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Dimensional Assessment of Personality Pathology - Basic Questionnaire (DAPP-BQ): un caso clinico
Dimensional Assessment of Personality Pathology - Basic Questionnaire (DAPP-BQ): un caso clinico
Amanda è una donna di 34 anni, nubile e senza figli. Lavora assiduamente come dirigente in un’importante azienda del terziario, dove ha conseguito notevoli risultati lavorativi nei primi due anni di attività. Amanda è laureata, possiede buone proprietà di linguaggio, sa essere informativa e ha la capacità di descrivere se stessa e la sua storia di vita. Non è legata sentimentalmente e la sua ultima relazione significativa, durata circa quattro anni, si è conclusa ormai da tre anni. Amanda rivela di avere avuto successivamente numerosi quanto brevi e insoddisfacenti rapporti, che lei stessa ha interrotto dopo poco tempo dal loro instaurarsi.
Sceglie di presentarsi all’attenzione clinica per un progressivo deterioramento dei suoi rapporti lavorativi, che negli ultimi mesi hanno portato ad alcuni accessi d’ira, con conseguente tensione e ansia sul luogo di lavoro. Inoltre lamenta sfiducia nella sua possibilità di stabilire una relazione amorosa duratura e soddisfacente.
La valutazione psichiatrica non evidenzia alcuna diagnosi per disturbi d’ansia e/o disturbi dell’umore e i risultati della SCID-II non sono determinanti per l’attribuzione di un disturbo di personalità. Si sceglie pertanto di somministrare ad Amanda il Dimensional Assessment of Personality Pathology - Basic Questionnaire (DAPP-BQ) per investigare tutte quelle aree di interesse clinico, che potrebbero contribuire ad una migliore e più approfondita valutazione della persona.
Il profilo Clinico e quello Generale del DAPP-BQ presi congiuntamente confermano moderatamente le valutazioni diagnostiche precedenti, ed inoltre aggiungono interessanti elementi clinici, che risultano utili nella pianificazione di un intervento psicoterapeutico mirato.
Osservando in Figura 1 il profilo Clinico di Amanda (basato sul confronto con il campione normativo clinico di soggetti con disturbi della personalità) non vi sono scale che evidenziano punteggi considerevolmente elevati e questo è in accordo con i risultati della SCID-II. Di fatto, Amanda non è portatrice di un disturbo della personalità, ma questo non impedisce alla persona di esperire un disagio profondo e non esime il clinico dall’indagare quali aspetti della struttura personologica possano contribuire a questa sofferenza.
Figura 1: Profilo Clinico DAPP-BQ di Amanda
Il profilo Generale di Amanda in Figura 2 (basato sul confronto con il campione normativo della popolazione generale) evidenzia un punteggio di una deviazione standard sopra la media nelle Scale: Narcisismo, Labilità Emotivo-Affettiva e Ansietà.
Figura 1: Profilo Generale DAPP-BQ di Amanda
Poiché le emozioni sono stimolate con facilità, chi ottiene un punteggio alto tende anche ad essere impaziente e irascibile. La rabbia è attivata facilmente ed è espressa con modalità intense e incontrollabili.Le persone che ottengono un punteggio alto in Narcisismo tendono ad esagerare i propri successi e risultati, abilità e qualità personali. Vi è anche la tendenza alla ricerca spasmodica di ammirazione, che viene ritenuta assolutamente legittima e motivata. Il mancato riconoscimento o attestazione esterni di ciò che credono di se stesse porta spesso a risentimento e rabbia. Coloro che ottengono alti punteggi su questa scala, a latere di una concezione esagerata del proprio valore spesso provano un sottostante senso di inadeguatezza. Ciò li induce a provare intensi sentimenti di frustrazione se non ricevono il riconoscimento che si aspettano. Le relazioni interpersonali sono spesso caratterizzate dalla tendenza ad idealizzare gli altri (specialmente quando questa idealizzazione si riflette positivamente sul sé) con relativa rapida svalutazione quando questi disattendano, in qualsiasi modo, le loro aspettative.
Le persone che ottengono un punteggio alto in Labilità Emotivo-Affettiva, tendono a provare emozioni intense, altamente reattive, portando ad un disagio diffuso ma intenso, che comprende un misto di tristezza e rabbia.
Alti livelli di Labilità Emotivo-Affettiva, tendono a generare un’esperienza emotiva che cambia continuamente e che ha un effetto negativo su molteplici aspetti della vita del soggetto. I cambiamenti emotivi improvvisi ed imprevedibili, conducono frequentemente a problemi e a momenti critici interpersonali e sociali perché gli altri hanno difficoltà a gestire la natura improvvisa ed imprevedibile del comportamento di questi soggetti.
Le persone con un punteggio alto in Ansietà tendono ad essere cronicamente preoccupate e, ad aspettarsi sempre il peggio e a vedere il mondo come spaventoso e fonte di minacce. Il risultato è che sono spesso tese e “con i nervi scoperti”.
La facilità con cui percepiscono minacce, porta queste persone a preoccuparsi costantemente della possibilità che avvenga una vasta gamma di avversità e di eventi negativi. Vanno quindi in apprensione di fronte al cambiamento e sono a disagio quando si trovano in situazioni poco familiari o nuove. Inoltre l’espressione di Ansietà è influenzata da altri tratti. Quando si associa ad un alto livello di Labilità Emotivo-Affettiva, come nel caso di Amanda i sentimenti d’ansia in risposta a quelli della sensazione di minaccia o vulnerabilità, possono essere mascherati dalla rabbia.
Interpretazione clinica
Il caso di Amanda è tutt’altro che raro per chi opera quotidianamente con la pratica clinica. Spesso individui presentano elementi di riconoscibile sofferenza psichica, senza raggiungere i criteri diagnostici sufficienti per poter ricevere un inquadramento riconosciuto e specifico.
Nel caso di Amanda poi, la presenza di un certo numero di risorse individuali e anche culturali, può mitigare, se non addirittura nascondere, quegli elementi personologici disadattivi che sono alla base della sua genuina richiesta di aiuto specialistico.
Dall’analisi congiunta dei profili del DAPP-BQ, Amanda presenta delle aree di potenziale vulnerabilità. Appare infatti come una struttura personologica ad altissimo mantenimento, che necessita di costanti investimenti (o sfide) da un lato e frequenti riconoscimenti o validatori esterni del proprio valore dall’altro. In questo costante bisogno di “prestazionalità” il mondo finisce col rappresentare una sorta di “ring”, nel quale persone e situazioni assumono frequentemente l’aspetto o di sparring partner o ancor peggio di potenziali antagonisti. In questa cornice di riferimento esiste poco spazio per il fallimento, ma anche e solo per l’accettazione degli spazi ordinari della vita professionale e relazionale.
Inoltre gli aspetti mutevoli e imprevedibili delle sue risposte emotive, spesso rabbiose, limitano la possibilità di relazioni interpersonali nelle quali gli altri possano sentirsi sufficientemente liberi di “accoglierla ed essere accolti”.
Probabilmente Amanda propone al mondo solo la parte luminosa e potente di se stessa, lasciando frequentemente nascosta la sua parte più ombrosa e insicura, con la conseguente diminuzione della strutturazione armonica della sua personalità.
In termini di pianificazione di un trattamento adeguato gli elementi finora evidenziati giocheranno un ruolo cruciale.
Amanda è certamente in grado di trasformare il setting terapeutico in un’arena di gladiatori e di sviare l’attenzione dalle parti del suo carattere da lei valutate come meno nobili. Inoltre la possibilità di considerare il terapeuta come un alleato stabile, sarà minata dalla necessità di non essere messa in discussione, ma solo compresa e capita.
L’osservazione clinica di tutte le scale del DAPP-BQ, anche quelle che in questo profilo non hanno raggiunto punteggi particolarmente elevati, ma che andrebbero sempre osservate con attenzione (vedi Problemi Identitari e Bassa Affiliazione), consentono il superamento della dicotomia categoriale presenza/assenza di disturbo della personalità e supportano una scelta terapeutica non ingenua, di fronte ad una persona certamente non particolarmente compromessa, ma altresì necessitante di un accoglimento specialistico accurato e attento.