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numero 34 - febbraio 2016

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“Essere positivi”: un progetto di prevenzione del Centro Diagnostico Italiano (CDI) di Milano

“Essere positivi”: un progetto di prevenzione del Centro Diagnostico Italiano (CDI) di Milano

Il Centro Diagnostico Italiano (CDI), attivo a Milano da oltre 40 anni, è una struttura sanitaria ambulatoriale orientata alla prevenzione, diagnosi e cura attraverso processi innovativi che garantiscono qualità nelle cure e nei servizi prestati. 
Il paziente è al centro delle attività del CDI e la ricerca della personalizzazione del servizio richiede a tutti collaboratori di ascoltarne e comprenderne le esigenze mantenendo sempre un approccio positivo. I dipendenti, a tutti i livelli, devono quindi disporre di un buon equilibrio emotivo, di capacità relazionali, di un approccio misurato per prendersi carico in modo globale del paziente.
Nell’ambito del programma di Welfare/Life Counseling ‒ indirizzato a sostenere i collaboratori nella vita professionale e privata ‒ ha avuto luogo, con la finalità di illustrare i principali temi della psicologia positiva e del benessere, un incontro dal titolo “Essere positivi”.

Nell’ultimo ventennio medicina e psicologia hanno infatti operato un importante capovolgimento di prospettiva:da un’ottica terapeutica della malattia e del disagio psichico si è pervenuti ad un concetto di psicologia “preventiva” che si prefigge di rinforzare potenzialità, risorse della persona e qualità positive per affrontare avversità e stress eccessivo. 
La salute, risorsa imprescindibile, non è più considerata solo assenza di malattia, bensì uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” che l’individuo deve saper preservare e potenziare.
La prevenzione costituisce quindi un aspetto importante che stimola ad adottare stili di vita per la conservazione del benessere. Questa prospettiva valorizza sicurezza, responsabilità personale e induce ad evitare l’insorgenza di problemi, quasi a erigere uno scudo protettivo. La salute non va però soltanto difesa, quanto ristabilita e consolidata essendo il risultato di un’interazione dinamica tra fattori di aggravio e fattori di protezione.
Gli interessanti studi di A. Antonowsky (1923-1994) hanno individuato le “cause di salute” (salutogenesi), ovvero le condizioni che ci permettono di elevare il nostro benessere. Lo studioso aveva incontrato in Israele donne sane di oltre 60 anni, sopravvissute ai traumi dei campi di sterminio, che manifestavano segni esemplari di salute e apparivano del tutto integre sotto il profilo psicofisico. Ricercando i fattori che avevano consentito loro di sopravvivere, l’autore riscontrò nelle persone analizzate la capacità di mantenere nel tempo una resistenza alle avversità. (“Chi ha un perché abbastanza forte può resistere a qualsiasi come”, Nietzsche).
Sono state individuate quindi le “risorse generali di resistenza“ (fisiche, psichiche, interpersonali, socioculturali): un potenziale di cui dispongono gli individui, una sorta di competenza di superamento per affrontare in maniera costruttiva tensioni e difficoltà.
Oggi definiamo resilienza, concetto mutuato dall’ambito scientifico, la capacità di un corpo di conservare la forma, nonostante le pressioni subite (stress). A tale proposito è fondamentale imparare a guardare al futuro con fiducia, mantenendo un margine di speranza (“learned hopefullness“ Zimmerman, 2000), consapevoli di poter esercitare un controllo sugli eventi e di indirizzarli verso gli esiti sperati.

Durante l’incontro al CDI, si è fatto ampio riferimento a costrutti psicologici quali l’autostima, la percezione del senso di autoefficacia e di gestibilità di un evento. Ci si è soffermati in particolare sulla dimensione della positività, intesa come soddisfazione della propria vita, orientamento positivo verso gli altri e verso il futuro.
Al termine dell’incontro, con l’obiettivo di fornire strumenti di maggior conoscenza di sé per adottare comportamenti coerenti e adeguati alle diverse situazioni, i partecipanti hanno accettato di compilare il questionario Positivity Test (PT) (Caprara, Alessandri e Steca, 2013) che permette di derivare un profilo del soggetto rispetto alla positività.
Lo scoring del Positive Test (PT) avviene online e, una volta inserite le risposte date dalle persone, il report viene generato in tempo reale.
Il report contiene il profilo della persona presentato sia in forma numerica (tabella), sia grafica. Per agevolare l’interpretazione, il profilo del PT prevede anche una narrazione che descrive i punteggi ottenuti dalla persona.
I profili psicologici emersi sono stati poi analizzati con i singoli dipendenti nell’ambito di un colloquio individuale di restituzione: il servizio di Life Counseling one to one ha registrato un significativo aumento delle richieste di appuntamento.
I dati emersi hanno costituito per i dipendenti un efficace stimolo per riferire in merito alle loro esperienze di vita ed approfondire i loro modelli di funzionamento e di reazione allo stress (coping). Il test ha fornito inoltre agli interessati l’occasione di prendere coscienza e di valutare una dimensione del proprio benessere, alla psicologa un’opportunità per avviare una proficua relazione personale. Alcuni dipendenti hanno infatti richiesto successivi commenti mediante il canale Life Counseling online, sportello virtuale di ascolto del dipendente che protegge lo scambio di dati riservati con un apposito canale criptato.

Riepilogando, l’esperienza aziendale condotta ha permesso di integrare i concetti teorici derivanti dalla psicologia positiva con la somministrazione del PT, suscitando consenso nella totalità degli utenti e, cosa importante, fornendo un’opportunità per rileggere il proprio approccio in un’ottica di qualità della vita a beneficio delle persona e dell’azienda.
Lo strumento è adatto ad essere proposto in sede collettiva: richiede un tempo di compilazione ridotto ed è accessibile a dipendenti di diverso livello professionale.