Esperienze
Funzioni Esecutive in età prescolare: confronto tra due strumenti diagnostici
Funzioni Esecutive in età prescolare: confronto tra due strumenti diagnostici
Introduzione
Le funzioni esecutive (FE) comprendono processi cognitivi di ordine superiore deputati al controllo, alla gestione, alla pianificazione di funzioni cognitive, emotive e comportamentali, orientate al raggiungimento di uno scopo. Le FE sono necessarie per il monitoraggio e l’adeguamento del proprio comportamento a nuove condizioni contestuali. Possono essere pensate come l’insieme delle competenze necessarie per guidare in maniera volontaria il comportamento finalizzato ad un obiettivo, soprattutto in situazioni nuove e non abituali.
Possono essere dinstinti diversi sottodomini delle FE, alcuni dei quali definiti nucleari o basilari:
- la memoria di lavoro;
- l’inibizione;
- il controllo dell’interferenza;
- la flessibilità cognitiva, che include la creatività e la capacità di adattarsi rapidamente e in maniera flessibile al cambiamento delle circostanze esterne (Diamond, 2013).
Queste FE nucleari sono alla base di altre FE di ordine superiore come il ragionamento, il problem solving e la pianificazione.
Un’ampia letteratura suggerisce che in bambini con disturbi del neurosviluppo, si possono osservare compromissioni in alcuni sottodomini specifici delle FE. In particolare i bambini con Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL) mostrano spesso abilità più scadenti, rispetto ai coetanei a sviluppo tipico, in prove che valutano memoria di lavoro, inibizione e flessibilità cognitiva.
L’attenzione crescente allo studio delle FE ha contribuito a generare strumenti di valutazione utilizzabili fin dall’età prescolare.
Rilevare il comportamento dei bambini in riferimento al costrutto delle FE può avvenire con prove neuropsicologiche standardizzate somministrate in una situazione strutturata, oppure attraverso l’osservazione sistematica dei comportamenti dei bambini nei vari contesti di vita.
Obiettivi
Lo scopo del presente lavoro è una comparazione fra due strumenti che valutano lo sviluppo delle FE in età prescolare su un campione di bambini con Disturbo Specifico di Linguaggio.
Vengono confrontati i risultati della somministrazione della Batteria per l’Assessment delle Funzioni Esecutive in età prescolare (BAFE) e del questionario Behavior Rating Inventory of Executive Function- Preschool Version (BRIEF-P). Non esistono attualmente studi che mettano in correlazione tali strumenti sulla popolazione normale.
Soggetti
Il campione esaminato è composto da 37 soggetti, di cui 7 femmine e 30 maschi, di età compresa tra i 39 e i 71 mesi, con diagnosi di Disturbo Specifico di Linguaggi, con normodotazione intellettiva.
Metodo
Strumenti
BAFE costituita da quattro prove che analizzano distinti sottodomini del costrutto delle FE: flessibilità (set-shifting), inibizione, flessibilità attentiva, memoria di lavoro visuo-spaziale. La batteria può essere somministrata a bambini di età compresa tra i 3 e 6 anni.
BRIEF-P, rating scale per genitori ed insegnanti di bambini in età prescolare, raccoglie informazioni che permettono di valutare le FE in contesti di vita quotidiana.
Nel nostro studio sono stati presi in esame i questionari compilati dai genitori.
Gli strumenti analizzano rispettivamente i seguenti sottodomini delle FE (cfr. tab. 1):
A seguito della somministrazione dei due strumenti di valutazione è stata condotta un’analisi descrittiva della casistica e, successivamente, è stata stimata una correlazione tra i parametri previsti dai due strumenti impiegando l’indice di correlazione r di Pearson.
Risultati
- L’impiego dell’indice di correlazione di Pearson applicato alle risultanze in centili delle prove, ha evidenziato correlazioni significative tra la prova Card Sort della BAFE e gli indici ISCI, FI e GEC del BRIEF-P e tra la prova Un giro di barattoli della BAFE e l’indice FI del BRIEF-P. Non sono emerse correlazioni significative fra le singole prove della BAFE e le singole scale del BRIEF-P che misurano una sola componente delle FE (cfr. tab.2 e fig. 1).
- Del campione esaminato 17 casi non presentano significatività clinica nelle FE misurate con gli strumenti da noi utilizzati, 9 casi presentano prestazioni significativamente inferiori alla media nella sola BAFE, 6 nel solo BRIEF-P. 5 casi mostrano un deficit delle FE misurate con entrambi gli strumenti (cfr. fig. 2). In particolare nel BRIEF-P, 7 casi cadono nella scala totale GEC. Nella BAFE 4 soggetti cadono in una sola prova delle quattro previste, mentre 10 cadono in più prove (cfr. fig. 2).
Discussione
Il quadro dei dati emersi risulta interessante per le possibili interpretazioni basate sui modelli maggiormente accreditati delle FE.
In particolare è chiaramente confermata la parziale dissociabilità dei sottodomini delle FE e la loro organizzazione gerarchica. È, inoltre, dimostrata la complementarietà dei due strumenti utilizzati per avere un quadro completo delle FE.
La correlazione della prova Card Sort con l’Indice di Flessibilità (FI) era attesa e facilmente spiegabile: ambedue gli strumenti indagano lo stesso sottodominio. Tale evidenza depone a favore della validità convergente degli strumenti utilizzati. Viene sottolineata la significatività del comportamento legato al dominio flessibilità indipendente da fattori esterni e contestuali (misurazione in ambiente strutturato e osservazione quotidiana nei vari contesti).
La correlazione tra la prova Card Sort e l’Indice di Autocontrollo Inibitorio (ISCI) si può spiegare se si considerano le FE come un costrutto unitario con componenti parzialmente dissociabili che hanno tra loro relazioni gerarchiche. In particolare, il modello descritto da Diamond (2013), mostra chiaramente che il controllo inibitorio e la memoria di lavoro sono la premessa ontogenetica di tutte le FE e supportano anche la flessibilità cognitiva. Pertanto possiamo affermare, interpretando i dati in nostro possesso, che l’inibizione comportamentale viene rilevata in maniera prevalente da una prova neuropsicologica strutturata, ma tale abilità è la premessa per lo svolgersi di funzioni esecutive sovraordinate (flessibilità) che vengono rilevate in maniera concorde sia da osservatori del comportamento del bambino che da prove strutturate.
Nuovamente i modelli gerarchici delle FE appaiono utili nell’interpretare la correlazione tra la prova Un giro di barattoli e l’Indice di Flessibilità (FI), che potrebbe essere determinata da una interferenza del controllo inibitorio (premessa della flessibilità) e della flessibilità nella prova di memoria di lavoro visuo-spaziale.
L’assenza di correlazioni tra fra le singole prove della BAFE e le singole scale del BRIEF-P conferma la difficoltà di valutare, attraverso l’osservazione di comportamenti, singole componenti delle FE. Comportamenti osservati in ambito ecologico sono difficilmente attribuibili ad un unico sottodominio delle FE; inoltre diversi fattori, non necessariamente riconducibili al funzionamento esecutivo, possono incidere sull’esplicitazione del comportamento stesso. Occorre infine considerare che i soggetti presi in esame presentano un DSL che, per sua stessa natura, può influire sul comportamento.
La maggiore adesione ad un modello di FE articolato in sottodomini relativamente indipendenti avviene, ovviamente, attraverso misurazioni rigorose con prove neuropsicologiche standardizzate, come la BAFE, ma tali misurazioni devono essere completate da informazioni che chiariscano l’impatto dei deficit delle FE nella vita quotidiana, rilevate da questionari comportamentali, come il BRIEF-P.
È infine da notare che entrambi gli strumenti di valutazione hanno evidenziato una caduta in una o più componenti delle FE, mettendo in luce un deficit del funzionamento esecutivo in una considerevole percentuale (54%) di bambini del nostro campione, come viene riportato da numerosi studi su bambini con DSL in età prescolare, anche se non è sempre chiara e condivisa la natura e la direzionalità dei deficit osservati.
Questo dato riconferma comunque la necessità di inserire l’esame delle diverse funzioni cognitive anche in un disturbo definito specifico come il DSL, per poter delineare un profilo del bambino più completo ed accurato e di conseguenza indirizzare l’intervento riabilitativo.