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numero 38 - giugno 2016

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L'intervista

Intervista a Vittoria Falchini

Intervista a Vittoria Falchini

Uno sguardo sulla formazione in psicologia da parte di chi sta ancora completando questo percorso, per capire quali possono essere le aspettative, le motivazione e le aspirazioni che stanno alla base di una scelta formativa e professionale che tanti studenti oggi fanno. 

D. Sei una studentessa prossima a conseguire la laurea triennale in psicologia. In pari con gli esami, hai anche ottenuto dei premi in denaro per questo: congratulazioni! Com'è nata questa tua “vocazione” per la psicologia?

R. Si dice che ci si avvicini alla psicologia prima di tutto per capire se stessi e io mi ritrovo in questa affermazione.
Uscita dal liceo non ero pronta per scegliere quale percorso di studio universitario intraprendere e ho attraversato quattro anni di smarrimento, vagando da una facoltà all’altra con la speranza fosse quella giusta per me. Quando ho sentito più forte il bisogno di fermarmi e di conoscermi, la psicologia è venuta in mio aiuto ed ecco che ho deciso di percorrere questa strada.

D. Al momento di scegliere questo percorso, hai valutato il fatto che la figura delle psicologo è ancora poco riconosciuta a livello professionale e accompagnata, nel senso comune, da tanti pregiudizi che sembrano difficili da sradicare?

R. No, all’inizio non ho fatto caso a questa questione, tanto era l’entusiasmo per aver scelto finalmente quale percorso intraprendere. Solo dopo, entrando in questo mondo, mi sono accorta di come la figura dello psicologo sia sottostimata e svalutata. Essere sempre stata, fino ad oggi, una terra di mezzo tra le discipline umanistiche e quelle sanitarie, non ha certo aiutato la psicologia a imporsi sullo scenario delle professioni. Inoltre, tutte le persone si sentono un po’ psicologhe di se stesse e degli altri ed è difficile che riescano a superare questa convinzione, affidandosi ad altri provvisti di strumenti più adeguati e opportuni.

D. Parliamo delle tue impressioni (ed esperienze) di un percorso formativo che ogni anno migliaia di giovani italiani intraprendono. Era come te lo aspettavi, oppure ci hai trovato qualcosa di diverso, nel bene o nel male?

R. Dopo aver frequentato tre diverse scuole, quando ho iniziato psicologia speravo di trovare una struttura efficiente e organizzata, docenti preparati, materie coinvolgenti e persone nuove con cui instaurare un rapporto duraturo. Dopo tre anni posso dire che, anche se non tutto ha corrisposto alle mie aspettative, posso ritenermi soddisfatta di questo percorso, nel bene e nel male, perché mi ha permesso di crescere e migliorare molto.

D. L'insegnamento psicologico spazia da una disciplina all'altra: questo può essere certamente molto stimolante, ma fa correre il rischio di una scarsa professionalizzazione e di trasformare un corso universitario in una sorta di “super liceo”: cosa ne pensi?

R. Il fatto che l’insegnamento psicologico spazi da una disciplina all’altra è sicuramente una delle caratteristiche più intriganti di questa materia: dà modo di potersi accostare a diversi ambiti del sapere con atteggiamento curioso e critico, permettendo così di ampliare i propri interessi. La psicologia è una scienza che, da un lato, studia i processi mentali; e, dall’altro, offre strumenti per accostarsi ad altre discipline in modo più consapevole e proficuo. Quest’ultimo profilo credo sia un valore aggiunto, purché i corsi universitari consentano la costruzione di conoscenze solide di base, per evitare approcci di tipo superficiale o approssimativo a branche del sapere diverse dalla psicologia.

D. Al contrario, pensi che questo percorso, così come è strutturato, possa offrire agli studenti gli strumenti necessari a comprendere quale settore di questa disciplina si desidera approfondire?

R. No, per come è strutturato, al momento non lo penso. Il percorso di studi da me intrapreso necessiterebbe di migliorare per quanto riguarda la realizzazione di un’adeguata preparazione di base degli studenti, proprio al fine di metterli nella condizione di poter scegliere al meglio gli indirizzi specialistici da approfondire in un secondo momento. Inoltre, sarebbe bello poter prendere una maggiore confidenza con la pratica, non solo mediante lo svolgimento di tirocini, obbligatori solo dopo il conseguimento della laurea magistrale, ma anche con laboratori e lavori durante i corsi.

D. Cosa credi che sia mancato nella tua esperienza di studentessa di psicologia, fino ad oggi?

R. Penso che sia mancato soprattutto un confronto con gli altri. La scuola di psicologia di Firenze non offre molte opportunità per vivere al 100% questa facoltà. Non abbiamo un aula studio dove trovarsi, la biblioteca è nel dipartimento di San Salvi come anche la mensa, le aule sono poche e sempre occupate, non abbiamo altre scuole vicine con cui relazionarsi. I rappresentanti degli studenti si impegnano al massimo per offrire occasioni di scambio tra gli studenti, ma spesso e volentieri come finiscono le lezioni, la scuola si svuota.

D. Qual è, secondo te, la percezione che gli altri hanno dello studente di psicologia, anche confrontandoti con tuoi amici e amiche iscritti ad altri corsi?

R. Il più delle volte quando dico che studio psicologia le persone pensano che di lì a cinque minuti inizi a psicanalizzarle riuscendo a vedere dentro di loro quello che non dicono né agli altri né a se stessi. In realtà ovviamente non è così! Nell’ideale comune però, anche tra i ragazzi, ancora esistono questi pregiudizi. Succede anche di scorgere negli altri delusione e/o disinteresse, perché la psicologia non è riconosciuta a livello professionale quanto altre discipline che occupano da sempre lo scenario delle professioni. Infine, mi è capitato di confrontarmi con persone cui sarebbe piaciuto prendere questa strada, ma per insicurezza e a volte mancanza di coraggio, non l’hanno fatto.

D. Quanto la tua università o la scuola di psicologia sono organizzate nei servizi allo studente? Attività di tutoraggio all'ingresso; di orientamento alla scelta del piano di studi, del corso di laurea specialistico, alla professione; attività seminariali extra curricolari, ecc...

R. Direi che la mia scuola potrebbe fare di più in quanto a servizi allo studente. È presente il tutoraggio all’ingresso come anche in itinere ed in uscita, ma potrebbe essere sponsorizzato meglio: purtroppo tante iniziative passano inosservate. L’orientamento alla scelta del piano di studi è assente, come anche per la scelta del corso di laurea specialistico. Il più delle volte le attività seminariali vengono effettuate negli orari delle lezioni. È presente un valido servizio di consulenza psicologica per l’orientamento e anche le segreterie sono efficienti. Inoltre,  si dovrebbero effettuare tante migliorie sulla struttura per incrementare la sua vivibilità.

D. Hai mai partecipato a un congresso di psicologia? Perché?

R. No, per ora non ho mai partecipato. Ho cercato il più possibile per questi primi tre anni di università di rimanere in pari con gli esami, la mia priorità, nonché di fare nuove amicizie. Mi riprometto però di partecipare in futuro, dato che li immagino come occasioni di apprendimento e confronto che mi incuriosiscono molto.

D. Sei mai entrata in contatto con l'Ordine degli Psicologi per informazioni sulla professione e la normativa che la regola? Se sì, in che modo?

R. Sì, ho partecipato al convegno “Quale psicologia per quale futuro”, presieduto dall’Ordine degli Psicologi della Toscana e dalla Scuola di Psicologia di Firenze. È stata una giornata molto interessante per noi studenti, perché siamo potuti entrare in diretto contatto con professionisti di tanti settori diversi e prendere confidenza con un quadro ampio e generale dei possibili  sbocchi professionali futuri.