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I giovani e il gioco d’azzardo. Un’indagine sul gambling patologico con la GBS-A
I giovani e il gioco d’azzardo. Un’indagine sul gambling patologico con la GBS-A
È stato somministrato la GBS-A (Gambling Behavior Scale for Adolescents). Questa scala è stata costruita tenendo conto della più recente letteratura sul gioco d’azzardo in adolescenza, delle caratteristiche degli istrumenti esistenti e, della nuova concettualizzazione del comportamento patologico di gioco d’azzardo riportata nel DSM- 5. L’inchiesta evidenzia come la maggioranza degli intervistati (due ragazzi su tre) abbia giocato d’azzardo per denaro almeno una volta negli ultimi 12 mesi. I giochi più praticati sono nell'ordine i seguenti (cfr. fig. 3):
- gratta e vinci (più della metà degli studenti ha giocato almeno una volta);
- scommesse su sfide;
- giochi e indovinelli;
- carte;
- scommesse su partite di calcio (circa un ragazzo/a su tre).
Tra i dati indicativi dei comportamenti di gioco problematico, vanno segnalati:
- l’elevata percentuale di ragazzi che giocano più di una volta a settimana;
- la presenza di un numero preoccupante di adolescenti che affermano di aver scommesso somme di denaro rilevanti in un giorno;
- la presenza di famigliari implicati in comportamenti di gioco (cfr. fig. 3).
Figura 5: Il rischio di comportamento patologico
Risulta quindi importante, proprio in un periodo storico in cui il gioco d’azzardo è commercializzato e in cui si sta diffondendo con rapidità, limitare l’esposizione degli adolescenti tutelandoli dagli effetti potenzialmente devastanti. È necessario a tal proposito considerare che i comportamenti di azzardo negli adolescenti sono associati ad un rischio più alto di ulteriori problemi comportamentali, inclusi abuso di sostanze, violenza, furti e comportamenti sessualmente a rischio.
Sono ancora esigue le evidenze scientifiche riguardanti le azioni di prevenzione attuali in tale ambito e gli esiti conseguiti. L’obiettivo di questa ricerca, tra gli altri, è stato quello di accrescere i dati esistenti in letteratura per stendere le fondamenta di interventi di prevenzione atti a contrastare la diffusione del fenomeno. Tali interventi possono essere realizzati con la tecnica della peer-education, ovvero una strategia educativa che mira a favorire la comunicazione tra adolescenti attivando uno scambio di informazioni ed esperienze all’interno del gruppo dei pari. Non dimentichiamo, infine, l'importanza determinante dei contesti ambientali e sociali che hanno favorito, negli ultimi 20 anni, l'aumento esponenziale di questa malattia.
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