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numero 32 - novembre 2015

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DSA, Disprassia e Funzioni Esecutive: il Convegno Nazionale AIDEE

DSA, Disprassia e Funzioni Esecutive: il Convegno Nazionale AIDEE

L’appuntamento volto all'approfondimento del tema della Disprassia in età evolutiva, che l’Associazione Italiana Disprassia dell’Età Evolutiva (AIDEE) promuove annualmente, ha avuto quest’anno luogo a Catania nei giorni 25 e 26 ottobre 2015. Il Convegno Nazionale AIDEE di quest’anno, in cui il tema era“DSA, Disprassia, Funzioni Esecutive: correlazione tra ricerca, clinica e terapia”, ha avuto come obiettivo quello di mettere in evidenza l’importanza di vedere correlati temi, come quelli in oggetto, così apparentemente distanti, ma che si dimostrano, invece, intimamente connessi ed interdipendenti.

I diversi relatori che hanno partecipato al Convegno, tutti di altissimo livello scientifico ed impegnati nell'ambito della ricerca e della clinica, sono infatti stati invitati da Letizia Sabbadini, promotrice dell'evento, proprio con lo scopo di mettere a confronto diversi approcci al tema dei DSA, spesso intesi in modo poco approfondito e soprattutto interpretati in ambito scolastico con etichette e diagnosi troppo approssimative, in cui predomina il termine esemplificativo di "dislessia".
Si è voluto in primis ripartire dall'ambito della ricerca sui correlati neuroscientifici e neuropsicologici alla base dei DSA; si è iniziato quindi con l’intervento di Giovanni Cioni (Direttore Scientifico dell’IRCSS Stella Maris), il quale ha evidenziato quale sia il fondamentale ruolo dell’esperienza e dell’ambiente nella proliferazione neurale, mettendo in evidenza l'importanza della diagnosi e dell'intervento precoce in relazione alla plasticità del sistema nervoso centrale in età evolutiva.
È seguita la relazione di Giuseppe Cossu (Centro Medico di Foniatria di Padova) che, in perfetta sintonia con il prof. Cioni, ha fornito delucidazioni circa il supporto delle Neuroscienze all’interpretazione dei Disturbi dell’Apprendimento. Nella terza relazione, Antonella Gagliano (Università di Messina), ha illustrato i correlati neuropsicologici del Disturbo Specifico di Apprendimento, definendo ciascun Disturbo in base ai criteri diagnostici descritti dal DSM-5.
Al termine dei lavori della prima giornata e poi anche nella seconda giornata, è stata sottolineata (da Sabrina Signorini della Fondazione Istituto Neurologico "C. Mondino") l’importanza del ruolo della visione, più precisamente, dello “sguardo” come starter della conoscenza. Tale aspetto, spesso disatteso e non riconosciuto, va considerato di enorme importanza riabilitativa, in quanto a volte le difficoltà oculo-motorie (spesso presenti nei soggetti DSA con disprassia di sguardo) , sono talmente compromesse, da costituire il primo obiettivo riabilitativo. La dr.ssa Signorini, infatti, con il suo intervento ha fatto un excursus di quali sono le abilità di sguardo che potrebbero essere causa di un deficit di lettura (fissazione, arrampicamento, saccadi, affollamento percettivo) e che devono essere riabilitate prima di un intervento specifico sulle abilità specifiche di apprendimento, quali ad esempio la lettura e la scrittura.
Nel secondo giorno Francesco Benso (Università di Genova) ha descritto quali sono le Funzioni Esecutive coinvolte nello sviluppo dell’autoregolazione e degli apprendimenti, illustrando anche i risultati di uno studio di ricerca effettuato in collaborazione con la prof.ssa Sabbadini, in cui sono emersi forti correlazioni tra prestazioni deficitarie dei soggetti di ricerca in alcuni item del test APCM-2 (di L. Sabbadini) e le cadute di quegli stessi soggetti in alcune prove della batteria sulle Funzioni Esecutive (F. Benso, in pubblicazione). Tali risultati implementano l’ipotesi del “metodo di intervento multisistemico ed integrato” della prof.ssa Sabbadini, secondo il quale ai fini di un corretto programma riabilitativo devono coesistere obiettivi specifici ed obiettivi condivisi da un’eterogenea equipe riabilitativa.
Cesare Cornoldi (Università di Padova) ha inviato una testimonianza circa il rapporto tra problemi di coordinazione motoria e problemi di disgrafia, rilevabili attraverso una scala (MOQ), somministrata agli insegnanti, che aiuta a differenziare quale ambito è maggiormente compromesso.
La relazione di Pierluigi Zoccolotti (Università Sapienza) ha avuto come tema l'analisi delle caratteristiche del disturbo di lettura in italiano, rispetto al confronto tra stimoli singoli e multipli. Ha messo in evidenza quindi le differenze dei movimenti saccadici di sguardo dei normolettori rispetto ai casi di DSA con dislessia.
In seguito, Claudia Cappa (ISAC-CNR) ha descritto il questionario RSR-DSA, rivolto agli insegnanti, come strumento di identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento nella scuola elementare.
Nella parte della seconda giornata dedicata all'approccio clinico terapeutico, Letizia Sabbadini ha ribadito l’importanza di un intervento riabilitativo “integrato e multisistemico” nei casi con difficoltà di apprendimento, in aumento nella scuola, in cui si evidenziano diverse figure (l'équipe clinica, la famiglia, la scuola e i pari) che ruotano intorno all’unico vero protagonista: il bambino. La Sabbadini ha sottolineato anche l’importanza di una valutazione delle difficoltà che deve necessariamente essere accurata e specifica, ma attenta anche attenta all’emotività del soggetto e che metta in luce i “punti di forza” del paziente, oltre ai suoi “punti di debolezza”, per poter essere sicuri di ottenere risultati e raggiungere gli obiettivi riabilitativi “specifici”.
Successivamente, gli interventi sono stati focalizzati sul tema della terapia: Claudio Ambrosini (neuropsicomotricista) ha illustrato, anche attraverso la presentazione di esempi clinici, un esempio di protocollo di valutazione e di intervento neuro psicomotorio nei soggetti con disgrafie su base disprattica, evidenziando quale sia l’evoluzione di alcune abilità prassico-motorie nei soggetti con sviluppo tipico e in quelli con sviluppo atipico. Antonella Greco (ortottista) ha riportato alcuni bellissimi esempi di terapia ortottica in bambini con difficoltà di oculomozione e DSA.
A conclusione della seconda giornata, Anna Giulia De Cagno (logopedista psicologa) ha esposto l’importanza dell’individuazione precoce (in età prescolare) di alcuni indici predittivi di disturbi di apprendimento in età scolare, attraverso uno strumento di valutazione (denominato P.P.L.S., di L. Sabbadini e A.G. De Cagno) che rileva le prestazioni dei bambini in diverse aree (tra cui visuo-percettiva, coordinazione oculo-manuale, percettivo-discriminativa, cognitivo-linguistica), paragonandole a quelle di un campione statistico di pari età. Questo intervento ha avuto l’importanza estrema di ricordare a tutti gli operatori sanitari presenti che, in un’epoca di profondi cambiamenti sociali ed economici cui stiamo assistendo nell’ultimo triennio, è fondamentale investire sulla prevenzione di alcuni disturbi in età evolutiva già a partire dalla scuola dell’infanzia, ciò al fine di avere un minor numero di segnalazioni da parte delle scuole elementari ed una riduzione dei tempi di riabilitazione in età successive.
In questa occasione erano presenti circa 200 operatori del sistema sanitario provenienti da diverse aree geografiche, per i quali l’obiettivo comune è stato quello di comprendere meglio i presupposti teorici e lo sviluppo della ricerca scientifica sui disturbi di apprendimento, al fine di intervenire in maniera “integrata e multi sistemica” in campo sia diagnostico che riabilitativo.

Chi è interessato può consultare il programma del Convegno qui.