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numero 84 - febbraio 2021

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L'intervista

Intervista a Filippo Aschieri

Intervista a Filippo Aschieri

Filippo Aschieri ha da poco assunto il ruolo di editor della rivista Rorschachiana. A lui abbiamo chiesto un'opionione sul ruolo di una rivista di così lunga tradizione nel panorama attuale della ricerca in psicologia. 

D. Qual è il ruolo dell’editor di una rivista internazionale?

R. Lavorare come editor di una rivista secondo me vuol dire aver bene in mente chi siano i propri lettori: nel nostro caso, oltre agli iscritti alla rivista, e ai ricercatori che la consultano, sono i membri della International Society of the Rorschach and Projective Methods. Questo fa di Rorschachiana una rivista molto particolare, quasi unica, in quanto rivolta ad una platea internazionale decisamente variegata.
Il test di Rorschach e i metodi proiettivi, infatti, sono caratterizzati di per sé da una varietà di approcci e contesti di utilizzo (i “sistemi” di Exner, R-PAS, Chabert, Scuola Romana, Passi Tognazzo ecc.), da peculiarità di impiego a seconda dei contesti di utilizzo (ad esempio nell’ambito forense, nella ricerca, nell’Assessment Terapeutico), di modalità di indagine (ad esempio il confronto tra gruppi, la validità concorrente) e di aree di ricerca (come la neurobiologia e la clinica).
Come editor vorrei quindi garantire che Rorschachiana dia visibilità alle differenze che caratterizzano il campo di lavoro dei nostri lettori. Questo vuol dire dare spazio a differenti modelli di impiego del test, dalla Scuola Francese (Sleiman Hadar & De Luca, 2020), all’R-PAS (Pignolo et al., in press), al Sistema Comprensivo (Fouques, et al., in press). Allo stesso modo Rorschachiana esplora differenti ambiti di impego del Rorschach, dal campo forense (Rosso, Caimoirano e Chiorri, 2019), alla diagnosi (Ephraim, 2020), all’intervento clinico-sistemico (Aschieri e Vetere, 2020). Infine, come editor cerco che Rorschachiana rispecchi le differenti aree indagine in cui possono essere impiegati i metodi proiettivi, dall’area neurobiologica (Ishibashi et al., 2016), a quella della ricerca sui processi che misurano (Aoki, in press).
Ovviamente questa lista non è esaustiva della variabilità degli ambiti e dei modelli di utilizzo del Rorschach e dei test proiettivi, che possono essere anche studiati con le stesse metodologie di indagine quantitativa tipicamente impiegate nei metodi self-report (Kövi et al., in press).
Un ulteriore attenzione va agli autori che vivono in contesti nei quali il Rorschach non ha una diffusione storicamente forte come in Europa o negli Stati Uniti. Penso ad esempio alla Cina e all’articolo appena uscito (Yanhua e Hutagalung, in press) che ne mostra lo sviluppo a livello locale e il rapporto con il contesto internazionale.
Come editor, una parte del lavoro è quindi quello di garantire che la rivista stessa sia aperta e integri una varietà di approcci anche al lavoro di pianificazione editoriale e di peer-review. In questo devo ricordare un comitato di redazione competente, motivato ed eterogeneo, composto da Gregory J. Meyer (University of Toledo, Usa), Anna Elisa de Villemor Amaral (Universidade São Francisco, Brazil), Patrick Fontan (Cachan, France) e Tomoko Muramatsu (Kyoto Notre Dame University, Japan), Luciano Giromini (Università di Torino) e il precedente editor in chief Sadegh Nashat dell’università di Ginevra che ora ha ruolo di advisory editor.
Ho infine chiesto alla dott.ssa Antonelli, anche essa psicologa e appassionata di test proiettivi e di personalità, di lavorare come assistente editoriale, consentendo agli autori di avere uno scambio rapido rispetto alle loro domande, e la sicurezza di un occhio attento al dettaglio nel processo di pubblicazione dei manoscritti inviati.

D. Come è stato per lei essere stato scelto per ricoprire questa posizione?

R. Qualche anno fa ho avuto il privilegio di essere stato coinvolto nel comitato editoriale. Questa nomina e la mia esperienza come autore mi permettono di poter lavorare tenendo conto di entrambi i punti di vista, quello degli autori e quello della rivista. Spero di riuscire ad implementare e rendere più semplici le pubblicazioni: per gli autori, per i revisori e per tutta la redazione.
Credo di essere stato scelto anche per rinforzare l’identità e la posizione della rivista, che oggi è riconosciuta come punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di valutazione con gli strumenti proiettivi (di performance) e sono interessati ad aggiornare le loro conoscenze professionali.
Lo status di Rorschachiana è anche il risultato del lavoro dei precedenti comitati editoriali. In particolare, voglio riconoscere lo sforzo del precedente editor Sadegh Nashat, che ha trasferito online la  rivista contribuendo a progettare il suo layout attuale, e di Lionel Chudzik, che ha ricoperto il ruolo di editor negli ultimi due anni ed ha mantenuto Rorschachiana indicizzata in prestigiosi motori di ricerca come Scopus.

D. Qual è la sua storia con il test di Rorschach?

R. Il mio primo ricordo del test di Rorschach risale a quando ero bambino. Durante una puntata di un telefilm (credo fosse Arnold… magari qualche non più giovane come me se ne ricorda!) uno psicologo somministrava il test di Rorschach al protagonista, un bambino delle elementari, per capire come mai litigasse sempre con il proprio fratello maggiore. Mi ricordo che anche ai tempi mi ero così incuriosito, perché non capivo in che modo misterioso si potesse capire qualcosa di una persona, basandosi esclusivamente su quella tavola che per me era una solo una “farfalla”!
Non ci ho mai più pensato fino a che l’ho ritrovato in Università, molti anni dopo, quando le mie docenti, Chiara Nosengo prima e Patrizia Bevilacqua poi, me ne hanno mostrato le potenzialità diagnostiche. Da loro sono stato introdotto al Sistema Comprensivo che poi ho continuato a studiare anche con Bruno Zanchi: ancora giovanissimo e senza alcuna idea di cosa fosse il panorama del test di Rorschach in Italia e all’estero, lui mi ha coinvolto nella traduzione del Compendio di Exner. Ripensandoci, forse prematuramente, allora ho tenuto i primi corsi presso alcune associazioni del privato sociale.
In seguito al dottorato, che ho svolto proprio sull’impiego del test di Rorschach con le coppie perché animato dall’interesse verso la psicoterapia con Vittorio Cigoli, sono entrato in contatto con l’approccio dell’Assessment Terapeutico e l’ho subito riconosciuto come perfetto connubio tra le caratteristiche del test e un intervento di natura relazionale.
Per questo, a tutt’oggi, il test di Rorschach è per me uno strumento centrale all’interno del processo di consulenza con una chiara matrice terapeutica.

D. Uno strumento di lunghissima tradizione come le Tavole di Rorschach viene ancora utilizzato in contesti di ricerca?

R. Sicuramente sì, il test è ancora impiegato nel contesto della ricerca, ma tale utilizzo sembra andare incontro ad un calo progressivo. Ad esempio, attraverso una semplice ricerca nel database PsycINFO, è ben visibile una graduale riduzione del numero di articoli consultabili usando come parola chiave, nel titolo, “Rorschach”, passato da 1.133 nel decennio 1950-59 a 461 negli anni 2010-19.
Difficile dire a cosa è dovuto questo fenomeno, dal momento che i dati mostrano che il test di Rorschach rimanga sempre uno strumento amato e utilizzato dai clinici di tutto il mondo (Piotrowski, 2015).
Nel contesto di Rorschachiana stiamo svolgendo una survey, in modo da poter capire in che modo supportare le attività di collaborazione e produzione scientifica degli iscritti della International Society of the Rorschach and Projective Methods.

D. Che tipo di contributi raccoglie la rivista Rorschachiana?

R. La prima sfida per Rorschachiana sarà quella di riflettere sulle esperienze della comunità mondiale di psicologi che, nel 2020, hanno dovuto  affrontare il necessario adattamento alle condizioni imposte dalla pandemia da COVID-19. I metodi che impiegano strumenti proiettivi hanno subito l’influenza di ciò che il distanziamento sociale ha imposto: sempre più frequentemente ci si è dovuti trasferire all’online, sia per gli interventi terapeutici che per le valutazioni. Gli autori sono invitati a presentare articoli incentrati sulla comprensione delle percezioni da parte del cliente rispetto ai test somministrati online e sulle esperienze positive o negative dei somministratori, chiedendosi quanto è più complesso codificare e fornire feedback ai clienti da remoto.
Più in generale, un argomento di particolare interesse negli ultimi anni è stato il dibattito tra i vari autori sui diversi sistemi per somministrare, codificare e interpretare il test di Rorschach. Se il dibattito è vivace, parallelamente diversi fattori (ad esempio, la scarsità di basi empiriche per alcuni sistemi di codifica che possono sembrare ambigui o eccessivamente complicati, la lunghezza della formazione per diventare esperto del test) hanno contribuito ad una relativa diminuzione nell'uso delle misure proiettive in generale in molti contesti. Per contrastare questa tendenza occorre fornire visibilità a tutte le misure proiettive, in particolare quelle con comprovata affidabilità e validità, e mostrare la loro utilità clinica per capire e aiutare i clienti. Inoltre, la rivista è aperta a coloro che intendono sviluppare nuovi test, o nuovi sistemi di codifica per i test tradizionali, e a chi intende presentare contributi che forniscano recensioni e dati scientificamente validi, illustrando le proprietà psicometriche e dimostrandone la loro utilità clinica.
In generale sono i benvenuti tutti quei contributi che sostengano l’impiego delle misure proiettive nella pratica clinica, che potrebbero rilanciare il loro uso in modo: vogliamo accogliere tutti gli  articoli che, in modo metodologicamente valido, dimostrino quanto siano proficui i test proiettivi con i nostri clienti.

D. Ci sono delle specificità nel panorama italiano rispetto all’utilizzo del Rorsachach e dei metodi proiettivi?

R. Direi che l’Italia è un paese molto ricco di professionisti interessati al test di Rorschach, basti pensare che ci sono ben tre associazioni attualmente affiliate all’International Society of the Rorschach and Projective Methods: l’Associazione Italiana Rorschach (che promuove l’integrazione tra elementi storici di Loosli-Usteri ad un approccio psicoanalitico), la Scuola Romana Rorschach (che promuove l’approccio ideato da C. Rizzo) e l’Istituto Italiano Rorschach e Psicodiagnostica Integrata (che promuove il Sistema Comprensivo di J. Exner).
Il test di Rorschach viene anche insegnato in molte delle principali università italiane (Chieti, Genova, Milano - Bicocca, Milano - Cattolica del Sacro Cuore, Padova, Perugia, Torino, e Trento solo per citarne alcune) sia all’interno del curricolo di laurea magistrale sia nel prosieguo degli studi dopo la laurea, oltre che in altri centri privati.
Recentemente, anche nella Scuola di psicoterapia integrata – Sanicare, corso privato e riconosciuto dal Ministero dell’Università. Qui il test di Rorschach viene impiegato da Camillo Caputo sia a fini diagnostici sia come mezzo di intervento terapeutico.
Va inoltre sottolineato che in Italia, così come in altri paesi all’estero, vi è una tradizione nell’uso degli strumenti proiettivi oltre al test di Rorschach. Ad esempio, Alessandro Crisi dell’Istituto Italiano Wartegg, ha recentemente pubblicato un manuale con Routledge sull’uso del reattivo WZT, corroborato da anni di ricerca con questo strumento. Patrizia Bevilacqua ha contribuito a introdurre e rinforzare l’assessment multiculturale nei servizi territoriali attraverso il test narrativo per l’età evolutiva Tell-Me-A-Story (TEMAS) (Costantino et al., 2014). E ancora: il gruppo coordinato da Adriana Lis ha avuto il riconoscimento di Carol George per certificare clinici nell’utilizzo dell’Adult Attachment Projective (George & West, 2001).
Insomma, non si può proprio dire che nel nostro paese manchino le occasioni per acquisire come usare il test di Rorschach e test proiettivi, integrandoli nella propria pratica. Speriamo che gli autori italiani considerino Rorschachiana come luogo per diffondere i propri contributi di ricerca.

Bibliografia

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  • Aschieri, F., & Vetere, C. (2020). Using the Rorschach as a group intervention to promote the understanding of adolescents by staff members in inpatient residential programs. Rorschachiana, 41(2), 120–143. 
  • Costantino, G., Litman, L., Waxman, R., Dupertuis, D., Pais, E., Rosenzweig, C., Forti, G., Paronik, J., & Canales, M. M. F. (2014). Tell-Me-A-Story (TEMAS) assessment for culturally diverse children and adolescents. Rorschachiana, 35(2), 154–175. 
  • Ephraim, D. (2020). Rorschach assessment of complex trauma in youth. Rorschachiana, 41(1), 19–41.
  • Fouques, D., Castro, D., Mouret, M. & Le Chevanton, T. (in press). Teaching the Rorschach Comprehensive System: Students's Difficulties with the Administration Process. Rorschachiana, 42(1).
  • George, C., & West, M. (2001). The development and preliminary validation of a new measure of adult attachment: The Adult Attachment Projective. Attachment and Human Development, 3, 30-61.
  • Ishibashi, M., Uchiumi, C., Jung, M., Aizawa, N., Makita, K., Nakamura, Y., & Saito, D. N. (2016). Differences in brain hemodynamics in response to achromatic and chromatic cards of the Rorschach: A fMRI study. Rorschachiana, 37(1), 41–57.
  • Meyer, G. J., Viglione, D. J., Mihura, J. L., Erard, R. E. & Erdberg, P. (2011). Rorschach Performance Assessment System: Administration, coding, interpretation, and technical manual. Toledo: Rorschach Performance Assessment System.
  • Pignolo, C., Viglione, D. J., & Giromini, L. (in press). How Reliably Can Examiners Make FQ Judgments in the Absence of the FQ Tables? Rorschachiana, 42(1).
  • Piotrowski, C. (2015). On the decline of projective techniques in professional psychology training. North American Journal of Psychology, 17(2), 259–266.
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  • Sleiman Haidar, H., & De Luca, M. (2020). Psychodynamic assessment of psychosis in adolescence: A test–retest case study with the French School projective method. Rorschachiana, 41(1), 63–86. 
  • Yanhua, J.,& Hutagalung, F. J. (in press). The Development of the Rorschach Test in China. Rorschachiana, 42(1). 10.1027/1192-5604/a000140
  • Zsuzsanna Kövi, S., Hittner, J. B.; Mirnics, Z., Grezsa, F., Smohai, M., Jakšić, N., Mészáros, V., Rózsa, S., Vargha, A., Tanyi, Z., & Vass, Z. (in press). Concurrent Validity of the Sixty-Second Drawing Test in Measuring High-Schoolers’ Close Relationships and Depression. Rorschachiana, 42(1).