Osservatorio Orientamento
Il Counselling e l’orientamento in Italia: nodi, criticità e prospettive. Riflessioni in vista del XV Congresso della SIO
Il Counselling e l’orientamento in Italia: nodi, criticità e prospettive. Riflessioni in vista del XV Congresso della SIO
In un’epoca di marcata incertezza e di crisi socioeconomica come quella che stiamo vivendo anche i ricercatori e i professionisti del counselling e dell’orientamento debbono fare la loro parte e dimostrare di essere in grado, con rinnovate sensibilità ed aggiornate strumentazioni, di aiutare persone, organizzazioni e contesti ad individuare obiettivi da perseguire, opportunità da cogliere e strategie da porre in essere1. I supporti e servizi di cui si necessita debbono essere di elevata a qualità e significativamente diversi da quelle tradizionali pratiche di counselling che, di fatto, si rifacevano a concezioni, strumenti e pratiche, antecedenti queste crisi e che si reggevano su alcuni principi e presupposti che oggi appaiono semplicistici o non in grado di reggere la complessità delle sempre più frequenti situazioni di difficoltà e disagio (Soresi, 2013, Nota e Rossier, 2014). In effetti, sia gli interventi di counselling che anche da noi vanno per la maggiore (da quelli che si ispirano alle concezioni rogersiane a quelli di impostazione clinico-dinamica e cognitivo-comportamentale) sia le attività di orientamento che continuano ad enfatizzare la diffusione di informazioni e di ‘profili professionali vincenti’, riproponendo di fatto obsoleti modelli di matching persona-ambiente, possono risultare parzialmente efficaci e spesso poco “gettonati” in quanto, come da tradizione:
- continuano ad essere generalmente erogati sulla base della presenza di una esplicita richiesta di aiuto, quando in realtà molte persone in difficoltà non avanzano richieste di questo tipo, né tendono ad avvicinarsi “spontaneamente” ai servizi di counselling e di orientamento a volte per ragioni e pregiudizi di tipo culturale, altre per la scarsa reputazione di cui, ai loro occhi, godrebbero questi servizi e professionisti;
- prevedendo generalmente relazioni face to face sarebbero considerati con favore soprattutto da persone appartenenti alla classe sociale medio borghese e da coloro che vi intravvederebbero relazioni molto vicine a quelle proprie della consulenza psicologica e della psicoterapia;
- continuano ad essere poco frequenti e poco pubblicizzati gli interventi di gruppo e quelli on line che potrebbero risultare più facilmente fruibili, e a costi decisamente più bassi, da un numero più consistente di persone che potrebbero associare al counselling finalità ed obiettivi massicciamente ascrivibili all’ambito dell’apprendimento e del potenziamento delle risorse e delle competenze personali;
- continuano a privilegiare relazioni e rapporti quasi esclusivamente “centrati-sul-cliente”, sulle persone che sperimentano svariate forme di disagio contraddicendo, di fatto e nella pratica, l’adesione a visioni di tipo ambientalista e situazionale anche in quei casi in cui, teoricamente almeno, si afferma l’inscindibilità delle persone dai loro contesti passati e presenti di vita;
- continuano a risultare di fatto irrilevanti da un punto di vista preventivo in quanto è estremamente improbabile che persone che ancora non avvertono livelli elevati di disagi formulino esplicite richieste di aiuto a dei potenziali “alleati” del counselling e dell’orientamento come potrebbero essere alcune persone appartenenti al loro ambiente relazionale (reti amicali e parentali) e alcuni contesti (scuole, comunità, ambienti lavorativi e sociosanitari).
Il futuro professionale, sul versante del counselling e dell’orientamento, sembra invece essere riservato soprattutto a coloro che saranno capaci di proporsi al mercato con competenze specifiche, di comprendere ed utilizzare linguaggi diversi e di collaborare in contesti complessi e multiculturali richiedenti sovente approcci multidisciplinari, lavorando per strada, in treno, a casa, e sempre più a distanza e in favore di piccoli e grandi gruppi, e, sempre meno, in studi chiusi e in contesti di rapporto face to face. A questo proposito e in merito alle caratteristiche che dovrebbero essere riconosciute al counselling del futuro alcune recenti SWOT analysis (Ferrari e Soresi, 2012; Fouad e Jackson 2013) proprio nella direzione appena delineata, suggeriscono che è necessario favorire lo sviluppo di identità multiple, innovare modelli e procedure, utilizzare maggiormente la tecnologia, privilegiare gli interventi brevi ed efficaci, di piccolo e grande gruppo e preventivi, porre maggior attenzione alle svariate forme di diversità e ai contesti interagendo sia con le figure maggiormente significative (familiari, insegnanti, datori e colleghi di lavoro, ad es.) ma anche con professionisti e decisori diversi.
E’ quanto suggerisce anche la definizione che condividiamo maggiormente e che è stata proposta dal Larios dell’Università di Padova all’interno del Network Universitario per il Counselling che, in Italia, sta stimolando iniziative di coinvolgimento e collaborazione tra i diversi atenei italiani per la realizzazione di progetti di ricerca e di formazione condivisi in materia di counselling. In questa definizione i colleghi del Larios, condividendo l’idea che all’interno di diverse professionalità possono essere intraviste attività e funzioni di counselling, fanno riferimento a quattro importanti ambiti e contesti (quello del benessere della salute, dell’apprendimento e della scuola, dell’orientamento e del lavoro e della prevenzione e della comunità), all’eterogeneità dei possibili interventi (da quelli propri della relazione d’aiuto, ma anche formativi/educativi, informativi, preventivi, di supporto e di supervisione)e all’eterogeneità delle possibili relazioni ed attività (face to face, piccolo e grande gruppo, on line, counsellor free, ecc.)2
La complessità delle tematiche alle quali possono rivolgersi le attività di counselling solleva numerose problematiche che, a nostro avviso, non possono essere più disattese. Ci riferiamo, in particolare, alla necessità di diffondere l’idea che non ha senso pensare ad un professionista del counselling in grado di intervenire a favore di qualsiasi tipologica di difficoltà né ad un elenco esaustivo di competenze utilizzabile per tutte le possibili attività di counselling (Nota e Soresi, 2015). Da questo punto di vista, solo dopo aver individuato lo specifico dell’intervento di counselling (per le questioni associale ad esempio alla salute, all’apprendimento, all’orientamento, al lavoro, o alla prevenzione) sarà possibile elencare ed eventualmente certificare requisiti e competenze che dovrebbero riuscire ad ispirare, anche, le diverse ipotesi formative di accesso alla professione e di “mantenimento” nella stessa. Questi elenchi dovrebbero contenere, accanto alle classiche competenze proprie della relazione di aiuto, specifiche sub competenze che potrebbero risultare utili nella pratica consulenziale, ma anche in sede di certificazione e di programmazione dei percorsi formativi, come, ad esempio, quelle relative alla stimolazione della riflessività e dell’assertività del cliente, alla scelta e all’utilizzazione di strumenti qualitativi e quantitativi di valutazione dell’adaptability, o dell’employability, o della curiosità professionale, e di tutte le procedure in grado di mobilitare le risorse e i punti di forza del cliente (Polo e Soresi, 2015).
Bibliografia
- Ferrari, L. & Soresi, S. (2012). Crisi economica e orientamento: il punto di vista degli operatori. Giornale Italiano di Psicologia dell’Orientamento, 13(3), 37-47.
- Fouad, N.A., & Jackson, M.A. (2013). Vocational psychology: Strengths, weakness, threats and opportunities. In W.B. Walsh, M.L. Savickas, P. Hartung (Eds. 4th ed.), Handbook of vocational psychology: Theory, research, and practice (pp. 305-319). New York: Routledge.
- Nota, L., & Rossier, J. (2015) (Eds.). Handbook of Life Design. Göttingen: Hogrefe.
- Nota, L., Soresi, S. (2015) Il counselling del futuro. Padova: Cleup editrice.
- Polo, A., Soresi, S. (2015) Il Counselling in un’epoca di crisi economica e disagi: il contributo della psicologia positiva e della valorizzazione dei punti di forza delle persone. In Nota, L., Soresi, S. (2015), Il counselling del futuro, pp 13-28 Padova: Cleup editrice.
- Soresi, S. (2013). Introduzione alla Prima giornata di studio del Network universitario per il Counselling: formazione e certificazione delle competenze. Laboratorio Larios, Università di Padova.
1Tutto questo viene particolarmente ed intensamente percepito dalle nuove generazioni che in confronto a quelle che le hanno pecedute incontrano difficoltà, ostacoli e barriere talmente consistenti da mettere in seria discussione la loro possibilità di perseguire obiettivi e traguardi importanti per la qualità della loro vita e della loro realizzazione. Pensiamo, in particolare, a quella “generazione Neet”, formata da giovani che non lavorano e non studiano e che, molto spesso, nemmeno lo ricercano più in quanto avvertono di non avere futuro, che la loro prospettiva temporale è di fatto “interrotta” perché non riescono nemmeno ad immaginare ciò che per loro potrebbe accadere e, tanto meno, a progettarlo e programmarlo. (Soresi, 2013).
2La definizione proposta è la seguente:
“Il counselling è essenzialmente una funzione associabile a professioni diverse, similmente interessate alla promozione della salute e del benessere, all’empowerment delle persone, alle loro capacità di progettazione e pianificazione, alla loro partecipazione ed inclusione nei diversi contesti di vita (scuola, lavoro, comunità). Per quanto sopra le azioni di counselling possono indirizzarsi a persone e gruppi, ma anche ad istituzioni, agenzie ed organizzazioni, e privilegiare nel limite del possibile il perseguimento di finalità di tipo preventivo. Le azioni di counselling sono di breve durata e comprendono quelle: a) della relazione d’aiuto;b) tendenti a stimolare, tramite la riflessività, la ricerca di nuovi significati personali; c) informative e “persuasive”; d) formativo/educative;e) di supporto e supervisione. Il counsellor, in ogni caso, tende al cambiamento e al miglioramento di situazioni problemiche tramite intenzionali e specifiche tecniche e strategie consulenziali avvalentesi anche di tecnologie innovative”.