QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 58 - giugno 2018

Hogrefe editore
Archivio riviste

Tema del mese

Disabilità intellettive

Disabilità intellettive

Prevalenza

La maggioranza degli alunni certificati con disabilità secondo la legge 104 del 1992 manifesta difficoltà di pensiero e di ragionamento: si tratta di un allievo con disabilità intellettiva ogni due classi (attorno al 2%, con variabilità fra i vari ordini di scuola). Frequentemente la disabilità intellettiva è associata ad altri disturbi, come nella grande maggioranza dei casi di disturbi dello spettro dell’autismo o in vari casi di deficit di attenzione con iperattività (Vianello e Mammarella, 2015).

Cause

Le cause delle disabilità intellettive possono essere genetiche, biologiche non genetiche e, meno frequentemente ambientali. La sindrome di Down, come tutti sanno, è dovuta alla trisomia 21. Le sindromi di Williams, di Angelman e di Prader-Willi sono causate da una delezione (perdita di materiale genetico). Tra le altre sindromi particolarmente note ci sono anche la Sindrome di X fragile, di Rett, 5p- (“Cri du chat”) e di Cornelia de Lange.
Tra le cause biologiche non genetiche possiamo ricordare, estrapolando da un lungo elenco, la rosolia della madre durante la gravidanza, anossia durante il parto, meningiti e malnutrizione.

Livelli di gravità

L’ultimo manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), uscito nella sua edizione in inglese nel 2013 e in quella italiana nel 2014, apporta modifiche notevoli ai precedenti e in particolare al DSM-IV pubblicato nel 2000 (APA, 2000). Oltre all’uso di “disabilità intellettive” al posto di “ritardo mentale” abbandona anche la classificazione dei gradi di gravità secondo il livello del QI. Dobbiamo riportare ambedue le classificazioni, dato che passerà molto tempo prima che si abbandoni la vecchia classificazione del DSM-IV e del manuale ICD-10, cioè la decima versione della International Classification of Diseases.

1.png
 

Il DSM-5 invita a specificare la gravità della disabilità intellettiva con una modifica notevole rispetto al DSM-IV che consiste nell'abbandono del riferimento ai punteggi dei test di intelligenza. Per il DSM-5 la gravità deve essere stabilita dal funzionamento adattivo perché è questo che determina i supporti (l’assistenza) necessari.

2.png

Con bambini di età inferiore ai 5 anni, con i quali è difficile una valutazione adeguata, il DSM-5 prevede anche una diagnosi di “Ritardo globale dello sviluppo”. Ovviamente devono essere presenti significativi ritardi nello sviluppo.
Il DSM-5 dedica tre tabelle ai livelli di gravità della disabilità intellettiva, distinguendo tre ambiti: concettuale, sociale e pratico. Esso conferma inoltre quanto molti operatori sostenevano da tempo e cioè che sono numerose le situazioni molto gravi.

QI di deviazione, età mentale-test-equivalente, classe scolastica equivalente

Come si sa il livello di intelligenza di un individuo è spesso espresso con il Quoziente di Intelligenza (QI). Di norma si tratta di un QI di deviazione, con media 100 e deviazione standard 15. Le disabilità intellettive si riferiscono agli individui con un QI al di sotto di 70 (65-75): statisticamente il 2,3% della popolazione. Utili sono anche altri indici di deviazione. Ad esempio per il test più usato tra i 6 e i 18 anni (WISC-IV) ci sono anche i seguenti indici: Comprensione verbale, Ragionamento visuo-percettivo, Memoria di lavoro, Velocità di elaborazione.
A volte, soprattutto per condividere le informazioni relative ad un minore, con genitori e insegnanti può essere utile utilizzare anche altri costrutti. Uno di questi a seconda dei contesti viene denominato età mentale o età test o età equivalente. Esso veicola la seguente informazione: le prestazioni di X sono quelle tipiche di un bambino di Y età. Ad esempio un bambino con disabilità intellettiva di 10 anni in un test di pensiero logico può raggiungere il punteggio medio dei bambini di 6 anni. Le età equivalenti sono particolarmente utilizzate per interpretare le valutazioni fornite dai genitori attraverso, ad esempio, le interviste strutturate dei test Vineland Adaptive Behavior Scale (Sparrow, Balla e Cicchetti, 2003), Developmental Profile-3 (DP-3) (Lanfranchi e Vianello, 2015).
Analogamente può essere utile esprimersi in termini di classe equivalente: ad esempio un bambino con disabilità intellettiva in quarta classe primaria può avere una prestazione analoga a quella media dei bambini di prima in specifiche prove di lettura o di calcolo.

Profili

Una buona valutazione delle prestazioni cognitive si realizza attraverso la definizione di un profilo individuale, che considera i rapporti fra gli aspetti cognitivi (attenzione, percezione, memoria, ragionamento), linguistici (aspetti fonologici, lessicali, morfologici, sintattici e pragmatici) e sociali o adattivi (considerando anche le prestazioni scolastiche). La pratica clinica evidenzia che spesso sono presenti discrepanze nelle prestazioni dell’individuo.
Considerando le sindromi genetiche causa di disabilità intellettiva possono emergere caratteristiche peculiari (cioè più presenti in una particolare sindrome). A titolo esemplificativo: nella sindrome di Williams le prestazioni linguistiche sono migliori di quelle visuo-spaziali, mentre nella sindrome di Down avviene il contrario; la sindrome di Prader-Willi è caratterizzata da iperfagia (es. Saunders, 2000) e quella di Angelman da scoppi di riso (Vianello, 2015).  

Disabilità intellettive: aspetti motivazionali, di personalità e rischio psicopatologico

Non ci sono caratteristiche di personalità esclusive della disabilità intellettiva. Gli studi di Zigler (Zigler e Bennet-Gates, 1999) suggeriscono comunque che le condizioni di vita spesso associate alla disabilità intellettiva (ad esempio una maggior frequenza di “fallimenti” scolastici) possono comportare effetti sul piano motivazionale e, più generalmente, sulla personalità. Le persone con disabilità intellettiva possono ad esempio avere aspettative di successo inferiori anche alle proprie effettive capacità o essere troppo dipendenti dall’approvazione altrui. 
Per la disabilità intellettiva di varia eziologia risultano infine percentuali di rischio psichiatrico abbastanza alte. Più per gli adulti che per bambini e adolescenti. La situazione è comunque diversificata nei vari tipi di disabilità intellettiva (Vianello, 2006 e 2015).

Interventi educativi e abilitativi

Una buona abilitazione inizia prima possibile, dura per molto tempo e coinvolge attivamente la persona con disabilità intellettiva e i suoi familiari (Vianello, 2015).
Molto importante è una valutazione precoce dello sviluppo, che consideri i vari aspetti: motorio, cognitivo, comunicativo, emotivo-sociale, Proprio in considerazione di ciò, chi scrive ha ritenuto opportuno contribuire alla traduzione e alla standardizzazione italiana sia del già citato DP-3 (Lanfranchi e Vianello, 2015) che delle scale Griffiths III (Lanfranchi, Rea, Vianello e Ferri, 2017).
Cruciale è l’inserimento in classe normale e proposte di insegnamento differenziato (stesso argomento, ciascuno al suo livello) e cooperativo, con coinvolgimento di tutti gli insegnanti (Vianello, Di Nuovo, 2015).
Come hanno evidenziato Vianello e Lanfranchi (2009 e 2011) sono sempre più frequenti le situazioni in cui un buon intervento a livello educativo, scolastico e abilitativo permette a bambini e ragazzi con disabilità intellettive di ottenere risultati nell’autonomia e nelle prestazioni scolastiche superiori a quelli che si potrebbero ipotizzare sulla base delle loro prestazioni ai test di intelligenza (surplus rispetto all’età mentale). Per esemplificare: 5 anni di età equivalente in un test di pensiero logico, ma 8-9 anni di età equivalente nelle abilità sociali e nell’autonomia personale. 

Bibliografia

  • American Psychiatric Association, APA. (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Fourth Edition, Text Revision.Washington, DC: American Psychiatric Association. (Trad. It. 2001. DSM IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Masson.).
  • American Psychiatric Association, APA. (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Fifth Edition. DSM-5. Washington: A.P.A. (Trad. It. 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaele Cortina.).
  • Lanfranchi, S., e Vianello, R. (2015). DP-3. Developmental Profile 3. Adattamento italiano. Firenze: Hogrefe Editore.
  • Lanfranchi, S., Rea, M., Vianello, R. e Ferri R. (2017). Griffiths III. Adattamento italiano. Firenze: Hogrefe Editore.  
  • Saunders, S. (2000). Fragile X syndrome. A guide for teachers. David Fulton Publishers. (Trad. it. 2004, La sindrome di X fragile. Una guida operativa. Bergamo: Edizioni Junior).
  • Sparrow, SS., Balla, DA., e Cicchetti, DV. (2003). Vineland Adaptive Behaviour Scales. Adattamento italiano a cura di G. Balboni e L. Pedrabissi. Firenze: O.S. Organizzazioni Speciali.
  • Vianello, R. (2006). Sindrome di Down. Sviluppo psicologico e integrazione dalla nascita all'età senile. Bergamo: Edizioni Junior.
  • Vianello, R., e Di Nuovo S. (a cura di) (2015). Quale scuola inclusiva in Italia? Oltre le posizioni ideologiche: risultati della ricerca. Trento: Erickson.
  • Vianello, R., e Lanfranchi, S. (2009). Genetic syndromes causing mental retardation: deficit and surplus in school performance and social adaptability compared to cognitive functioning. Life Span and Disability, XII, 1, 41-52. ISSN 2035-5963
  • Vianello, R., e Lanfranchi, S. (2011). Positive effects of the placements of students with intellectual developmental disabilities in typical class. Life Span and Disability, XIV, 1, 75-84.
  • Vianello, R., e Mammarella, I. C. (2015). Psicologia delle disabilità. Una prospettiva Life Span. Bergamo: edizioni junior.
  • Vianello, R. (2015). Disabilità intellettive. Con aggiornamenti al DSM-5. Bergamo: edizioni Junior.
  • Waters, J. (1999). Prader-Willi syndrome. A practical guide. David Fulton Pubblishers. (Trad. 2004, La sindrome di Prader-Willi. Bergamo: Edizioni Junior).
  • Zigler, E., e Bennet-Gates, D. (a cura di) (1999). Personality in Individuals with Mental Retardation. Cambridge University Press (Trad. It. 2002. Sviluppo della personalità in individui con ritardo mentale. Bergamo: Edizioni Junior).