QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 81 - ottobre 2020

Hogrefe editore
Archivio riviste

L'intervista

Intervista a Jacopo Tarantino

Intervista a Jacopo Tarantino

Abbiamo deciso di affrontare la questione della accessibilità alla consultazione dei riferimenti normativi dei test ad uso dei professionisti clinici e lo abbiamo fatto intervistando Jacopo Tarantino, Amministratore Delegato di Hogrefe Editore. 

D. Negli ultimi anni, in Italia e all’estero, alcuni editori hanno scelto di fornire test che prevedono esclusivamente una forma di scoring online, che non permette di prendere visione delle norme. Quali sono a suo avviso le motivazioni dietro questa scelta editoriale?

R. In realtà, a mia conoscenza, gli editori che in contesti clinici o educativi (non parlo dei test per le risorse umane che, da questo punto di vista e da altri, è tutto un altro mondo) hanno fatto questa scelta sono Giunti Psychometrics in Italia e TEA Ediciones in Spagna. Altri editori, americani, hanno piuttosto “secretato” solo pochi strumenti “di punta”, con le stesse logiche utilizzati per i test HR. La ragione è duplice: ottenere la massima protezione della propria proprietà intellettuale in un mercato altamente concorrenziale (in questo caso il test non è un adattamento, ma uno strumento originale, frutto di un importante investimento dell’editore) e/o il tentativo di ridurre la riproduzione non autorizzata (mediante fotocopiatura, solitamente) dei materiali di consumo vincolando lo scoring online al loro acquisto e, soprattutto, la proliferazione di programmi di scoring, spesso semplici fogli Excel, anch’essi non autorizzati.

Ora vanno fatte due precisazioni. La prima è che la decisione di corredare certi test esclusivamente di scoring computerizzato prima, online adesso, non è di oggi, ma è un modello di proposta al mercato vecchio di almeno una quindicina di anni. Nato per i test HR e poi estesosi ai questionari di personalità in generale, aveva come scopo l’eliminazione delle vecchie griglie di correzione trasparenti, sicuramente per combattere la pirateria dei programmi di scoring “casalinghi”, ma anche per offrire un servizio di elaborazione attuale, veloce e arricchito di una reportistica, semplificando gestione e spedizione dei materiali cartacei (anche perché, e questo va sottolineato, allo scoring online si è quasi sempre accompagnata la somministrazione online). È, di fatto, impensabile oggi pubblicare un questionario di personalità con anche soltanto cinque o sei scale con le griglie di correzione trasparenti da sovrapporre a un modulo di risposta con oltre cento item e chiedere al professionista di fare i conti a mano… Sarebbe come produrre un’auto senza tergicristalli elettrico! Insomma, in ogni innovazione è naturale che l’industria (nel nostro caso quella del testing) bilancia risparmi economici o margini di profitto a suo vantaggio con valore aggiunto per il cliente.

La seconda precisazione è che la scelta di secretare le tabelle normative (che è possibile solo se esiste lo scoring online, ma non ne è la causa) è una difesa da un comportamento sleale di parte degli utilizzatori nei confronti dell’editore (la fotocopia e la creazione di programmi di scoring non autorizzati), che in alcuni casi si configurano come vere e proprie violazioni del copyright e del diritto d’autore (anche questo è un argomento sul quale varrebbe la pena un approfondimento). Comportamento diffuso in tutto il mondo dove si utilizzano i test ma, che in alcuni casi, diventa un vero e proprio malcostume che nuoce un po’ a tutti: editori, utilizzatori dei test, autori, e anche utenti finali. Tale difesa, ancorché criticabile sotto vari punti di vista, è pienamente legittima: l’editore di test è un operatore economico come gli altri e, nei limiti imposti dalla legge, è libero di scegliere le strategie e i modelli di messa sul mercato dei propri prodotti che ritiene più opportuni. Sarà poi il mercato a promuovere o bocciare tali strategie (in un mondo ideale, s’intende!).

D. Pensa che una scelta di questo tipo rappresenti un ostacolo nell’esercizio della professione di chi utilizza i test?

R. In qualche modo sì, relativamente alla secretazione delle norme per i test clinici (no, per lo scoring online “obbligatorio” e se il discorso riguarda i test HR).

D. Qual è la posizione di Hogrefe Editore rispetto alla questione dell’accessibilità alle norme dei test da parte del cliente?

R. Che il professionista clinico sia messo in grado di lavorare al meglio con i test. Questi sono strumenti scientifici, la qual cosa significa che l’editore dei test deve aderire a dei principi generali che sono alla base della scienza e del metodo scientifico: trasparenza, diffusione della conoscenza, replicabilità dello strumento. La ragion d’essere di un editore di test clinici, e quindi di Hogrefe Editore, è di mettere a disposizione del professionista clinico strumenti psicodiagnostici il più possibile validi e attendibili, agendo come trait-d’union fra ricerca e utenza (in realtà il ruolo dell’editore è più di un semplice connettore, ma qui voglio semplificare per chiarire al meglio il funzionamento del mercato del testing: la ricerca sviluppa il test, l’editore lo immette sul mercato, i clinici lo utilizzano). Per restare fedele a questa sua ragion d’essere, e quindi mantenere il “patto” con autori/ricercatori e utilizzatori, deve rispettare quei principi ai quali accennavo: tutte le informazioni che spiegano come il test è stato sviluppato e come esso “funziona” (bene, male, così e così) devono essere rese accessibili, nel manuale e altrove, sia ai professionisti sia ai ricercatori. Con “tutte” intendo non solo i dati statistici che rendono conto delle proprietà psicometriche del test, ma anche la sua struttura (quali item in quali scale, cioè la “griglia”), la modalità di risposta e di calcolo del punteggio e, ovviamente, le tabelle normative (nel manuale o altrove).

Soltanto in questo modo il professionista è messo in grado 1) di valutare – prima dell’acquisto o al costo minimo dell’acquisto del solo manuale – se quel determinato test fa al caso suo o no, 2) di poterlo utilizzare al meglio, integrando le informazioni “crude” provenienti dallo scoring (un certo punteggio grezzo corrispondente a un certo punteggio standard) con la propria competenza clinica o informazioni sul paziente tratte da altre fonti (ricordiamoci che il test è  solo uno degli strumenti di indagine che compongono un assessment). Come potrebbe, ad esempio, il clinico valutare il reale peso di un risultato a un test di sviluppo di un bambino il cui punteggio si colloca sulla soglia di una fascia d’interpretazione (grave o media compromissione della funzionalità) se, a causa della secretazione delle tabelle normative, non è messo nelle condizioni di verificare come cambierebbe il punteggio standard se il punteggio grezzo fosse aumentato o diminuito anche di un solo punto? Per non parlare dei contesti di uso forense o certificativi dove è d’obbligo, pena l’invalidità della perizia o della certificazione, dar conto di cosa si è usato e di cosa ci sta dietro.

Inoltre, soltanto così i ricercatori (e qualche professionista col pallino dei dati quantitativi) può replicare il processo di messa a punto di quel test per verificarne le proprietà e, nel caso, migliorarle, magari realizzando dei set di norme campione-specifici o più ampie di quanto l’editore e l’autore avessero potuto fare. In definitiva, mi viene da dire che la secretazione delle tabelle normative inchioda quel test in un vicolo cieco di sviluppo scientifico, rallentandone la diffusione e anche l’evoluzione: in quali studi potrà essere utilizzato un test di cui si sa poco o nulla?

D. Questa posizione è condivisa dalle altre aziende del Gruppo Hogrefe?

R. Sostanzialmente sì. Dico “sostanzialmente” perché TEA Ediciones, che fa parte del Gruppo dal 2017, è uno dei due importanti editori europei che, a mia conoscenza, da anni (ben prima di essere acquisito dal Gruppo Hogrefe) non pubblica le norme (ma le rende disponibili, su richiesta, ai ricercatori). Ma a parte il caso TEA, tanto le singole aziende del Gruppo che il board hanno deciso di non seguire questa strada per le ragioni che ho cercato di spiegare nelle mie risposte alle precedenti domande. La questione si era, infatti, posta per quello che è il nostro test più importante, la seconda edizione delle Intelligence and Development Scales (IDS-2), uno strumento che integra la valutazione del funzionamento cognitivo con quello dello sviluppo generale in bambini e adolescenti dai 5 ai 20 anni, e che è sarà realizzato in tutte le lingue di riferimento del Gruppo (noi dovremmo pubblicare l’edizione italiana entro quest’anno). Ora, uno degli elementi distintivi di questo test sono proprie le norme: per permettere una più raffinata e puntuale interpretazione dei punteggi (e quindi dare al test un maggior valore clinico), le IDS-2 sono state standardizzate applicando la procedura del cosiddetto continous norming, grazie alla quale si ottengono punteggi normativi con andamento progressivo fra le diverse fasce d’età. Questo metodo ha però uno svantaggio, quello di generare una quantità innumerevole di tabelle normative, esattamente 1203! È facile capire cosa significherebbe produrre un manuale con così tante tabelle (noi lo abbiamo fatto – ma con circa duecento tabelle in meno – per la Griffiths III, per la quale le norme sono state calcolate allo stesso modo, e ha significato lunghe impaginazioni, controlli e controlli…). Questo rendeva lo scoring online, almeno per la parte di trasformazione dei punteggi grezzi in standard, una scelta obbligata, ma cosa fare delle tabelle normative? Una possibile soluzione era semplicemente non pubblicarle: caricate nel back-office del sistema di scoring avrebbero compiuto degnamente il proprio lavoro, permettendo di generare grafici e tabelle del report. Ma abbiamo, fedeli a quella famosa ragion d’essere, preferito investire per dotare la piattaforma di testing online HTS 5, su cui avviene lo scoring delle IDS-2, una funzionalità, detta norm viewer (visualizzatore di norme, appunto), che non è altro che un browser per “sfogliare” le tabelle normative – direttamente sulla piattaforma. Questo ci ha evitato l’impaginazione tipografica delle tabelle e la possibile stampa di un illeggibile volumone di oltre mille pagine!

D. Come funziona il norm viewer? È in grado di rispondere alle esigenze dei clinici di poter prendere visione dei riferimenti normativi di uno strumento?

R. In modo molto semplice, funziona in tre passaggi: 1) si accede con le proprie credenziali alla piattaforma HTS 5 (non c’è bisogno di aver acquistato il kit o dello scoring, noi forniremo automaticamente le credenziali d’accesso con l’acquisto del manuale parte I dell’edizione italiana delle IDS-2); 2) si entra nell’area “Catalogo test” dove si trovano le informazioni per lo scoring dell’IDS-2 e quindi, sotto “Norme”, le tabelle divise per dominio: intelligenza 5-20 anni, screening QI, funzioni esecutive, sviluppo generale 5-6 anni, sviluppo generale 7-10 anni, sviluppo generale 11-20 anni; 3) cliccando sul singolo dominio si visualizzano le relative tabelle normative per età e (dove disponibili) per scolarità.

Mi pare che questa funzionalità innovativa risponda a tutte le esigenze: a quella del professionista che deve valutare l’acquisto del kit di verificare, assieme alle informazioni riportate sul manuale, la bontà psicometrica del test; a quella del clinico che utilizza lo strumento di inferire l’andamento del punteggio normativo a supporto dell’interpretazione del profilo del bambino; al ricercatore per ogni finalità connesse alla verificabilità del processo di sviluppo del test e per svolgere nuovi studi.