Recensioni
Introducing cognitive analytic therapy: principles and practice of a relational approach to mental health
Introducing cognitive analytic therapy: principles and practice of a relational approach to mental health
Anthony Ryle, Ian B. Kerr
Introducing cognitive analytic therapy: principles and practice of a relational approach to mental health. II Edition.
Wiley, 2020, pp. XXI+358
£ 49.95 (Paperback)
Questo recentissimo lavoro fa il punto sullo stato attuale della CAT, la Terapia Cognitivo Analitica sviluppata circa cinquanta anni fa da Anthony Ryle nel corso della sua attività professionale svolta nell’ambito del NHS – National Health System, il sistema sanitario nazionale britannico.
Nel 1995 Anthony Ryle pubblicò il primo testo di esposizione completa della CAT: Cognitive Analytic Therapy: Developments in Theory and Practice. A questo seguì, due anni dopo, Cognitive Analytic Therapy and Borderline Personality Disorder: The Model and the Method (1997), mentre l’edizione che precede il testo qui segnalato, a firma di Ryle e Kerr – pubblicata dall’editore Wiley, come i due precedenti lavori – risale al 2002 (tradotto in italiano da Laterza nel 2004). Si deve però aggiungere che Tony Ryle non ha potuto seguire né vedere quest’opera realizzata perché, a brevissima distanza dalla progettazione del libro, si è ammalato ed è deceduto nel settembre del 2016.
Dall’idea iniziale, il cui sviluppo si colloca negli Anni Ottanta, alla sistematizzazione di circa due decenni dopo, la CAT si è andata definendo come un approccio flessibile e applicabile in diversi ambiti di intervento. E’ bene precisare che questa terapia si colloca nell’area delle procedure evidence based e ha le sue radici in differenti tradizioni, dal cognitivismo alla psicoanalisi, fino alla teoria di George Kelly sui costrutti personali – inglobando anche altri influssi teorici – ma sostanzialmente i due principali “contributori” teorici iniziali sono da rintracciarsi nell’orientamento psicodinamico e nell’indirizzo cognitivo-comportamentale. Si tratta, quindi, di una modalità terapeutica che integra differenti metodi, basi pensare alla CBT insieme a spunti di matrice psicodinamica come l’attenzione sulla relazione transferale, sui conflitti e sulle modalità di difesa. Ma, osservando lo sviluppo della CAT negli ultimi decenni, sembrerebbe di poter affermare che gli influssi prettamente psicodinamici siano stati annacquati ed abbiano lasciato il posto ad altro.
La CAT si configura come una terapia breve il cui standard si colloca intorno alle 16 sedute (in un range che va da un minimo di 4 sedute a un massimo di 24), e mira a risolvere quegli schemi disadattativi e disfunzionali che caratterizzano le persone le quali – nonostante abbiano ripetutamente esiti spiacevoli e feedback negativi – tendono a persistere e a ripetere modalità di azione inappropriate. La CAT, in realtà, condivide molto – alcuni ritengono fin troppo, nel senso che può emergere come una sorta di miscela di tecniche tratte da diversi ambiti, tendenzialmente confusiva – con tanti altri indirizzi terapeutici in relazione a fattori di ampio spettro come, ad esempio, l’atteggiamento empatico e collaborativo verso il paziente, e l’orientamento relazionale. D’altro canto, pregi e limiti della CAT sono nelle sue origini. Infatti, quando Anthony Ryle, lavorando presso l’ospedale pubblico Guy & St. Thomas (Londra) – oggi Guy's and St Thomas' NHS Foundation Trust – si rese conto della necessità di offrire un supporto di breve respiro ad un’ampia gamma di soggetti bisognosi, ritenne di poter integrare diversi spunti da differenti fonti. Probabilmente l’impiego più utile della CAT, ancora oggi, è proprio all’interno dei contesti di assistenza socio-sanitaria di base.
Il testo, nella sua struttura, facilita al lettore la visione di almeno quattro aspetti importanti che vogliono definire al meglio la CAT: la storia e le sue origini, gli scopi e il focus della terapia, le radici teoriche e, infine, le applicazioni cliniche (compreso il trattamento di pazienti cosiddetti difficili e dei disturbi della personalità più complessi). Molto spazio è dedicato a illustrare le tecniche operative come, ad esempio le procedure di ruolo reciproco il cui scopo è analizzare ed elaborare le relazioni interpersonali disfunzionali. Al termine è proposto un utile Glossario e quattro Appendici in cui sono riportati strumenti di sostegno all’intervento. Le trentacinque pagine della Bibliografia e l’Indice Analitico chiudono il lavoro.
Scorrendo il testo si apprezza l’intendimento di Ian Kerr di rendere definitivamente omaggio all’ideatore della CAT, e lo sforzo di offrire al lettore un’idea quanto più completa dell’approccio. Kerr intende anche di confutare l’idea che la CAT sia seduta on the shoulders of giants, come si dice quando un modello o una teoria non propone granché di nuovo ma prende a prestito spunti differenti che provengono dai maggiori teorici e clinici della psicologia. Sarà il lettore a giudicare se la CAT riesca ad emergere come approccio autonomo nel panorama dell’integrazione delle psicoterapie che, ad oggi, vede la presenza di almeno dodici modelli.
Per avere un quadro attuale dello stato della CAT si possono consultare due siti web: https://www.acat.me.uk/page/home e www.internationalcat.org