L'intervista
Intervista a Chiara Pecini
Intervista a Chiara Pecini
Affrontiamo il tema della valutazione e dell’intervento a distanza con la Prof.ssa Chiara Pecini, direttore del Master di II livello istituito all'Università di Firenze Processi cognitivo-motivazionali e apprendimenti scolastici: strumenti di tele-valutazione e tele-intervento.
D. Il master affronta in modo diretto il tema della valutazione e dell’intervento a distanza, che l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha prepotentemente portato all’attenzione. A suo parere, qual era lo stato dell’arte rispetto alla tele-valutazione e alla tele-intervento prima della pandemia e quale si può supporre potrà essere la prospettiva del prossimo futuro?
R. La tele-riabilitazione è una procedura ormai in uso da alcuni decenni ed anche in età evolutiva esistono studi di efficacia ed efficienza. Diversamente, come illustrato anche in una revisione sistematica che abbiamo recentemente condotto (Ruffini et al., in revisione; AIP sezione sviluppo ed educazione 2021, premio poster), la letteratura sulla tele-valutazione in età evolutiva, in particolare dello sviluppo psicologico è più giovane e la riflessione è stata ulteriormente stimolata dalla pandemia da Covid-19. Tuttavia, in entrambi gli ambiti è necessario promuovere studi che continuino a comparare e definire le caratteristiche metodologiche, le procedure e le popolazioni più adatte.
D. Qual è il percorso di riflessione accademica e scientifica che ha portato alla proposta di questo master di secondo livello?
R. Dal punto di vista delle neuroscienze dello sviluppo, in un’ottica epigenetica e neurocostruttivista, il bambino costruisce e specializza modalità d’elaborazione e circuiti neurofunzionali in base all’ambiente in cui vive e alle esperienze che compie. Vari studi dimostrano come il nostro cervello si stia modificando nell’ambiente digitale ed è pertanto importante condividere conoscenze sui fattori di rischio e i fattori di protezione dell’ambiente digitale sullo sviluppo cognitivo e gli apprendimenti scolastici. In quest’ottica la tele-valutazione e il tele-intervento possono assumere anche un valore ecologico, possono diventare strumenti indispensabili per una definizione più completa del profilo funzionale di un individuo e per favorire interventi sistematici e personalizzati, quindi capaci di facilitare la plasticità dei processi mentali. Al contempo, la tele-valutazione e il tele-intervento permettono di ridurre le distanze, non solo fisiche, ma anche disciplinari e richiedono ancor più una formazione multidisciplinare condivisa. La scuola può “raggiungere di più” le case dei ragazzi, soprattutto in situazioni svantaggiate, così come il sistema sanitario “può entrare” di più a scuola o in famiglia… Tutto questo offre grandi opportunità perché aumenta fortemente le possibilità d’intervento e di contaminazione, favorendo così la generalizzabilità degli effetti di un intervento.
D. L’apprendimento digitale e l’uso di supporti tecnologici per la valutazione o l’intervento pone delle sfide diverse dal punto di vista cognitivo e motivazionale, rispetto agli approcci più tradizionali?
R. Si, certo, sfide che già esistono quotidianamente, in quanto siamo immersi nel mondo digitale, e che necessitano di essere accolte con consapevolezza e sulla base delle conoscenze oggi disponibili. Chi lavora nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo, ad esempio, sa bene che l’apprendimento digitale e i supporti tecnologici offrono la possibilità di ampliare le potenzialità dell’individuo, sia dal punto di vista cognitivo che motivazionale, certo è che tali strumenti devono essere utilizzati nella modalità corretta, secondo obiettivi appropriati e al momento giusto dello sviluppo. Non ultima la necessità di non considerare la tele-valutazione o il tele-intervento come metodologie esaustive per se stesse, ma piuttosto pensarle sempre in una modalità integrata con gli approcci tradizionali.
D. Quali possono essere le implicazioni a livello emotivo o relazionale di una valutazione o di un intervento proposti su piattaforma a distanza?
R. La distanza diluisce la relazione e aumenta la potenza del contesto prossimale dell’individuo che viene valutato o che partecipa all’intervento. Pertanto, sono necessarie linee guida condivise sulle misure da prendere prima di proporre procedure di tele-valutazione e tele-intervento, prima fra tutte acquisire informazioni dettagliate sul funzionamento cognitivo, emotivo e motivazionale del bambino e della sua famiglia. Secondariamente sono necessarie misure di monitoraggio e osservazione strutturata dell’andamento della tele-valutazione e del tele-intervento, con raccolta delle percezioni e dei vissuti associati, al fine di integrare o interrompere il percorso nel caso questo non sia appropriato.
D. Tra l’ambito della valutazione e quello dell’intervento, qual è a suo parare il settore che offre più ricchezza di strumenti tra cui il professionista può scegliere?
R. Se parliamo di strumenti standardizzati, sicuramente la tele-riabilitazione offre un’ampia gamma di opportunità mentre il tele-intervento, inteso come procedura di potenziamento per lo sviluppo tipico e i bisogni educativi speciali, e la tele-valutazione hanno bisogno di essere ulteriormente supportati da nuovi strumenti e studi di validità. Tuttavia, l’esperienza degli ultimi due anni, forzata dalla pandemia, ha messo in luce l’esistenza di procedure tradizionali “forti”, cioè basate su modelli cognitivi, educativi e di assessment consolidati, e quindi mature per essere utilizzate anche nell’ambito della tele-valutazione e il tele-intervento. In altre parole, si tratta anche di mettere in risalto quelle buone pratiche dei contesti tradizionali di assessment e intervento che nel contesto della tele-educazione e della tele-medicina hanno un ruolo ancora più importante.
D. Quanto crede che le figure sanitarie siano preparate rispetto all’utilizzo delle piattaforme e dei sistemi che consentono di effettuare valutazione e intervento a distanza?
R. Non molto, la preparazione in quest’ambito è lasciata all’iniziativa personale e purtroppo con l’emergenza sanitaria tali lacune si sono manifestate completamente; chi aveva già intrapreso un percorso di tele-riabilitazione prima della pandemia si è trovato molto avvantaggiato, parlo di operatori ma anche di famiglie e ragazzi. Adesso è il momento di fare un passo indietro, non dal punto di vista metodologico quanto da quello epistemologico. È necessario appunto inserire l’uso delle procedure di tele-valutazione e tele-intervento, quelle esistenti e le tante che stanno nascendo, in cornici teoriche e metodologiche condivise, all’interno di percorsi formativi formalizzati e sostenuti dalla letteratura evidence based.
D. Quanto crede che le famiglie dei piccoli pazienti e le persone in generale possano essere recettive alla proposta di tele-assessment e tele-intervento?
R. L’esperienza del tele-intervento ha trovato un ampissimo consenso nelle famiglie e nei ragazzi, sia per le procedure di tele-riabilitazione che per quelle di tele-intervento pedagogico- educativo. La famiglia ha bisogno di informazioni, di chiarezza sugli obiettivi e sui ruoli, ma una volta fatti questi passi, che d’altro canto sono necessari anche nel contesto tradizionale, i risultati parlano da soli e per quanto mi è dato di sapere, non ci sono famiglie che abbiano abbandonato un intervento in tele-riabilitazione per spostarsi su uno in presenza. La tele-riabilitazione favorisce un intervento personalizzato, sempre aggiornato (on-line) sulle prestazioni del bambino, quotidiano e sistematico. Questi sono ingredienti importanti per una riabilitazione efficace e le famiglie l’hanno “toccato con mano”. Nell’ambito del tele-intervento pedagogico ed educativo, ci sono meno conoscenze ed indubbiamente la dimensione relazionale, in un contesto a distanza, è delicata. Tuttavia, per fare un esempio, solo nel 2020 nel territorio Fiorentino, dove il Master è istituito, è nato il progetto Students4Students che è basato sul tutoraggio online agli studenti di scuola primaria e secondaria da parte degli studenti universitari. La risposta delle famiglie, degli insegnanti e dei tutor è stata così unanimemente entusiasmante che il progetto non solo sta crescendo in modo esponenziale nel comune di Firenze, ma è già arrivato all’Università di Siena e sta per approdare anche a Pisa. Per quanto riguarda la tele-valutazione, mi aspetto una maggior resistenza da parte dell’opinione pubblica, ma penso che possa essere superata con la conoscenza. La cosa fondamentale a mio avviso è non mandare il messaggio che la tele-valutazione è “facile” o che è possibile conoscere un essere umano tramite uno schermo. Piuttosto è importante collocare gli strumenti di tele-valutazione come momenti integrativi e che offrono un punto di vista diverso rispetto all’assessment tradizionale. Faccio un esempio. Come sanno bene i clinici, nel contesto ambulatoriale un bambino con difficoltà di attenzione può avere una tenuta attentiva perfetta, perché è sostenuta dalla relazione individuale e da varie componenti emotivo-motivazionali, ma poi quando lo stesso bambino si trova a fare i compiti a casa da solo o se deve ascoltare un documentario (non voglio citare la DAD…), si perde e mostra chiaramente le sue difficoltà attentive. Ecco, la tele-valutazione dell’attenzione permette di avere quest’ingrediente in più, aiuta ad ampliare i contesti di valutazione, direttamente, senza affidarsi a questionari che, seppur utili, risentono dell’etero-valutazione.
D. Il Master è aperto a figure professionali diverse, dell’ambito sanitario e di quello pedagogico-educativo, sono previsti obiettivi differenziati in termini di conoscenze e competenze che devono essere acquisite?
R. Questa domanda tocca un tasto molto delicato ed importante. Una pietra fondante di questo master è la necessità di creare le basi per un lavoro veramente multidisciplinare. Più che mai l’organismo in via di sviluppo, come ci ha da tempo insegnato il neurocostruttivismo, non funziona a compartimenti stagni, a moduli. Al fine di offrire una risposta che integra veramente le diverse discipline, il primo passo è la condivisione delle conoscenze. Gli obiettivi formativi sulle conoscenze sono completamente condivisi. Diversamente, sulle competenze si aprono percorsi specializzati ma che mantengono sempre l’obiettivo dell’integrazione multidisciplinare. Questa è per me la sfida più importante. Una volta affrontati i costrutti teorici e metodologici della tele-valutazione e del tele-intervento, i corsisti dovranno apprendere competenze nell’uso delle procedure e su queste si svilupperanno percorsi paralleli in dialogo fra loro. Faccio un esempio, un educatore, un insegnante, un pedagogista… deve conoscere l’esistenza e i costrutti delle App per la tele-riabilitazione, non per utilizzarli ma per apprendere contemporaneamente competenze su App e strumenti per lo sviluppo di unità didattiche sperimentali o percorsi educativi, anche per la famiglia, che possano integrare il processo riabilitativo. Uno scenario speculare va immaginato per il personale sanitario, ad esempio lo psicologo, il logopedista, il terapista della psicomotricità, il neuropsichiatra… devono sapere quali strumenti e percorsi didattici può sviluppare l’insegnante al fine di sostenerli con interventi specifici sulle funzioni linguistiche, motorie, cognitive e motivazionali. A tale scopo anche gli elaborati finali saranno progetti multidisciplinari.
D. Il mondo della ricerca scientifica è recettivo rispetto al potenziale informativo che può derivare dallo studio di queste modalità di esercizio della pratica professionale a distanza?
R. Certamente la pandemia ha condizionato anche i riflettori della scienza, come si può vedere dai temi affrontati nelle web-conference nazionali e internazionali del 2020-2021, ma l’interesse verso l’apprendimento digitale, il tele-intervento e la tele-valutazione è vivo già da decenni nella ricerca scientifica ed è destinato ad aumentare.