L'intervista
Intervista a Fabio Lucidi
Intervista a Fabio Lucidi
L’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) è oggi uno dei principali attori della psicologia in Italia, rappresentandone la comunità scientifica. Ma le sue finalità e la sua attività non sono forse note a tutti gli operatori. Abbiamo quindi chiesto a Fabio Lucidi, da un anno presidente di AIP, di parlarcene.
D. Cos’è AIP e quali sono le sue finalità?
R. L'AIP (Associazione Italiana di Psicologia) è dal 1992 il punto di riferimento nazionale per gli psicologi che lavorano nelle Università e negli Enti di ricerca. I suoi principali obiettivi riguardano la promozione dell'attività di ricerca in ambito nazionale e internazionale; lo sviluppo del dibattito scientifico-culturale all’interno della comunità degli psicologi; la collaborazione con gli organi istituzionali e le altre società scientifiche su temi connessi alla formazione universitaria e al finanziamento della ricerca.
D. In molti paesi europei, ma anche negli Stati Uniti, gli psicologi si riconoscono in una grande o unitaria società scientifico-professionale (la British Psychological Society - BPS, la Deutsche Gesellshaft für Psychologie – DGPs, l’American Psychological Association – APA, ecc.); non è così in Italia: perché, secondo lei?
R. I più “adulti” tra i suoi lettori ricorderanno l’esperienza della Società Italiana di Psicologia Scientifica (S.I.P.S.). Lo statuto della SIPS prevedeva una consulta scientifico-didattica (soci ordinari accademici) e una consulta professionale (soci ordinari attivi nei vari settori professionali), proponendosi di rappresentare un contesto di confronto unitario del mondo scientifico e professionale. All’epoca la situazione era molto diversa, con un numero davvero esiguo di strutture accademiche focalizzate sulla psicologia (si ricordi che l’istituzione dei primi corsi di laurea in Psicologia va collocata nei primi anni ’70) e che la legge istitutiva dell’Ordine è del 1989. Le esigenze sono andate mutando e si può probabilmente dire che la nascita dell’AIP sanciva all’inizio degli anni 90 la necessità di articolare in maniera sempre più focalizzata il dibattito interno ai ricercatori, anche sui temi relativi alle politiche universitarie, e quello dei professionisti, a loro volta impegnati nel dibattito ordinistico.
D. Riallacciandoci alla domanda precedente, AIP è un’associazione che si occupa prevalentemente di ricerca in ambito psicologico: crede che in futuro sarà maggiormente vicina anche ai professionisti che non necessariamente si occupano di ricerca, andando nella direzione di una BPS ad esempio?
R. Negli anni recenti la necessità di luoghi e occasioni di confronto tra ricercatori e professionisti è sentita in maniera sempre più chiara. Da una parte vi è il tema evidente dei processi formativi, che poggiano su conoscenze basate sulle evidenze scientifiche e generano, a loro volta, competenze applicabili in ambito professionale. AIP e Ordine sono impegnati in tavoli comuni su questo tema, discutendo di processi formativi, tirocini, esami di stato. La discussione costruttiva tra mondo accademico e professionale però riguarda altri temi: la necessità di mostrare il valore sociale della ricerca psicologica (di base e applicata) quanto quella di mostrare le evidenze su cui poggiano prassi e interventi usati nella professione psicologica.
D.AIP è organizzata in cinque sezioni che rispettivamente si riferiscono ad ambiti tematici diversi nell’area della psicologia. Questo, secondo lei, non rischia di creare eccessiva frammentazione, piuttosto che promuovere un’immagine di categoria più forte e unitaria?
R. Le sezioni sono il luogo deputato alla promozione della ricerca scientifica. Esse hanno la competenza per la definizione delle iniziative legate agli specifici settori disciplinari: Psicologia Generale, Psicobiologia e Psicologia Fisiologica, Psicometria (che s’incontrano prevalentemente nella sezione di Psicologia Sperimentale), Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Psicologia Sociale, Psicologia del Lavoro, Psicologia Clinica e Dinamica. Tali settori presentano temi di discussione scientifica e problemi di politica accademica talvolta diversi ed è giusto che abbiano dei luoghi di discussione propri, fermo restante il carattere unitario della Psicologia Accademica italiana da tutti noi rivendicato come un valore. L’esistenza delle sezioni non impedisce però all’AIP una riflessione su iniziative comuni da valore generale. Le scuole estive AIP, i premi AIP/CNOP per le tesi di dottorato d’interesse applicativo, la recente istituzione di Gruppi Tematici Multidisciplinari rappresentano i segni più evidenti di questa riflessione e del tentativo di mantenere spazi di incontro tra ricercatori che lavorano in diversi settori ma desiderano confrontarsi su temi di interesse comune sulla base di approcci sempre più complessi e intersettoriali. Una riflessione su questi temi e la ricerca di ulteriori iniziative scientifiche, sono anche alla base del dialogo attuale con l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR.
D. Gli editori (ma non solo) sentono l’esigenza di un grande congresso nazionale di psicologia: perché non si è ripetuta l’esperienza di Chieti 2012, ma si è ritornati ad organizzare convegni di sezione, in sedi diverse e con una certa sovrapposizione di date, con giocoforza minor afflusso?
R. Certamente le difficoltà logistiche e organizzative di gestione di un momento unitario con 8-900 partecipanti non favoriscono la possibilità di replica di una esperienza da tutti giudicata positivamente come quella di Chieti, almeno non di replicarla ogni anno. Segnalo però che abbiamo istituito un gruppo di lavoro, composto da me e dai cinque coordinatori degli esecutivi delle Sezioni, con l’obiettivo di discutere punti di forza e punti di debolezza della attuale formula dei congressi di Sezione e della necessità di trovare momenti congiunti di discussione su temi di interesse trasversale, con il coinvolgimento dei media e degli stakeholder per meglio testimoniare il valore della ricerca psicologica.
D. AIP continua a promuovere delle interessanti scuole estive soprattutto su aspetti metodologici: qual è la risposta degli iscritti? Crede che ci siano delle carenze dei professionisti italiani in tale tematica?
R. Credo che il tema dell’aggiornamento costante sia centrale tanto per un professionista quanto per un ricercatore. Le nostre scuole sono rivolte solo ai secondi. A esse s’iscrivono prevalentemente ricercatori nelle prime fasi della loro carriera (dottorandi, assegnisti di ricerca, ricercatori a tempo determinato), ma non è inusuale che anche professori richiedano di partecipare.
D. AIP è direttamente promotrice di gruppi di lavoro tematici: come vengono selezionati gli ambiti di interesse e come operano tali gruppi?
R. Abbiamo da poco deliberato alcune modifiche alle nostre regole interne su questo punto. I gruppi tematici dell’AIP rappresentano strumenti concepiti allo scopo di sollecitare la ricerca psicologica, sensibilizzare l’attenzione dei Soci e dei media, organizzare il dibattito su alcuni specifici temi di particolare attualità e/o rilevanza scientifica e culturale. Essi si propongono inoltre di divulgare i risultati della ricerca psicologica, sottolineandone la rilevanza ed, eventualmente, di raggiungere posizioni condivise all’interno dell'AIP a proposito di alcuni specifici temi scientifici oggetto di dibattito. I gruppi tematici sono pensati come occasioni di incontro e dibattito tra ricercatori, indipendentemente dalla Sezione e/o dal settore disciplinare, interessati ai medesimi temi. L’attivazione dei gruppi tematici viene deliberata dal Direttivo su proposta di un gruppo di Soci, che devono indicare i componenti, gli obiettivi del gruppo e una generale piattaforma di funzionamento.
D. La recente sentenza del TAR del Lazio riprende le considerazioni formulate dal CNOP disponendo la cancellazione dell’AssoCounseling dall’elenco delle attività non regolamentate. Quali pensa che saranno gli scenari futuri a riguardo?
R. La sentenza è a mio parere molto importante. Essa definisce un chiaro inquadramento delle attività in oggetto entro l’ambito di competenza proprio della disciplina psicologica e non consente ad altri operatori di sconfinare nel campo di degli psicologi, al fine di tutelare non solo la professione ma soprattutto l’utenza. Detto questo e riconosciuto il merito all’azione legale promossa dal CNOP, molto è ancora da fare per la definizione del profilo delle attività di Counseling. A questo scopo, un Comitato promotore formato da Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, AIP, Conferenza della Psicologia Accademica, e dal network Uni.co (Network Universitario per il Counseling) ha deciso di organizzare un workshop che coinvolga associazioni scientifico-professionali. Questa occasione, fissata per il 18 dicembre, va intesa come un passo intermedio, ovvero come un percorso di discussione interno alla categoria degli psicologi in cui il Comitato Promotore si confronta su alcune domande cruciali arrivando a orientamenti consensuali per poi condividerle con l’esterno in una successiva consensus conference allargata.
D. Sempre di più si parla di certificazione delle competenze dello psicologo. Pensa che si tratti di uno scenario plausibile per un prossimo futuro?
R. Il dibattito in questo senso è piuttosto complesso. Esso riguarda le normative oltre che le prassi di buon funzionamento. In questo senso registro che, a livello del Parlamento Europeo si discute spesso di prospettive di deregolamentazione della professione di psicologo. Non credo sinceramente che questa sia una prospettiva auspicabile, non solo nell’interesse degli psicologi ma soprattutto in quello dell’utenza. Detto questo, a un sistema basato sull’accreditamento dei professionisti psicologi deve certamente aggiungersi un percorso di certificazione di competenze, sia alla luce della sempre maggiore ampiezza, differenziazione e articolazione delle attività professionali che uno psicologo può svolgere sia a fronte della necessità di garantire percorsi di formazione continua.
D. Riguardo all’attività dei ricercatori, AIP ha – fra le altre cose – definito la necessità di un “comitato etico”: ce ne può parlare?
R. Il nostro comitato etico non ha, a differenza dei comitati locali delle singole università o degli enti di ricerca, una funzione di vigilanza. A esso assegniamo la funzione fondamentale di redigere e aggiornare costantemente il Codice Etico AIP. Il Codice Etico per la ricerca in psicologia definisce gli standard di comportamento che gli iscritti condividono e osservano per garantire la corretta realizzazione delle attività di ricerca e diffusione della conoscenza, proteggere i diritti dei partecipanti e delle persone coinvolte, promuovere una riflessione critica sulle implicazioni etiche della ricerca in ambito psicologico. È una carta fondamentale, che definisce il modo con cui intendiamo il valore civico della nostra attività. L’ultima revisione del nostro Codice è stata approvata nella scorsa Assemblea dei Soci.
D. Un’ultima domanda: quali sono i progetti di AIP per il futuro?
R. Per indole cerco di guardare a un futuro molto prossimo. A oggi sono concentrato su una scadenza per me molto importante, quella del 10 dicembre, quando si svolgerà una giornata dedicata alla discussione del contributo che la Psicologia può offrire al mondo della Scuola. L’attività quotidiana nella Scuola è intessuta di eventi e interventi a forte implicanza psicologica. Eppure, la presenza della Psicologia a Scuola è relativamente modesta. AIP, CPA, CNOP ritengono che una maggiore collaborazione tra Scuola e Psicologia potrebbe riflettersi in un reciproco arricchimento. La Scuola potrebbe usufruire delle attuali conoscenze sui processi psicologici e sui processi di sviluppo del bambino e dell’adolescente, la psicologia potrebbe affrontare appieno i bisogni emergenti del bambino, dell’adolescente, delle famiglie e delle istituzioni scolastiche in relazione ai contesti in cui si sviluppano le interazioni tra questi attori. AIP, CPA e CNOP si sono proposte di sintetizzare le dimensioni e le modalità con cui questa sinergia potrebbe svilupparsi in modo virtuoso, attraverso le dimensioni interconnesse della ricerca, della formazione dell’intervento. L’obiettivo di questa giornata è dunque quello di esplicitare che le competenze e conoscenze psicologiche sono a disposizione di chiunque persegua gli obiettivi d’innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, di contrastare la povertà educativa e le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, di prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica, di affermare il ruolo della scuola nella società della conoscenza. Spero che questa giornata possa rappresentare un esempio del modo in cui la Psicologia Italiana, pur mantenendo chiara la separazione tra ruoli, funzioni e mansioni delle organizzazioni accademiche e professionali, stia cercando di costruire momenti di confronto e sintesi costruttive da offrire tanto agli interlocutori interni quanto a quelli esterni alla disciplina.