L'intervista
Intervista a Robert A. Roe
Intervista a Robert A. Roe
La European Congress of Psychology (ECP) è il congresso della European Federation of Psychologists’ Association (EFPA), l’associazione che riunisce le associazioni di psicologia dei vari paesi europei e, di conseguenza, la più importante comunità di professionisti e ricercatori nel nostro settore in Europa. Ci è sembrato quindi doveroso parlare di EFPA e del suo congresso con chi ne è stato, di fatto sino a poche settimane fa, presidente e immagine internazionale: il prof. Robert A. Roe.
D. Lei è stato Presidente EFPA sino al 12 luglio scorso: ci può spiegare cos’è l’EFPA e quale è il suo ruolo nella pratica quotidiana dello psicologo?
R. L’EFPA è una federazione di 36 associazioni nazionali di psicologi, che include tutti i 28 stati membri dell’Unione Europea. Ci sono due membri affiliati, federazioni di insegnanti e studenti, e una decina di membri associati, associazioni europee dedicate alla ricerca o all’attività professionale in aree specialistiche: psicologia cognitiva, assessment psicologico, psicologia dello sviluppo, della personalità, psicologia aeronautica, del lavoro e dell’organizzazione, di comunità, dello sport, dell’apprendimento e dell’insegnamento, studi sullo stress associato a traumi, desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR).
L’EFPA rappresenta la psicologia a livello europeo, promuove la psicologia e la sua rilevanza per la società e stimola la condivisione di informazioni sui suoi sviluppi sia a livello europeo che nei paesi membri fra tutte le associazioni e i loro iscritti. Sostiene, inoltre, le singole associazioni nei contatti con i rispettivi governi. È poi responsabile dell’organizzazione del Congresso Europeo di Psicologia (ECP) e della rivista European Psychologist. L’EFPA promuove attivamente lo sviluppo professionale e garantisce la qualità dei servizi psicologici attraverso EuroPsy, il cui elemento più visibile è un sistema di certificazione per i singoli psicologi, sia per i giovani che stanno per avviare la professione alla fine degli studi e compiendo il proprio anno di tirocinio, che per gli psicologi che già stanno praticando. Essere certificati EuroPsy ed avere il proprio nome inserito nel registro EuroPsy, accessibile via internet, è un chiaro segno di distinzione e una garanzia verso l’utenza, i datori di lavoro e l’amministrazione pubblica.
D. L’ECP è il congresso dell’EFPA: quale ne è stata la storia, le sue finalità iniziali e come è cambiato nel corso degli anni?
R. Il primo congresso si tenne ad Amsterdam nel 1989 con solo un piccolo coinvolgimento dell’EFPA; dal 1991 in poi fu organizzato sotto l’egida dell’EFPA col fine di offrire una piattaforma di scambio fra ricercatori e professionisti europei in psicologia. Il congresso fu un successo sin dall’inizio, ha attratto un numero crescente di partecipanti e sempre più, negli ultimi anni, anche da altri continenti. È infatti diventato una grande conferenza internazionale ad alta visibilità, simile a quelle organizzate dall’ International Association of Applied Psychology (IAAP) e dall’International Union of Psychological Science (IUPsyS).
D. Qual è lo stato odierno della psicologia europea, sia nella pratica che nella ricerca, se confrontata con altre grandi comunità psicologiche, come per esempio quella rappresentata dall’American Psychological Association?
R. Direi che la psicologia europea gode di buona salute. Primo, per dimensioni: le associazioni aderenti all’EFPA rappresentano oltre 350.000 psicologi, cioè quattro volte il numero degli psicologi dell’APA. La psicologia europea è poi ben rappresentata nella ricerca internazionale, con una larga percentuale di contributi da paesi nei quali l’inglese è la prima o la seconda lingua. Inoltre, i ricercatori pubblicano in spagnolo, italiano, russo e molte altre lingue. La professione psicologica è ben consolidata nella maggior parte dei paesi europei e c’è un grande interesse per lo scambio e lo sviluppo comune. In questo senso, EuroPsy è di grande aiuto perché definisce degli standard comuni all’Europa intera, rappresentando un ovvio vantaggio rispetto a Stati Uniti e Canada che prevedono molteplici giurisdizioni e regole differenti. La risorsa maggiore della psicologia europea sta probabilmente nella diversità di lingue e approcci alla ricerca e all’attività professionale, ma l’Europa è anche abbastanza efficace nel coordinare azioni in una tale diversità di paesi.
D. Quanto è forte il livello di integrazione fra associazioni nazionali in Europa? Vede delle discrepanze fra un paese e l’altro?
R. Le singole associazioni nazionali differiscono per storia, dimensioni e risorse. Per esempio, la British Psychological Society e la Société Française de Psychologie furono fondate nel 1901, mentre la Cyprus Psychologists’ Association è stata costituita nel 1980 e la Société Luxembourgeoise de Psychologie nel 1985. Le associazioni più grandi hanno più di 65.000 iscritti, la più piccola solo poche decine. Questo si riflette ovviamente nelle dimensioni degli staff e dei budget. Tuttavia, a dispetto di queste differenze c’è una evidente integrazione; in questo caso, l’EFPA fornisce un contributo assoluto, dato che oltre 250 psicologi di vari paesi partecipano ai board, agli standing committee e alle task force della federazione. È anche utilissimo l’Operational Support Network, un organismo che include direttori e amministratori delle associazioni aderenti e ha fra i propri obiettivi quello di implementare le decisioni prese dall’Assemblea Generale dell’EFPA. Devo anche citare lo scambio di informazioni e la collaborazione fra i membri associati, sia attraverso l’ECP che lo European Psychologist.
D. Cosa suggerirebbe agli psicologi italiani per contribuire agli sforzi dell’EFPA?
R. È essenziale un elevato livello di partecipazione nei board, negli standing committee e nelle task force; i colleghi italiani fanno parte della maggioranza di questi comitati, ma vi sono ancora posti vuoti da occupare. È anche importante che l’Italian Network of Psychologists Associations (INPA) si impegni attivamente nel pubblicizzare EuroPsy, per il quale un nuovo progetto è in fase di lancio, e sia esso stesso a definire uno standard elevato per arrivare ad un numero elevato di certificazioni EuroPsy fra gli psicologi italiani. Direi 50% o più. Questo sarebbe di beneficio tanto per la psicologia italiana quanto per quella europea.
D. Circa 3000 persone hanno partecipato a ECP 2015 a Milano: secondo lei, qual è stata la ragione di un tale successo? E, adesso che il congresso è archiviato, cosa ne pensa?
R. Il numero di partecipanti è stato un vero successo. Sono convinto che la qualità del programma ha giocato un ruolo importante, ma anche la capacità dell’Italia di attrarre in quanto paese bello e ospitale, Milano come città di cultura, moda e gastronomia e l’Expo hanno contribuito. In aggiunta, abbiamo assistito nel corso degli anni a un crescente interesse da parte di psicologi di altri continenti. Capiremo dal rapporto finale sul congresso di Milano, come mantenere questo livello e fare ancora meglio in futuro.
D. Molti dei simposi a invito in programma erano patrocinati dall’EFPA: cosa significa esattamente e come l’EFPA ha scelto temi e convenor?
R. L’EFPA ha attivamente promosso la partecipazione al congresso in simposi e altri meeting dei suoi board, standing committee e task force. I temi e la programmazioni erano nelle mani degli stessi comitati, cui è stato garantito spazio nel programma. Notiamo con soddisfazione che questi simposi hanno attratto sia relatori che pubblico.
D. I test psicometrici sono un elemento importante della “cassetta degli attrezzi” dello psicologo. Al congresso, un simposio organizzato dall’International Test Commission (ITC) è stato interamente dedicato alle linee guida per l’uso e adattamento dei test: in quale modo l’EFPA può contribuire a promuoverle?
R. Il Board of Assessment dell’EFPA è stato molto attivo nel campo dell’uso e degli standard dei test. Esiste un sistema EFPA di accreditamento degli utilizzatori di test (EFPA Test User Accreditation), sviluppato dal Board e implementato in un numero crescente di paesi. Il Board sta anche lavorando alla revisione degli standard per l’uso dei test ed è previsto che sviluppi standard per setting, esiti e cambiamento. Il Board ha un collegamento con l’ITC e probabilmente, in futuro, collaborerà alle linee guida per l’adattamento dei test. L’EFPA è disponibile a sostenere iniziative su questo tema.
D. Cosa significa organizzare un evento come l’ECP? A questo riguardo, quali sono gli immediati prossimi passi verso Amsterdam 2017?
R. Il punto di partenza di un ECP è un accordo, basato su specifiche linee guida EFPA, fra EFPA e gli organizzatori locali, che definisce requisiti, obblighi, responsabilità e scadenze. I passi effettivi procedono da uno scenario normalmente proposto dall’associazione organizzatrice e da un’agenzia professionale di organizzazione di congressi. L’EFPA promuove fortemente lo scambio di informazioni dal congresso precedente al successivo, in modo che si impari dai successi e dagli errori e che vengano trasferite informazioni di base importanti e strumenti amministrativi. Almeno 18 mesi prima del congresso, l’Executive Council dell’EFPA visita la location, discute dei progressi e commenta e dà raccomandazioni. Direttore e Tesoriere effettuano una seconda visita circa 9 mesi prima del congresso e forniscono le opportune indicazioni. Più vicina alla data c’è una comunicazione sui dettagli.
D. E quanto sarà diversa la psicologia europea che vedremo ad Amsterdam, da quelle vista pochi giorni fa a Milano?
R. Essendo cresciuto ad Amsterdam, posso assicurare che l’esperienza sarà molto diversa. In che modo, però, è difficile da prevedere e dipende da dove giungeranno i partecipanti. Sicuramente, la città attirerà molte persone. La location è molto ben scelta: un moderno centro congressi nel centro di Amsterdam e nei suoi quartieri più affascinanti. Sono sicuro che il programma scientifico e quello sociale saranno interessanti e faranno sì che molti colleghi decideranno di partecipare.