Recensioni
Formazione. I metodi
Formazione. I metodi
Gian Piero Quaglino (a cura di)
Formazione. I metodi
Raffaello Cortina, 2014, Pp. XXXII + 989
Euro 59.00.
È, questo, un libro che non potrà mancare nella biblioteca del formatore e presso gli istituti e le scuole di formazione. Le quasi mille pagine di questo imponente strumento di conoscenza, riflessione, verifica e apprendimento conducono il lettore in un viaggio molto interessante attraverso “i metodi” della formazione, ma non solo. Come scrive Pino Varchetta introducendo il suo capitolo sull’Action Learning, “qualcosa è profondamento mutato nell’universo della formazione degli adulti operanti nelle organizzazioni del nostro tempo” (p. 1). Questa sintetica riflessione segue le 32 pagine della Introduzione a firma del curatore, Gian Piero Quaglino: un capitolo introduttivo che è anche un saggio sulla formazione, un’analisi storico-critica di taluni passaggi cruciali della formazione e del ruolo di formatore, un tentativo di dare ragione del “perché & come” sono accaduti determinati eventi e si sono verificate certe situazioni che hanno condotto la formazione italiana al punto in cui è oggi: un punto, o per meglio dire, un orizzonte talmente variegato e percorso da mille rivoli – non tutti degni di fiducia e attendibili, com’è ben noto, purtroppo! – che questo manuale non ha la pretesa di “coprire” in modo completo. Probabilmente è così, ma vi è da dire che i 40 capitoli scritti da 49 autori, e il capitolo introduttivo scritto dal curatore stesso, rappresentano un lavoro di grande spessore. E, come si è accennato poco sopra, anche se questo volume reca con sé il sottotitolo I metodi, si tratta in realtà di un testo il cui contenuto va ben oltre l’aspetto dei metodi, a tutto merito degli autori e della loro capacità di scrivere in modo sintetico, tenendo però presente un panorama concettuale assai ampio. Esempi di metodi che non rappresentano “solo metodi” sono l’Autoformazione (capitolo 3), la Coltivazione di sé (capitolo 9) e tutte le situazioni declinabili come “ambienti di formazione”.
Come ogni altro “manuale” – o “archivio” (dei metodi), o “trattato” (sui metodi)… - si tratta di un testo che può essere utilizzato in diversi modi dal lettore, professionista, studioso o studente che sia. Il motivo sta anche nella sua articolazione: ognuno dei 40 capitoli – posti in ordine alfabetico – è dedicato ad un tema ben specifico e ciò consente al lettore di andare a colpo sicuro, individuando immediatamente ciò che interessa o di cui ha bisogno. In tal senso il testo è un testo di consultazione, da schiudere e interrogare ogni qual volta vi sia necessità di aprire gli occhi su un argomento specialistico. Il secondo modo di utilizzare un libro come questo è raggruppare i temi per aree comuni o contigue: ad esempio, i 3 capitoli sul coaching, il counseling e il mentoring possono essere studiati come un tutto unico. Infine vi è l’opzione “da studente”, o “da studioso”, iniziando dal principio e andando avanti, passo dopo passo, fino alla “V” di Video interattivo, il quarantesimo ed ultimo capitolo.
L’architettura del testo si presta dunque a diversi utilizzi. Come racconta Quaglino nelle prime pagine, il lavoro è nato sulla base di una prima ricognizione di metodologie declinate come fondamentali per ogni (buon) formatore: ecco, quindi, insieme ai metodi definiti “classici” i metodi che “mettono in scena” la formazione (cinema, teatro), quelli che si concentrano sull’individuo invece che sul gruppo (come il coaching), fino a trattare gli approcci narrativi, autobiografici, etnografici. Insieme a questi ve ne sono altri che, forse, incontreranno qualche scetticismo da parte di taluni esperti di formazione, come la Consulenza filosofica e le Pratiche filosofiche (capitoli 13 e 27). Infine, è il curatore stesso che propone l’inquadramento dei 40 metodi in 7 categorie, secondo il seguente schema: metodi classici, centrati sul gruppo, centrati sulle competenze e sull’organizzazione, centrati sull’individuo, cetrati sulla “messa in scena”, centrati sulla tecnologia e centrati sulla persona. Leggendo trasversalmente il testo si possono certo individuare altri “parametri” utili per una classificazione ed ogni lettore potrà provare a individuare i “sottostanti” e raggruppare così i capitoli in insiemi tendenzialmente omogenei.
Come ogni “antologia”, questo libro si presta anche ad essere utilizzato in modo pragmatico: esso si offre, cioè, ad una lettura intelligente e viva, non dogmatica, entrando in dialogo con gli autori, pur senza oltrepassare una sorta di “limite del buon gusto” (mi viene di definirlo in questo modo) oltre il quale ognuno si sente in diritto di affermare ciò che vuole soltanto perché “pensa così”. In tale ottica credo che sarebbe importante mettere mano ad una storia della formazione, sia per rendere consapevoli le persone del passato da cui veniamo (mi ha colpito e emozionato il ripetuto riferimento a Kurt Lewin nelle pagine introduttive), sia per evitare di sentire proporre presunte “novità” formative tecniche o (peggio) teoriche, basate unicamente sull’ignoranza di chi le propone (o sulla convenienza di cercare di “vendere” qualcosa di diverso dal solito…).
In ultimo è da elogiare il coraggio dell’Editore che, nel panorama attuale di crisi socioeconomica e dell’editoria, ha deciso di dare alle stampe un volume certamente impegnativo, in totale controtendenza rispetto alla quantità di recenti pubblicazioni tascabili, leggere e “da viaggio”.