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numero 102 - gennaio 2023

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L'intervista

Intervista a Marzocchi, Pecini, Usai e Viterbori

Intervista a Marzocchi, Pecini, Usai e Viterbori

In occasione della recente pubblicazione del volume Le funzioni esecutive nei disturbi del neurosviluppo. Dalla valutazione all’intervento, abbiamo chiesto ai curatori dell’opera di rispondere ad alcune domande per dare un’idea sulla composizione, dei contenuti e delle finalità del libro.

D. Quali sono state le motivazioni dietro alla scelta di curare un libro collettaneo sul tema delle funzioni esecutive?

R. Le funzioni esecutive (FE) sono processi a esordio precoce che svolgono un ruolo chiave nel corso dello sviluppo. La documentata rilevanza che questi processi hanno nell’influenzare le traiettorie di sviluppo tipico e atipico rende necessaria un’attenta opera di divulgazione per trasferire agli operatori le conoscenze utili a un efficace lavoro clinico e educativo. La ricerca scientifica sul tema ha prodotto negli ultimi anni una mole considerevole di contributi molto rilevanti, ma questa vastissima letteratura è talvolta parcellizzata o focalizzata su aspetti circoscritti, soprattutto si tratta di fonti prevalentemente in lingua inglese. Pertanto, risultava necessario produrre una riflessione sintetica, fruibile da chi, studenti o operatori, abbia necessità di accedere al complessivo stato dell’arte sulle FE. Il volume è stato realizzato grazie al contributo di studiosi e operatori con grande esperienza specifica sulle FE e sugli ambiti in cui è esercitata l’influenza di tali processi. Questo tipo di competenze garantisce l’altissima qualità e la chiarezza dei contenuti di ciascun capitolo.

D. La prima parte del libro è dedicata all’inquadramento teorico e alla presentazione di strumenti per la valutazione e l’intervento. Tra gli altri temi di questa sezione, c’è quello dei correlati neurofunzionali delle funzioni esecutive. La ricerca scientifica ha raggiunto una mappatura chiara del funzionamento esecutivo a livello cerebrale?

R. Il costrutto di funzioni esecutive si sposa benissimo con i risultati degli studi più recenti di neuroimaging. Se da un lato i risultati di neuroimaging hanno permesso di confermare il ruolo centrale di alcune strutture cerebrali, come la corteccia prefrontale, dall’altra è emerso chiaramente che le funzioni esecutive si basano sulla connettività neurofunzionale fra molteplici strutture, comprese quelle “più antiche” e alla base dei processi sensoriali e motori, come varie strutture sottocorticali e il cervelletto. Pertanto, piuttosto che cercare “mappature neurali statiche” delle funzioni esecutive, si sottolinea il ruolo della maturazione di connessioni e di circuiti neurofunzionali complessi, in analogia a come le funzioni esecutive sviluppano interagendo bidirezionalmente con molti altri processi cognitivi ed emotivi.

D. Quali sono i principali criteri da tenere in considerazione per la valutazione delle funzioni esecutive?

R. Il tema della valutazione delle FE in età prescolare e scolare è affrontato nel capitolo 5 della prima parte del volume da Carlotta Rivella, Clara Bombonato e Paola Viterbori. Le autrici sottolineano alcuni aspetti chiave quale per esempio il problema dell’impurità delle misure: i compiti esecutivi sono per definizione compiti complessi che, nel sollecitare l’impiego delle FE, attivano anche altre capacità; nella valutazione dei disturbi del neurosviluppo è quindi necessario prestare molta attenzione all’insieme delle capacità richieste dal compito per comprendere la prestazione individuale. Altro aspetto rilevante è il fatto che in età evolutiva il costrutto delle FE subisce modificazioni di cui è necessario tener conto in fase di valutazione, poiché i compiti potrebbero sollecitare abilità differenti o comportare un carico esecutivo diverso in base all’età. Una riflessione merita anche la scelta di utilizzare prove indirette (questionari) o prove dirette: come suggerito dalle basse correlazioni fra i punteggi a questi tipi di prove, questionari e test non sono sovrapponibili e forniscono informazioni diverse che possono quindi essere integrate per una conoscenza più approfondita del funzionamento individuale. Infine, si rileva come elemento innovativo l’introduzione della televalutazione anche per le FE, con cui il clinico potrà acquisire informazioni e monitorare l’andamento degli interventi anche a distanza.

D. Quali possono essere gli obiettivi a lungo termine di un percorso di potenziamento?

R. Negli ultimi anni sono state dedicate molte risorse a comprendere come potenziare le FE. Il motivo risiede nel ruolo cruciale che tali processi svolgono nello sviluppo e nell’apprendimento. L’idea che accomuna molti studiosi è che rafforzare questi processi possa produrre effetti a cascata a beneficio dei singoli domini e del funzionamento nella sua globalità, esattamente in direzione contraria a quello che accade nel corso dello sviluppo quando deficit delle FE influenzano negativamente le traiettorie evolutive.

D. La seconda parte del volume affronta invece nel dettaglio il riscontro clinico del funzionamento esecutivo, attraverso una panoramica di casi. Ci sono analogie rispetto alla compromissione esecutiva tra un quadro clinico e l’altro o si possono delineare profili di funzionamento differenziato?

R. Sebbene la letteratura sia complessa e i risultati spesso eterogenei, grazie a volumi come questo, che uniscono in una stessa cornice quadri clinici diversi, è possibile intravedere molte analogie e differenze. Ad esempio, l’interazione con i problemi specifici di un certo disturbo, l’effetto dell’ambiente e la frequente presenza di debolezze piuttosto che di franchi deficit rappresentano comuni denominatori. Dall’altra, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, i risultati ad oggi disponibili evidenziano come difficilmente il profilo di funzionamento esecutivo di un certo quadro clinico sia perfettamente sovrapponibile ad un altro e pertanto anche le strategie di intervento, per il miglioramento delle funzioni esecutive, iniziano a differenziarsi da condizione a condizione.

D. Come e quanto incide il funzionamento esecutivo sull’espressione clinica di un quadro diagnostico?

R. L’effetto delle funzioni esecutive sull’espressione clinica nei disturbi del neurosviluppo può essere duplice. Da un lato si identifica un ruolo compensatorio: in molti disturbi del neurosviluppo sono necessarie maggiori funzioni esecutive per compensare la scarsa automatizzazione o efficienza dei processi di base di apprendimento e adattamento. Parallelamente, la frequente presenza di alterazioni nelle funzioni esecutive nei disturbi del neurosviluppo può incidere sull’espressione clinica dei quadri diagnostici andando ad aumentare la gravità e la complessità della sintomatologia.

D. Quali sono a vostro avviso i quadri clinici in cui il funzionamento esecutivo incide più pesantemente?

R. Ad oggi la letteratura documenta l’importanza di valutare e intervenire sulle funzioni esecutive in molte condizioni di sviluppo atipico, ma appare prematuro identificare quadri clinici in cui un’alterazione o un deficit di funzionamento esecutivo incide maggiormente. In tutti i quadri clinici c’è una mancanza e un bisogno, maggiore rispetto allo sviluppo tipico, delle capacità di controllare il proprio comportamento, i propri processi cognitivi e/o quelli emotivi; pertanto, il funzionamento esecutivo può incidere in tutte le condizioni di sviluppo atipico. Quello che ad oggi potremmo provare a definire è quanto le difficoltà nelle funzioni esecutive incidano sulla sintomatologia tipica di una certa condizione, ad esempio nell’ADHD, o piuttosto sui deficit associati, come potrebbe essere il caso dei disturbi internalizzanti. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi longitudinali, in grado di descrivere le traiettorie di sviluppo e le interazioni con molteplici fattori individuali e ambientali dei diversi quadri clinici.

D. Che cos’ è il GRIFE (Gruppo di Ricerca sulle Funzioni Esecutive) di cui voi e gli altri curatori del volume fate parte?

R. L’idea del GRIFE è nata nel 2018, quando i quattro curatori del presente volume hanno cominciato a collaborare su progetti comuni e hanno avvertito la forte esigenza di un confronto con i numerosi studiosi e operatori che in Italia si occupano di FE. Su tale spinta è stata raccolta l’adesione della suddetta comunità con l’intento di promuovere la ricerca e lo scambio su tale tema. La prima iniziativa pubblica si è tenuta l’8 giugno 2022 con una giornata di studi su “Le funzioni esecutive nei disturbi del neurosviluppo: dalla ricerca alle applicazioni cliniche” patrocinata dall’Università di Milano-Bicocca, AIRIPA e AIDAI.

D. Voi e gli altri curatori del libro avete deciso di devolvere il compenso derivante dai diritti d’autore di questo libro al GRIFE. Quali sono i vostri progetti in proposito?

R. Abbiamo pensato di creare un fondo per poter finanziare iniziative scientifiche e di divulgazione così da poter realizzare le finalità per cui il GRIFE è nato. In programma ci sono le giornate annuali dedicate alle FE, in continuità con quella dello scorso 8 giugno. Poi, momenti di discussione che comportino un alto livello di interazione tra i partecipanti nell’ambito di workshop tematici. Contestualmente i curatori del volume stanno collaborando per la standardizzazione di una batteria di televalutazione (TeleFE), parzialmente finanziata anche con i fondi FISR2020. A partire da queste prime esperienze, l’idea è di creare reti di collaborazione che possano consentire significativi avanzamenti della ricerca italiana sulle FE.