltre un secolo, verso la psichiatria ottocentesca.