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numero 7 - aprile 2013

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L'intervista

Intervista a Carlo Stroscia

Intervista a Carlo Stroscia

Carlo Stroscia si occupa di psicologia del lavoro e delle organizzazioni da circa quarant’anni. Prima come consulente, poi come direttore Risorse Umane in Findomestic. Grazie a questa esperienza “anfibia”, che gli ha permesso di avere a che fare con le persone nei contesti di lavoro da due prospettive differenti, ha anche insegnato, professore a contratto, presso la facoltà di Psicologia della II Università di Napoli e quella di Scienze Politiche dell’Università di Firenze. Ma è soprattutto per il suo attuale impegno associativo (in AIDP e in SIPLO) che lo intervistiamo, parlando con lui di un tema che lo vede in Italia in un ruolo molto attivo: la certificazione della professionalità di psicologo. Come per alte professioni, si sta lavorando nella direzione di una “Certificazione europea in Psicologia” che vuole fornire uno standard di formazione accademica e di training professionale al quale clienti e committenti possano riferirsi nel ricorrere alle competenze di uno psicologo. Un processo complesso, forse lento, che permetterà però di assicurare uno standard europeo di qualità del lavoro psicologico e che interesserà, presto o tardi, tutti gli psicologi italiani.
Di questo (e anche di altro) si parlerà al prossimo congresso SIPLO, Psicologi al lavoro: oltre la crisi, esperienze e proposte per lo sviluppo delle persone e delle organizzazioni, che si terrà a Bologna il 4 e 5 ottobre 2013.

D. Alcuni mesi fa è stata ufficializzata la nascita di una Commissione Pilota incaricata di testare per l’Italia il modello di Certificazione Europea per gli psicologi, conosciuto con il nome EuroPsy. Di cosa si tratta?

R. Con la Direttiva 2005/36 CE del Parlamento Europeo sul riconoscimento delle qualifiche professionali si è stabilito un sistema di regole omogenee per garantire la libera circolazione dei professionisti in Europa, a condizione che siano garantiti livelli adeguati e omogenei di qualifica professionale. Ciò riguarda ovviamente le più diverse professioni, tra le quali, appunto, quelli afferenti l’area della Psicologia. In questo contesto l’EFPA, che è la Federazione Europea delle Associazioni degli Psicologi, ha promosso il modello di Certificazione Europea chiamato EuroPsy, grazie a un gruppo di lavoro finanziato dall’Unione Europea, composto da accademici e psicologi professionisti in rappresentanza delle principali associazioni professionali europee.

D. Si tratta di una certificazione obbligatoria?

R. No. Vi aderisce, volontariamente, chi ritiene di trovarvi i presupposti per soddisfare le proprie esigenze.

D. In questo senso dovrebbe quindi interessare quella fascia di professionisti che ritengono di avere qualche opportunità di promuovere i propri servizi in altri paesi d’Europa.

R. Ovviamente questa rappresenta l’esigenza più ovvia, ma credo di poter affermare che anche chi non prevede mobilità professionale nei paesi europei potrebbe essere interessato ad ottenere la certificazione. Penso innanzitutto ai dipendenti di imprese che potrebbero trovarsi, in futuro, coinvolti in progetti con altre aziende oltre i confini nazionali per collaborazioni interaziendali, ma anche in conseguenza di fusioni o acquisizioni di aziende; penso poi ai liberi professionisti che potranno, attraverso la certificazione, dimostrare, anche per attività che rimangono all’interno dei confini nazionali, di possedere quei requisiti che attestano livelli di formazione e competenza riconosciuti da un format europeo.

D. Ci chiarisce meglio questo punto?

R. La Psicologia è una professione ancora giovane e ancor di più lo è la specializzazione nelle aree della Psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Basti pensare che in questi ultimi anni le stesse facoltà universitarie hanno avvertito la necessità di certificare il proprio curriculum formativo per vedersi riconosciute, negli standard e nelle competenze, al pari delle più qualificate scuole europee. Il modello EuroPsy, si legge nei principi guida, intende fornire uno standard di formazione accademica e training professionale affinché possa essere chiaro a professionisti, clienti e datori di lavoro quando uno psicologo può affermare di aver acquisito le competenze necessarie per fornire prestazioni psicologiche. Questo per aumentare le tutele per consumatori e cittadini attraverso l’assicurazione di qualità, aiutandoli a individuare tra i professionisti, quelli più qualificati e attenti alla propria formazione. Ecco, è in questo senso che dico che la mobilità geografica è solo uno dei punti di significatività di questa certificazione. Se il principio che la Comunità Europea vuole affermare è che ogni cittadino, ma anche ogni istituzione o impresa, deve essere in grado di beneficiare, per il suo sviluppo, di prestazioni da parte di personale qualificato e competente, è necessario che esista un sistema, ben codificato e coordinato, che supporti questo processo e ne garantisca la massima correttezza.

D. Quindi un’idea di certificazione come strumento di trasparenza, per l’utenza e per lo stesso professionista?

R. Direi proprio di sì. EuroPsy non ha come mission l’acquisizione di iscritti, né è un “diplomificio”, ma un’istituzione, per quanto privata, che nasce e si sviluppa in un contesto scientifico e professionale con la responsabilità di assicurare che la certificazione sia concessa sulla base della dimostrazione di un percorso professionale e formativo concretamente misurabile e valutabile; non a caso si darà molta enfasi ad una formazione che non passa solo attraverso i corsi, ma anche attraverso la pratica supervisionata. Sono questi aspetti che attribuiscono il giusto valore aggiunto al professionista che si presenta ad un’ impresa o cliente.

D. Non rischia questa certificazione di essere un doppione dell’iscrizione all’Albo?

R. Penso proprio di no, se solo si confronta il modello di acquisizione dell’iscrizione all’Albo e quello Europsy. Non che uno sia di per sé più efficace dell’altro, tanto è vero che l’acquisizione della certificazione EuroPsy richiede come presupposto, in Italia, l’iscrizione all’Albo. Ma EuroPsy, come dicevo, non si limita a certificare il percorso fatto dal richiedente, ma anche quello che questi deve fare per mantenere valida nel tempo la certificazione; e questo può essere garantito solo da un impegno da parte del professionista a sostenere le proprie competenze attraverso aggiornamenti, formazione, training e scambi con colleghi, esperienze che l’interessato dovrà rendicontare alla commissione giudicante. Questo aspetto rappresenta un vero e proprio impegno, dopo aver acquisito la certificazione, a mantenere e sviluppare attivamente la propria competenza.

D. Come si richiede la certificazione?

R. La certificazione può essere richiesta da parte dei singoli professionisti al corrispondente Comitato nazionale e garantisce, una volta rilasciata dopo apposita valutazione, l’iscrizione ad uno specifico Registro Europeo. Al momento, in Italia, è già operativo il livello cosiddetto Base (Basic Certificate) che permette allo psicologo richiedente di ottenere la certificazione a fronte della verifica del possesso dei seguenti requisiti:

  • aver completato con successo un curriculum accademico in psicologia della durata equivalente ad almeno cinque anni di studio a tempo pieno;
  • aver effettuato pratica supervisionata per la durata non inferiore a un anno a tempo pieno;
  • essere iscritto all’Albo degli Psicologi;
  • presentare un impegno scritto al Comitato nazionale per il rilascio del titolo di accettare i principi di condotta professionale del metacodice di etica professionale di psicologia del paese in cui esercita.

A questo livello è già operativa una commissione, detta NAC, ovvero Comitato Nazionale del livello Base, che è costituito da Marco Guicciardi, di nomina CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi), Fabio Lucidi, AIP (Associazione Italiana di Psicologia); Vito Tummino, FISSP (Federazione Italiana Società Scientifiche di Psicologia); Mario Sellini, AUPI (Associazione Unitaria Psicologi Italiani) e Fiorella Giusberti, CPFP (Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Psicologia).

Oltre a questa tipologia che certifica il raggiungimento di un livello base come psicologo tout court, ne abbiamo un’altra che riguarda gli ambiti professionali e quindi si modula in termini di specializzazione; in questo contesto io e altri tre colleghi ci occupiamo del rilascio di uno dei due Specialist Certificate Europsy avviati, ovvero quello della specializzazione nell’area della psicologia del lavoro e delle organizzazioni; l’altro riguarda la psicoterapia. La Certificazione Europea nell’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni interessa tutti i professionisti che possano dimostrare di svolgere attività professionale in questa area. Al momento attuale non è ancora operativa una procedura di certificazione, i cui criteri e le cui modalità stiamo sperimentando. Lo sarà dopo la conclusione dei lavori che un’apposita commissione pilota europea sta lavorando, in termini di prospezione. Oltre all’Italia, partecipano al progetto pilota Finlandia, Spagna, Gran Bretagna e Norvegia.

D. Da chi è composto e quali sono le finalità di questa commissione pilota, in Italia?

R. La Commissione, detta S-NAC Italy, è composta da quattro psicologi del lavoro nominati rispettivamente dalle associazioni riconosciute in sede EFPA: Imma Tomay, Presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Umbria, per il CNOP, e presidente di questa commissione, Claudio Cortese, e Alessandra Re dell’Università di Torino, per l’AIP, e il sottoscritto, di nomina SIPLO (Società Italiana Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni).

L’S-NAC Italy, sotto il coordinamento di Salvatore Zappalà, (componente del Comitato Esecutivo incaricato da EAWOP di coordinare tutto il lavoro S-EAC) e con il contributo attivo di Marco Depolo (designato nello S-EAC dai partner italiani), si occupa in questa fase iniziale di effettuare una prospezione sugli psicologi L&O che potrebbero essere interessati, verificando l’effettiva applicabilità del modello procedurale messo a punto per la fase sperimentale. Diciamo che in questa fase è necessario mettere a punto una procedura ben chiara ed efficace che rispetti gli standard di qualità, abbastanza dettagliati, che il Comitato Europeo intende rispettare e far rispettare, anche verificando l’efficacia dei criteri di ingresso. Per far ciò ci siamo già mossi con alcune interviste mirate a professionisti potenzialmente certificabili per valutare la procedura nelle diverse componenti, in particolare quella dei percorsi professionali e della formazione personale. Siamo nella fase cosiddetta grand-parenting, che ha l’obiettivo di validare le competenze dei professionisti senior nel campo.

D. Chi può ottenere la Certificazione Specialistica con la procedura grand-parenting?

R. Schematizzando:

  • i professionisti che siano regolarmente iscritti all’Albo degli Psicologi,
  • siano titolari di EuroPsy Basic Certificate (o ne facciano richiesta contestualmente),
  • si siano laureati almeno cinque anni prima della presentazione della domanda,
  • dimostrino una pratica professionale nel campo della psicologia del lavoro e delle organizzazioni per un periodo equivalente ad almeno cinque anni full time negli ultimi dieci,
  • dimostrino attività di sviluppo professionale continuo per almeno 40 ore/anno, tramite partecipazione a corsi, incontri di intervisione, pubblicazioni scientifiche, ecc.

D. La richiesta di certificazione comporta l’esborso di una quota?

R. Non è ancora stata definita l’entità economica della quota per questa tipologia, ma è certo che sarà limitata a quanto necessario per sostenere le spese di segreteria e amministrazione. Va ricordato che la durata del certificato è di sette anni, proprio perché il progetto mira ad incoraggiare la formazione continua di professionisti psicologi. Tornando alla questione dei costi, per fare un riferimento più chiaro, il costo della certificazione Basic è pari a 50 euro per il primo anno e 50 per il secondo; nulla è dovuto per i restanti cinque anni.