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numero 84 - febbraio 2021

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Discalculia. Dalla scienza all'insegnamento

Discalculia. Dalla scienza all'insegnamento

Le guide didattiche scritte da insegnanti esperti possono fornire preziose intuizioni sui metodi che possono funzionare con alcuni bambini e, talvolta, su metodi che non funzionano. Naturalmente gli insegnanti devono aiutare tutti gli alunni cui sono tenuti a insegnare e, se sono specializzati nelle difficolta matematiche, dovranno avere a che fare con bambini che sono stati segnalati dagli insegnanti di classe o dai genitori per il mancato raggiungimento del livello atteso. Ora, questa categoria di allievi e molto eterogenea: alcuni di loro possono avere problemi comportamentali, autismo, dislessia, ADHD, persino difficolta visive o uditive non ancora rilevate e così via. Tutte queste condizioni sono spesso associate a difficolta matematiche, anche se non sempre. Tuttavia, i libri scritti dagli insegnanti non spiegano perché alcuni allievi non comprendano proprio i numeri.
I professionisti più esperti e riflessivi sono spesso in grado di identificare gli allievi discalculici – anche se non hanno mai sentito questa parola e non conoscono la condizione cui si riferisce – e di adottare dei metodi efficaci per aiutarli. Ma ciò non significa che siano in grado di formulare una serie di criteri per aiutare gli altri insegnanti a identificare e a facilitare altri allievi discalculici. Né ci si dovrebbe aspettare che lo facciano. Questo e compito degli scienziati, e la scienza della discalculia procede finalmente a grande velocita.
Negli ultimi cinque anni sono stati pubblicati più di cento articoli scientifici. Bisogna essere veramente degli studiosi che si occupano di questo settore già solo per sperare di tenere il passo, e poi anche per valutare appropriatamente la qualità e le implicazioni degli studi pubblicati.

È davvero importante comprendere le diverse cause che possono essere alla base di uno sviluppo matematico inadeguato, altrimenti i genitori, gli insegnanti e gli altri professionisti corrono il rischio di trattare allo stesso modo tutti gli allievi con risultati carenti, e questo non gioverebbe né a loro né agli insegnanti stessi. Non c’e, per così dire, una misura adatta a tutti. La discalculia è una delle cause che determinano risultati carenti nelle abilita di calcolo, cosi come la dislessia lo è per i risultati carenti nelle attività di lettura e scrittura. Ma per poter identificare gli allievi discalculici e progettare interventi appropriati e necessario disporre di un metodo sistematico per distinguerli da altri allievi con risultati carenti, e questo dovrebbe essere il punto di partenza per progettare un intervento specifico per ciascun allievo.
Ora, per me sarebbe facile fornire un semplice test, una sorta di checklist di fattori e sintomi e una serie di raccomandazioni, in modo che i clinici possano procedere a una “diagnosi differenziale” e proporre una serie prestabilita di esercizi correttivi.
Tuttavia, a mio parere e per la mia esperienza, e molto meglio che chiunque si occupi di un alunno discalculico, compreso lo stesso alunno, comprenda qual è il problema sottostante. Ognuno e diverso, naturalmente, e ciascun alunno arriva ad acquisire la competenza aritmetica con un particolare insieme di abilità (e disabilità) cognitive, una particolare storia di apprendimento e certe specifiche ansie e motivazioni.
I professionisti capaci e riflessivi lo sanno e sono in grado di adattare coerentemente i propri metodi di valutazione e intervento, ma questo e possibile perché loro capiscono i problemi dell’allievo, in parte grazie alla loro formazione clinico-professionale e in parte grazie all’esperienza.

Il problema di molte descrizioni della discalculia è che iniziano e finiscono al livello di spiegazione più alto: quello delle differenze individuali di comportamento e, più in particolare, delle differenze individuali nella performance alle prove standardizzate di aritmetica. La discalculia si definisce per una performance inferiore a un cutoff arbitrario, come ad esempio, inferiore al 10% o al 6%, o a qualche altro livello definito statisticamente. Ciò che queste descrizioni non fanno è scendere al livello successivo per cercare di capire le cause cognitive, ovvero perché l’allievo si collochi nella fascia inferire al 10% o quel che è.
Ma non scoraggiatevi. La storia che vi racconterò e molto semplice, nonostante certe complessità. La discalculia evolutiva e dovuta a un deficit della componente nucleare delle capacità cognitive dominio- specifiche, cioè quelle capacità che riguardano specificamente l’elaborazione dei numeri, un deficit in quello che io chiamo il modulo numerico.
Questo deficit è facile da identificare in sede di valutazione e mostra implicazioni precise sul piano dell’intervento. Inoltre, e possibile identificare delle anomalie nella rete cerebrale dominio-specifica che media l’elaborazione numerica. Abbiamo anche motivo di credere che il disturbo sia congenito: qualcuno ha la sfortuna di nascere così. Questo non vuol dire che tutte le persone con discalculia evolutiva ereditino il disturbo. Alcune sì, dato che sappiamo può esserci una familiarità per la discalculia e che le competenze numeriche di gemelli omozigoti tendono a collocarsi al medesimo livello. Ciò nonostante, alcuni fattori ambientali, come la prematurità e i traumi da parto, possono influire sulla rete cerebrale in questione sin dalla nascita.
Io parlo di “discalculia evolutiva” per distinguere questa condizione dalla “discalculia acquisita” (detta talvolta “acalculia”), causata da un incidente, un ictus o da una malattia che danneggiano le strutture neurali specifiche per la matematica, in un cervello che si era sviluppato normalmente.

Spesso i pedagogisti mi dicono che è brutto “etichettare” la gente. Tutte le persone discalculiche con cui ho lavorato mi dicono che è molto, molto meglio essere etichettati discalculici piuttosto che stupidi, non soltanto per come gli altri li vedono, ma anche, cosa forse più importante, per come loro vedono sé stessi.

Ripreso e adattato da Discalulia. Dalla scienza all'insegnamento, di Brian Butterworth. Disponibile nelle librerie e online dal 15 marzo 2021.