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numero 88 - giugno 2021

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Esperienze

Core vocabulary gestuale e verbale per bambini con gravi disturbi comunicativo-linguistici

Core vocabulary gestuale e verbale per bambini con gravi disturbi comunicativo-linguistici

Introduzione

Alcuni bambini con gravi disturbi del neurosviluppo non riescono ad acquisire il linguaggio verbale con inevitabili ripercussioni sul loro sviluppo cognitivo-sociale. In queste situazioni di grave disabilità comunicativo-linguistica risulta prioritario identificare un canale comunicativo alternativo. Negli ultimi anni si è affermata la validità dell’utilizzo dei segni in ambito educativo e riabilitativo (Branchini e Cardinaletti, 2016). Con il termine “metodo bimodale o misto” si intende l’intervento riabilitativo nel quale viene adottata una doppia modalità in quanto i gesti accompagnano la produzione delle parole facilitandola (Rinaldi et al., 2018). Quali debbano essere i primi segni/parole da insegnare rimane un aspetto fino ad ora poco approfondito e generalmente delegato ad ogni singolo terapista, alla sua esperienza e al suo background scientifico. L’obiettivo del seguente progetto è l’individuazione di un core vocabulary gestuale e verbale, ovvero di un corpus di segni accompagnati dalle parole corrispondenti, da proporre a bambini con gravi disabilità comunicativo-linguistiche.

Metodo

Sono state prese in considerazione le seguenti fonti:

  1. la letteratura scientifica inerente il core vocabulary in soggetti in età evolutiva a sviluppo tipico e atipico;
  2. il Primo Vocabolario del Bambino (PVB; Caselli et al., 2015), al fine di comprendere quali siano le prime esigenze comunicative dei bambini italiani;
  3. l’esperienza del servizio dei disturbi del linguaggio della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, al fine di identificare i gesti di maggior facilità esecutiva e semanticamente più ricorrenti nella cultura italiana;
  4. a conferma del lavoro svolto, sono stati consultati i dati derivanti da un’indagine conoscitiva condotta tra 126 professionisti (29,1% dei 433 professionisti coinvolti) che hanno partecipato ai Workshop Baby Signs Italia nel 2018 e nel 2019. L’indagine è volta all’identificazione dei gesti maggiormente utilizzati da bambini e professionisti.

Risultati

Dalla revisione della letteratura scientifica sul core vocabulary sono stati identificati 8 studi osservazionali (Marvin et al., 1994; Banajee et al., 2003; Trembath et al., 2007; Crestani et al., 2010; Robillard et al., 2014; Boenisch e Soto, 2015; Deckers et al., 2017; Shivabasappa et al., 2018) e 2 revisioni della letteratura (van Tilborg e Deckers, 2016; Bean et al., 2019). Considerando gli 8 core vocabulary presenti e il criterio di selezione osservato nella revisione della letteratura di van Tilborg e Deckers (2016), è stata individuata una lista costituita da 57 parole di struttura (pronomi, congiunzioni, preposizioni, verbi ausiliari, verbi modali, interiezioni, avverbi ecc.), capaci di assolvere al 97% degli atti comunicativi (Cross et al., 1997; Baker et al., 2000).
Dal PVB, sono state selezionate le parole prodotte che avessero una percentuale di comparsa superiore al 50% per quanto riguarda la fascia d’età 19-24 mesi. È stata individuata una lista di 51 parole, rappresentanti suoni e voci della natura, animali, giocattoli, cibo e bevande, abbigliamento, parti del corpo, oggetti d’uso familiare, persone e routines.
La Lingua Italiana dei Segni (LIS) presenta parametri ben definiti, dalla cui combinazione nascono i vari segni che costituiscono la lingua stessa. Molti bambini con disturbi del neurosviluppo presentano difficoltà nell’esecuzione di gesti e nella singolarizzazione delle dita. La selezione delle etichette ha dovuto tener conto quindi della facilità di esecuzione del segno. Sono stati selezionati segni bimanuali simmetrici o monomanuali, con configurazioni semplici (/A/,/G/,/L,/H/,/S/,/B/,/5/,/3/), movimento singolo o ripetuto, eseguiti nello spazio neutro e vicino o a contatto con il volto (bocca, guancia, mento).
Dalle due liste di parole (letteratura scientifica e PVB) e dalle riflessioni precedentemente esposte, è stata ottenuta una lista di 32 segni/parole.
All’indagine conoscitiva Baby Signs Italia è emerso che i segni maggiormente utilizzati da bambini e professionisti risultano presenti nel core vocabulary individuato. È stato aggiunto alla lista il gesto «BERE», ritenuto importante nella comunicazione dei bisogni primari.

Conclusioni

Secondo lo studio di Deckers et al. (2017), il core vocabulary di un bambino è costituito approssimativamente da 20-50 parole. Queste parole dovrebbero rappresentare sia parole di struttura, universali per tutti gli individui, che parole di contenuto (nomi, aggettivi, verbi) pensate ad hoc per ogni soggetto (Banajee et al., 2003). Altri studi condotti su bambini a sviluppo atipico (Robillard et al., 2014; van Tilborg e Deckers, 2016; Deckers et al., 2017) hanno confermato una sostanziale universalità del Core Vocabulary tra individui, autorizzando in questo modo a trasferire i risultati anche a bambini italiani con disabilità, possibili destinatari della proposta riabilitativa. La riflessione nata dai dati della letteratura scientifica e dall’esperienza clinica ha permesso di individuare un core vocabulary costituito da 32 segni/parole (10 coppie rappresentanti parole funzione e 22 parole di contenuto). Si ritiene che queste parole, presentate con una modalità bimodale a bambini con gravi disabilità comunicative, possano favorire la comprensione linguistica ma anche fornire uno strumento che assolva ai bisogni comunicativi primari. L’indagine conoscitiva promossa da Baby Signs Italia ha poi confermato i risultati ottenuti, richiedendo solo l’aggiunta di un segno. È stata ottenuta una lista finale di 33 segni/parole (si vedano tabella 1 e 2). Il core vocabulary individuato può rappresentare una proposta per genitori, terapisti e educatori di bambini indirizzati verso un intervento riabilitativo di tipo bimodale. Il corpus di parole e segni identificato rappresenta un punto di partenza che deve essere adattato ad ogni paziente, tenendo in considerazione i suoi bisogni, le sue preferenze e le sue potenzialità.

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Bibliografia

  • Banajee M., Dicarlo C., Stricklin S.B. (2003). Core Vocabulary Determination for Toddlers. Augmentative and Alternative Communication, 19(2), 67–73.
  • Bean A., Cargill L.P., Lyle S. (2019). Framework for Selecting Vocabulary for Preliterate Children Who Use Augmentative and Alternative Communication. American Journal of Speech-Language Pathology, 28(3), 1000-1009.
  • Boenisch J., Soto G. (2015). The Oral Core Vocabulary of Typically Developing English-Speaking School-Aged Children: Implications for AAC Practice. Augmentative and Alternative Communication, 31(1), 77-84.
  • Branchini, C., Cardinaletti, A. (2016). La lingua dei segni nelle disabilità comunicative. FrancoAngeli, Milano. 
  • Caselli, M.C., Bello, A., Rinaldi, P., Stefanini, S., Pasqualetti, P. (2015). Il Primo Vocabolario del Bambino: Gesti, Parole e Frasi. Valori di riferimento fra 8 e 36 mesi delle Forme complete e delle Forme brevi del questionario MacAthur-Bates CDI. FrancoAngeli, Milano.
  • Crestani C.M., Clendon S.A., Hemsley B. (2010). Words needed for sharing a story: Implications for vocabulary selection in augmentative and alternative communication. Journal of Intellectual & Developmental Disability, 35(4), 268-278.
  • Deckers S.R.J.M., Zaalen Y.V., Balkom H.V., Verhoeven L. (2017). Core vocabulary of young children with down syndrome. Augmentative and Alternative Communication, 33(2), 77-86.
  • Marvin C.A., Beukelman D.R., Bilyeu D. (1994). Vocabulary-Use Patterns in Preschool Children: Effects of Context and Time Sampling. Augmentative and Alternative Communication, 10(4), 224-236.
  • Rinaldi, P., Tomasuolo, E., Resca, A. (2018). Metodi e trattamenti per l’educazione al linguaggio. In La sordità infantile. Nuove prospettive d’intervento, Erickson, pp.97-187.
  • Robillard M., Mayer-Crittenden C., Minor-Corriveau M., Bélanger R. (2014). Monolingual and Bilingual Children With and Without Primary Language Impairment: Core Vocabulary Comparison. Augmentative and Alternative Communication, 30(3), 267-278.
  • Shivabasappa P., Peña E.D., Bedore L.M. (2018). Core vocabulary in the narratives of bilingual children with and without language impairment. International Journal of Speech-Language Pathology, 20(7), 790-801.
  • Trembath D., Balandin S., Togher L. (2007). Vocabulary selection for Australian children who use aumentative and alternative communication. Journal of Intellectual & Developmental Disability, 32(4), 291-301.
  • Van Tilborg A., Deckers S.R.J.M. (2016). Vocabulary selection in AAC: Application of Core Vocabulary in Atypical Populations. Perspective of the ASHA Special Interest Groups, 12(1), 125-138.