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numero 87 - maggio 2021

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I nostri test

Il Reynolds Interference Task: una misura della velocità di elaborazione complessa

Il Reynolds Interference Task: una misura della velocità di elaborazione complessa

Il RIT

La rapidità con cui si possono eseguire compiti semplici – compiti che, senza limiti di tempo, quasi tutti dovrebbero eseguire alla perfezione – è considerata tipicamente come espressione della velocità di elaborazione. Nelle batterie di valutazione dell’intelligenza, così come nell’assessment neuropsicologico, è divenuto sempre più diffuso misurare la velocità di elaborazione utilizzando compiti estremamente facili, portando spesso ad essere definiti come misure della velocità di elaborazione semplice.
Il Reynolds Interference Task (RIT) (Reynolds e Kamphaus, 2017) è un test basato sull’effetto Stroop, che può essere utilizzato per la valutazione della velocità di elaborazione più complessa. Il RIT si distingue dalla maggior parte delle altre prove di velocità di elaborazione, in quanto aggiunge un ulteriore livello di complessità cognitiva, l’inibizione e l’attention-shifting, rendendola una misura più articolata e indicativa nel valutare la flessibilità cognitiva e l’attenzione sostenuta e selettiva. Inoltre, riducendo al minimo l’uso della motricità, rende più facile l’interpretazione del RIT come misura di elaborazione cognitiva.
La complessità del compito del RIT permette un confronto sia con i risultati di test di velocità di elaborazione più semplici, che con il QI totale di una scala di intelligenza. Per verificare l’accuratezza di tali confronti, il RIT è stato co-normato negli Stati Uniti con la Reynolds Intellectual Assessment Scales - Second Edition (RIAS-2, Reynolds & Kamphaus, 1997) e validato in funzione della RIAS-2 anche nella popolazione italiana (Pezzuti, Lauriola e Spitoni, 2021 in press).
Lo strumento è somministrabile individualmente a soggetti tra i 6 e 94 anni di età, ed è composto da due subtest: Interferenza Oggetto (IO) e Interferenza Colore (IC). Il primo subtest consiste in una prova di denominazione di animali su cui sono stampati i nomi di altri animali (ad es. sull’immagine di una mucca ci può essere la parola gatto), e la persona deve nominare le immagini senza leggere la parola. Il secondo subtest (Interferenza Colore), è più simile allo Stroop test originale, e consiste nel nominare il colore con cui è scritta una determinata parola e non la parola stessa (gli stimoli sono infatti parole di colore, ad es. verde, rosso, blu). Entrambe le prove sono a tempo, 30 secondi per IO e 60 secondi per IC, e alla persona è chiesto di dare il maggior numero di risposte corrette nei limiti di tempo.

Taratura italiana del RIT

Campione normativo italiano

Il RIT è stato tarato su un campione normativo italiano di 1470 soggetti (735 femmine e 735 maschi) di età compresa tra i 6 anni e i 94 anni, suddiviso in 21 fasce d’età distinte, usando, rispettivamente: intervalli di 1 anno per le età comprese tra 6 e 19 anni; intervalli di 10 anni per le età comprese tra i 20 e i 79 anni; intervalli di 15 anni per le età comprese tra 80 e 94 anni. La composizione del campione di standardizzazione risulta, inoltre, sufficientemente rappresentativa della realtà italiana, secondo i dati ISTAT aggiornati al 2019. Infine, la provenienza geografica dei soggetti reclutati appare così distribuita: 1,6% Nord; 81,6% Centro; 16,8% Sud e isole.

Punteggi del RIT

Attraverso le procedure di standardizzazione del RIT in Italia, dai punteggi grezzi ottenuti è stato possibile ricavare un’ampia varietà di punteggi standardizzati, di seguito brevemente descritti.

  • Punti T per i subtest. Come esplicitamente dichiarato dagli stessi Autori, i punti T con M = 50 e DS = 10 – corrispondenti ai due subtest Interferenza Oggetto (IO), Interferenza Colore (IC) – sono stati preferiti ad altre scale metriche poiché in grado di fornire una maggiore variabilità nei livelli di performance e una migliore capacità di discriminare i livelli di abilità. Inoltre, poiché si tratta di punteggi spesso utilizzati nei test neuropsicologici, essi consentono ai somministratori del RIT di poter effettuare confronti con test simili. Va sottolineato, inoltre, come tali punti T per età siano stati ricavati attraverso un metodo di ultima generazione noto come continuous norming che ha lo scopo di massimizzare l’accuratezza dei punteggi normativi che ne derivano.
  • Indice Totale Corretto (ITC). Per il calcolo dell’ITC sono stati sommati i punti T ottenuti dai due subtest IO e IC; tali somme sono state poi convertite nella scala standard con M = 100 e DS = 15. Ancora una volta, è stato selezionato un tipo di scala comunemente accettata per i punteggi di sintesi dei principali test di intelligenza e di abilità. In Appendice al Manuale italiano del RIT vengono forniti, inoltre, gli intervalli di confidenza dell’ITC al 90% e al 95%, così come i corrispondenti ranghi percentili, i punti z, i punti stanine e, tra gli altri, anche i punteggi Normal Curve Equivalent (NCE). Questi ultimi sono punteggi standard con M = 50 e DS = 21,06 che si distribuiscono su una scala da 1 a 99, assomigliando, per alcuni aspetti, ai ranghi percentili, ma possedendo tutte le caratteristiche – e i vantaggi – delle scale a intervalli equivalenti.
  • Punteggi di discrepanza e di cambiamento attendibile. Se lo si desidera, l’esaminatore può consultare le tabelle che riportano i punteggi di discrepanza tra i due subtest IO e IC così come i punteggi di cambiamento attendibile, per tutti quei casi in cui sia necessaria una somministrazione ripetuta del RIT e permette di tenere traccia dei progressi della persona confrontando i punteggi di più sessioni di valutazioni.
  • Punteggi opzionali. Infine, è possibile calcolare quattro punteggi opzionali, due per ogni subtest. Questi sono ottenibili solo se si lascia libero il soggetto di nominare tutti gli stimoli presenti nel protocollo, andando oltre i limiti di tempo. Quindi, due punteggi si riferiscono al numero di errori commessi nei due subtest e due punteggi al tempo impiegato per completarli.

Studio dell’attendibilità del RIT

Per il calcolo dei coefficienti di attendibilità e l’analisi della stabilità temporale dei punteggi del RIT è stato utilizzato il metodo test-retest: ad un sottogruppo di 687 soggetti – tratto dal più ampio campione normativo italiano – è stato somministrato lo strumento due volte a distanza di un tempo medio di circa 10 giorni. Tutti i coefficienti di attendibilità dei subtest del RIT raggiungono e superano la soglia di .90 in tutti i gruppi di età. L’attendibilità dell’ITC varia tra .94 e .99. L’attendibilità media e i valori mediano calcolati su tutte le età è superiore a .90 sia nei subtest che nell’ITC. È quindi possibile avere piena fiducia nell’attendibilità e nell’accuratezza dei punteggi di entrambi i subtest e dell’indice ITC.

Studio della validità sui dati italiani

I primi studi italiani a sostegno della validità del RIT hanno riguardato, rispettivamente: la struttura interna dello strumento, la validità in funzione del genere e la validità in funzione di un criterio esterno. La struttura interna dello strumento è stata esaminata attraverso le interrelazioni tra i due subtest IO e IC e tra ciascuno dei subtest e l’indice globale ITC: le correlazioni tra IO e IC sul campione globale risultano moderate e pari a .73; se si analizzano invece le singole fasce d’età le correlazioni oscillano tra .64 e .83. Per quanto riguarda la validità in funzione del genere, non sono state riscontrate differenze significative tra i punteggi forniti dai maschi e dalle femmine: non si registrano, quindi, bias legati al genere tali da avvantaggiare un sottogruppo a discapito dell’altro.
Infine, dallo studio della validità in funzione di un criterio esterno – individuato nelle scale RIAS-2 – emergono i seguenti risultati: la correlazione tra ITC e l’indice di Elaborazione delle RIAS-2 risulta pari a .60; se, invece, si considerano le singole prove dell’uno come dell’altro strumento, i subtest IO e IC correlano significativamente sia con Denominazione veloce (rispettivamente r = .49 ed r = .65) che con Ricerca veloce di immagine (rispettivamente r = .27 ed r = .39); infine, l’ITC correla anch’esso in modo significativo sia con Denominazione veloce (r = .65) che Ricerca veloce di immagine (r = .38). Questi dati inducono a concludere che i due tipi di compiti – sebbene indubbiamente correlati – appaiono anche molto diversi sia per contenuto che per complessità, soprattutto a causa dell’assenza di coinvolgimento motorio nelle risposte del RIT.

Conclusione

Il RIT trova numerose applicazioni, anche grazie all’ampio range di età a cui è somministrabile, e rappresenta una misura più precisa della cognizione nella velocità di elaborazione complessa rispetto a compiti che richiedono, per rispondere, un controllo motorio veloce e preciso. Le abilità di velocità di elaborazione non correlano tanto come le misure di QI con il successo accademico o altre abilità cognitive ampie, come la memoria, ma sono molto più ristrette e specifiche e sono chiaramente associate alla compromissione delle funzioni cerebrali (Johansson, Berglund e Rönnbäck, 2009). Il test può essere infatti utilizzato per valutare gli effetti del trauma cranico, degli ictus, della Sindrome di Alzheimer, del disturbo da deficit di attenzione/iperattività, e per monitorare gli effetti di interventi di recupero.

Bibliografia

  • Reynolds C.R., Kamphaus, R.W. (2017). RIT. Reynolds Interference Task. PAR.
  • Reynolds C.R., Kamphaus, R.W. (1997). RIAS-2. Reynolds Intellectual Assessment Scales Second Edition. PAR.
  • Pezzuti, L., Lauriola, M., Spitoni, G. (Adattamento italiano a cura di, 2021 in press). RIAS-2. Reynolds Intellectual Assessment Scales Second Edition. Firenze: Hogrefe.
  • Johansson, B., Berglund, P., & Ronnback, L. (2009). Mental fatigue and impaired information processing after mild and moderate traumatic brain injury. Brain injury, 23, 1027-1040.